venerdì 2 novembre 2007

Ministero degli Esteri "Dove la Diplomazia incontra l'Arte"

di Ugo Colombo Sacco di Albiano


Verso una Farnesina abitata dalla cultura italiana contemporanea
Pochi sanno che la Farnesina, sede del Ministero degli Esteri, da un decennio abbondante arreda i propri ambienti di rappresentanza con esempi significativi dell'Arte contemporanea italiana, secondo una formula geniale ed economica che permette di ospitarli a rotazioni nei propri spazi espositivi.
• diplomatici» afferma Sergio Romano «hanno sempre scelto, per se stessi, i palazzi più belli delle loro capitali e li hanno sempre riempiti di quadri, arazzi, bronzi, argenti, porcellane. Il Ministero degli esteri è il salotto buono del Paese il luogo in cui l'ospite straniero deve trarre la migliore delle impressioni possibili. Bisogna quindi arredarlo con lusso, evitare di chiamarlo semplicemente «ministero» (un termine troppo burocratico) e dargli un nomignolo allusivo, confidenziale [...]».
Così scrive l'ambasciatore sulle pagine del «Corriere della Sera» (15 aprile 2007), nell'intervento dedicato alla presentazione del volume Dove la Diplomazia incontra l'Arte, di Ugo Colombo Sacco di Albiano, (Editore Colombo, novembre 2006), un'opera illustrata che raccoglie dati, testimonianze storiche e contributi iconografici che descrivono gli ambienti di rappresentanza in cui il governo d'Italia, fin dai giorni antecedenti all'Unità, ha condotto la sua inesauribile azione diplomatica. La Segreteria di Stato, come era chiamato in età sabauda il Ministero degli Esteri, ha occupato, nel corso degli anni, prestigiose sedi a Torino (Palazzo delle Segreterie), a Firenze (Palazzo Vecchio) e a Roma (Palazzo della Consulta, Palazzo Chigi, Villa Madama e Palazzo della Farnesina).
Il brano che segue, che pubblichiamo per cortese concessione dell'editore, descrive la “politica” condotta dalla Farnesina nel campo dell'Arte contemporanea, per “arredare”, ovvero per stupire e sedurre i grandi interlocutori della politica internazionale e allo stesso tempo per promuovere una risorsa di cui il nostro Paese va giustamente orgoglioso: l'ingegno, la creatività – e l'Arte stessa – che sono essenza di quel made in Italy che il mondo apprezza e richiede. Un'operazione interessante per tutto il circuito, gli artisti in primo luogo, che ne conseguono un riconoscimento e un'esposizione ai massimi livelli istituzionali.
Verso una Farnesina abitata dalla cultura italiana contemporanea.
Sul finire degli anni Novanta, il Palazzo della Farnesina ha registrato l’avvio di un esperimento nuovo e per certi versi esaltante: l’inserimento nei suoi ambienti di selezionate opere d’arte italiana del XX secolo.
Oltre ad abbellire gli spazi architettonici più significativi, il progetto ha inteso consentire alle delegazioni straniere e al pubblico in visita di accostarsi alle opere di illustri artisti italiani che hanno segnato l’affermazione europea ed internazionale dell’arte italiana Novecentesca.
Per attuare l’iniziativa ideata dal già Segretario Generale, Ambasciatore Umberto Vattani (creativamente continuata, con determinazione, dal suo attuale successore, Ambasciatore Paolo Pucci di Benisichi), l’Amministrazione ha avviato contatti con Fondazioni, Archivi e Collezioni private, ottenendo convinte adesioni ai fini della stipula di intese di comodato, che prevedono il prestito gratuito di opere per periodi biennali, rinnovabili.
L’ASSITALIA ha assunto le spese relative alla copertura assicurativa, consentendo in tal modo la costituzione di una collezione, che sarà arricchita con ulteriori contributi, qualora l’esperimento riesca ad affermarsi in pianta stabile.
Le opere esposte in occasione della Presidenza Italiana del G-8 e del semestre di Presidenza italiano dell’U.E. hanno mirato a sottolineare anche l’importanza che il Ministero degli Esteri attribuisce alla proiezione culturale – estesa alla componente contemporanea – quale parte integrante della politica estera italiana.
L’Ambasciatore Vattani ha ricordato che la creazione della collezione, concretamente avviata nel 2000, fu all’epoca una scommessa rischiosa «che ora sappiamo di aver vinto: essa ha dato nuovo slancio alla diplomazia culturale e ha creato un formidabile veicolo per far conoscere le correnti…dell’arte italiana…».
A nostra conoscenza l’iniziativa ha un solo significativo precedente storico italiano che, mutatis mutandis, le può essere in certo qual modo accostato: la dotazione artistica del Palazzo del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato (già delle Corporazioni e ora una delle due sedi in cui si articola il Ministero delle Attività Produttive) che Marcello Piacentini e Giuseppe Vaccaio realizzarono nel 1928-32. L’interno di tale Dicastero, a seguito di un progetto già attuato in parte sin dai suoi primi anni di uso, è infatti ricco di opere d’arte e di artigianato di Mario Sironi, Ferruccio Terrazzi, Romano Romanelli, Pio e Silvio Eroli, Gio Ponti, Attilio Selva, Fortunato Depero, Francesco Messina, Enrico Prampolini, Roberto Melli, Francesco Trombadori, Luciano Minguzzi, Piero Marussig, Fausto Pirandello.
Per meglio comprendere lo spirito col quale l’Ambasciatore Vattani si è mosso nel pianificare il vasto progetto, riteniamo interessante rievocare alcune sue iniziative anteriori: l’invio a Londra, per celebrarne l’entrata nella CEE (facendo un gesto molto apprezzato dal Premier Heath), del magnifico busto di Michelangelo Il Bruto che restò lì a lungo; quindici anni dopo, sempre a Londra, in occasione della visita di Stato del Presidente Francesco Cossiga, la collocazione, in una deliziosa piazzetta prossima all’Ambasciata, di una fontana contornata da quattro platani, una Nereide di Mario Marini che ebbe un grandissimo successo; la sistemazione davanti al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York di una Sfera di 4 metri di diametro di Arnaldo Pomodoro, visibile a tutti i visitatori; l’installazione davanti al palazzo del Bundestag di un Cavaliere di Mario Marini, caduto da cavallo, ma non disarcionato, anzi che si sta rialzando (un soggetto significativo per la riunificazione di Berlino e dell’Europa); l’innalzamento a Bruxelles di un albero in marmo di Carrara di circa 9 metri che intende rappresentare l’Albero della vita, donato dall’Italia per il semestre di Presidenza Italiana dell’U.E.; l’apposizione davanti al Teatro dell’Opera di Los Angeles di una splendida scultura, intitolata Colpo d’ali.
Il Segretario Generale emerito ha confessato, due anni addietro, di essersi chiesto «perché non si potesse fare lo stesso alla Farnesina, tenendo conto tuttavia delle differenze tra il nostro Ministero e quello dei Beni Culturali, preposto alla conservazione delle opere. Mi rivolsi all’allora Ministro degli Esteri Lamberto Dini e gli dissi che c’erano troppe pareti vuote nei saloni di rappresentanza e che istallarvi delle opere d’arte sarebbe stato anche molto apprezzabile dalle delegazioni straniere in visita. Lui accettò subito ed io chiesi a Pietro Consagra un suo bronzo e me ne diede uno molto grande che si trova adesso in bella mostra in una sala. Poi si aggiunsero Dorazio e Capogrossi. La nipote mi diede due grossi cartoni di Mario Sironi, verso il quale confesso di avere un debole sin dai tempi dell’Università La Sapienza da lui affrescata. Ed ancora: un Vedova, Lucio Fontana, Burri, Turcato e perfino un Depero, intitolato “La rissa”, che mi sembrò molto divertente, visto che noi dovremmo sedarle le risse, ma poi…Inoltre, una stupenda cavalcata di Cambellotti in gesso che non è mai stata fusa, e questo grazie al nipote. Insomma una collezione che ha arricchito la parte di arte metafisica e futurista. Di De Chirico abbiamo tante opere da dedicargli la sala da pranzo. Siamo arrivati a circa 200 opere che abbiamo raccolto in un bel catalogo. Quando Giulia Maria Crespi, Presidentessa del FAI, ci chiese di poter fare la conferenza stampa nelle sale della Farnesina, accettai ed aprii per due giorni per far vedere la ‘collezione’. E provai una certa commozione nel vedere quelle file ordinate fino al Tevere, con persone di ogni età e molti giovani, sotto un caldo torrido…».


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