Quei versi "segreti" di Garcia Lorca
di Alessandro Censi
A colloquio con Glauco Felici, studioso e traduttore del poeta spagnolo
Federico García Lorca, il giovane poeta antifascista vittima della Spagna nera e intollerante, autore di liriche dense di fiammeggiante vitalità gitana, confessò un giorno: « Io non mangio, non bevo, non capisco nient’altro che la Poesia ».È per questo che il poeta nato a Fuentevaqueros nel 1898 e assassinato a Viznar nel 1936 dai falangisti di Francisco Franco in circostanze mai ben chiarite fece del lirismo la casa di ogni sua emozione, e del teatro la palestra del proprio ingegno.
Tredici raccolte di poesie, undici opere teatrali, numerosi dialoghi, conferenze e testi sciolti costituiscono il frutto di una breve esistenza interamente dedicata all’arte, che oggi possiamo conoscere nella sua integrità grazie alla pubblicazione delle poesie giovanili inedite, vero programma esistenziale e poetico dell’autore di Romancero gitano e del Maleficio della mariposa. « È singolare la vicenda di questo gruppo di manoscritti » , mi dice Glauco Felici, studioso e traduttore di García Lorca e adesso curatore del volume Il mio segreto, un vero evento editoriale in quanto presenta, oltre alle prime raccolte pubblicate da Lorca, anche 161 poesie inedite, scritte dal 1917 al 1919; « lasciati da parte per l’edizione Maroto, non furono scartati in via definitiva, tanto che lo stesso Federico, assieme al fratello Francisco, provvide a selezionarli, a numerarli e a datarli.
Probabilmente pensava di pubblicarli in anni successivi o comunque di assicurarne la conservazione in vista di una futura diffusione. Gli anni a cui risalgono queste poesie - continua Felici - furono particolarmente intensi e formativi per la breve vita di Federico. In quel periodo cade, per esempio, l’abbandono degli studi musicali, in seguito alla morte dell’insegnante verdiano Antonio Segura Mesa.
Dopo il rifiuto della famiglia di lasciargli continuare gli studi a Parigi, Lorca decise di dedicarsi alla scrittura, di “ partire verso il bene della letteratura” » .
Signor Felici, cosa aggiungono le poesie inedite al mito consolidato di García Lorca? « Aggiungono un’informazione che non avevamo: prima ancora di aver compiuto vent’anni, Lorca era già un grande poeta al culmine delle sue capacità espressive. Le poesie riunite nel volume Il mio segreto sono lo specchio fedele di un’intensa stagione giovanile e al tempo stesso la testimonianza entusiasmante di una voce poetica agli esordi, ma già toccata dal dono della perfezione. Lorca riusciva già a fare proprie le tendenze poetiche del momento, ma al tempo stesso queste poesie prefigurano in qualche forma i grandi sviluppi successivi che l’hanno fatto spesso definire un poeta surrealista e che si caratterizzano per quelle immagini all’apparenza assurde ma piene di significato che troveremo non solo nella sua poesia più matura, ma in tutta la grande stagione surrealistica spagnola » .
Quali sono, secondo lei, i fermenti che rendono la poesia di Lorca così coinvolgente: la passionalità, il ritmo gitano? « La passionalità e il ritmo gitano sono due elementi fondamentali della sua poesia, ma non sono certo gli unici ingredienti della sua intensità espressiva. Il riferimento al mondo gitano è quello che ha avuto più fortuna perché è più orecchiabile, più folcloristico e perciò più immediatamente comprensibile al grande pubblico. Ma ci sono anche accenti di profondo sentimentalismo che non hanno molto a che fare con la cultura gitana » .
Che cosa influenzò maggiormente, in gioventù, la personalità poetica di Federico García Lorca? « Tra le cose che influenzarono la sua espressione poetica in quegli anni ci fu probabilmente la scoperta della sua condizione di omosessuale e soprattutto delle complicazioni e dei condizionamenti che questa avrebbe comportato nella società di quel tempo. Nelle poesie inedite ci sono già alcuni accenni a questa situazione, anche se non espliciti come quelli che si ritrovano in altre composizioni più mature, per esempio nei Sonetti dell’amore oscuro, o nelle opere teatrali » .
Lorca è stato spesso dipinto come un istrione, un uomo dalla spiccata teatralità. Concorda con questo ritratto? « Secondo me, il termine istrione è poco appropriato. Lorca aveva una gran voglia di esporsi, di mettersi in mostra, ma era un modo per esprimere le sue percezioni, le sue idee, i suoi sentimenti. Non era un protagonismo fine a sé stesso, ma aveva sempre un contenuto, un motivo » .
Lorca fu ucciso dai franchisti perché considerato un comunista. Ma aveva mai svolto attività politica? « Lorca non era un militante attivo come lo fu, ad esempio, Rafael Alberti, ma le sue adesioni, iniziative e dichiarazioni politiche, anche fra amici, dimostravano inequivocabilmente le sue simpatie per la Repubblica e per il socialismo. Fu ucciso per diversi motivi: anche a causa della sua omosessualità, che non è da sottovalutare tenendo conto di quel momento storico della Spagna; ma soprattutto perché era ormai un personaggio molto popolare e amato, e questo al regime che si andava configurando non piaceva. È di questi giorni la notizia che i ricercatori dell’Università di Granada si accingono a compiere una ricognizione nelle fosse comuni di Viznar, dove Lorca fu sepolto dopo la fucilazione, nella speranza di ritrovare i suoi resti – che finora non sono mai stati identificati – servendosi delle tecniche del DNA » .
Nell’introduzione al volume da lei curato il critico Miguel García Posada scrive che Lorca, benché entrasse nella letteratura nel pieno delle avanguardie, non se ne lasciò travolgere e mantenne le distanze rispetto al Cubismo e alla poesia pura. Come riuscì a conservare una sua voce originale in un periodo di così contagiose rivoluzioni letterarie? « Penso che gli inediti di gioventù ora pubblicati ci restituiscano appieno la ricchezza e l’originalità dell’ispirazione di Lorca. Egli era dotato di una sensibilità indiscutibile, davvero eccezionale in una persona così giovane. Probabilmente la risposta alla sua domanda è proprio qui: Lorca possedeva un patrimonio di espressività e sentimenti di tale portata da essere inattaccabile dalle lusinghe delle avanguardie, di qualunque genere esse fossero » .
Garcia Lorca,
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