mercoledì 3 ottobre 2007

BENTORNATO, CÉZANNE

RICERCA DI D.PICCHIOTTI

TORNANO IN ITALIA DA TUTTO IL MONDO LE OPERE DEL GRANDE MAESTRO DI AIX-EN-PROVENCE, PADRE DELLA PITTURA MODERNA

Storia dei due collezionisti che portarono a Firenze una raccolta di inestimabile valore. Perduta forse per leggerezza e ignoranza. E che oggi potrebbe dare lustro ai nostri musei.
Se si esclude una piccola e poco significativa opera giovanile (I ladri e l’asino, Milano, Galleria d’arte moderna), oggi in Italia non abbiamo neppure un quadro di Paul Cézanne (1839-1906), il padre dell’arte moderna. Eppure, nella prima metà del Novecento, Firenze poteva vantare una delle più importanti collezioni di sue opere, che poi finiranno per varie vicende disperse in importanti musei a New York, Boston, Washington, Londra, Berlino, Oslo, San Pietroburgo. 
Questa raccolta, di cui oggi l’Italia potrebbe andare fiera, fu creata alla fine dell’800 dalla preveggenza di due giovani e ricchi collezionisti americani stabilitisi a Firenze: Egisto Paolo Fabbri, di origine italiana, e Charles Alexander Loeser, di famiglia tedesca. Essi misero insieme una cinquantina di opere di Cézanne, parte delle quali torna in Italia in questi giorni per una mostra che ricostruisce il clima culturale della Firenze di allora: le prime esposizioni sugli impressionisti, gli appassionati dialoghi sull’arte.
La mostra Cézanne a Firenze, aperta dal 2 marzo al 29 luglio nei rinnovati spazi espositivi di Palazzo Strozzi, ci racconta tutto questo; riproponendoci quelle tele “perdute” e accostandole alle opere dei pittori che furono contemporanei di Cézanne – i francesi, gli americani e i toscani – in un crogiolo di idee e novità in cui lo stesso Fabbri si misurò attivamente, essendo lui stesso pittore.
La famiglia Fabbri, immigrata in America, aveva fatto fortuna: basti pensare che lo zio di Egisto – Egisto Paolo senior – era socio del famoso banchiere John Pierpont Morgan. Fabbri junior poté così studiare pittura a New York e poi a Firenze, dove la famiglia nel frattempo si era trasferita. Nei suoi soggiorni a Parigi incontrerà Edgar Degas, sarà allievo di Camille Pissarro e nel 1896 incomincerà ad acquistare da Ambroise Vollard (il mercante degli impressionisti) i suoi “primi” Cézanne; al suo ritorno a Firenze arriverà a possederne una trentina. Parallelamente Alexander Loeser, figlio di uno dei più ricchi commercianti di tessuti di Brooklyn, dopo aver studiato filosofia ad Harvard si trasferisce a Firenze insieme con il grande storico dell’arte Bernard Berenson. Anche Loeser è sensibile all’arte e i due amici frequentano le pievi romaniche, a caccia dei “primitivi” della pittura italiana. Come Fabbri, anche Loeser è affascinato dalla pittura di Cézanne, di cui acquista da Vollard una quindicina di tele per la sua villa di Gattaio, vicino a San Miniato.
Gli anni d’oro della collezione
I quadri della collezione Fabbri-Loeser sono esposti a Firenze, nel 1910, alla prima mostra italiana sull’impressionismo: è l’occasione per il pubblico italiano di conoscere l’opera di Cézanne, a quattro anni dalla sua morte. Poi è la volta della Biennale di Venezia del 1920, dove un’intera sala – peraltro poco frequentata – è dedicata al grande maestro. La terza e ultima occasione di vedere insieme la collezione Fabbri-Loeser è costituita dalla mostra del 1945 sulla pittura francese a Firenze, a Palazzo Pitti, curata da Bernard Berenson.
È lecito a questo punto domandarsi come e perché si disperse questa preziosa collezione. Loeser, come egli stesso scrive, custodiva i suoi Cézanne in sala da pranzo e in quella da musica: «Due pianoforti e i miei sei Cézanne ben spaziati sul muro dalla calda tonalità grigio chiara». Se tra i suoi illustri ospiti il primo ministro britannico Winston Churchill non dimostrò affatto di apprezzarli, il presidente degli Stati Uniti Harry Truman non fu da meno: Loeser gliene lasciò in eredità otto a scelta, ma i quadri rimasero in Italia fino al dopoguerra e fu solo Jacqueline Kennedy a trovare loro un posto alla Casa Bianca.
Quanto a Paolo Fabbri, la sua conversione al cristianesimo lo spinse a dedicare energie e risorse economiche a opere sociali. Architetto, oltre che pittore, egli ricostruì un intero quartiere di Firenze (tra San Marco e piazza della Libertà) e lasciò Palazzo Fabbri ai padri Scolopi. Ricostruì poi a sue spese l’antica pieve romanica di Serravalle, tra La Verna e Camaldoli, nel Casentino, creandovi un convento e una scuola di canto gregoriano secondo il nuovo metodo americano della signora Ward, adatto anche ai bambini. Questa impresa, di sapore medievale e francescano – così come piaceva a Fabbri, che vi coinvolse le suore e l’intero paesino di Serravalle –, fu finanziata con la vendita dei suoi più bei Cézanne. La sorella Ernestine, anche lei pittrice, ricorda nel suo diario quel 15 di novembre del 1928 in cui 16 Cézanne furono ceduti per 400.000 dollari (il corrispettivo di 8 milioni dell’epoca) a un petroliere americano.
Tutte queste cose ci racconta la mostra Cézanne a Firenze attraverso 100 quadri, le fotografie, le lettere e i saggi del catalogo (Electa). Inoltre ci dà modo di conoscere 16 belle tele di Egisto Paolo Fabbri, tra cui un suo autoritratto giovanile. Ritroviamo l’album di famiglia di Egisto: eccolo, nelle foto, con le suore Mantellate, o nella rustica villa di Bagazzano con Bancel, figlio del pittore La Farge. Le opere di John La Farge, esposte in mostra insieme a quelle di Sargent, Lloyd e Mary Cassatt, aprono tra l’altro un inedito capitolo sulla pittura americana.
Il Cézanne ritrovato
Cuore della mostra restano però quei 20 Cézanne che si ritrovano insieme a Firenze per questa breve “vacanza italiana”; a cui si è aggiunta, inaspettata, una piccola tela ritrovata dalla curatrice Francesca Bardazzi, una copia dalla Grande cena in casa di Simone del Veronese. Il legame tra Cézanne e Fabbri è testimoniato da una lettera autografa del 31 maggio 1899 in cui Cézanne si dichiara compiaciuto dell’interesse del collezionista. Infine, l’influsso che Cézanne ebbe sull’arte toscana è messo in rilievo da un gruppo di opere di artisti quali Giovanni Fattori, Ardengo Soffici (pittore e critico), Felice Carena, Medardo Rosso (scultore). Tra i contemporanei di Cézanne, da non perdere Il giardiniere di Vincent Van Gogh e quattro opere del grande Camille Pissarro,
SI RINGRAZIA Famiglia Cristiana

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