domenica 4 novembre 2007

“La donna-prete è contro la dignità della donna”

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Postato il Lunedì, 07 maggio
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Reclamare l’ordinazione femminile significa non riconoscere la dignità delle donne, ha affermato la dottoressa Pia Francesca de Solenni intervenendo il 27 aprile al II Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. La de Solenni, esperta in Teologia Morale e questioni femminili, ha vinto nel 2001 il premio delle Accademie Pontificie consegnato da Giovanni Paolo II per la sua tesi dottorale su San Tommaso d’Aquino. Basandosi sugli insegnamenti dell’Aquinate, la dottoressa de Solenni ha proposto di analizzare la questione della Chiesa e del sacerdozio femminile alla luce della “complementarietà naturale fra uomo e donna”. […] Ordinare una donna, secondo l’esperta, “sarebbe essenzialmente dimostrare un totale disprezzo per la realtà che ella è, in quanto donna e in quanto sposa”. Contrariamente al luogo comune, infatti, “promuovere l’ordinazione della donna è un segno di fraintendimento e anche di mancanza di rispetto per la dignità della donna”.

Il fatto che ci si trovi in un momento in cui “ampiamente si fraintende e si disprezza l’importanza dell’identità femminile significa che la nostra nozione di Chiesa è in pericolo”, “ha perso la sua personalità”, “è diventata un ‘esso’, una mera istituzione piuttosto che un essere vivente”. In questo contesto, la discussione sull’ordinazione della donna è stata una sorta di “ipervalutazione del maschile”, e invece che in un’atmosfera di complementarietà il maschile e il femminile sono stati posti in antitesi tra loro. Se è indubbio che le donne abbiano bisogno di una voce nella Chiesa, si deve trattare di “una voce autentica”, e non della “loro voce trasformata in modo da sembrare una voce maschile”. Le donne, ha concluso la de Solenni, hanno nella Chiesa e nella società un ruolo unico, che non deve essere ridotto al medesimo paradigma dell’uomo, “altrimenti si corre il rischio di perdere ciò che è autenticamente femminile – non il femminile della moda, ma la varietà femminile delle sante, la cui personalità e forza si espande con la stessa, se non maggiore, grandezza dei santi”.
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