lunedì 12 novembre 2007

IL DISAGIO DELLA CIVILTÀ E LE AVANGUARDIE

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Con il termine di avanguardia si indica un movimento artistico che si propone un de-
cisa rottura con la tradizione e la cultura ufficiale.
Si designano così nel campo delle arti figurative le correnti più vitali che, ai primi del
Novecento, si oppongono ai canoni estetici e all’insegnamento dell’istituzione acca-
demica. Questi erano infatti sempre più basati sulla sterile imitazione dei modelli del
passato o della natura.
Le avanguardie promuovono un radicale mutamento dei rapporti tradizionali tra
l’artista e il pubblico, scardinando le regole canoniche della produzione e della diffu-
sione della opera. Saltando la mediazione della critica e proponendosi direttamente al
pubblico, mediante il manifesto programmatico, la scelta di canali di diffusione auto-
noma quali lo spazio espositivo o lo spettacolo provocatorio (le serate dadaiste o
quelle futuriste), l’artista si propone come intellettuale sperimentatore che relaziona
in modo stretto teoria e pratica.
Carattere essenziale della ricerca delle avanguardie storiche, al di là delle differenti
scelte tematiche, è così la rifondazione del linguaggio mettendo in crisi il presuppo-
sto di una corrispondenza tra sistema di rappresentazione e realtà, tra arte e natura.
IL CONTESTO STORICO E CULTURALE
La ricerca delle avanguardie artistiche che caratterizzano l’inizio del secolo si inseri-
sce nel contesto della complessa fase storica che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento
sino alla Prima guerra mondiale.
È l’epoca nella quale la competitività produttiva che contraddistingue il sistema di
produzione capitalistico acuisce all’interno le tensioni sociali e all’esterno promuove
quella politica di espansione aggressiva che sfocerà nel conflitto mondiale. Le tendenze
autoritarie caratterizzano la Germania di Guglielmo II, dove ondate di scioperi si susse-
guono dal 1895 al 1912; lo stesso malessere sociale che si scontra contro l’indifferenza
della classe dominante sfocia in Italia nelle cannonate contro i dimostranti ordinate dal
generale Fiorenzo Bava Beccaris a Milano nel ‘98.
A questa società materialisticamente volta al profitto e alla negazione feroce di tutto
ciò che a questo si oppone, gli artisti dichiarano la loro estraneità.
Nella cultura europea di questo periodo sempre più largamente si fa strada un rabbio-
so spirito antiborghese che, respingendo quell’orientamento realistico così legato alla
tanto vituperata mentalità capitalistica, delinea una nuova concezione dell’arte ed un
nuovo ruolo dell’artista.
Una forte ventata di irrazionalismo percorre il pensiero di fine secolo e la si riconosce
nella liberazione delle passioni contro le costrizioni della morale, teorizzata da Friedrich
Nietzsche, nella concezione del tempo come durata, flusso continuo della vita interiore
di Henry Bergson.
→ Vedi, sul manuale di filosofia, l’opera di Henri Bergson (1859-1941). Bergson nel Saggio sui
dati immediati della coscienza (1889 ) concepisce il tempo come durata nella realtà interiore della
coscienza. Mentre nello spazio reale i diversi elementi fisici sono esterni gli uni agli altri, separati
da intervalli, i fatti di coscienza, che si svolgono nel tempo reale, non sono separati gli uni dagli
altri ma si compenetrano.
Nel rifiuto della funzione imitativa dell’arte, che caratterizza la ricerca delle avanguar-
die, confluiscono tutte queste suggestioni culturali; il rapporto con la civiltà industriale
si configura quindi in maniera complessa e sostanzialmente duplice.
1. Un primo gruppo di artisti esprime un sostanziale rifiuto del sistema produttivo: que-
sto atteggiamento accomuna l’espressionismo del movimento Die Brucke ( "Il ponte");
l’astrattismo del movimento Blaue Reiter (“Il cavaliere azzurro”), di Paul Klee (1879-
1940), Piet Mondrian (1872-1944) e Kazimir Malevich (1878-1935), il dada e il surrea-
lismo.
2. Un secondo gruppo di artisti tende a valorizzare elementi importanti della civiltà con-
temporanea quali il dinamismo e la tecnologia: a questa seconda tendenza fanno capo
movimenti quali: il cubismo, il futurismo e il costruttivismo.
1. IL RIFIUTO DELLA CIVILTÀ CONTEMPORANEA
L’ espressionismo: Die Brucke
Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976), Fritz Bleyle,
Erick Heckel (1883-1970), a cui poi si uniranno Max Pechstein (1881-1955), Otto Mul-
ler (1974-1930) e Emil Nolde (1867-1956) furono i protagonisti del gruppo Die Brucke,
(Il ponte), riunitosi a Dresda nel 1905. Nella loro concezione dell’arte la creazione è
concepita come libera espressione dell’individuo che rappresenta sulla superficie la sua
esperienza sensibile.
L’immagine che l’artista espressionista estrae da sé è qualcosa di estremamente vivo
che viene comunicato con una forte tensione dei mezzi pittorici. La figura viene defor-
mata in modo violento mediante una dura linea di contorno spezzata, il colore è aggres-
sivo e dissonante. Per dar corso al fluido manifestarsi delle pressioni emotive gli artisti
del movimento Die Brucke disprezzano il disegno accademicamente esatto a cui oppon-
gono una grande audacia tecnica. Si arriva ad usare, ove necessario, le dita o la spatola
per dare spessore al colore.
L’arte di Kirchner esprime una violenta demistificazione della società del suo tempo, le
sue scene di strada, in cui le persone passano chiuse nella loro solitudine, distruggono il
mito impressionista della città borghese gaia e piena di vita come in Cinque donne per
la strada (1913, Colonia, Museo Ludwig).
→ Vedi, sul manuale di storia dell’arte, il dipinto Cinque donne per la strada: le pose e gli
atteggiamenti sono quelli delle donne di strada; lo squallore della loro esistenza viene espresso dai
colori lividi e cupi, dalla deformazione della figura allungata e chiusa da linee spezzate.
Alla cruda rappresentazione della metropoli con i suoi vizi, Emil Nolde oppone le “tem-
peste di colore” dei suoi paesaggi in cui la natura è rappresentata nella sua potenza pri-
migenia attraverso il cielo e il mare. Per esempio nel dipinto il Sole tropicale (1914)
l’ora del tramonto, la morte della luce e l’avvento delle tenebre sono resi con pochi e
forti colori: il rosso arancione solcato dalle nuvole violacee, la massa verde scuro di una
foresta, le onde spumeggianti del mare. Questa profonda identificazione con la natura si
3 Percorso 32 - Il disagio della civiltà e le avanguardie
esprime anche nella concezione dell’arte di Nolde: “l’opera mia esce dalla materia così
come nella natura la pianta esce dal terreno che le è adatto”.
Il rapporto emozionale che l’artista espressionista instaura con la realtà era già stato e-
spresso nella cultura figurativa di fine Ottocento. Il conflitto interiore, la drammatica re-
lazione con il mondo che tanta parte ha nell’esperienza dell’uomo contemporaneo, si era
già espressa nell’arte di Vincent Van Gogh (1853-1890), di James Ensor (1860-1949),
di Edvard Munch (1863-1944).

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