giovedì 13 settembre 2007

TEATRO

A CURA DI DANILO PICCHIOTTI

Le origini del teatro – soprattutto quello drammatico – si perdono nel tempo: i papiri egiziani riportano storie legate all’antico Egitto con rappresentazioni religiose e mitologiche di Osiride, di Horus, …precorrendo di parecchi secoli il più conosciuto teatro greco le cui rappresentazioni più antiche risalgono al V secolo a.C. e trovano in Aristotele uno dei più rappresentativi estensori soprattutto di tragedie che provocavano nello spettatore emozioni talmente forti da portarlo alla catarsi.
Con Sofocle, Eschilo ed Euripide le tragedie si trasformarono in drammi di contenuto satirico e comico pur conservando la drammaticità delle esecuzioni.
Ad Aristofane, invece, si deve la commedia attica satireggiante della società del tempo.
A Roma il teatro assunse molti spunti dalla commedia di Aristofane dando vita alla commedia palliata, cioè in costume greco e alla commedia togata ambientata, invece, nell’antica Roma; i nomi più espressivi: Plauto, Terenzio, Seneca…
Nel basso medioevo, il teatro tornò, per i suoi contenuti rappresentativi, alle origini: la trama religiosa era il filo conduttore anche perché le rappresentazioni avvenivano nelle chiese.
Fu a Firenze, nel quattrocento, che il gusto letterario e quello dello spettacolo finirono per prevalere sul gusto spirituale e religioso; la Mandragola di Macchiavelli, i drammi pastorali del Tasso sono solo esempi del fenomeno che si estese in tutta l’Europa per oltre due secoli.
In Spagna autori come Lope de Vega, Calderon de la Barca; in Inghilterra Marlowe, Webster, Shakespeare; in Francia Corneille, Racine, Molière; in Italia Goldoni con il suo teatro ora in dialetto ora in lingua, Alfieri con le sue tragedie ora classiche ora preromantiche; in Germania Goethe, Schiller sono solo alcuni fra i tanti nomi da ricordare in un teatro che ormai da molto tempo ha sostituito la immobilità delle maschere con le movenze di comunicazione.
Nella seconda metà del XIX secolo e all’inizio del XX secolo altri grandi nomi pongono l’impronta del teatro moderno: il norvegese Ibsen, lo svedese Strindberg e il russo Cechov, l’italiano Pirandello, il tedesco Brecht; il primo salito agli albori per l’esaltazione della libertà d’essere se stessi contro l’ipocrisia e i compromessi; Strindberg per aver portato sulle scene nuove forme teatrali improntate al pessimismo e alla tragica ossessione che attanaglia l’uomo; Cechov per aver introdotto nelle rappresentazioni la psicologia dell’uomo in crisi; Pirandello che partendo da un contesto borghese ha fatto emergere la crisi d’identità dell’uomo contemporaneo; Brecht, massimo esponente dell’espressionismo, che ha conferito al teatro una funzione educativa evitando il ricorso al puro sentimentalismo.
Oggi l’evoluzione del teatro non è ancora completa, è ancora dedicata alla sperimentazione di nuove forme e alla ricerca di novità tutte dirette al coinvolgimento del pubblico quasi come una nostalgia dell’epoca in cui il teatro antico era un rito, una festa, un avvenimento di cultura intellettuale.

Nessun commento: