venerdì 26 ottobre 2007

LA RAFFIGURAZIONE DELL'ASTRATTO

RICERCHE ACURA DI D. PICCHIOTTI


Quello dell'astrazione e' un momento dell'uomo, anzi il momento apice del suo processo raziocinante in cui dall'analisi del particolare egli accede alla sintesi universale superando con un balzo d'intuizione ogni effetto spazio-temporale.
In effetti gli informali intendono sorreggere la loro produzione dicendo che pittura e scultura debbono rinunciare totalmente ai contenuti illustrativi per raggiungere la massima purezza o essenza o interiorita' metafisica.
Fra gli espressionisti tedeschi del movimento Blaue Reiter (Cavaliere Azzurro), nato a Monaco nel 1911, Kandinskij assurse a teorico dell'Astrattismo e poi dell’informale in genere con un libro intitolato "Dello spirituale nell'arte". In esso afferma la necessita' di adottare i mezzi della pittura per esprimere direttamente il mondo interiore nelle sue realta' piu' profonde.
L'Espressionismo di Kandinskij intendeva superare al contempo Impressionismo e Postimpressionismo, Cubismo e Futurismo e ogni altra esperienza dell'epoca ponendosi come sintesi astratta, affine alla musica, capace di giungere immediatamente alle fonti piu' segrete dell'emozione e della spiritualita' (linea, colore, massa, posti in rapporto dialettico tra loro in modo analogo al ritmo, al contrappunto e al timbro del discorso musicale). Kandinskij, seguito poi da Paul Klee, e' convinto che certi colori, o certe forme, possano costituire un codice capace di comunicare con immediatezza delle sensazioni quasi oggettive. A riprova di queste teorie compone una sua "musica visiva" calibrando, secondo il suo proprio sentire, un insieme complesso di emozioni, sensazioni, sapori e suggestioni simboliche.

Ora, quasi non bastasse quanto detto sin dall'inizio, possiamo confrontare le tesi con cui Kandinskij e altri informali tentano di dare fondamento teoretico alla negazione dell'unita' psicofisica della persona umana, con le dottrine che invece ne sostengono l'indivisibile osmosi. Cercheremo cosi' di chiarire gli "storici equivoci" su cui si basano molti percorsi contemporanei delle figurazioni e delle audizioni.

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