Era un disegno di Picasso.........
RICERCA A CURA DI D. PICCHIOTTI
Nel 1917, in piena guerra, un funzionario della dogana italiana di Chiasso trovò, nel bagaglio di un forestiero che rientrava in Svizzera, un foglio che lo insospettì: quegli strani segni ... Che fosse il piano di un segreto militare?
Era un disegno di Picasso: un ritratto che questi aveva fatto e regalato al compositore russo Strawinsky, pochi giorni prima, a Roma. E il musicista se lo riportava in Svizzera dove allora abitava. A queste spiegazioni le autorità di frontiera, poco convinte, insistettero: «Non è un ritratto, è un piano». E il musicista: «Si! Il piano della mia faccia! ».
Non ci fu nulla da fare. Fu però consentito a Strawinsky di spedire il ritratto all' Ambasciata britannica a Roma, da dove un amico glielo inviò più tardi a Parigi per mezzo della «valigia diplomatica». Il ritratto sembra chiaro, addirittura somigliante. Nessuno penserebbe oggi a ... un caso di spionaggio. Ci siamo abituati al modo di disegnare con tratti che riportano - in piano, in piatto - le forme degli oggetti. Ci si è invece abituati un po' meno ai quadri dove le donne hanno tre nasi, l'occhio di fronte e la bocca di profilo; ai quadri dove sulla superficie bianca spicca appena un puntino (uno solo) di colore, quando non siano all'opposto ricoperti interamente da un colore (uno solo); ai quadri bucherellati; a quelli fatti non con colori, ma con tutti i materiali possibili: stracci, rottami, chiodi... Insomma, non ci si è completamente abituati a quella che viene chiamata in generale «pittura astratta». Che cosa significa «astratto»? Viene da «astrarre», che vuol dire (secondo un buon vecchio vocabolario) «levar fuori e separare, con la mente, cose che per natura sarebbero unite ». In arte l'astrattismo ha separato la «pittura» dalla «figura ».
LA PITTURA SENZA FIGURE
Guardando i quadri astratti, inutile chiedersi cosa «significano », cosa «rappresentano ».
I pittori astrattisti, nei quadri, fanno come le donne con i loro vestiti. Perché queste sentono a un tratto la bellezza, la logica, l'eleganza di certi colori, di certi tipi di stoffa, di una certa linea? Al principio del secolo si delirava per il mauve, per il groseille; negli anni venti per le trasparenze pastello dello chiffon; in questo dopoguerra c'è stata la dittatura dei colori «marci », il matrimonio difficile del nero e del marrone, la schiavitù del nero... Non è una scelta fatta a caso. Nulla, nella moda, è «per caso ». E nessuno riuscirebbe, solo perché lo vuole, a far accettare una certa «linea» o certi colori alle donne di tutto un paese.
In realtà, la linea e i colori possiedono, per loro conto, un determinato significato che può variare a seconda dei tempi e... dell’umore del pubblico che a questi colori, a questa linea deve dare la propria insindacabile approvazione.
Su questa logica segreta delle forme, della materia e dei colori -e solamente su di essa - lavorano gli astrattisti. Per settemila anni il compito dei colori, nei dipinti, era sempre stato quello di mostrarci cose riconoscibili - uomini, animali, oggetti, paesaggi - insomma delle «figure» più o meno come le vediamo col nostro occhio. Con l'arte astratta, invece, la figura è stata eliminata. Che cosa è rimasto? È rimasta solo «la pittura ». L'arte astratta ci mette sott'occhio una materia colorata, con i suoi contrasti e con i suoi accordi, « per rivelarcela ». Ci invita a vedere se questa materia è suggestiva, se ha armonia, logica: insomma, se è «bella ».
MACCHIE COME QUADRI E QUADRI COME MACCHIE
I grandi pittori, a dir vero, hanno sempre concentrato la propria attenzione sulla pittura come un fatto a sé, staccato dalla rappresentazione di figure.
Leonardo da Vinci, per esempio (il pittore della «Gioconda! »), si incantava nei vicoli a osservare le macchie sul muro. Tonalità brune, grigie, verdi, rugginose. Erano quelle che gli piacevano e di cui si serviva in schizzi e dipinti; ma pennelli e colori non riuscivano a competere, in finezza e varietà, con le sfumature e le linee nate per caso sull'intonaco scrostato. Inoltre, volendo, si poteva scorgervi strane facce, immagini irreali e meravigliose. Leonardo guardava la macchia come un quadro. E invitava i suoi allievi a fare altrettanto.
Si è molto scherzato, nelle vignette umoristiche, sui quadri moderni appesi alla rovescia senza che nessuno ci veda differenza. Nel mestiere di pittore la cosa non è poi tanto ridicola. Sulla fine del '600, Nicolas Poussin usava capovolgere il dipinto in corso di lavoro. Egli si accertava così che, anche capovolto, il suo dipinto « reggeva» come pittura, e continuava ad avere un'armonia, un gioco di colori suggestivo.
Poussin, all'opposto di Leonardo, guardava il quadro come una macchia. Ma tutti e due, in pratica, cercavano di osservare la pittura senza farsi distrarre dalle figure. Si potrebbe dire, se la cosa ai tempi loro fosse stata possibile, che aspiravano a una pittura « astratta ».
L'ARTE ASTRATTA E’ ATTORNO A NOI
Ci si può chiedere: a cosa serve tutto questo? Per rispondere a questa domanda basta guardarsi intorno: centinaia di oggetti dalle forme «astratte» popolano la nostra vita quotidiana: mobili, suppellettili, tessuti.
Anche se non ce ne rendiamo conto, spesso preferiamo certi prodotti ad altri solo perché le loro confezioni ci attirano a causa dell'aspetto nuovo, efficiente, un aspetto che è ricavato dall'arte astratta.
Non si può negare che l'arte astratta ha scoperto forme e colori di cui il mondo di oggi pareva avere bisogno per le sue città, le sue abitazioni, il suo modo di vita. Il pubblico mostra, all'atto pratico, di gradirne le trovate. L'arte astratta era davvero rivoluzionaria; ma i regimi più o meno «antirivoluzionari », in Italia, in Russia, in Germania, la consideravano dannosa, decadente. E, a parte i motivi politici, ci fu una reazione anche in arte. Gli Stati Uniti però, che non avevano una propria tradizione artistica e culturale, accolsero l'astrattismo con notevole entusiasmo, e anzi fu così che nacque forse la vera prima generazione di pittori americani. Essi hanno creato una nuova corrente dell'arte astratta, chiamata «pittura informale». Il rappresentante più interessante di questo movimento è Jackson Pollock.
Dopo la guerra, la pittura astratta si è enormemente diffusa. Ha vinto la partita e si è imposta; ma non è facile dire quando ci si trovi in presenza di opere importanti. Bisogna abituarsi a distinguere la varietà delle formule (contrasti violenti o accordi delicati, tinte distese appena spruzzate, tonalità prima sconosciute).
La pittura era stata, finora, una glorificazione dell'uomo: come se un individuo, tra i fatti della vita, continuasse a fare riferimento soltanto a se stesso.
Ma al pari della scienza, che ci spinge a prendere conoscenza e a fare la conquista del mondo non come a noi sembra ma come in realtà è, così la pittura astratta ci spinge a vedere com'è fatto il mondo dei colori e a ricavarne, possibilmente, delle impressioni piacevoli.
IL MONDO DEI COLORI, COSl’ COM'Già nell'Ottocento era accaduto che gli Impressionisti, dipingendo i loro bei paesaggi, freschi, pieni di luce, avessero usato una tecnica che scomponeva la pittura nei suoi elementi. Era il segno della nuova sensibilità per il puro valore dei colori. Al principio del nostro secolo si accentuò la necessità di trovare una nuova base teorica alla pittura. Tra i primi e i più polemici ci furono i «futuristi italiani » (Balla, Boccioni, Severini) i cui «manifesti» , nel 1910, produssero l'effetto di una scarica elettrica tra le giovani generazioni di pittori. Intanto Picasso e il suo «cubismo » (di cui si è tanto parlato e scritto) seguivano un'altra via e inventavano forme nuove mostrando le figure «in piatto ». Ma fu un gruppo di pittori denominati, dal titolo di un quadro di Kandinsky, guida del gruppo, il «Blaue Reiter» (pron. blaue, raiter, cavaliere azzurro) e rivelatosi a Monaco nel 1911, a mettere in discussione il principio stesso di «riprodurre figure» che in tutta la storia della pittura era sembrato sacro e inviolabile.
L'opera di questi artisti poteva sembrare, in quel momento, pura follia. Per di più, poco dopo, sopravvenne il turbine della guerra. Malgrado ciò il seme gettato continuò a operare con artisti di paesi diversi, come Klee, Delaunay (pron. deloné), Malevitch, Mondrian, Magnelli che oggi sono considerati dei «classici» dell'astrattismo.
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