Pittura - L'eco antica dell'arte erotica da Oriente a Occidente
A CURA DI SABRINA FALSONE
Fin dai tempi antichi l'uomo ha sentito la necessità di definirsi per mezzo dell'arte, per poter meglio comprendere la sua condizione esistenziale. In tutti i tempi e in tutti i luoghi, l'aspetto della vita umana che non è mai stato trascurato - sin dalle pitture "primitive" - è l'eros, e il mondo delle emozioni che si porta dietro.
Gli Egizi ebbero un'attenta cura della finezza erotica. Il Papiro di Torino probabilmente era un manuale per giovani coppie appena sposate e ancora inesperte.
Le ceramiche e gli affreschi nei cimiteri degli Etruschi, ricordati come un popolo allegro, mostrano in realtà un grande amore per la vita, proprio per l'interesse nel decorare dei luoghi di morte.
Varia era l'arte erotica nel Perù precolombiano. Le ceramiche recuperate nelle vallate del Monte del Chicama testimoniano una vita sessuale piuttosto libera, complessa e senza inibizioni. Purtroppo un notevole numero di opere peruviane sono andate perdute a causa del sopraggiungere dei conquistadores spagnoli fin troppo puritani.
L'arte greca introdusse elementi innovativi con l'esaltazione del corpo umano e la ricerca di una bellezza, raffigurando uomini e donne completamente nudi. E' risaputo, però, che l'erotismo dei Greci era particolarmente ambiguo: essi, infatti, scolpivano spesso figure ermafrodite. Inoltre, l'aperta omosessualità aveva una grande influenza nell'arte, fondata in parte sull'uranismo che secondo Platone era la forma più elevata e vera dell'amore.
Nell'Antica Roma gli artisti avevano davvero poche inibizioni ed erano estremamente espliciti nelle loro raffigurazioni, come testimoniano gli affreschi di Pompei. Nonostante essi credessero di superare oltremodo i Greci, non raggiunsero mai la loro finezza esecutiva.
In Cina in una poesia del poeta Chan Heng, vissuto nel primo secolo avanti Cristo, una sposa che si prepara per la prima notte di nozze recita: "tolgo di dosso i miei vestiti e stendo un rotolo di pergamena vicino al guanciale".
Si tratta ovviamente di rotoli di pergamena molto spinti ed estremamente espliciti, come altri generi dell'arte erotica cinese. Benchè l'erotismo cinese fosse investito di aspetti filosofici, le opere possedevano spesso un grande senso dell'umorismo. Questo spirito ironico è evidente in alcune incisioni in avorio raffiguranti una donna completamente vestita in apparenza che, capovolta, mostra i genitali femminili. Altre sculture mostrano coppie interamente vestite e apparentemente innocenti che, una volta girate rivelano l'accoppiamento dei due partner. In realtà, l'arte erotica cinese è avvolta da una tenerezza di fondo che contrasta con l'aggressività e la stravaganza dell'arte giapponese, che ha lasciato un'enorme quantità di opere.
I giapponesi avevano un manuale di tecniche amorose, esemplificate da shunga. Il codice Tahito Code del 701 a.C. obbligava i medici a studiare questi manuali per la loro formazione. L'arte erotica giapponese conobbe il suo massimo livello nella città di Edo, che in seguito diventerà Tokyo. Un elemento assente nella cultura cinese, ma fortemente caratterizzante l'arte erotica giapponese, fu una profonda tendenza al sadico e al bizzarro.
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