lunedì 26 novembre 2007

Ambienti e fatti dell’arte"La cultura artistica americana"

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

La cultura artistica americana, priva di tradizione figurativa autonoma, ripropone, agli inizi del 1900 un atteggiamento coloniale. Una grande quantità di opere d’arte attraversa l’Atlantico e affluisce nelle collezioni dei magnanti dell’industria e l’investimento nelle opere d’arte significa acquisizione di prestigio e di tradizione culturale. L’arte contemporanea, inizia ad interessare al pubblico americano, tra il 1908 e il 1913. Per molti artisti si tratta di un vero e proprio choc, il verificare che l’arte moderna viene dall’Europa e che quindi, il discorso statunitense deve ancora essere definito in relazione alla nuova dimensione dell’universo tecnologico industriale. Soprattutto per tutte le suggestioni cubiste e le istanze del dinamismo futurista a influenzare l’opera di Mc Donald Wright, Arthur Dove, J. Stella e di Stuart Davis. Sono presenti i retaggi del provincialismo della produzione statunitense, legata alla retorica dei soggetti presi dalla "scena americana" e illustrativa degli ambienti sociali più depressi, il regionalismo. Josè Clemente Orozco, Diego Riviera e David Alfaro Siqueiros danno vita al muralismo messicano. Loro non volevano rinchiudere le loro opere nei musei dove solo chi ha tempo può andarle a vedere, ma non certo la gente che lavora, e quindi se le mostre non potevano farle nei musei, le facevano nelle strade … dipingevano i muri delle vie, dei palazzi pubblici, dei sindacati. Nel 1934 si mette a punto la tecnica del caso pittorico, vale a dire gli effetti causali delle materie a pronto essiccamento, ottenuti con l’uso delle tecniche dei materiali della tecnologia industriale: la fotografia, la pistola a spruzzo e i coloranti chimici. Le mostre dei giovani artisti alla galleria Art of this Century rivelano la raggiunta autonomia degli espressionisti astratti americani, indipendenti dalle fonti europee. Al Salon di primavera nel 1942 accanto a Pollock si impongono William Baziotez e Robert Mortherwell che saranno presenti nella galleria anche negli anni successivi. Nel 1944 Baziotez presenta le sue Morfologie un’interpretazione surreale ispirate a Matta. Nello stesso anno Motherwell espone più di 40 opere. Teorico oltre che pittore, è forse l’artista che meglio esprime il legame tra operazione estetica e esistenza. Breton parlando di Gorky definisce la sua opera <>. Breton rivela una delle componenti fondamentali della poetica di Gorky: i ricordi dell’infanzia, il legame con la madre, i paesaggi dove lui è nato. Si precisa la consapevolezza di una raggiunta identità del movimento espressionista astratto: è la scelta definitiva di spazi illimitati che si proiettano su ampie superfici senza soluzione di continuità tra interno-esterno, forma-informe, colore-luce, percezione ottica ambiguità della visione. Negli anni ’50 William De Kooning è forse l’unico artista assieme a Pollock che incarni lo spirito della generazione eroica dell’action painting. Nel 1951 scrive: << Ad alcuni pittori, me compreso, non interessa su quale sedia sono seduti. Non c’è neppure bisogno che sia comoda. Essi sono troppo nervosi per scoprire dove dovrebbero sedere… Piuttosto essi hanno scoperto che la pittura, in effetti, è oggi un modo di vita… Ecco dove sta la sua forma. Il fatto di essere libera consiste esattamente nella sua inutilità. Quegli artisti non vogliono essere conformisti >>. Ecco allora la sperimentazione di nuove tecniche e di nuovi materiali. In una conferenza tenuta per la BBC, a Londra, nel 1956, il critico d’arte Meyer Shapiro tenta una prima distinzione tra le due tendenze emerse all’interno della pittura americana, distinguendo tra l’arte di << impulso e caso >> di Pollock e De Kooning e l’astrazione del << campo >> cromatico do Rothko, Newman e i più giovani Still e Reinhardt. Negli anni ’60 si afferma la Pop-art, che all’esasperato individualismo dell’informale contrappone un drastico rapporto tra arte e vita, assumendo direttamente gli oggetti dalla realtà, isolati o inseriti in un contesto pittorico, per un’esigenza di lucida ricognizione analitica e di ristrutturazione del quotidiano paesaggio urbano. Pubblicità, immagini televisive, rotocalchi, fumetti, fotografie, segnaletica stradale costituiscono il repertorio della Pop-art. I maggiori protagonisti sono accanto ai primi contestatori dell’immagine, Rauschenberg, Johns e Twombly, artisti come Dine, Oldenburg, Segal, Lichtenstein e Warhol.

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