venerdì 26 ottobre 2007

Astrattismo - Temi e forme dell'astrazione nelle avanguardie europee


di Augusto Pieroni

Prezioso. Gigantesco ma prezioso.
Non di quei libri di rapida consultazione cui l'editoria fast-food ci ha abituato. Laborioso maneggiarlo, non più istintivo seguirne la linea narrativa. Chi già conosca l'astrattismo potrà lautamente assaporarne i diversi snodi tematici e storico-geografici, il novizio dovrà altrimenti pazientare e ricomporre l'unità del discorso alla fine del testo, quando l'intero disegno risulterà delineato.
Non un libro sapienziale tuttavia, e sostenuto da una penna scorrevole quand'anche prodiga delle ricchezze di rimando e citazione che rendono scientifici la pagina e il suo stile. Ma il pregio non si annida solo nella recondita tessitura dello scrivere.
Va infatti notato che la dimensione (34x29), dunque la rilegatura, e le carte impiegate: tutto concorre ad un'esperienza del visivo che rasenta il vertiginoso. Le numerose riproduzioni a colori contenute nel libro infatti palpitano di vita e - appunto - complici le loro dimensioni ragguardevoli, offrono una sensazione di presenza e di inevitabilitö del testo (figurale) del tutto nuove; nuove almeno per lo spettatore editoriale medio che ben conosciamo spesso alle prese con francobolli mal pigiati sulle carte legnose di edizioni maldestre.
Capita di rado poter apprezzare il ductus di un olio su tela: con de Kooning si può o al più col tardo Lucian Freud, molto piuì facile disarmare le speranze cercando la textura di un Maurice Denis o di un Malevich. Qui si può. Non ultimo merito di questo altrimenti temibile oggetto, una volta sguainato dal suo cofanetto, ² proprio quello di regalarci un doppio livello di insight - o di perspicuità, visto che in epoca di neoindigenismi linguistici - l'uno visivo, l'altro nozionale. Donde il pregio e forse la giustificazione stessa della generosità dimensionale.
Quanto ai contenuti, i capitoli del libro accarezzano la multiforme fenomenologia dell'arte astratta, fra tardo ottocento e primo ventennio del XX secolo, come una mano esperta e sensibile su una schiena ne sgrana la morbida gerarchia delle vertebre (mi concedo uno stile degno del secolo in questione). Pertanto è facile rinvenirvi i prodromi simbolisti nei diversi ecosistemi artistici europei, le prefigurazioni cubiste e futuriste, gravide di protagonisti destinati - si fa per dire - a contribuire ancor più decisivamente di lì a poco. Le fioriture effettive e i loro caratteri individui. Nemmeno sarebbe corretto dire che l'elenco delle presenze risulti prevedibile. Peso giustamente decisivo viene dato a quel Frantisek (qui germanizzato in Frank) Kupka le cui ricerca risulta decisiva per le sorti dell'astrazione, non meno di quella di Giacomo Balla - anch'egli opportunamente cresimato da una trattazione opportuna.
I legami con la cultura dell'epoca, le letterature specialistiche, i saperi paralleli a cui le arti visive si sono da sempre abbeverate con invereconda ingordigia: tutto è elegantemente tratteggiato, ancorché non esaurito in un testo che non si vuole tanto, o solo, fondato sull'acribia analitica del filologo quanto anche sulla sintesi comunicativa dello storico divulgatore. Si sa: il senso comune e la vulgata storico-artistica sono duri a morire (vuoi che "l'arte moderna nasca con l'Impressionismo"; vuoi che "Kandinskij abbia inventato l'arte astratta" etc.) ma questo testo ha il peso culturale - e il peso molecolare - sufficienti a far risuonare un perentorio non prevalebunt. Quale il volgo pronto a porsi in ascolto, non so dire; ponderosa e probabilmente economicamente onerosa, l'opera lo è. Comunque la comunità degli esperti raccoglie e, grata, incassa il ridisegno storiografico e gli apparati come frutti maturi di un ininterrotto itinerario storico-critico cui l'autrice ci ha abituati negli anni. A sua volta lo status group degli appassionati d'arte e di editoria si procura invece una potenziale strenna di lunghissima validità - scissa com'è dalla caducità della cronaca - ed insieme un viatico di profonda ricomprensione di alcune delle meno semplificabili fra le parole d'ordine, calcificatesi in conoscenze tacite, del sapere storico artistico.
Questo e quant'altro restituito sinteticamente sopra, rendono prezioso, come si è detto, il libro "Astrattismo" di Jolanda Nigro-Covre (Federico Motta Editore, Milano 2002 - 384 pp).

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