Picasso, moderno anzi antico
A CURA DI D, PICCHIOTTI
Fondamentalmente sono due le strade (gli stili) in cui si incamminano gli artisti prima di realizzare un’opera d’arte: quella dell’Imitazione (ed è quella seguita dagli artisti Greci, dai Romani, dai Fiamminghi, dai Neoclassici…,) e quella dell’ Interpretazione della realtà?
L’artista preistorico (ma come lui anche, Van Gogh. Gauguin, Matisse, Munch, Kirchner, …) per la scelta esecutiva delle sue opere, ad esempio protendeva per questa seconda ipotesi.
Egli dipingeva o scolpiva, affinché le sue opere potessero servire per propiziare abbondanza e fertilità tout court.
Ecco svelato il perché delle esagerate forme degli attributi sessuali nelle statuette (Veneri), di 22000 anni fa, realizzate in pietra calcarea, osso o avorio dagli artisti dell’epoca.
Con questo spirito l’artista di Altamira, nel Paleolitico superiore, aveva dipinto i tori dell’omonima caverna spagnola, sita sui monti Cantarbici, sperando che all’indomani dell’esecuzione del suo capolavoro, molte mandrie sarebbero state scoperte, dall’uomo, in quei pressi e domate.
Quelle mandrie, avrebbero rappresentato fonte di cibo e benessere per tutti per lungo tempo.
Quell’artista (Lo Sciamano?), non sentiva il bisogno perciò di rappresentare la realtà, così com’era, avvertiva invece il bisogno di cambiarla.
La realtà quotidiana, non gli bastava e perciò preferiva immaginarsela diversamente.
Con questo stesso spirito creò le sue opere, anche Pablo Ruiz Picasso (1881_1973)
Non a caso egli dichiarava (appunto, in senso propiziatorio): «se disegno una pagnotta, è perché ho fame».
Ma anche dal punto di vista stilistico non possiamo non riscontrare le indubbie affinità che avvicineranno il modo di dipingere di Picasso a quello degli artisti preistorici o primitivi.
Se infatti osserviamo ancora i graffiti rupestri della grotta di Altamira, quei tori (impressi sulla roccia con un segno elegante, che appaiono in forme stilizzate dai contorni marcati, e che sono inseriti fra le sporgenze della roccia in una rapida e ritmica sequenza all’interno di uno spazio dalla prospettiva assente), nonostante 12000 anni di distanza dalle rappresentazioni picassiane, sembra abbiano molte cose in comune con lo stile dell’artista spagnolo, in particolare con le sue opere del periodo cubista, ma non solo.Non assomigliano, ad esempio, quei tori preistorici, a quelli più volte dipinti, con tocco deciso, dal pittore di Malaga?
E non pare che Guernica, che certamente può essere considerata la più importante opera, dipinta da Picasso, come se fosse un’incisione, sia stata dall’artista concepita come un grande graffito (cm.782x351) attraverso cui propiziare la pace (l’opera è una ferma denuncia dell’ eccidio perpetrato ai danni della popolazione civile spagnola, da parte della dittatura franchista che fece radere al suolo dall’aviazione tedesca la cittadina basca)?
Si provi a confrontare (anche sul piano stilistico- espressivo), il toro, dipinto da Picasso, (rappresenterebbe la bestialità e l’irrazionalità della guerra), con i tanti tori dipinti dall’artista altamiriano).
E Les demoiselles d’Avignon, (1907), non sembrano essere dipinte anch’esse come un graffito rupestre (pare che le tende fra le quali in realtà posano le 5 bagnanti, assomiglino proprio a spuntoni di roccia sui quali invece sembrerebbero state impresse) in versione magico propiziatoria del desiderio sessuale.
Anche le demoiselles, non sono rappresentate realisticamente; Picasso, al pari degli artisti preistorici, interpreta la realtà, non la imita ma proprio per questo, riesce a farla apparire più
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