martedì 16 ottobre 2007

CY TWOMBLY (Lexington,Virginia , 1928)

RICERCHE ACURA DI D. PICCHIOTTI


Cy Twombly (1928), espressionista astratto americano influenzato da Franz Kline e dai suoi suggestivi accordi in bianco e nero insieme aggressivi ed ascetici, dall'intellettualismo di Paul Klee e dai nuovi alfabeti che compongono la sua pittura, elabora un suo personale modo espressivo carico di riferimenti dadaisti, primitivisti e di suggestioni africane, che si esplica dapprima in sculture astratte lattiginose, abbaglianti e luminose, dove la colorazione in bianco accentua il senso di rigore e di minimalismo: questa parte della produzione di Twombly si presta alla stessa chiave di lettura concettuale dei White Painting di Robert Rauschenberg e delle composizioni musicali dell’amico John Cage, autore di celebri 'silenzi'.
Egli stesso definisce la sua poetica del bianco con queste parole : "Quello della bianchezza può essere uno stato classico dell’intelletto o un’area neoromantica di rimembranza, come nella bianchezza simbolica di Mallarmè".
Evidente, soprattutto nelle sculture, il recupero linguistico del Dadaismo in particolare nell'utilizzo dell'assemblage dell'oggetto di scarto, sia pure secondo l'interpretazione new dada che ne compie la cultura americana, anche se Twombly è attratto soprattutto dalla cultura classica umanistica della vecchia Europa, il Rinascimento, il Barocco: trasferitosi a vivere in Italia, Twombly approfondisce il rapporto con testi letterari (Pasolini, Calvino ecc.), poesia, mitologia, prendendo le distanze dall'iniziale impetuosità espressionista, senza tuttavia incanalarsi nelle forme iconografiche della tradizione, mantenendo il suo linguaggio su livelli decisamente astratti, metaforici e simbolici ed approdando ad una pittura segnica di poetica leggerezza, densa di riferimenti e rimandi concettuali.
 Scrittura alfabetica criptica, come si evince dal quadro presentato, di innata eleganza, complessa ed intricata eppure dotata di un ritmo interiore ordinato ed armonioso, lieve, intrisa di luce e di atmosfera, graffito primordiale pregno di significati sfuggenti che provengono dal profondo, dall'interiorità individuale ed universale, dove ognuno si ritrova e si riconosce: questi i tratti salienti del linguaggio-grafia di Twombly, che non a caso si è spesso confrontato con la parola scritta, aprendo la via ad un'altra lettura dell'arte visiva, in confronto diretto col pensiero dello scrittore.
Amante della grande dimensione, nella quale esplica liberamente la componente gestuale del suo modo espressivo, nel quadro proposto Twombly traccia in scioltezza ampie forme barocche, fluide, tondeggianti, abbondanti, arrotolate, quasi sospinte dal vento, qua e là frammiste a piccole incertezze grafiche, secondo un ritmo composito di valenza quasi musicale, un variegato universo di emozioni che coinvolge tutti i sensi.
Il flusso, anziché l'immagine, pare il tema fondamentale di un'opera 'aperta' di grande potere evocativo, frutto di un automatismo gestuale che esprime l'emozione nel suo divenire, mentre indecifrabili frammenti linguistici si compongono magicamente entro la struttura logicamente ordinata di una sequenza narrativa che ci racconta di noi.

Artista che ha saputo inventare un tipo di pittura assolutamente personale e indimenticabile. Anche la sua storia è diversa dagli artisti della sua generazione infatti dopo aver frequentato e studiato insieme ad artisti come Rauschenberg(artista trattato nel blog precedente), Kline e altri, al Blak Mountain College, viaggia in Europa insieme a Rauschenberg, ma a differenza, lui nel 1959 si stabilisce definitivamente a Roma. La sua pittura si allontana dall'espressionismo astratto, pur mantenendo una sottile gestualità, per avvicinarsi a un mondo che lo affascina, che è quello dell'espressione popolare, nel quale si ritrovano scritte murali, riferimenti mitologici, allusioni sessuali, che si combinano costruendo una sorta di universo senza tempo , in cui il passato e il presente si ritrovano sulla sua tela sotto forma di graffiti; tele "grige", con ripartizioni geometriche approssimative, dispersioni di segni esili tracciati apparentemente "male" senza senso dello spazio e della composizione, ma che costituiscono invece l'aspetto più elegante e raffinato del suo lavoro. Come se l'artista nelle sue tele avesse isolato una porzione di muro nel quale si riconoscono parole, nomi propi, quasi sempre mitologici, come se quei segni fossero stati tracciati da un uomo appartenente anch'esso a un tempo mitologico. Invitato ad esporre alla Biennale di Venezia nel 1964, la sua opera è per la prima volta oggetto di una retrospettiva nel 1968 presso l’Art Center di Milwaukee. Seguono numerose altre mostre, tra le quali le importanti retrospettive presso la Kunsthaus Zürich nel 1987, il Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1988 e il Museum of Modern Art di New York nel 1994. Nel 1995 apre a Houston la Cy Twombly Gallery, dove vengono esposte le opere realizzate dall’artista fin dal 1954. Attualmente l’artista vive a Lexington e in Italia.
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