mercoledì 3 ottobre 2007

CRONOLOGIA di FIRENZE (Autore: Paolo Piccardi)

si ringrazia l'autore: Paolo Piccardi

1000 d.C. Nel contado fiorentino si contano a questa data 11 castelli
I signori del luogo imponevano tributi in natura, lavoro e contanti a tutti i loro soggetti, ai quali poi offriva protezione. Ma ai tributi normali detti "usi", si aggiungevano anche imposte straordinarie, dette "abusi".
Quando il proprietario cedeva la terra, cedeva anche gli uomini, gli usi e gli abusi. A volte venivano venduti anche uomini senza la terra. Se ne conserva documentazione fino alla fine del 1100. In realtà i proprietari, anziché dei frutti della terra, preferivano vivere delle imposte, alle quali erano sottoposti sia gli uomini liberi che i servi della gleba. Gli uomini liberi erano solo esentati dall' esercizio obbligatorio dei trasporti, con qualsiasi tempo, e di altri obblighi, detti "angarie e parangarie".
Una gravezza (angheria) esercitata nei confronti di un dipendente veniva definita "maltolletum". (maltolto)
Quando il signore andava in guerra, il servo doveva seguirlo in sella a un asino, a sue spese. Se il signore veniva fatto prigioniero, il riscatto doveva essere pagato dai servi della gleba, in denaro o in natura.
Se i tributi venivano riscossi da un esattore, le cose andavano ancora peggio, perché i tributi venivano notevolmente maggiorati. Perchè era un "abuso consuetudine" che qualcosa doveva rimanere nelle sue tasche.
Si trovava meglio chi faceva il soldato (uno scudiero poteva diventare cavaliere dopo alcuni anni di servizio) e gli artigiani, che potevano, con la loro abilità, soddisfare il loro signore.
I servi esperti nelle armi, che non arrivavano alla dignità di cavalieri, erano detti "masnadieri", al servizio dei signori o del clero, che venivano esentati dal "focatico" ( una tassa da pagare alle città).
I masnadieri diventarono il primo nucleo di comunità indipendenti.
1000 d.C. San Donato in Polverosa: Domenico Moreni (fine '700) scrive che sotto la porta principale del chiostro vi era un architrave con la scritta "ANNO MILLENO"
1000 d.C. Firenze si divide in quartieri, ciascuno dei quali aperto a semicerchio attorno a una delle porte maggiori:
est a Porta S.Piero (poi S.Croce)
nord a Porta del Vescovo o ad Aquilonem (poi S.Giovanni)
ovest a porta S.Pancrazio (poi S. Maria Novella)
sud a porta S. Spirito
Ogni quartiere comprendeva varie vicinanze o popoli (a Firenze 6 dentro le mura e 2 fuori), che facevano capo alle parrocchie; il potere era amministrato congiuntamente dal religioso e dai laici (nasce la figura del Console, eletto laicamente in rappresentanza del popolo).
Il popolo aveva cura delle cose comuni, comprese le strade. Disponeva di lavatoi pubblici e vasche pubbliche per la concia delle pelli ed altre incombenze industriali o casalinghe
A ogni porta sovrintendevano i Consoli, che dovevano tracciare la strade e comprare i terreni privati per farne strade di uso comune.
La città aveva funzione difensiva anche per gli abitanti fuori le mura (come se fosse un castello). Il popolo aveva una sua autorità e quando giurava obbedienza al vescovo, otteneva contemporaneamente da questi il rispetto degli usi e consuetudini.
Esistevano cariche laiche, per provvedere all'esazione delle tasse ed alle spese per il comune interesse.
Ai nobili del contado venne imposto di trascorrere un certo periodo dell'anno a Firenze in una propria casa: I Suavizi (poi Guicciardini) avevano casa in piazza Antinori, i Figuinildi in via Tornabuoni.
21/12/1001 a Pistoia, dove era andato per sedare un tumulto, muore di febbre il Conte Ugo di Toscana figlio di Willa di Spoleto. Non lasciando eredi, i suoi ingenti patrimoni vanno alla Badia Fiorentina, a quella di Passignano e a quella di S.Michele in Marturi (Poggibonsi)
Poiché i pistoiesi non avrebbero voluto restituire il corpo del leggendario margravio, i fiorentini ricorsero allo stratagemma di issarlo a cavallo con un compagno che lo sorreggeva, fingendolo malato. Per la sua sepoltura fu usato un sepolcro antico di porfido, presso l'altare maggiore della Badia, che fu poi sostituito dal monumento di Mino da Fiesole.
I monaci fecero dichiarare la Badia fiorentina "abbazia imperiale", per sottrarla ad eventuali usurpazione o spoliazione da parte del vescovo.
1004 Una invasione di saraceni saccheggiano e distruggono Pisa.
1008 Ildebrando viene nominato vescovo di Firenze. Uomo dotto ma amante del fasto. Si riconobbe vassallo di Enrico II. Si radica così l'idea che l'autorità vescovile viene concessa dall'imperatore come se fosse un feudo. Stabilisce la completa secolarizzazione degli uffici religiosi. Come quasi tutti gli altri religiosi, Ildebrando era sposato e la moglie partecipava alle riunioni, interloquendo. S. Romualdo sarà il primo riformatore a scagliarsi contro questa pratica e contro la simonia. D' altra parte, i preti si confessavano e si assolvevano fra di loro.
24.9.1009 il Califfo d'Egitto, Hakim, profana il santo sepolcro e perseguita i cristiani, residenti e pellegrini. Sergio IV, detto bocca di porco, eletto papa 2 mesi prima, la promuove ma non riesce ad organizzare una crociata contro gli infedeli.
1010 nasce Giovanni Gualberto, figlio di un prete. Analfabeta, solo in tarda età riuscì a scrivere il suo nome, ma fu lui quello che - scandalizzato- sferrò la più grande crociata contro la simonia e il concubinaggio dei preti.
1011 I saraceni ritornano a saccheggiare e a distruggere Pisa.
1012 Fondazione di Camaldoli in località detta Campus Maldoli, perché il terreno fu donato da un Maldolus della famiglia degli Ubertini. Il primo convento di S. Romualdo si componeva di sole 5 celle.
1012 il vescovo Ildebrando menziona il cimitero di S. Felicita, sotto la giurisdizione di S. Miniato.
14.2.1014 Enrico II e la moglie Cunegonda ricevono la corona imperiale in S. Pietro da papa Benedetto VIII. Il papa antagonista non aveva voluto incoronare Enrico II, nonostante fosse già stato nominato re a Pavia.
Benedetto VIII stipula un accordo con Enrico II, in base al quale in futuro la nomina del papa deve avere l'approvazione pontificia, per sottrarre in papato alla famiglie romane. Imperatore e papa non riuscirono nel loro progetto di far firmare una pace universale ai re Roberto di Francia e Rodolfo III di Borgogna. Enrico II nomina Ranieri nuovo margravio della Tuscia.
8.1014 Pier Damiani ammonisce Willa contro l'esosità dei tributi imposti ai suoi sudditi. Le ricorda che il conte Uberto aveva sottratto un maiale ad una vedova, la quale aveva supplicato la contessa di essere indennizzata o almeno avere un pò di quel maiale. La contessa l'aveva trattata con dure parole. Poco tempo dopo una frana travolgeva la contessa, uccidendola.
1014 il vescovo Ildebrando progetta la costruzione della nuova S. Miniato. Ottiene appoggio e doni da Enrico II. Dota la fondazione con i beni del vescovado e con il proprio patrimonio.
1014 il mussulmano Mugahid occupa la Sardegna.
1016 il prete Erizio, per un prestito contro pegno, pretende il 25% di interesse.
1016 Pisa e Genova unite cacciano Mugahid dalla Sardegna. Dopo la vittoria litigano e seguiteranno sempre ad essere nemiche non per dividersi ma per contendersi l'isola.
1016 una pergamena conservata nell'archivio della cattedrale di Arezzo riporta scritto che Pietro di Gherardo ha " venduto un pezzo di terra alla chiesa di Gropina".
1018 Sorge il mercato nuovo; il mercato vecchio, sorto sul vecchio foro romano, era divenuto troppo piccolo.
27.4.1018 il vescovo Ildebrando fonda l'attuale S. Miniato sul luogo del martirio del santo, sostituendo la precedente chiesa, caduta in rovina per incuria.
Era il primo esempio della nuova arte fiorentina, unico ed ammirato in tutto il mondo. Alcuni capitelli e colonne risultano di recupero di antiche costruzioni romane. Le colonne e i pilastri fino alla cripta furono fatti in muratura perché non esistevano più reperti romani né esistevano i tecnici per riprodurli. Colonne romane furono utilizzate per il coro che sorge sopra la cripta. Furono fatte in marmo le colonnine della chiesa inferiore, 12 delle quali furono decorate di antichi capitelli romani. Era la prima volta che si utilizzavano marmi policromi per la decorazione di edifici, dopo il battistero.
Nell'edificazione di S. Miniato furono rinvenute molte ossa, probabilmente di un cimitero preesistente. Ildebrando, sapendo che il corpo del santo si trovava nel convento di S.Vincenzo a Metz, spacciò quelle ossa per quelle di S.Miniato e dei suoi santi compagni.
Ildebrando nomina Drogo primo abate e gli affida la scrittura di una lunga serie di vite di santi, rifacimenti o invenzioni, con le quali ha inizio la letteratura fiorentina. Il prologo, pieno di retorica, é dedicato al vescovo. La prima vita é quella di S. Miniato, molto immaginifica.
1020 Guarino, abate di Badia a Settimo, raccoglie il messaggio moralizzatore di S. Romualdo ed inizia a condannare la simonia e i matrimoni del clero. Si presenta davanti ad Ildebrando per ripetere la sua condanna, ma Alberga, moglie di Ildebrando lo insolentisce. Lui si infuria, pianta una grana ufficiale, guardandosi bene dall'accusare Ildebrando, ma scagliandosi contro la moglie, sapendo di avere ottime carte in mano. Ottiene, infatti, da papa Benedetto VIII, di far dipendere Badia a Settimo direttamente dal papa, ottenendo benefici propri del vescovado (mitria, guanti, sandali ecc.)
La condotta del vescovo di Fiesole dell'epoca, Raimbaldo, era ancora più scandalosa.
1022 una pergamena dell'archivio della cattedrale di Arezzo dice che Rainiero e Alberto Cherico figlio di Acze hanno venduto un terreno a S.Pietro a Gropina
1024 Corrado II viene eletto re a Pavia, ma non ha ancora ottenuto l'investitura papale di imperatore.
1024 Ildebrando istituisce una fiera annuale fuori delle mura. Il ricavato viene destinato a S.Miniato
1024 in barba alle condanne di simonia promulgate da Benedetto VIII, alla sua morte sale al papato il fratello Roberto, col nome di Giovanni XIX, che prende addirittura in considerazione l'idea di vendere il soglio al patriarca di Costantinopoli.
1025 Corrado II si muove verso Roma per essere incoronato imperatore. Gli soccombono Ravenna e Pavia, che vengono conquistate. Assedia Lucca, depone il margravio che gli si era opposto e la Tuscia viene data alla casa di Canossa
2.8.1025 i figli di Ildebrando estorcono al nuovo vescovo la chiesa di S.Andrea sul Mercato Vecchio, con tutte le sue prebende. Il nuovo vescovo Lamberto era un uomo pio, che dopo 7 anni preferì tornare in convento, non avendo la rudezza necessaria per quei tempi.
La lotta per l'imposizione del celibato ecclesiastico era volta soprattutto ad eliminare il nepotismo e l'accumulazione dei beni, che comportava la simonia.
D'altra parte, per l'ignoranza dell'epoca, la chiesa veniva vista solo come un istituto che, dietro pagamento, poteva tutto: mondare i peccati, liberare gli ossessi, garantire il paradiso, guarire le malattie ecc.
6.4.1027 Pasqua. Giovanni XIX incorona Corrado II imperatore, presente anche Lamberto, vescovo di Firenze, e Jacopo il Bavaro, Vescovo di Fiesole.
Bonifazio di Canossa, già potente a settentrione dell'Appennino, acquista il predominio dell'Italia centrale dal Po ai confini del territorio romano.
1032 Jacopo il Bavaro, vescovo di Fiesole, costruisce il duomo di Fiesole. S.Romualdo lo accusa di avere distrutto la vecchia badia per edificare il nuovo duomo, compiendo sacrilegio delle spoglie dei 72 santi che vi erano sepolti e lo obbliga a ricostruire la badia fiesolana.
1033 il conte Alberico di Tuscolo riesce a far nominare papa il figlio 12enne Teofilatto col nome di Benedetto IX.
1034 S. Giovanni Gualberto si reca a S.Miniato poer chiedere all'abate la tonsura e la tonaca.
Giovanni Gualberto si rende immediatamente conto che l'abate Oberto ha comprato la carica. Lo vuole deporre, ma non trova collaborazione fra gli altri monaci che lo considerano un intrigante attaccabriche. Trova l'appoggio del monaco Teuzo della Badia Fiesolana, uomo famosissimo per la sua santità, al quale si rivolge più volte Corrado II per ottenerne le preghiere.
2.11.1036 il Concilio di Firenze conferma papa Benedetto IX, che era stoto cacciato dai romani inferociti. Il papa si impegna a prendere la canonica fiorentina sotto la protezione pontificia. Il documento autografo rivela un latino con errori ed una calligrafia molto infantile.
1036 Tedaldo, vescovo di Arezzo e fratello del margravio di Toscana Bonifazio di Canossa, protegge Guido d'Arezzo, rinnovatore della musica e primo scrittore polemista contro i simoniaci. La fama di moralizzatore del vescovo aretino é tale, che viene invitato dai canonici del duomo ad inaugurare il nuovo altare di S.Giovanni Evangelista in S.Reparata, al posto del vescovo di Firenze Attone. Ciò dimostra l'accresciuta importanza del Capitolo del Duomo, mentre Attone non riusciva a farsi perdonare i trascorsi simoniaci.
1037 Ariberto, vescovo di Milano, vuole trasformare la sua arcidiocesi in una sorta di stato pontificio milanese. Benedetto IX e Corrado II si incontrano per combattere lo strapotere di Ariberto. Corrado II decide di concedere l'ereditarietà sui feudi dei vavassori, per indebolire il potere vescovile. Ariberto rifiuta il documento e Corrado II cinge invano di assedio Milano e chiede al papa di dichiarare decaduto Ariberto e di nominare un successore, che il popolo non accetta.
6.1037 un documento afferma che gli Ubaldini possedevano un podere a Gropina
1037 S. Giovanni Gualberto nel mercato vecchio monta su un carretto e arringa la folla per deporre il vescovo Attone. Viene malmenato gravemente. Rimarrà menomato per tutta la vita. Si ritira a Vallombrosa, che all'epoca si chiamava Acquabella o Acquabona.
Il gesto di Giovanni Gualberto scosse molti animi e convinse alcune persone, fra le quali un notaio, a seguirlo a Vallombrosa. Il movimento di riforma era iniziato.
1.1038 Attone, vescovo di Firenze, muta costume di vita e istituisce le regole del Capitolo del Duomo, che rende obbligatoria la vita in comune del clero, vietano le abitazioni private e impongono la comunanza di tavola e di dormitorio. A tutela dei suoi interessi, il Capitolo ottiene il diritto di rivolgersi da allora in poi direttamente al papa, contro i propri vescovi, che avessero tentato di manomettere il suo patrimonio. Contemporaneamente, i canonici riottennero la restituzione dei beni sottratti nel passato da Attone. L'accordo fu ratificato dall' imperatore Corrado II, a Firenze per ottenere aiuto nella lotta contro Ariberto di Milano ed in viaggio per Roma. Molte furono le riassegnazioni di terre e di beni ecclesiastici: un prete era riuscito ad impossessarsi di parte di S.Maria Novella, che apparteneva al Duomo, e dei suoi possedimenti che aveva provveduto a vendere. La riassegnazione dei beni depredati servì a ricostituire l'autorità morale del clero, ma fu causa di successive discordie e tumulti.
1038 Ariberto vescovo di Milano, sempre più potente, condanna la vita scandalosa di Benedetto IX, che si incontra a Spello con Corrado II e scomunica Ariberto.
4.6.1039 muore a Utrecht Corrado II. Gli succede il figlio Enrico III, che verrà in Italia solo dopo 7 anni di guerre con gli Ungari ed i Boemi.
3.7.1039 Teuzo riesce a far nominare l'illetterato S.Giovanni Gualberto abate generale, in duomo e alla presenza dei nobili e dei proprietari dei beni circostanti Vallombrosa. La badessa Itta di S.Ilario (S.Ellero) dona a S.Giovanni Gualberto i boschi che circondano Vallombrosa, in espiazione dei peccati.
4.11.1040 Il capitolo del Duomo decide la costruzione di un ospedale. Un canonico lascia per testamento un' importante donazione e indica che se un vescovo avesse tentato di impossessarsi dei beni, questi avrebbero dovuto essere venduti ed i soldi ricavati regalati ai poveri. L'ospedale fu costruito fra il battistero ed il duomo. Fu demolito nel 1298, su disposizione dell'arte della Lana e dei capi-operai di S.Reparata.
Per evitare alienazioni di beni in periodi di sede vacante, per morte del vescovo, viene istituita la carica dei Vicesdomini laici, rettori del vescovado in attesa della nomina del nuovo vescovo. La carica fu ricoperta per generazioni da membri della famiglia Visdomini, che possedeva case dove ora sorge il Duomo. Un discendente dei Visdomini ebbe il soprannome "della Tosa", da cui nacque la casata dei Della Tosa e poi Tosinghi. Un altro ramo prese il cognome Aliotti.
1045 Gerardo é il nuovo vescovo di Firenze. Borgognone, umile e molto pio, per tutta la vita, anche dopo che sarà stato fatto papa col nome di Niccolò II, ogni giorno laverà i piedi a 12 poveri. Fu molto amato a Firenze, per la quale molto si prodigò
1046 Benedetto IX, che aveva approvato i movimenti riformisti, stanco delle proteste dei romani e desideroso di sposarsi, riesce a vendere il papato all'arciprete Giovanni di Porta Latina, col nome di Gregorio VI, che voleva affermare la riforma, combattendo la simonia con la simonia. I romani oppositori del papa non riconobbero Gregorio VI e nominarono Giovanni, vescovo di Sabina, loro papa col nome di SIlvestro III. Poiché nessuno dei due era stato eletto regolarmente, ufficialmente il papa essendo Benedetto IX, si ebbero contemporaneamente 3 papi.
Gregorio VI donò al capitolo del Duomo di Firenze S.Donnino a Brozzi.
1046 nasce la contessa Matilde di Canossa
25.12.1046 Enrico III attraversa l'Italia e giunge a Roma, dove depone i3 papi e nomina Clemente II, un tedesco
25.12.1047 Morto Clemente II, forse avvelenato da Benedetto IX, Enrico III nomina papa Poppone di Brixen, col nome di Damaso II. Bonifazio, margravio della Tuscia, interviene per far riassegnare il papato a Benedetto IX, suo protetto. L'imperatore lo ammonisce e gli ordina di scortare il nuovo papa a Roma, ma quando Damaso II si presenta ai suoi confini, Bonifazio lo costringe a tornare in Germania.
1048 Enrico III rispedisce Damaso II da Bonifazio e gli comunica che se non lo porta a Roma, sarebbe arrivato lui. Bonifazio obbedisce.
2.2.1049 Morto Damaso II, forse per veleno, Leone IX é il nuovo papa, che accetta la nomina solo se accettata dai romani, ai quali si presenta scalzo e in umile saio. Con Leone IX inizia la vera lotta contro i simoniaci, ma anche una cupa intransigenza si afferma, con visioni miracolose eccetera. Accanto a Leone IX troviamo spesso Gerardo, vescovo di Firenze, anche lui borgognone. Uno dei primi atti di Leone fu di riconoscere a Badia a Settimo i beni riottenuti dall'abate Guarino.
1050 nel contado fiorentino ci sono 52 castelli
1050 Bonifazio nomina un santo abate francese a capo della Badia Fiorentina, ma i monaci, abituati ad una vita dissoluta, non lo accettano e tentano di avvelenarlo. l'abate scappa in Francia.
Pier Damiani invia ai monaci della badia fiorentina un lettera che li ammonisce ad una retta condotta. I monaci, facendo indispettire Pier Damiani, rendono pubblica la lettera, modificandone il testo, nell'intento di provocare la reazione dei preti e lo scherno dei borghesi, scontenti del potere assunto dai monaci, i quali godevano invece dell'appoggio della nobiltà, che si era arricchita a spese dei vescovi.
28.3.1050 la vedova Eberga fa testamento indicando per iscritto che se il vescovo tentasse di togliere l'eredità agli eredi, questi possono vendere i beni.
7.1050 Leone IX a Firenze per alcuni mesi. Si reca a Fiesole per obbligare il vescovo i beni sottratti alla Badia Fiesolana, talmente malridotta che l'anno successivo dovrà essere riconsacrata.
1050 Durante il Sinodo, al quale partecipa Gerardo vescovo di Firenze, viene fatto santo Gerardo, predecessore di Leone IX al vescovado di Toul, solo perché un monaco annunciò di averlo sognato la notte precedente e di aver saputo da lui che si trovava in mezzo ai santi.
Nella stessa occasione viene condannato come eretico Berengario di Tours, che affermava che nell'eucarestia il pane e il vino dovevano essere visti come simboli e non come effettiva transustansazione. S.Giovanni Gualberto, che sapendosi illetterato, si era sempre tenuto lontano dai sinodi, questa volta partecipa, in rappresentanza degli ordini monastici, insieme con Laetus, ex abate di Cluny ed ora abate di Passignano.
Vallombrosa si era accresciuta, assorbendo Passignano e S.Salvi, nel Bolognese S.Maria di Montovolo, in Mugello S.Pietro in Moscheto e S.Paolo in Razzuolo, S.Reparata in Romagna, S. Cassiano in Monte Scalari nel Valdarno e, per ultima in ordine di tempo, la Badia a Settimo, dal quale era stato cacciato Ugo, simoniaco successore di Guarino. Fu la potente famiglia dei Cadolingi che pregarono S.Giovanni di diventare l'abate di Badia a Settimo, che diventò la base di partenza delle spedizioni contro i simoniaci e i corrotti. Vengono mobilitati i monaci, che si mettono a percorrere tutta l'Italia, e in particolar modo la Toscana, per combattere la corruzione e riescono a far deporre tutti i preti sposati.
6.5.1052 muore Bonifazio di Canossa, margravio della Tuscia, per la freccia avvelenata di un assassino. Il più potente principe italiano era odiato per avere imposto tasse inique, imprigionato senza giudizio, richiesto denari per concedere licenze di matrimonio, che potevano essere celebrati solo con il suo consenso.
Negli ultimi anni aveva giurato di non appropriarsi più di beni ecclesiastici, era andato in pellegrinaggio al S.Sepolcro e si era fatto flagellare le spalle nude a un abate.
La vedova, Beatrice di Federico Lotaringio, sola con tre figli mino renni, non potendo proteggere la sua vasta marca, si sposa in fretta con Goffredo il Barbuto, della Lotaringia superiore, guardato un pò con diffidenza da Enrico III, perché troppo potente e bellicoso. D'altra parte, Beatrice aveva mancato, nel non informare l'imperatore, insieme al quale era stata educata.
Enrico III riuscì a far sollevare le popolazioni italiane e a cacciare Goffredo il Barbuto.
19.4.1054 Muore Leone IX. I romani ottengono che Enrico III nomini Gebeardo papa col nome di Vittore II.
25.5.1055 Enrico III entra a Firenze, dove era stato indetto il Concilio. Arriva in umile atteggiamento anche Beatrice, con la figlia minore Matilde. Firenze viene dichiarata città imperiale ed il gastaldo, che prima agiva in nome del margravio, agisce adesso direttamente in nome dell'imperatore.
Beatrice cercherà di scusarsi, ma verrà obbligata a seguire l'imperatore in Germania. Mentre é a Firenze, viene raggiunta dalla notizia che i due figli, che non aveva portato con sé per sicurezza, sono morti avvelenati.
Durante il concilio viene decretata la scomunica per chi vende beni ecclesiastici, la proibizione di matrimoni e concubinaggi per i religiosi.
15.6.1055 L'imperatore, sulla via del ritorno, si ferma a S.Genesio, alla confluenza fra l'Elsa e l'Arno, dove convoca una dieta delle principali città toscane.
5.10.1055 muore Enrico III (39) assistito da papa Vittore II. Lascia la vedova ed un figlio piccolo. Vengono riconosciute tutte le pretese di Goffredo il Barbuto
14.6.1057 Goffredo, con la moglie Beatrice, Matilde e papa Vittore II rientra a Firenze, alla quale verrà tolto il titolo di città imperiale e che diverrà loro residenza. Vittore II nomina Federico, fratello di Goffredo, abate di Montecassino.
Era una manovra, volta ad assicurarsi il papato, visto che Vittore II appariva ammalato. Morirà infatti dopo pochi giorni e Federico diventa papa col nome di Stefano IX.
29.3.1058 Stefano IX, che col fratello Goffredo il Barbuto aveva progettato di cacciare i normanni dal Sud d'Italia, muore a Firenze. Fu ilprimo papa sepolto a Firenze, in S.Reparata, ma la sua tomba fu distrutta per costruire il nuovo Duomo.
I nobili romani tentarono di nominare papa Benedetto X, fratello di Benedetto IX, ma Pier Damiani si rifiutò di ratificare la nomina. Firenze era la sede del potere in Italia ed attorno a Goffredo si riunirono tutti i principi della chiesa e fu nominato papa Gerardo, vescovo di Firenze, col nome di Niccolò II.
9.7.1058 viene consacrata la chiesa di Vallombrosa, costruita dove prima era solo il modesto oratorio.
24.1.1059 Niccolò II, scortato da 500 cavalieri, entra in una Roma in preda ai disordini. Benedetto fugge ed il popolo acclama il nuovo papa.
Niccolò II sarà sempre assistito e consigliato dal monaco Ildebrando, il quale era il papa effettivo. Pier Damiani lo chiamerà ora un Dio, ora il "suo santo Satana".
Ildebrando convince Niccolò II a cercare immediatamente un accordo con i normanni del meridione, nominando duca Roberto il Giscardo, per controbilanciare il potere di Goffredo, al quale doveva troppo. L'investitura era un grave atto, essendo di competenza dell'imperatore, che non era stato neppure informato.
13.4.1059 Sinodo. Per evitare nuove nomine papali irregolari, Niccolò II fissa le regole del concilio per le elezioni del papa, al quale potranno partecipare solo i cardinali vescovi.
I cardinali non vescovi, il clero ed il popolo potevano solo acclamare il nuovo papa. Unico contentino riservato ai romani era una sorta di preferenza, in caso di ballottaggio, per il candidato romano. Durante lo stesso sinodo, viene convocato Berengario vescovo di Tours, che deve bruciare i suoi scritti e dichiarare, pena la morte, che nell'eucarestia si mangiava veramente il corpo e il sangue di Cristo.
8.1059 Niccolò II convoca un concilio e conferma Roberto il Guiscardo duca di Puglia e di Calabria e Riccardo Principe di Capua. Da parte loro i Normanni garantirono la protezione al papa e col loro esercito debellano gli ultimi sostenitori di Benedetto X.
6.11.1059 Niccolò II riconsacra il Battistero. Ogni 6 Novembre viene ricordata la data della "dedicazione" del Battistero
7.11.1059 Niccolò II consacra la nuova S.Felicita, sorta sul luogo dell'antico cimitero romano.
11.12.1059 Niccolò II per proteggere la chiesa di Empoli proibisce ai vescovi di aumentare le imposte. Con la stessa bolla, impone la vita in comune del clero di S.Andrea di Empoli.
3.1.1060 Niccolò II consacra alla Vergine la chiesa dell'Impruneta.
16.1.1060 Niccolò II consacra una chiesetta, sul luogo dove sorgerà Ognissanti.
20.1.1060 Niccolò II consacra S.Lorenzo, restaurata dopo che era andata in rovina.
3.1060 Pasqua. Il monaco Ildebrando convoca Benedetto X, lo umilia facendogli confessare tutte le colpe possibili e lo degrada.
1060 L'imperatore convoca la Dieta di Worms e, alla presenza di molti laici e pochi vescovi, non riconosce le investiture dei Normanni, condanna l'origine di Niccolò II, figlio di un prete, e non riconosce la sua carica.
20.7.1061 Niccolò II muore a Firenze, senza essere stato mai ricevuto dall'imperatore.
1.10.1061 il monaco Ildebrando, con l'aiuto dell'esercito normanno, riesce a fare eleggere papa Alessandro II
28.10.1061 in contrapposizione alle scelte di Roma, i vescovi germanici e longobardi indicono il concilio di Basilea ed eleggono papa Onorio II. Contemporaneamente nominano Pietro Mezzabarba, longobardo, nuovo vescovo di Firenze, che papa al re 3.000 libbre, cifra enorme.
Le chiese venivano vendute per il valore delle loro rendite e dei loro terreni. Cadevano in rovina perché nessuno si curava di restaurarle. L'avidità dei preti le avevano spogliate dei libri, dei paramenti e dei vasi sacri. I beni ecclesiastici venivano dati a livello solitamente per 29 anni, oppure per 2,3 o 4 generazioni. Di fatto il tributo non veniva pagato e il livellatario o i suoi eredi divenivano proprietari. Il livellatario riscuoteva anche le rendite ecclesiastiche. Delle 34 chiese fiorentine, 13 erano di proprietà privata.
Mezzabarba venne accolto benevolmente, perché ancora non si sapeva se avrebbe prevalso il papa riformista Alessandro II o quello di nomina imperiale, Onorio II.
4.1062 Onorio II a Firenze riceve le insegne pastorali lasciate da Niccolò II e va a Roma a combattere Alessandro II e i suoi seguaci. Mentre Onorio sta vincendo, giunge Goffredo, il quale impone ai due papi di ritirarsi nelle proprie sedi vescovili, in attesa della decisione imperiale. Ma nel frattempo Enrico III era morto ed il figlio 12enne venne rapito dal vescovo Anno, che assunse il potere.
24.11.1062 confermato papa Alessandro II, il capitolo fiorentino inizia a muovere accuse contro Piero Mezzabarba ed ottiene dal papa il riconoscimento dei privilegi, a tutela di eventuali pretese del vescovo.
Giunge a Firenze il padre di Piero Mezzabarba, ricco e semplicione di Pavia, viene irretito dalle lusinghe dei fiorentini, che gli fanno esclamare boriosamente di aver pagato il vescovado 3.000 libbre.
I monaci, capitanati da S.Giovanni Gualberto, iniziano a battere città e campagne per sputtanare il vescovo, il quale, d'altra parte, aveva quella sola colpa, per il resto essendo un brav'uomo. Questa campagna denigratoria irrita sia il papa che Goffredo, i quali temono per la stabilità delle istituzioni ed ordinano ai monaci di starsene calmi.
S.Giovanni Gualberto non accetta l'ordine, prosegue le sue prediche infiammate, solleticando gli ascoltatori con passi evangelici per convincerli di essere protagonisti di tempi di grande rivoluzione, previsti dalle storie sacre. Sfida Piero Mezzabarba alla prova del fuoco.
La città si divise in due partiti: quello dei monaci e quello dei preti ed iniziarono i tumulti che durarono fino al 1067.
1063 viene terminata la costruzione di S.Miniato.
1066 il duca normanno Guglielmo conquista l'Inghilterra. Alessandro II si affretta a benedirlo, mandandogli il gonfalone di S.Pietro. Il normanno Ruggero I, fratello di Roberto il Guiscardo, inizia la guerra trentennale per la conquista della Sicilia araba.
5.3.1067 Piero Mezzabarba consacra il convento di monache di S.Pier Maggiore, costruito con le offerte dei fedeli. Pronuncia una omelia riappacificatoria, dichiarandosi fedele all'ortodossia. É presente anche Goffredo, che a quell'epoca stava preparando, a Pisa, una spedizione contro i Normanni del sud.
Poiché i monaci seguitavano a provocare tumulti ed erano giunti perfino ad impugnare le spade contro il loro vescovo, nella notte stessa i soldati di Goffredo circondano S.Salvi ed irrompono mentre i monaci stanno cantando i salmi, per catturare S.Giovanni Gualberto, che, però, il giorno prima era fuggito a Vallombrosa.
I soldati si limitarono a ferire leggermente 3 monaci, i quali seguitarono a cantare i salmi, e a saccheggiare il convento.
Al mattino seguente non si parla d'altro. S.Giovanni Gualberto rientra a S.Salvi ed invia alcuni monaci a Roma, al Sinodo convocato per Pasqua, nel quale viene accusato Pietro Mezzabarba ed invitato a sottoporsi alla prova del fuoco. I vescovi presenti, quasi tutti simoniaci, si scandalizzano e prendendo le parti di Pietro Mezza barba minacciano fisicamente i monaci, dichiarandosi "agnelli fra i lupi". Pier Damiani, benché avversario dei simoniaci, nella sua omelia davanti al papa, dichiara che i monaci sono come le locuste bibliche e che dovrebbero essere annegate nel Mar Rosso.
Ildebrando prese le difese dei monaci, ma ottenne solo che potessero rientrare liberamente a Firenze, dove ripresero con più fanatismo le loro provocazioni.
Il Papa invia a Firenze Pier Damiani, in un tentativo di pacificazione, Il cardinale predica la tolleranza, facendo presente che i sacramenti sono validi anche se somministrati da persone indegne, le quali sono solo strumento di Dio.
I monaci aizzano Il popolo, risvegliando il loro sentimento patriottico, spingendoli a combattere il vescovo, in quanto straniero.
Riescono a convincere la maggioranza della popolazione e molte parrocchie del contado. I monaci ottengono di poter battezzare nelle badie (a quell'epoca si battezzava solo 1 volta all'anno), si rifiutano di impartire i sacramenti con l'olio benedetto dal vescovo. La gente muore senza l'estrema unzione e si allontana dai sacramenti. Non saluta più quando passa davanti a una chiesa. Si accorge che si può vivere bene anche senza sacramenti, senza preti e forse anche senza marchesi, re e imperatori. Tutto viene rimesso in discussione, alla luce del sole.
Molti religiosi abbandonano il vescovo e si rifugiano presso S.Giovanni Gualberto a Badia a Settimo. Non tutti trovano posto e vengono dirottati a S.Martino alla Palma.
7.1067 Alessandro II a Firenze per placare gli animi, ma i monaci apprestano un rogo davanti a lui, invitandolo a sottoporre Pietro Mezzabarba alla prova del fuoco. Il papa rifiuta e riparte lasciando la città più divisa di prima.
1067 un documento parla della suddivisione delle terre in piccole frazioni, essendosi accresciuta la popolazione agricola a causa del lungo periodo di pace e di prosperità.
9.2.1068 Pietro Mezzabarba indice una riunione dei religiosi, ma tutti lo abbandonano, intimandogli di sottoporsi alla prova del fuoco. I preti si rifugiano in S. Piero in Coeloro, che era sotto la giurisdizione di Pavia, ma Goffredo manda i soldati a cacciarli. Scoppiano furiosi tumulti, aizzati in particolar modo dalle donne, che accendono gli animi. S.Pietro in Ciel d'Oro si trovava nella attuale piazza del Capitolo.
10.2.1068 Domenica. Tutte le chiese di Firenze rimangono chiuse. Il Capitolo del Duomo manda una delegazione a Badia a Settimo e viene fissata la prova del fuoco per mercoledì 13.
Le chiese riapriranno lunedì e martedì, ma solo per implorare Dio che dalla prova del fuoco venga fuori la verità.
13.2.1068 giorno della prova del fuoco.
In una lettera di Paolo ai Corinti sta scritto che chi mangi indegnamente del pane del Signore e beva indegnamente dal suo calice "mangi e beva giudicio a se stesso". Quindi, il giudicando doveva comunicarsi e passare attraverso il fuoco per dimostrare di essere portatore di verità.
All'alba un messo del Capitolo andò dal vescovo Pietro Mezzabarba per cercare di convincerlo a sottoporsi alla prova, senza riuscirci.
Un torrente di popolo si avvia verso Badia a Settimo, dove S. Giovanni Gualberto ha preparato tutto con accorta regia: obbliga i preti a chiedergli di effettuare la prova del fuoco e di accettarne il verdetto. Il popolo viene invitato a preparare due cataste di fuoco, distanti un braccio (cm. 58), lunghe 10 piedi, larghe 5,5 e alte 4,5.
La cerimonia va per le lunghe, fra canti e preghiere. Viene prescelto per la prova Pietro, un giovane che era entrato fra i primi nel convento di Vallombrosa, per accudire agli asini ed agli asinai.
Poi fu promosso alle vacche. Disse la messa e si comunicò mentre la folla, in preda all'isteria, piangeva e si batteva.
Al termine della messa, quando le fiamme già non emettevano più fumo, Pietro indossò la cotta di lino sopra al saio, il manipolo al braccio, la stola al collo e la croce in mano ed entrò nel percorso di fuoco.
S.Giovanni Gualberto ben conosceva i trattati di Plinio, Aulo Gallo e Alberto Magno sui metodi per rendere ignifughi i pesanti tessuti con l'allume ed il borace.
Narra la leggenda che Pietro fu visto uscire dal persorso e rientrarvi, per riuscire definitivamente, illeso: era rientrato per riprendere il manipolo che gli si era sfilato dal braccio.
La famiglia dei Cadolingi, feudataria del luogo, onorò Pietro, che fu chiamato Igneo e diventò priore di Passignano. Fu poi abate del convento di Fucecchio, di cui é rimasto santo patrono, perché Pietro fu fatto anche santo.
Nonostante l'opposizione del duca Goffredo, Pietro Mezzabarba viene cacciato.
3.1068 Pietro Mezzabarba viene deposto. Va a Lucca sotto la protezione di Goffredo e di Beatrice di Canossa.
7.1068 Alessandro II a Lucca riceve Pietro Mezzabarba, ma non può reintegrarlo. Gli assegna l'abbazia di Pomposa, che conterrà la biblioteca più fornita.
10.12.1068 bolla di Alessandro II per proteggere i beni del Capitolo del Duomo contro le pretese dei vescovi delle città vicine, essendo la sede di Firenze rimasta vacante. Nel frattempo Giovanni Gualberto aumenta le ricchezze sia di S.Miniato che di altre abbazie, terrorizzando i morenti per convincerli a fare testamento in suo favore.
Giovanni Gualberto li terrorizzava con citazioni bibliche e facendo sentire odori di fogna e di zolfo, quando di allontanava.
Utilizzò le ricchezze per sobillare diocesi lontane. Era in stretta relazione con l'abate Ugo di Cluny, centro francese dalla lotta contro la simonia. A lui facevano capo i movimenti riformisti dell'Italia Settentrionale. Era diventato uno dei capi della propaganda riformista. Ordinò molti preti destinati a sostenere i patarini a Milano.
1068 un documento cita il luogo degradante a oriente di S.Miniato col nome di Bogule, che sarebbe poi divenuto Boboli.
1068 viene consacrata S.Piero Scheraggio, a tre navate, lunghe 50 metri.
Prendeva il nome dal canale di scolo che portava le acque in Arno. Il pulpito, con un ciclo di bassorilievi, é il più antico esempio di scultura figurativa fiorentina.
fine 1069 muore Goffredo. Matilde (24) ne sposa il figlio Goffredo il Gobbo. Il matrimonio non riesce e dopo pochissimo, quando Goffredo non rispetta i patti dotali, Matilde torna a vivere presso la madre Beatrice.
25.5.1070 Beatrice e Matilde, nell'intento di indurre Giovanni Gualberto a recarsi in Lombardia nei loro domini, mandano alcuni cavalieri a prelevarlo con la forza.
Al loro approssimarsi a Vallombrosa, si scatena un violento temporale, che a loro pare un segno e decidono di tornare indietro.
Beatrice e Matilde, dato l'indebolimento del potere imperiale, si appoggiano alla Chiesa, che é ben lieta di queste alleate.
3.1071 il vescovo Ranieri con Beatrice e Goffredo il Gobbo riunisce a Pisa i Grandi e definisce le prerogative di Goffredo. Matilde sta in disparte, corrucciata.
1071 la sede vescovile, lasciata vacante da Pietro Mezzabarba, viene occupata da Ranieri, sepolto il 12.7.1113 in Battistero. Gregorio VII lo aiuta nel rimettere in ordine le cose fiorentine, mandandogli il cardinale Giovanni di Tuscolo. Beatrice partecipa alle decisioni.
6.1.1072 I patarini istigati da Alessandro II, eleggono Attone vescovo di Milano senza consultare Enrico IV.
1072 Pier Damiani muore a Milano.
21.4.1073 muore Alessandro II.
22.4.1073 viene acclamato papa Ildebrando di Soana, col nome di Gregorio VII. (1014-1028) - 25.5.1085
Ildebrando di Soana (Sovana, frazione di Sorano nel Grossetano), figlio dell' artigiano Bonizione e di Berta. Grazie ad uno zio abate, aveva potuto studiare a Roma. Appena eletto papa, scrive a Ugo di Cluny, a Goffredo il Gobbo, a Enrico IV e a tutti i regnanti e potenti ecclesiastici, facendo subito capire che sarà intransigente nella lotta alla simonia e alla corruzione.
12.7.1073 Giovanni Gualberto muore nel convento di Passignano, dove viene sepolto. Gregorio VII invia una lettera ai vallombrosani, esortandoli a proseguire la lotta e promettendo soccorso spirituale e materiale.
1073 Trasmundo, vescovo di Fiesole, ammaestrato dall'esempio di PietroMezzabarba, accetta la prova del fuoco, ma fa in modo di essere lui ad attraversare indenne il fuoco.
3.1074 primo concilio di Gregorio VII, che depone tutti i vescovi che hanno pagato l'investitura e scomunica gli ecclesiastici che non rinunciano ai benefici ottenuti col denaro. Viene scomunicato anche il normanno Roberto il Guiscardo, che ha invaso i territori papali di Benevento.
2.1075 Gregorio VII indice un concilio per ridurre all'obbedienza Enrico IV e i vescovi tedeschi (ammogliati), che non hanno ubbidito agli ordini papali. Ne depone 5 ed emana il "Dictatus papae", in base al quale viene sancito il primato del papa su tutta la chiesa, compreso il diritto esclusivo di investitura.
É una sfida al potere laico. Enrico IV rifiuta il Dictatus Papae e continua a vendere le cariche vescovili. Fra papa e imperatore si é aperto un abisso.
Gregorio VII si appoggia a Beatrice e Matilde, che devono fronteggiare scorribande imperiali nei loro territori.
Si accentua la differenza fra Lucca, fedele all'imperatore e Firenze, fedele a Matilde.
1075 gli eredi di un signore lucchese oberato dai debiti, decidono di vendere il castello, ma l'acquisto può essere perfezionato solo se approvato dai 2/3 della popolazione residente nel luogo. Si ha il contratto di "proprietà comune", che agglomera i nuclei abitanti uno stesso distretto, già accumunati dalla appartenenza ad una pievania.
24.12.1075 mentre celebra la messa di Natale in S.Maria Maggiore, Gregorio VII viene rapito dal prefetto di Roma Cencio, aiutato da alti prelati ecclesiastici e rinchiuso in una torre. Dopo 3 ore la folla riesce a liberarlo. Gregorio VII calma gli animi e riprende la messa interrotta.

5.1.1076 Gregorio VII convoca Enrico IV per discolparsi, pena la scomunica. Enrico IV non si muove.

24.1.1076 Enrico IV convoca un concilio a Worms, nel quale si accusa Gregorio VII di mire ambiziose, in combutta con Matilde di Canossa. Manda al papa un documento di rifiuto e lo invita a dimettersi. Il documenti riceverà anche l'approvazione dei vescovi lombardi.
22.2.1076 Gregorio VII, in concilio e alla presenza di Matilde, scomunica Enrico IV e tutti i vescovi che lo appoggiano.
Il popolo é con il papa, colpito anche dal fatto che in brevissimo tempo si ammalano e muoiono alcuni dei vescovi scomunicati. Enrico IV é davanti a una possibile guerra civile.
26.2.1076 Goffredo il Gobbo pugnalato a morte in Frisia. Il principe di Frisia godrà sempre del favore di Gregorio VII.
18.4.1076 Beatrice muore a Pisa, dove viene sepolta (adesso il sarcofago é nel portico settentrionale del Camposanto). Matilde rimane la sola marchesa della Tuscia. Di personalità complessa, combattuta fra un animo generoso, risoluto e sensuale e la profonda religiosità, fu docile strumento di Gregorio VII e del cardinale Cardinale Anselmo, che Gregorio VII aveva disposto le rimanesse sempre vicino.
1076 il successore di S.Giovanni Gualberto incarica Andrea di Strumi di scrivere la storia dell'ordine, per portarla a conoscenza dei 12 conventi allora sottoposti all'ordine.
Inizia una fiorente attività letteraria, sia di carattere storico che religioso o poetico, fonte unica e preziosa delle vita fiorentina dell'epoca.
Una delle più antiche poesie fiorentine é la seguente:
Letus Corus monacorumregis laudes dat polorum
pro Johannis gloria
quod Gualbertus fuit natus,
clara stirpe generatus
militum prosapia.
Non si ebbe, invece letteratura profana o novellistica, che nacqua a Pisa a seguito delle spedizioni guerresche in Oriente. I fiorentini potevano solo opporre le vite (fantastiche) dei santi. Furono infarcite di miracoli e di fatti inesistenti le biografie di S.Zanobi, S.Romolo, S.Minaito ecc. ed il popolo sembrava gradire queste letture, come gridava al miracolo in ogni minima circostanza: quando Anselmo vescovo di Canterbury soggiornò a Firenze, chi lo ospitò gli cedette il suo letto. Partito il prelato, vi tornò a dormire senza riuscirvi, opppresso dagli incubi. Narrato il fatto al vescovo Ranieri, fu rimproverato per aver contaminato col suo corpo tale preziosa reliquia, che fu venerata dai fiorentini come miracolosa.
10.1076 I principi avversari di Enrico IV gli dicono che lo riconosceranno loro re solo se otterrà il perdono papale entro un anno e gli danno appuntamento ad Augusta per il 2.2.1077.
28.12.1076 Gregorio VII a Firenze. Saputo che Gregorio VII si é messo in viaggio versa Augusta, Enrico IV, col suo esercito, muove verso Roma. Non conoscendo le intenzioni dell'imperatore, Gregorio VII si rifugia presso Matilde, nel suo castello di Canossa, sull'Appennino emiliano.
25.1.1077 Enrico IV arriva al castello di Canossa, ma Gregorio VII fa entrare solo la moglie ed il figlio, mentre l'imperatore deve restare tre giorni e tre notti sotto la neve. Solo dopo viene ammesso e perdonato, purché giuri di sottomettersi all'autorità papale alla dieta di Augusta.
In effetti, Gregorio VII non voleva l'umiliazione di Enrico IV, perché sapeva che solo la condanna solenne ad Aquisgrana avrebbe definitivamente sconfitto l'avversario. Infatti, Enrico IV si sottomette ma medita vendetta. Non va alla dieta di Augusta e tenta di riconquistare il potere, ma il popolo gli é contro ed i principi avversari nominano imperatore suo cugino Rodolfo, che ottiene anche l'investitura papale.
1077 Matilde ospita a S.Quirico Anselmo di Canterbury, il vescovo di Siena ed altri prelati con i seguiti. In realtà tutte le spese furono pagate dalla popolazione di S.Quirico.
28.6.1077 Gregorio VII a Firenze.
1078 seconda cerchia di mura o "matildina"
Denominata da Dante cerchia antica
Coincide a nord con le mura romane e per gli altri lati con la seconda cerchia.
Inizia dal Castello d'Altofronte (poi palazzo dei Giudici, ora Museo della scienza), prosegue per via Castellani, via dei Leoni, piazza S.Firenze, via del Proconsolo,(porta S.Pietro all'angolo con borgo degli Albizi), poi a ovest verso piazza S.Giovanni (porta del Vescovo all'incrocio con borgo S.Lorenzo), via Cerretani, piega poi da via Rondinelli su via Tornabuoni (porta S.Pancrazio o Brancazio), fino a piazza S.Trinita, dove gira su borgo SS Apostoli, via Lambertesca (porta Ruber, poi porta Rossa), via delle Terme (porta S. Maria verso ponte Vecchio), si riunisce infine al Castello d'Altofronte.
7.3.1080 Enrico IV ha sconfitto in battaglia Rodolfo. Gregorio VII lo accusa di non aver mantenuto le promesse e lo scomunica di nuovo.
25.6.1080 Enrico IV reagisce alla scomunica, indice un concilio dell'episcopato germanico, che depone Gregorio VII e nomina papa il vescovo di Ravenna col nome di Clemente III
29.6.1080 Gregorio VII, che può contare solo sull'appoggio di Matilde e si trova molto debole nei confronti di Enrico IV, a Ceprano incontra Roberto il Guiscardo e lo perdona, in cambio dell'appoggio militare. Roberto ottiene il possesso dei territori conquistati nel 1074.
15.10.1080 Enrico IV sconfigge ed uccide Rodolfo, ma molti principi gli sono ancora contrari e non accettano l'antipapa Clemente III. Enrico IV può riconquistare il suo potere solo se conquista Roma.
2.1081 Enrico IV corrompe Riccardo, principe di Capua, mentre Roberto il Guiscardo é occupato a sedare una sommossa bizantina. Cinge di assedio Roma. Matilde fonde la corona d'oro e l'altare d'argento dell'abbazia di Canossa per soccorrere Gregorio VII con 9 libbre d'oro e 700 d'argento.
Dopo un mese di assedio, Enrico IV é costretto a ripartire.
Sulla via del ritorno, evitando di passare da Firenze, si ferma a Pisa, a cui Gregorio VII aveva assegnato la Corsica e concede ai pisani numerosi privilegi commerciali.
23.6.1081 Enrico IV viene accolto trionfalmente a Lucca. Concede ai lucchesi molti privilegi e protezione contro la chiesa e contro Firenze. I signori del luogo si sottomettono a Enrico IV, che riesce così a indebolire il dominio sulla Tuscia di Matilde, che lui non chiama più marchesa. Solo il castello di Moriano resiste agli assalti di Enrico IV e, successivamnte, dei suoi alleati.
Firenze ottiene da Matilde altrettanti privilegi: autonomia impositiva, decisione di pesi e di misure (il piede fiorentino era inciso su pietra e murato presso la porta S.Pancrazio).
4.1.1082 Gregorio VII e Matilde riescono a ricondurre molti signori dalla loro parte, spaventandoli con la scomunica inflitta a EnricoIV.
21.4.1082 Enrico IV riesce ad entrare a Roma, aiutato dai principi romani. Gregorio VII si rifugia in Castel S.Angelo. Alcuni vescovi lombardi riconoscono Clemente III.
21.7.1082 Enrico IV inizia l'assedio di Firenze, unica città che gli può resistere, nella sua prima battaglia. Dopo 10 giorni, vinto dal caldo, Enrico IV se ne va.
12.1082 Enrico IV riparte da Roma con Gregorio VII asserragliato in Castel S.Angelo e con la promessa dei principi romani che l'anno successivo sarà incoronato imperatore. Matilde non può soccorrere il papa in alcun modo.
24.3.1084 Enrico IV rientra a Roma pacificamente, ignorando papa Gregorio VII, ancora in Castel S.Angelo. Clemente III viene consacrato in Laterano e il 31.3 impone la corona di imperatore a Enrico IV.
21.5.1084 Roberto il Guiscardo marcia in aiuto di Gregorio VII. Enrico IV, privo di esercito adeguato, si dirige verso nord passando da Siena, Pisa e Lucca, dove ritenta infruttuosamente di espugnare il castello di Moriano. Clemente III si rifugia a Tivoli.
27.5.1084 Roberto il Guiscardo entra a Roma, che viene saccheggiata ed i 2/3 distrutti dal fuoco. Gregorio VII lo convince a partire e a portarlo con sé, certo di non essere gradito dai romani, dopo aver invitato il distruttore di Roma.
Enrico IV é ormai rientrato in Germania, passando da Verona. Gli alleati italiani cominciano ad abbandonarlo ed inizia a rifulgere la stella di Matilde, che, sola, era riuscita ad opporsi all'imperatore.
9.5.1085 I Vallombrosani sono diventati una vera potenza. Gregorio VII conferma tutti i loro possedimenti e pone le chiese dei vallombrosani, compresa Badia a Settimo e S.Salvi, sotto la protezione diretta del papa.
Memori degli insegnamenti di S.Giovanni Gualberto, i vallombrosani riuscivano ad aumentare i loro possedimenti sia facendoseli intestare che deponendo gli ecclesiastici loro avversari. Tentarono di ripetere la prova del fuoco, ma furono cacciati.
Bernardo degli Uberti, rimasto orfano, decide di vestire il saio e si chiude in S.Salvi, a cui dona tutti i suoi immensi beni. Grande disperazione della madre e delle sorelle che, con capelli disciolti e vesti stracciate, si presentarono al convento ed ottennero che ai vallombrosani andasse solo 1/3 dei beni.
2.7.1085 Battaglia di Sorbara con vittoria completa di Matilde, al cui fianco erano accorsi molti alleati anche dalla Lombardia, sull'esercito imperiale
3.7.1085 Pistoia passa dalla parte di Matilde. La gente cerca solo la pace, stremata da lunghi periodi di guerre e di carestie. La popolazione risulta diminuita di 2/3 e mancano le braccia per coltivare le terre.
1087 Dopo 4 anni di preparativi, Pisa e Genova armano una spedizione contro la Tunisia e tornato con un enorme bottino e 100.000 schiavi cristiani (quasi tutti greci) liberati. Al ritorno, i pisani ottengono da Urbano II la conferma della supremazia religiosa in Corsica e la sede arcivescovile.
1089 Urbano II fa sposare Matilde, già anziana, con il 17enne Guelfo di Baviera, sperando di formare un baluardo contro Enrico IV, ma lo sposo, appena saputo che Matilde ha lasciato tutti i suoi averi alla chiesa, la abbandona.
1091 Bernardo degli Uberti diventa abate di S.Salvi.
1093 Matilde, sapendo che Corrado, figlio 19enne di Enrico IV é insofferente del padre, sia perché lo considera un re dimezzato, sia perché ha una relazione con sua moglie Adelaide, russa, lo invita a cingere la corona d'Italia sotto la protezione sua e dello stato pontificio. Corrado non sa resistere alla tentazione e viene incoronato a Monza.
Adelaide fu fatta rapire a Verona e condotta da Matilde, per vivere col figliastro Corrado, che divenne un imbelle strumento nelle mani del papa Urbano II.
1093 inizia la costruzione della collegiata di S.Andrea a Empoli, prendendo come modello S.Miniato
1.3.1095 Urbano II, che ha bisogno di mobilitare tutta la cristianità contro un nemico esterno, a Pavia, davanti a tutti i principi, cardinali e vescovi, indice la I crociata. Umilia Corrado, facendogli tenere le briglie del suo cavallo.
1095 Urbano II ha bisogno di denaro, che né Matilde né Corrado possono dargli. Combina il matrimonio fra Corrado e la figlia di Ruggero di Sicilia, 12enne, che "con infinito denaro e grande flotta" viene mandata a Pisa dallo sposo. La dote viene sperperata in pochissimo tempo.
1096 I crociata, vittoriosa, con grande onore dei pisani, che avevano imbarcato anche guerrieri fiorentini. Pazzino dé Pazzi fu il primo a scalare le mura di Gerusalemme.
1096 un ignoto scultore realizza, nella Badia di Settimo, il sarcofago per due contesse cadolinge: Gasdia, moglie di Guglielmo il Bulgaro, sotto la cui protezione avvenne la prova del fuoco e la nuora Cilla. Lo scultore usò contemporaneamente il marmo e l'arenaria, lavorando bene la cornice sporgente.
1099 Bernardo degli Uberti diventa abate generale dell'Ordine dei Vallombrosani. La sua influenza su Matilde era fortissima.
1099 Matilde adotta Guido Guerra, giovane guerriero analfabeta, di una famiglia guerriera, con un antenato soprannominato Bevisangue. Guido diventa Margravio di Tuscia.
1099 Tanto é stato il valore dei pisani alla I crociata, che il loro duce spirituale, Daiberto, viene nominato patriarca di Gerusalemme e lo stesso Goffredo da Buglione deve cedergli il potere civile. I pisani ottengono, con lauto guadagno, l'appalto per la ricostruzione di Gerusalemme.

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