La pittura, dalla Grecia preclassica all'arte romana repubblicana
DI DAMIANA SPADARO
La pittura, dalla Grecia preclassica all'arte romana repubblicana
Viaggio nell'archeologia ellenica preclassica e romana repubblicana.
Nella Grecia del VI secolo a.C.
Atene, Museo nazionale: dovremmo recarci lì per ammirare la tecnica pittorica greca del VI secolo a.C. ritrovandola in una placca di circa 30 cm. di lunghezza dove viene rappresentata una scena di Processione Sacrificale dipinta sul legno in cui il contorno definisce lo spazio e i colori sono limitati al bianco, rosso e blu mentre le didascalie servivano a identificare i personaggi.
In questa tavoletta ignea la donna ha una carnagione pallida, estremamente bianca in contrasto con il rosso scuro per le teste degli uomini. Le età dei personaggi si intuiscono in base alle dimensioni del corpo e la pecora rappresenta l’animale da sacrificare.
Tra le migliori scuole di "figure nere", ovvero figure nere incise su fondo rosso-arancio, troviamo in età anteriore al V secolo la scuola di Caere in Etruria che diede un fondamentale contributo al cambiamento di stile e di ideologia nel campo pittorico greco creando, fra il 540 e il 520 a.C., manufatti dove domina lo stile colorito su cui si stagliano imponenti figure con corpi massicci e grandi teste.
Nell'Idria ceretana troviamo acconciature e motivi floreali di chiara matrice ionica spiegabili con il fatto che la bottega di Caere probabilmente è stata fondata da un colono di origine ionica.
Viene mostrato l’eroe dal corpo possente mentre lotta con un mostro marino.
La presenza della foca indica forse che il dipinto è stato realizzato da un pittore proveniente da Focea una città della Ionia da sempre impegnata ad aprire le vie di comunicazione commerciale dei greci verso il Mediterraneo occidentale.
Tra le più antiche coppe a "figure rosse", ovvero figure rosse dipinte con il pennello sul fondo nero, troviamo alcune grandi coppe "da parata" come questa dal titolo Sacco di Troia.
Nello specifico vediamo raffigurato, all'esterno, il momento in cui Agamennone strappa via ad Achille la sua schiava Briseide, mentre, all'interno, assistiamo alla presa di Troia con Neottolemo che assale Priamo.
Il carattere sacrilego dell'azione è enfatizzato dalla presenza di Aiace che rapisce Cassandra che tenta di difendersi afferrando invano una statua di Atena.
Nella Grecia del V secolo a.C.
La seconda metà del V secolo, quindi in piena epoca "classica", vede una nuova grande stagione della pittura, una nuova era molto diversa sia nei temi che nelle tecniche di raffigurazione dall’età precedente.
Abbiamo visto come la pittura parietale lignea del VI secolo comprendesse scene semplici e continue e come questo tipo di pittura fosse utilizzata come decorazione architettonica o come offerta votiva per adornare le tombe.
In questo periodo troviamo fregi di dimensioni maggiori che decorano gli edifici pubblici.
Inoltre la pittura precedente non conosceva la dimensione prospettica e le figure di grandezza diversa di sovrapponevano su piani diversi del campo dando così la ricorrente impressione di staticità.
Adesso con la pittura di Polignoto di Taso, pittore che lavorò a Delfi e ad Atene, si rinnova la tecnica precedente anche se non si raggiunge ancora la grandezza della pittura della fine del V secolo.
Tuttavia nel suo Sacco di Troia la cui ricostruzione si basa sulle notizie di Pausania e della sua giuda della Grecia, troviamo uno sfondo dalle tonalità pallide e alcune innovazioni nei gesti che però non assumono ancora quella morbidezza e quell'interesse per il dettaglio paesaggistico che sarà tipico della grande pittura di fine secolo.
Infatti proprio sul finire del V secolo a.C. troviamo quella pittura che sarà copiata dai romani e influenzerà la pittura occidentale prima di Roma e poi del Rinascimento.
Il cambiamento è profondo, si ritorna verso la semplicità della rappresentazione sui pannelli, nelle pitture di scena che servivano da scenografia per le tragedie si nota una evidente intenzione prospettica che era applicata non alla composizione nella sua interezza ma per gruppi od oggetti isolati secondo la legge fisica che vuole che l'occhio osserva la scena seguendo punti focali differenti in relazione al movimento della testa.
In questo periodo i pittori divengono inoltre esperti nell'ombreggiatura e nella lumeggiatura per suggerire la rotondità degli oggetti.
Si ricerca e si ammira l'effetto realistico.
Si può ammirare a Firenze nel Museo Archeologico Nazionale un esempio di questa nuova pittura dipinto dal celebre pittore Midia e raffigurante Afrodite e Faone.
Notiamo le linee che enfatizzano la rotondità delle forme senza nascondere la nudità in un evidente tentativo di ricercare un effetto languido, sensuale, decadente, comunque raffinato.
Risulta inoltre evidente la tendenza a non raffigurare scene violente.
L'enfasi è rivolta alla vita della donna frequentemente ritratte nella vita domestica o nella preparazione al matrimonio.
Anche la dea stessa dell'amore è ritratta nelle sue vicende erotiche mentre si unisce o ad Adone o a Faone.
Vi è un senso di fuga che traspare da questi vasi, senso di fuggire da una realtà che vedeva Atene sconfitta contro tutto il mondo greco ribellatosi al suo imperialismo.
L’epoca ellenistica
In epoca ellenistica le prime forme di pittura si caratterizzano per l'uso austero della tecnica a "quattro colori" creando una tavolozza con solo 4 colori (rosso, giallo, nero e bianco).
Risulta inoltre normale per l'epoca l'uso di lumeggiature e di ombre ma anche dello scaglionamento in profondità.
Ma comincia a farsi strada anche la tecnica del "modellato tridimensionale in nero" e l'interesse per le proprietà ottiche delle superficie riflettenti.
A Napoli nel museo archeologico nazionale troviamo il Mosaico di Alessandro. In questo mosaico si vede dipinto un unico momento drammatico, il più emblematico e decisivo: colto nel suo fuggevole scorrere lo scontro finale fra Alessandro e Dario messi l’uno dal verso opposto all’altro in modo tale che i due nemici possano guardarsi negli occhi suggerendo così in chi guarda il senso della drammaticità dell’evento.
Ma c'è un altro tipo di pittura meno turbolenta e realistica del mosaico di Alessandro, è la pittura di corte, statica, allegorica, cerimoniale quella del Fregio di Boscoreale dove in 5 pannelli troviamo due figure poste su uno sfondo neutro e collegate fra loro dai gesti e dallo sguardo, da un'allusione piuttosto che da un preciso intento narrativo.
Nel primo pannello vengono mostrati un filosofo e due figure allegoriche; nel secondo riquadro troviamo una personificazione della Macedonia e una personificazione dell'Asia; il significato allegorico è chiaro e vuole mostrare il predominio della macedonia sull’Oriente reso ancora più emblematico dalla lancia conficcata nella personificazione dell’Asia che rende manifesta l’ideologia macedone che giustificava il proprio dominio sull’Asia in virtù del fatto che quest’ultima era stata conquistata con la spada.
Molto diverso dalla solennità formale del fregio di Boscoreale è la pittura Dioniso e Arianna dove si vede un Dioniso che compie la sua improvvisa epifania con delle movenze estremamente dinamiche e con uno sguardo sensuale compiaciuto da quello che un satiro gli mostra: il corpo nudo di Arianna abbandonata mentre dorme su una spiaggia rocciosa.
La luminosità, il dinamismo di Dioniso e lo stile impressionistico sottolineano la straordinaria varietà di espressione tipica della pittura ellenistica.
Nella Roma Repubblicana
La maggior parte delle pitture parietali romane si sono conservate a Pompei ma furono distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Tuttavia da ciò che è rimasto è possibile isolare 4 stili pittorici: il "primo stile" consisteva nel dipingere pannelli di stucco decorati con modanature di rilievo per simulare rivestimenti marmorei.
Il "secondo stile" fu creato per dare la sensazione di un illusionismo prospettico, di uno spazio in lontananza visto attraverso una fila di colonne o di pilastri posti su uno zoccolo reale.
Si deve andare a New York al Metropolitan Museum of Art per ammirare la Stanza dipinta da Boscoreale tipico esempio di 2° stile pompeiano creato per decorare tre pareti della camera da letto del ricco committente creando una serie di vedute illusionistiche di paesaggi urbani, templi e la campagna. Sullo sfondo si può ammirare un tempio alle cui spalle vi è il cielo azzurro.
Il "terzo stile" venne creato per reagire all’illusionismo prospettico del 2° stile chiudendo le precedenti vedute spaziali con pannelli scuri e creando un architettura dalle forme fantastiche e inconsistenti.
Emblema del 3° stile è rappresentato dal Bacco e Arianna nella parete della casa di Frontone a Pompei dove si crea l’illusione di un piccolo giardino cinto da steccato ma i pannelli scuri escludono la visione e ogni senso di profondità spaziale. Si nota inoltre quella architettura evanescente e fantastica tipica di questo stile nel modo con cui è decorata la parte superiore del muro ripartita con delle sottilissime aedicule, porte e nicchie dove si vedono vasi, maschere teatrali, un tripode e una natura morta.
Il "quarto stile" unisce le vedute spaziali del secondo stile e l’architettura fantastica del terzo stile presentandosi come uno stile riccamente decorato e appariscente definito a volte "baracco".
Il 4° stile è invece evidente da una pittura di una Scena Teatrale della casa di Pinario Ceriale a Pompei.
In questo quadro gli eroi Oreste e Pilade sono inseriti in un ambiente tipicamente romano con gli eroi che appaiono sul palcoscenico recitando l’Ifigenia in Tauride di Euripide.
Si nota la mescolanza dell’illusionismo prospettico con l’idea della profondità sottolineata dai diversi piani che i vari personaggi occupano nel quadro e la sintesi con l’architettura fantastica
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