LA MATERIA SULL'OPERA di Picchiotti Danilo
A CURA DI ALESSANDRO BISTARELLI
BIOGRAFIA
la nascita e il periodo parigino.
Picchiotti Danilo nasce nel 1933. L'infanzia e l’adolescenza sono caratterizzate dall'inquieto inseguimento di un bisogno di espressione artistica della propria sensibilità e delle proprie percezioni, e di un fortissimo sentimento dell'esistenza. Questo lo porta, all'età di diciotto anni, a frequentare un gruppo d'arte “i Pennelacci” nella sua città di Roma ed in generale a dedicarsi con estrema passione alla lettura e alla pittura.
Nel 1952 si trasferisce a Parigi. Qui si orienta piuttosto verso gli ambienti stimolanti ed innovativi che in quel momento storico sono rappresentati dalle versioni locali del Surrealismo. Da quel momento lascia che la propria esistenza irrompa nella sua arte fino a divenirne il soggetto principale, nella convinzione che conoscenza e ricerca stilistica si identifichino. L'esito di questo profondo travaglio trova nel surrealismo la più autentica espressione della propria sensibilità artistica ed esistenziale.
DAGLI ESORDI
all'action painting.
A partire dai primissimi anni Sessanta, l'atmosfera artistica romana e il successo delle sue partecipazioni ad alcune mostre collettive, soprattutto con il gruppo dei "Pennellacci", lo portano al suo esordio di pubblico e ad un periodo estremamente denso ed importante.
Negli anni successivi, l'esito di un profondo travaglio intellettuale, lo porta a scoprire l'informale gestuale, anche definito «action painting». Il movimento artistico proviene soprattutto dagli Stati Uniti, e coincide di fatto con l'espressionismo astratto. Suo maggior rappresentante è Jackson Pollock.
Nel1986 Danilo Picchiotti effettua una serie di mostre di opere fortemente improntate a questa corrente (action painting).
L'ULTIMO PERIODO
dell'artista.
In Europa, il pittore francese Jean Fautrier inizia ad inserire nei suoi quadri, materiali plastici che emergono dalla superficie dell'opera, rompendo così il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica. Questa pittura sarà chiamata "Informale Materico" e vi aderiranno anche pittori come Jean Dubuffet, Antoni Tápies e l'italiano Alberto Burri.
Se da una parte ci si rifugia nel segno, dall’altra, ed è il caso di Picchiotti, si dà risalto alla materia, con la quale l'opera finisce per identificarsi, attraverso qualsiasi materiale come il legno, la stoffa, il vetro, il muro o lo stesso colore che, posti sulla superficie, assumono una loro corporeità e vengono trasformati a strati, con l’uso del fuoco e dell’acqua e di altri elementi.
A partire dal 2000, dopo vari anni di inattività per motivi di salute, Danilo Picchiotti è maturato culturalmente e con convinzione, forza ed energia, si riaccosta alla pittura dando avvio alla stagione della "GESTUALITA' MATERICA" tuttora in corso.
“La vicenda artistica di Danilo Picchiotti nasce da un desiderio di esprimere se stesso senza limitazione alcuna, senza regole imposte da scuole o tradizioni, senza vincoli di pensiero o di stile che possano inibire il libero fluire delle emozioni. L’arte di Picchiotti svela un mondo visionario, dove la ricerca sottile della perfezione attinge alle zone liminari della coscienza, e da queste trae nutrimento.
Benché sia un artista di grande creatività, le occasioni per vedere le sue opere in Italia sono estremamente rare. Nessuna antologica gli è stata ancora dedicata, ed e' ciò che rende " un'occasione eccezionale", questa mostra virtuale che presenta l'interessante poetica di questo artista, il suo stile e i suoi temi preferiti.
Ripercorrendo la storia creativa dell’artista, troviamo, dai primissimi lavori, fino alle ultime inquietanti opere, tratti distintivi che delineano il suo mondo pittorico. Il rifiuto di una forma chiara e definita dove plasmare la propria intuizione artistica, si esprime in gesti liberi e fulminei, refrattari ad ogni convenzione pittorica. La tradizione rinnegata si palesa in un mondo espressivo variegato e multiforme, sospeso fra intuizione e astrazione, fra materiale e spirito, tra informale e figura.
Pensate ad un caso di idee, che man mano, come per incanto, prende forma e dimensione, spazio e colore. E che la pittura rievochi il mito primordiale della nascita, quasi un principio per cui il soffio generatore della vita ordini la materia in forme sempre più evolute e organizzate.
Così dall’inconscio dell’artista affiorano gesti pittorici innocenti, quasi primitivi, che solcano la tela con incontaminata forza e purezza. L’indistinto diviene via via più distinto, fino a trovare naturalmente una propria forma.
Quello che altri cercano con la facoltà della ragione, o con il logico percorso dell’esperienza, Picchiotti lo trova nell’oblio di sé e nel rifiuto di ogni condizionamento relativo. E in questo sta la sua grandezza.
Rinnegata da sempre la logica plastica della figura, con i possibili agganci al mondo reale, l’artista ha percorso con assoluta coerenza il sentiero dell’informale, abbandonandosi alla voce della propria coscienza.
Nella pittura Picchiotti ha sempre cercato se stesso e le ragioni prime del proprio essere; nessuna ricerca di facili effetti o suggestioni, ma libertà creative assoluta.
La pittura di Picchiotti, è pittura dell’anima, sempre in bilico fra finito e infinito, alla ricerca della propria verità interiore. Così il suo spirito ribelle si rinnova, e ogni volta plasma la materia con occhi vergini, in una sorta di illuminazione primordiale.
Una strana mescolanza di nuovo ed antico, di futuro e di passato pervade l’arte di Danilo Picchiotti come se le sue opere esaurissero l’intero ciclo della vita umana.
Il bambino, che l’artista ha sempre cercato, diviene saggio, il nuovo che le anima diviene subito memoria e coscienza, così come l’infinita energia che le sottende si addensa in materia. E’ ancora: il disordine diviene ordine.
In sintesi, una identità artistica pienamente espressa.”
ALESSANRO BISTARELLI " MUSICISTA'"
"Danilo Picchiotti vive così come dipinge fuori da ogni attività circoscritta, sempre alla ricerca di nuovi spazi per esprimere la mai definita e realizzata coscenza, di nuovi vuoti in cui immergersi alla ricerca di possibilità originali di autentica libertà artistica. Il suo modo di lavorare è passionale e fulmineo: sui suoi quadri ci sono gli effetti di passaggi veloci, avvenuti d'istinto e senza riflessione. E' una libertà creativa istantanea, un'azione artistica che nasce prima, ed è più veloce, di ogni scelta. La sua decisione di dipingere astratto esprime il desiderio di non avere limiti, di non sottostare a regole estrene e di trascendere le dimensioni per essere "sempre altrove e dappertutto nello stesso tempo, dentro il cuore delle cose e degli esseri".
Per questa esigenza di libertà Danilo Picchiotti non si identifica in nessun gruppo o scuola di pittura, conosce e studia l'arte astratta, ma vive la sua esperienza da solo".
Alberto Bistarelli
“Nell'attività artistica di Picchiotti l'informale, nelle sue molteplici declinazioni poetiche, è uno dei movimenti dominanti nello scenario artistico occidentale. Tra i motivi fondamentali di questo ampio atteggiamento culturale vi è il rifiuto di ogni collegamento con il retaggio della tradizione, della storia stessa. Il critico "militante" Michel Tapié, nel 1952, affermava che l'obiettivo del clima informale era di fare un'"art autre", svincolata cioè da ogni legame con il passato.
Nella pittura di 'Picchiotti vi è un'ansia di ricostruzione, fondata sulla necessità di nuovi valori, in grado di sopperire all'ormai vacua idealità di fine Ottocento, naufragata nei conflitti mondiali in un clima di generale rigetto e secessione.
Una sottile, spesso contaminata, linea di demarcazione è stata rintracciata tra informale materico ed informale segnico: alcuni artisti resteranno prevalentemente materici, come Jean Fautrier, Antoni Tápies, Jean Dubuffet, Alberto, Burri.”
Jean Daniel Mura
L’informale di materia è la tendenza che maggiormente si manifesta in Europa.
Deriva da un’antica dicotomia da Platone in poi: la polarità materia-forma. Il primo termine indica il magma informe delle energie primordiali, il secondo definisce l’organizzazione della materia in organismi superiori.
Questo contrasto materia-forma diventò un termine problematico nella scultura di Michelangelo e da lì ha influenzato, attraverso la riscoperta di Rodin, la scultura moderna.
Con l’Informale anche i pittori si appropriano di questa problematica, proponendo immagini in cui i valori estetici e espressivi sono quelli dei materiali utilizzati.
L’informale di materia inizia nello stesso anno in cui Pollock inventa l’action painting: il 1943.
Protagonista è il pittore francese Jean Fautrier, che, rifacendosi alle esperienze del Cubismo sintetico di Picasso e Braque e alle ricerche surrealiste di Max Ernst, inserisce nei suoi quadri materiali plastici che emergono dalla superficie del quadro.
In tal modo rompe il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, proponendo opere che non sono più classificabili nelle tradizionali categorie di pittura o scultura.
Ai valori espressivi dei materiali si rivolgonouropei: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri.
Quest’ultimo, in particolare, propone opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo a materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere, plastica..
.ARTE ASTRATTA ED ARTE INFORMALE
Ciò che va rilevato è che l'Astrattismo, nelle sue varie forme, compie in sostanza un'opera di allontanamento, di astrazione, di straniamento dalla realtà naturalistica, mutevole e fenomenica, entro la quale viviamo, il che implica, comunque, l'intenzione di rapportarsi con essa, se non altro per negarne o stravolgerne le forme, secondo la ricerca consapevole di una spiegazione filosofica, e in definitiva razionale, del legame referenziale fra immagine e realtà.
Sul tema dell'Astrattismo è particolarmente significativo un libro scritto nel 1908 da Wilhelm Worringer, fra i primi ad utilizzare tale termine, "Astrazione e Empatia", che analizza la posizione in cui si pone l'uomo nei confronti della natura, distinguendo un atteggiamento di einfuhlung (empatia), un sostanziale equilibrio, una comunione spirituale fra essere umano e mondo reale, da un atteggiamento di rifiuto, di angoscia e precarietà per la condizione dell'essere uomo (….)
La seconda guerra mondiale, un'immane tragedia che sconvolge in profondità la coscienza storica e filosofica dell'umanità, incide in modo molto significativo sulla struttura culturale del tempo, e sull'arte in particolare (...)
In questo clima storico-culturale si afferma la pittura informale, che si configura subito come antagonista del passato, come rifiuto di qualsiasi legame culturale con esso, peraltro già reciso dalla guerra, come trionfo dell'irrazionale e negazione di quel substrato intellettuale e spirituale che caratterizzava la pittura astratta.Come sempre, l'Informale ha relazioni e dipendenze dal passato che pure nega, collegandosi soprattutto ai recenti movimenti artistici europei, dall'Impressionismo in poi, a conferma che la storia dell'umanità, e con essa la storia dell'arte, si svolge senza soluzione di continuità e che ogni presente è figlio del suo passato: ha la carica emotiva dell'Impressionismo, l'anticonformismo dei dadaisti, l'aggressività dell'Espressionismo, il misticismo della pittura surreale (…)
da "Arte astratta ed arte informale" a cura di Vilma Torselli, 2002
Danilo Picchiotti
pittura moderna e d'avanguardia
Borgo San Frediano 61r - Firenze
tel +39-0552340732
email infinito@picchiottidanilo.it
"La rotta delle emozioni"
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