martedì 9 ottobre 2007

Artisti che hanno scritto pagine memorabili nel grande libro della storia dell'arte

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

E' molto importante conoscere gli artisti che hanno scritto pagine memorabili nel grande libro della storia dell'arte, ma è altrettanto importante conoscerne il percorso artistico e le motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere questo piuttosto che quel movimento artistico. Risulta evidente che il periodo storico e le vicissitudini del momento ne caratterizzano fortemente il percorso ma non solo.... andiamo a scoprire insieme quali e quanti movimenti artistici hanno lasciato un' impronta in questo meraviglioso mondo e il perché.
"Per gli altri popoli, l'Italia è ancora una terra di morti, un'immensa Pompei biancheggiante di sepolcri. L'Italia invece rinasce, e al suo risorgimento politico segue il risorgimento intellettuale. Nel paese degli analfabeti vanno moltiplicandosi le scuole: nel paese del dolce far niente ruggono ormai le officine innumerevoli: nel paese dell'estetica tradizionale spiccano oggi il volo ispirazioni sfolgoranti di novità. "Manifesto dei pittori futuristi" 11 Febbraio 1910.
Il passato ha indubbiamente lasciato tracce più evidenti in Italia, nonostante le innumerevoli guerre e invasioni subite nel corso dei secoli, che in qualsiasi altro paese d'Europa. Lo straniero che visiti questo paese è sopraffatto da una tale abbondanza di reperti architettonici, di pitture, sculture e manufatti, etruschi, romani, medievali, rinascimentali e barocchi, che finisce inevitabilmente per trascurare la cultura visiva di quest'ultimo secolo. In Italia esistono pochi importanti musei dedicati specificamente all'arte del XX secolo, e anche quei pochi, i più noti si trovano a Roma e a Milano, non sono sufficientemente rappresentativi, se confrontati con le collezioni francesi, tedesche, americane e perfino britanniche. Questo perché la conservazione del passato ha sempre gravato pesantemente sulle risorse umane e finanziarie dell'Italia.
Non deve quindi stupire che i pittori futuristi abbiano, nel loro primo manifesto del Febbraio 1910, sferrato un attacco violento contro i musei e l'oppressione di una cultura ancorata al passato:
 "Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo. [...] Siamo nauseati dalla pigrizia vile che dal Cinquecento in poi fa vivere i nostri artisti d'un incessante sfruttamento delle glorie antiche."
Attraverso scandali, provocazioni e un'incessante propaganda i futuristi Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini, incoraggiati e appoggiati da quello straordinario promotore artistico che fu Filippo Tommaso Marinetti, fecero conoscere le loro opere a Parigi e a Londra, in Germania e in America, e sebbene la loro produzione artistica fosse limitata rispetto a quella dei cubisti, ogni loro quadro era concepito come un manifesto politico ed estetico. La forza d'impatto insita nelle immagini e nelle parole di questo gruppo è stata molto bene evidenziata nella mostra "Futurismo & Futurismi" tenutasi a Palazzo Grassi a Venezia nel 1985. Gruppi futuristi spuntarono ovunque, in Inghilterra, con il movimento vorticista, in Francia, in Germania, in Russia e perfino in Messico e Giappone. Alla vigilia della "grande guerra" l'arte mondiale era attraversata da un impulso dinamico. Se le invenzioni di Georges Braque e di Pablo Picasso hanno inciso in maniera più rivoluzionaria e quindi più storica sull'espressione artistica, sono in realtà le opere futuriste, con la violenza dei loro messaggi e la capacità di catturare l'attenzione, che hanno scioccato e scosso il mondo. Il futurismo voleva ripulire l'Italia dalla storia e far posto al nuovo, alla violenza all'ostinazione, cosa che la cultura del passato non era disposta a concedere facilmente. In effetti è nel dialogo tra rinnovamento e tradizione che va individuata la forza dell'arte italiana di questo secolo. La tensione tra desiderio del nuovo e consapevolezza del passato ha contraddistinto i più eterogenei movimenti artistici italiani del Novecento. Se l'arte moderna tedesca, nella sua manifestazione più caratteristica, l'espressionismo, si è sempre concentrata su se stessa, l'arte italiana ha sempre dovuto confrontarsi con luoghi culturalmente disomogenei. La cultura italiana è infatti caratterizzata da fratture e contraddizioni tra Nord e Sud, da rivalità tra province, città e paesi che hanno influenzato profondamente il campo delle arti visive.
Nonostante l'insularità della sua cultura visiva alla fine del XIX secolo, l'Italia ha dato vita a due dei principali movimenti artistici del primo Novecento: il Futurismo e la Metafisica. Inventata da Giorgio De Chirico, uno degli artisti più complessi e contraddittori del nostro tempo, la Metafisica rappresentò, tra le altre cose, il tentativo di ricomporre la frattura storica creatasi con il passato. Se il Futurismo predicava la rivoluzione, la Metafisica di De Chirico rivisitava il passato, entrambi pervasi da un'ansia foriera del caos che avrebbe sconvolto l'intera Europa. Le contraddizioni insite nella nuova visione futurista risultano evidenti nel lavoro e nelle aspirazioni di Boccioni: la serie degli Stati d'animo, ad esempio, il cui soggetto è la stazione ferroviaria, comunica nell'immagine complessiva una sensazione di movimento dinamico, che però scompare nei particolari: le figure sul treno sembrano in trance; quelle che stanno lasciando la stazione, ombre dantesche del purgatorio. Sebbene i futuristi esaltino la macchina, il soggetto preferito da Boccioni rimane la madre, attorno alla quale egli fa esplodere la frenesia della vita moderna. La presenza statica e immutabile della madre rappresenta la continuità e la stabilità: è la madre italiana, simbolo della stessa Italia, protesa verso il futuro,

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