domenica 14 ottobre 2007

A come Arte 

Piet Mondrian 


Analisi a cura di Viviana Ranzato e Monica Perin

Così Mondrian stesso descrisse il suo percorso artistico: «Alla fine le mie composizioni consistevano solo di linee verticali e orizzontali, che formavano delle croci. Osservando il mare, il cielo e le stelle, desideravo indicare la loro funzione plastica mediante una molteplicità di elementi verticali e orizzontali». Il tutto partendo da una natura che è «espressione di due forze opposte» mantenute in equilibrio: equilibrio tra forma e spazio. Spiegò Mondrian stesso: «Ritengo che sia possibile ottenere un’opera d’arte tanto forte quanto vera grazie a delle linee orizzontali e verticali utilizzate in modo consapevole ma non calcolato, tracciate con grande intuizione e costruite con armonia e ritmo».

Il concetto di arte
Secondo lui l’arte tradizionale prendeva come modello il mondo naturale, determinando un equivoco di fondo, l'illusione di poter trovare un equilibrio tra l’individuale e l’universale, mentre in realtà le forme, i colori naturali, il ritmo naturale, le relazioni naturali tra loro esprimono, nella maggioranza dei casi, un senso tragico, che non può essere risolto puntando su forme diverse di rappresentazione della realtà naturale, ma rinunciando definitivamente a conciliare gli opposti.
Per Mondrian l’artista è impegnato nella costante ricerca dell’universale. L’universale consiste in quella che lui chiama “realtà pura”. L’espressione della realtà pura è ostacolata da ogni componente personale e soggettiva, ma anche dalla rappresentazione di ogni dettaglio descrittivo. Quindi, l’unico modo per giungere all’espressione della realtà pura è l’astrazione. Scriveva: «L’aspetto delle forme naturali si modifica, mentre la realtà rimane costante. Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ricondurre le forme naturali agli elementi costanti della forma, e i colori naturali ai colori primari».
L'originalità di Mondrian sta nel tentativo di esprimere con la pittura non il sentimento individuale che si rapporta alla realtà, ma il sentimento collettivo astratto, mediante un’unica forma, che egli chiama “neutra”, il rettangolo, perché in esso la linea non ha l’ambiguità della curva, ma la decisione della retta e perché nei suoi angoli si equilibrano in unità le due forze contrastanti delle diverse direzioni della linea, quella verticale e quella orizzontale. Il suo è un tentativo di dare un senso ordinato, logico, lineare a una realtà che non ha senso.
Questo per Mondrian è lo scopo della pittura moderna, la “neoplastica”, che non deve tendere all’illusione del rilievo, ma deve essere bidimensionale e limitare i colori a quelli elementari per evitare che nel loro rapporto reciproco si torni nuovamente a una sensazione tridimensionale. Il realismo va evitato con cura.

Un Astrattismo che nasce dagli alberi
Proprio il tema degli alberi, così importante nella poetica di Mondrian, lo condusse all'astrazione geometrizzante riassunta dal Melo in Fiore (Bloeiende Appelboom, 1912). Furono gli alberi di Domburg, realizzati a Parigi, che fecero dire ad Apollinaire: «Mondrian, pur attingendo dai cubisti, non li imita affatto».
Ammiratore di Picasso e Leger (i cubisti sono per Mondrian «gli scopritori della vera via») contestò al Cubismo la mancata accettazione delle «logiche conseguenze della sua stessa scoperta». Scrisse in proposito Mondrian: «L’intenzione del Cubismo era esprimere il volume... rimanendo perciò fondamentalmente un’espressione naturalistica, una sola astrazione, non la vera arte astratta». Mancava insomma al Cubismo la distruzione dello spazio, distruzione assolutamente necessaria per arrivare alla realtà pura.

La Plasticità
Un percorso in ascesa che lo avrebbe condotto a “staccarsi dalla materia” per approdare ad un «assoluto che è forma della bellezza astratta». Bellezza astratta che si raggiunge però solo attraverso una liberazione da parte del pittore di tutte le sovrastrutture naturalistiche che inquinano la vera visione della natura. La sua è un’arte che non deve in alcun modo essere inquinata dal soggettivo: punto d’arrivo è la chiarezza , ovvero, come lui stesso la definì, la Plasticità.
«Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ridurre le forme naturali agli elementi costanti della forma e il colore naturale a colore primario». E così crea lo svuotamento delle forme e la tensione delle linee e dei piani, con l’angolo retto come unica costante.
E così le celebri strisce nere intersecano piani bianchi, linee pure delimitano quadrati rossi, gialli e blu, angoli retti trionfano: è il Mondrian più moderno e innovativo, la cui coerenza e rigore vennero ampiamente riconosciuti.

L’Universale
Mondrian è sicuro di superare, grazie alla pittura, tutto ciò che è individuale e soggettivo, penetrando così nell’universale, nell’oggettivo, che per lui consiste nell’unica realtà, nell’unico equilibrio possibile.
Convinto che solamente la nuova pittura da lui creata, “basata su un movimento dinamico e un equilibrio perfetto”, può penetrare e scoprire la realtà, l’armonia assoluta e la perfezione eterna, comincia a costruire la sua astrazione basandosi sui seguenti elementi: le linee rette (orizzontali e verticali), i colori primari (rosso, blu e giallo), e i non-colori (nero, bianco e grigi intermedi), più le forme e lo spazio.
Elimina le linee curve, considerandole con minori possibilità di quelle rette, dato che quelle sono chiuse e finite, invece queste gli permettono di formale angoli acuti, risultanti dall’incontro delle verticali con quelle orizzontali.
Inoltre le linee rette possono:

a) prolungarsi all’infinito
b) creare forze opposte in equilibrio
c) creare rettangoli o quadrati statici, ma attivi nel loro complesso (e nei loro colori e non-colori), formando un equilibrio.
Inoltre l’equilibrio delle linee e dei colori in un piano rappresenta lo spazio infinito, che tutto comprende e racchiude, fuori del tempo.
“Le forme limitate sono elementi particolari, infatti sono universali” – scrisse in uno dei suoi saggi.
E con relazione al colore: «... affinché il colore non abbia relazione con l’apparenza naturale delle cose dev’essere puro, cioè:
a) essere piano,
b) essere primario,
c) essere condizionato nella sua estensione, però in nessun modo limitato.
I colori devono essere puri, senza modulazioni, per annullare ogni soggettivismo da parte dell’artista e dello spettatore, questi deve trovarsi di fronte ad una unità matematicamente perfetta, oggettiva, fredda, però più reale di quelle della natura, che sono solamente realtà apparenti, ingannevoli e limitate.»

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