giovedì 4 ottobre 2007

L'anima delle cose

A cura di arch. Vilma Torselli

Breve storia delle cose, specchi riflettenti dell'animo dell'uomo.

Protagonista della pittura di tutti i tempi, alla quale era demandato il compito di costruire una testimonianza verosimigliante e durevole della realtà, è la figura umana, che raggiunge il massimo della personalizzazione nel ritratto: le cose, gli oggetti, i complementi della quotidianità non rivestivano importanza alcuna, risolvendo nella loro utilità funzionale tutto il loro significato.
Nel secondo cinquecento, tuttavia, si scopre il lato edonistico dell'oggetto, di cui si comincia ad apprezzare la preziosità, la bellezza o semplicemente la stranezza e si diffonde in tutta Europa, presso le classi sociali più abbienti, la moda della Wunderkammer, la "stanza delle meraviglie" , il luogo in cui il collezionista racchiude e custodisce oggetti curiosi, ornamentali o artistici, che suscitano sorpresa, ammirazione, stupore.
La pittura fiamminga, specie quella di Jan Bruegel, Pieter Claesz, Willem Kalf, estremamente analitica ed attenta al dettaglio, realistica e di grande precisione ottica, per prima introduce nella composizione pittorica gli oggetti del quotidiano, sia di proprietà del soggetto rappresentato sia da soli, inseriti quali unici protagonisti nei celebri interni, dando l'avvio, in pieno '600, alla tematica della natura morta.

L'oggetto, da sempre, rappresenta uno status simbol molto indicativo della posizione socio economica del soggetto, legato all'appartenenza di classe, ed è al tempo stesso  un modo indiretto molto efficace per definirne le caratteristiche psicologiche potendo facilmente assumere un significato simbolico: per questi motivi  esso è divenuto, lungo il corso della storia dell'arte, sempre più indispensabile al linguaggio pittorico, sia come integrazione dell'immagine umana, sia di per sè stesso, in questo caso caricandosi di significati metafisici. E' il caso di un celebre dipinto di Van Gogh, una natura morta con Bibbia (1885), dove la Bibbia è per Vincent il simbolo della figura paterna, del  padre severo ed estraneo che ha cercato di imporgli un'educazione religiosa: alla presenza di una candela spenta, oggetto di solito connesso al concetto di spiritualità, la Bibbia viene accostata ad un altro libro di esplicito significato simbolico, "La joie de vivre" di Emile Zola, inviso al padre per i suoi contenuti apertamente laici, moderni e naturalisti, simboleggiando così il conflitto umano tra padre e figlio.

Le avanguardie del '900 abbattono definitivamente ogni riserva nei confronti della realtà inanimata, e l'oggetto diviene soggetto attivo nella poetica del Dadaismo e nel ready-made di Marcel Duchamp che, spingendo alle estreme conseguenze il concetto dell'intrinseca significatività degli oggetti, propone l'oggetto d'uso comune quale opera d'arte in sé già compiuta, senza bisogno dell'elaborazione dell'artista.
Parola chiave dell'operazione che trasforma in opere d'arte oggetti reali e quotidiani,"già pronti all'uso", di netta antiesteticità, non prodotti con finalità estetiche ma solo pratiche e funzionali (l 'orinatoio, la ruota di bicicletta rovesciata, l'attacapanni, l'asciugabottiglie, ... ) è decontestualizzazione: opera d’arte può essere qualsiasi cosa, nulla è arte, ma tutto può esserlo, perchè al mutare del contesto muta il significato dell'oggetto.

Il Surrealismo affida all'oggetto inanimato la capacità di cogliere il mistero celato nel mondo fenomenico, al di là dell'apparenza materiale delle cose, come fa Giorgio De Chirico, pittore della metafisica e anticipatore del Surrealismo storico, rapportandosi ad una realtà oltre il mondo sensibile, nella quale è racchiuso il mistero dell'esistenza: come anche fa Carlo Carrà, influenzato da De Chirico e Savinio, con la sua "poetica delle cose ordinarie" : come fa  Giorgio Morandi, che costruisce con superfici piatte bidimensionali gli oggetti dei suoi dipinti, gruppi di bottiglie, vasi, brocche, contenitori di ogni tipo, semplici ed umili, in dialogo reciproco tra loro, compostamente assemblati in una realtà impossibile se non a livello metafisico.

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