CARLO AUGUSTO VIANO: "BENTHAM E LE LEGGI EFFICACI"
.A CURA DI D. PICCHIOTTI
LIFE AID: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA PENA DI MORTE
Bentham non credeva né alle leggi divine né al contratto sociale però aveva un criterio che consisteva proprio nel rapporto legge-pena. Qui arriviamo al cuore, che è tutto sommato abbastanza semplice, della dottrina utilitaristica: ogni bene coincide con l'utilità e l'utilità coincide con il piacere che si prova. Una legge collegata a una pena è allora un apparato per produrre del dolore a chi trasgredisce quella legge. Se, ad esempio, rubo qualcosa vengo messo in prigione e la prigione mi provoca un certo dolore. Naturalmente le leggi provocano dolore attraverso la pena, ma anche attraverso la loro prescrizione. Se io sono un fanatico di automobili e vedo una bella automobile vicino al marciapiede il prenderla sarebbe un grosso piacere per me. Se la legge mi proibisce di prendere la macchina che non è mia io provo allora un dolore. Può accadere allora che io, per avere il piacere del possesso della macchina, trasgredisco la legge e così ho una bella soddisfazione. A questo punto la legge diventa efficace: un poliziotto, dopo avermi fatto fare un bel giro con l'automobile, di cui io sono tutto contento mi mette in prigione. Bisogna naturalmente che la pena della prigione sia più grossa del piacere che io provo prendendo l'automobile; è tutta una questione di proporzione, di pesi tra piaceri e dolori. Le leggi devono introdurre delle afflizioni non troppo forti, altrimenti le persone trasgrediscono alle leggi; per rendere attendibili quelle afflizioni devono introdurre delle pene, in maniera che la gente non ha la tentazione di violare la legge per avere una soddisfazione un poco più grande; la pena costituisce un freno da questo punto di vista.
Quali sono le leggi giuste? Questo è il teorema forte degli utilitaristi: sono le leggi efficaci, cioè le leggi che applicate tutte insieme danno delle pene, ma producono delle soddisfazioni più grosse delle pene che producono. Io posso allora ragionare così: se mi prendo l'automobile del mio vicino sono molto contento, ma la legge mi impedisce di prenderla. Io sono triste, però poi penso: io non prendo l'automobile del vicino, ma il vicino non prende tutti i beni che ho io. La piccola afflizione di rinunciare al giro sulla sua automobile vale i grossi piaceri che l'insieme delle leggi mi dà; allora le leggi nel loro complesso devono essere afflittive, ma non troppo. Questo innesca un'importante discussione, un'importante teoria che riguarda in maniera precipua le pene: le pene devono essere afflittive, ma anche in questo caso giustamente afflittive. Se la pena è troppo afflittiva finisce con l'essere inefficace o perché i giudici non la applicano o perché il corpo sociale tende a non applicarla perché il dolore diffuso è troppo grande. Le pene efficaci sono le pene proporzionate al reato, devono essere soprattutto sicure e prevedibili. Adesso si parla molto e se ne legge tutti i giorni sui giornali del problema della certezza del diritto. Questo tema si è fatto strada nella nostra cultura attraverso molti percorsi, ma certamente uno dei percorsi attraverso i quali è emerso è stato quello aperto dagli utilitaristi.
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