giovedì 20 settembre 2007

IL SECOLO DELLE AVANGUARDIE "TRASFORMAZIONI NELL’ARTE NEL XX SECOLO"

  RICERCA DI PICCHIOTTI DANILO
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       Prima di addentrarci nella descrizione dei diversi momenti che scandiscono la storia dell’arte del nostro secolo, occorre fare riferimento ad alcuni fatti generali che ne caratterizzano il panorama. Occorrerà quindi considerare soprattutto il concetto di avanguardia e l’atteggiamento che ne consegue.
       Il concetto di avanguardia. Durante il XX secolo, negli atteggiamenti dell’artista e nei lavori storiografici il termine avanguardia è stato tra i più utilizzati, sia per definire le diverse posizioni dell’artista di fronte all’arte e al suo ruolo nella società, sia per seguire la storia e l’evoluzione dell’arte nel nostro secolo.       Il concetto di avanguardia è emerso così come un fenomeno nuovo che diversifica il XX secolo da altri periodi della storia ed è perciò così importante per la comprensione dell’arte del nostro tempo. Infatti, soltanto in questa epoca appaiono con frequenza espressioni come "letteratura d’avanguardia", "architettura d’avanguardia", "musica d’avanguardia", "cinema d’avanguardia", "pittura d’avanguardia", ecc. Letteralmente questo termine implica innanzitutto l’idea di lotta, di combattimento; in verità l’avanguardia artistica si è manifestata proprio come azione di gruppo, di un gruppo ridotto, di una elite che si scontrava, anche con violenza, con situazioni più o meno riconosciute e accettate dalla maggioranza. Per questa ragione l’avanguardia è stata per lo più rifiutata dalla società anche se poi, col trascorrere del tempo, è stata riconosciuta e le sue idee sono state assimilate. Il suo ruolo anticipatore del futuro spiega l’iniziale incomprensione ed emarginazione e la successiva accettazione, nonché la diffusione che avrebbe poi conosciuto. E’ sempre con la comparsa dell’avanguardia chesi impone con forza il problema della situazione dell’artista nella società, problema già presente nell’idea romantica dell’artista come genio incompreso. Alla fine del XIX secolo il termine avanguardia fu utilizzato nel vocabolario politico e, poco prima della prima Guerra Mondiale, venne usato frequentemente nella critica artistica. Fu allora che questo termine fu applicato per la prima volta a veri e propri movimenti come il Cubismo, il Futurismo, ecc.
     Il concetto di avanguardia artistica comprende alcuni aspetti che accomunano il suo al vocabolario politico, aspetti quali l’attivismo, la volontà di rottura, l’idea di rivoluzione artistica e, in particolare, l’uso di un documento letterario programmatico come strumento/chiave del movimento d’avanguardia stesso: il manifesto. Dal Manifesto comunista del 1848 in poi, anche nel campo artistico sono apparsi "manifesti" sotto forma di dichiarazione pubblica con intenti programmatici, spesso redatti con lo stesso linguaggio corrosivo e con lo stesso tono dei documenti politici. In questo senso il Futurismo è stato indubbiamente il più paradigmatico e i Futuristi hanno infatti scritto una infinità di manifesti dedicati alla pittura, alla scultura, al teatro, alla musica, al cinema, all’architettura, ecc. A cominciare però dal Maggio francese del 1968 e dalla crisi economica iniziata nel ’73 si è diffusa la consapevolezza crescente della crisi nei confronti di quella fede nel progresso, tanto esaltata dai futuristi, alla quale poi si è aggiunto un atteggiamento critico anche nei confronti dell’avanguardia. Nel XX secolo l’originalità e l’innovazione saranno criteri essenziali per la valutazione dell’opera artistica e un certo atteggiamento sperimentale diventerà uno degli aspetti più evidenti della produzione artistica dell’avanguardia.
      Così, per quanto riguarda la pittura, le innovazioni comporteranno il passaggio dal quadro inteso come finestra – quale spazio di imitazione della realtà – a una sua considerazione quale problema specificamente pittorico, come spazio bidimensionale. Si comincia allora a distruggere la prospettiva rinascimentale, a usare colori arbitrari in rapporto alla Natura e a fare quindi dell’astrazione. Invece dei tradizionali pigmenti compaiono nuovi materiali come carte incollate, legno o fotografie che vengono utilizzate da cubisti, futuristi e dadaisti. Viene messo in discussione perfino il tradizionale cavalletto, quale supporto del quadro, per dare spazio ad altri elementi plastici che comportavano non solo il rifiuto del suddetto supporto tradizionale, ma anche la trasgressione dei valori accettati fino a quel momento. L’opera incompiuta, l’attenzione spostata piuttosto sul processo di realizzazione, l’incorporazione o la scelta di oggetti di scarto o fatti in serie sui quali non interviene neppure l’artista, l’uso di materiali effimeri sono solo alcune della nuove componenti delle ultime avanguardie artistiche dall’Action painting fino alla Body Art, passando per la Pop Art, gli happening, le performance e gli interventi su vasta scala sulla natura (Land Art) o nella città. Numerosi cambiamenti si sono prodotti anche nell’ambito della scultura. Alle tecniche tradizionali si è aggiunta una grande varietà di tecniche e di materiali mai usati prima: acciaio, ferro, alluminio, cristallo, cemento, feltro, plastica, ecc. L’opera d’arte si è staccata anche da qualsiasi imitazione plastica della realtà, esplorando il volume in negativo, mettendo in risalto il vuoto o introducendo nuovi valori plastici, quali giochi di luce, trasparenze e l'inserimento nell'opera del movimento reale ottenuto tramite l'azione meccanica o gli agenti atmosferici. Accanto ad una tematica ricorrente nel corso della storia, la figura umana, sono comparsi i temi legati alla vita moderna, come per esempio quello della macchina.
Arte e mercato. 
     I primi grandi mercanti – diventato ormai figure storiche – sono associati all’apparizione o allo sviluppo dei grandi movimenti dell’avanguardia. Alcuni mercanti famosi sono stati anche imprenditori e innovatori. Essi hanno in un certo senso partecipato al processo creativo delle opere, anticipandone il gusto e la domanda e, per il loro ruolo pionieristico, hanno svolto un’attività per nulla trascurabile nella storia dell’arte contemporanea.     Nella società contemporanea l’artista, il mecenate, la Galleria, la critica, le riviste specializzate, le aste, le esposizioni internazionali (Biennali, Documenta, Fiere d’arte), il collezionista e il Museo d’arte contemporanea svolgono il ruolo sempre legato al mercato sebbene vi sia, in molte occasioni, una chiara volontà di ribellione contro il concetto dominante dell’arte considerata come merce. L’Europa fu il centro della produzione artistica fino all’inizio del XX secolo, quando, dopo la seconda guerra mondiale questo ruolo passò agli stati Uniti. Per quanto riguarda l’Europa è obbligo fare riferimento a Parigi, per gli stati Uniti a New York
     Quindi, ai nostri giorni, l’artista è apparentemente libero, affrancato dal giogo e dalla protezione dell’Accademia e da ogni limite di carattere formale, e solo davanti al pubblico, il quale sembrerebbe essere l’unico a decidere del suo successo. In realtà egli ha davanti a sé un mercato controllato e mediato dalle grandi imprese che lo gestiscono, in cui la qualità delle opere viene determinata secondo il loro prezzo, contrariamente a quanto dovrebbe essere, cioè secondo la legge dell’offerta e della domanda. Infatti nel corso del XX secolo l’artista ha avuto, in molti periodi, degli atteggiamenti di ribellione in cui ha cercato di creare delle alternative, spesso attraverso la realizzazione di eventi-spettacolo o happening.
 

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