martedì 18 settembre 2007

HENRY MOORE

Di David Mitchinson

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Perry Green è una minuscola frazione a metà strada tra Londra e Cambridge, distante circa un miglio dal villaggio di Much Hadham, nella contea dell'Hertfordshire. Dieci case dall'aspetto modesto, di vari stili architettonici tipici della campagna inglese e costruite nell'arco di alcuni secoli, costituiscono il piccolo mondo dove Henry Moore ha vissuto e lavorato per più di quarant'anni. Hoglands, la sua casa, dipinta di bianco e con le travi a vista, consiste di due piani più una mansarda. Era formata in origine da due edifici semi-indipendenti, che negli anni Sessanta erano ancora privi di collegamento al primo piano. La casa sorge oltre lo spazio erboso del paesino, protetta da una staccionata dipinta di bianco e da una siepe di alloro, accanto alla Dane Tree House, dove ha oggi sede la Henry Moore Foundation. Quest'ultima era in passato una piccola casa di campagna degli anni tra le due guerre, con quattro stanze al pianterreno e altrettante al primo piano. È stata notevolmente ingrandita e trasformata per ospitare la Fondazione, nata nel 1977. La maggior parte delle altre costruzioni venne acquistata da Moore nel corso degli anni, e ora vi alloggiano gli assistenti, i giardinieri e l'altro personale della Fondazione. Tra Hoglands e la Dane Tree House si trova il vecchio atelier di Moore, noto come il "primo" studio o "lo studio di casa", che veniva utilizzato per dare gli ultimi tocchi alle sculture di formato piccolo o medio. Annesso a questo, tramite una porta sul retro, vi è un piccolo edificio che era una volta il negozio locale: è il laboratorio tipografico, ma è stato per molti anni lo studio dei bozzetti. Nel 1970, in un periodo di intensa produzione grafica, fu necessario fare posto a un piccolo torchio per le acqueforti, acquistato di seconda mano, e ad altre attrezzature per la correzione dei diversi stati delle incisioni. Così si costruì, un poco più lontano, un nuovo atelier per i bozzetti, e vi si trasferirono - per fare spazio all'attività grafica - i gessi, le terrecotte e il cumulo di oggetti (pietre focaie, ossa, sassi, conchiglie ecc.) che Moore aveva raccolto in venticinque anni. Visti dalla strada, i due studi sembrano poco più che autorimesse e non si immagina affatto che tipo di attività vi si svolgesse. Sul retro di queste costruzioni vi sono i giardini, le aree attrezzate e i laboratori principali che Moore e la moglie Irina hanno piantato, costruito e allargato nel corso dei decenni.
I Moore arrivarono a Perry Green nel 1940, quando la loro casa di Hampstead venne danneggiata dai bombardamenti. Moore aveva ormai quarantadue anni ed era ben noto agli esperti d'arte, ma ancora sconosciuto al grande pubblico. Nel giro di sei o sette anni sarebbe diventato famoso, sia in Inghilterra, sia in campo internazionale. Settimo degli otto figli di Raymond Spencer Moore e di sua moglie Mary, l'artista era nato a Castleford, nello Yorkshire, il 30 luglio 1898. All'inizio del secolo, Castleford era una cittadina industriale, che aveva come principale attività lo sfruttamento delle miniere di carbone. Non era per niente pittoresca, ma si trovava a poca distanza da alcune belle località e villaggi di campagna. L'infanzia di Moore fu abbastanza normale per quei tempi: una famiglia numerosa, una madre amorevole e un padre intelligente, deciso a dare una buona educazione a tutti i figli, perché si facessero strada nella vita secondo i loro meriti e col suo appoggio. Moore frequentò l'asilo e le elementari alla scuola di catechismo dei Congregazionalisti e poi, sempre a Castleford, vinse una borsa di studio (al secondo tentativo) per entrare - a undici anni - alle secondarie.Durante il suo secondo anno di corso, la scuola assunse una nuova insegnante d'arte, destinata a restare in rapporti di amicizia con Moore e a fargli da consigliera per tutti gli anni della giovinezza. La giovane Alice Gostick aveva interessi che spaziavano ben oltre i confini di una regione culturalmente depressa come lo Yorkshire occidentale. Aveva una madre francese che viveva con lei, ed era al corrente di tutte le novità artistiche europee: i suoi giovani alunni sentivano parlare di Post-impressionismo, Secessione viennese e Art Nouveau.
A sedici anni Moore si diplomò, ed era ben deciso a concorrere a una borsa di studio per entrare all'istituto d'arte cittadino, ma il padre - da uomo pratico come era sempre stato - pensò che dovesse invece dedicarsi all'insegnamento, seguendo le orme di una delle sorelle più grandi. Così Moore, dopo un breve periodo di studi, cominciò a insegnare a tempo pieno nella sua vecchia scuola di Castleford. Come vecchio allievo, gli venne chiesto di disegnare e incidere il ruolo d'onore di tutti gli ex-alunni che stavano partendo per la guerra, ma presto doveva venire anche il suo turno. Moore si arruolò all'età di diciotto anni, e venne destinato al 15° battaglione del reggimento di Londra, detto dei Fucilieri del Servizio Civile.
Benché molto assorbito dal programma di addestramento, trovò il tempo di visitare per la prima volta il British Museum e la National Gallery di Londra, ma venne presto trasferito in Francia, dove il suo reggimento partecipò a quella che si pensava dovesse essere l'ultima grande battaglia della prima guerra mondiale. Era la prima volta che venivano impiegati in massa i carri armati, ma l'avanzata degli alleati - cominciata bene come altre volte - si arrestò, e i tedeschi passarono al contrattacco. Moore vide concludersi la sua esperienza al fronte quando venne gasato insieme con molti altri suoi commilitoni. Riuscì a raggiungere, dopo una marcia di dieci miglia, un ospedale da campo prima che le sue condizioni peggiorassero seriamente; fu poi rimpatriato e passò due mesi in ospedale a Cardiff. Finita la convalescenza, diventò istruttore di educazione fisica e in seguito venne rispedito in Francia, ma ormai la guerra era finita. Tornò al suo lavoro di insegnante a Castleford, pur sapendo che quella non era la sua strada. Come ex-combattente, riuscì a ottenere un contributo statale per frequentare la scuola d'arte di Leeds, dove si recava ogni giorno in treno, continuando ad abitare a Castleford. A Leeds non vi era nessun docente di scultura, ma ne venne nominato uno proprio per l'insistenza con cui Moore chiedeva di studiare la materia. Alla fine del secondo anno vinse una borsa di studio del Royal College of Art di Londra.
Cominciò un periodo di intensa attività: Moore aveva sete di imparare e la sua mente era un vulcano di idee, che spesso fissava sulle pagine dei quaderni di appunti che fortunatamente ancora possediamo. Spesso in compagnia del pittore Raymond Coxon, cambiava studio di continuo, sempre alla ricerca di qualcosa di comodo e poco costoso. Intanto studiava le raccolte del Victoria and Albert Museum e della Tate Gallery, ma era attratto soprattutto dal British Museum e in particolare dalla collezione di scultura azteca del Messico. Aveva battezzato questa attività "museuming", che suona più o meno come "museare". Leggeva Roger Fry e Henry Gaudier Brzeska, ebbe occasione di conoscere l'opera di Jacob Epstein, e nel 1923 si recò a Parigi per la prima volta. Mentre frequentava il Royal College, Moore poté sempre contare sull'appoggio caloroso del direttore, Sir William Rothenstein, che nel 1923 così sostenne la sua candidatura a un posto di insegnante presso il consiglio di contea di Londra: "È uno scultore eccellente e straordinariamente preparato, i cui servigi sarebbero preziosi. Ho un grande rispetto per il carattere di Mr. Moore, e ritengo che sia in grado di esercitare un influsso fruttuoso e stimolante". Un commento che appare tanto più importante alla luce di certe critiche di poco successive.
Sempre nel 1924, Moore vinse una borsa di viaggio per recarsi in Europa, ma decise di ritardare la partenza di un anno per poter accettare un incarico di istruttore di scultura al Royal College. Agli inizi del1925 partì per l'Italia via Parigi. Fu particolarmente colpito dagli affreschi di Giotto, Orcagna, Lorenzetti e Taddeo Gaddi, e nel marzo1925 scrisse a Jacob Rothenstein: "Di scultura davvero grande ne ho vista poca: la pittura di Giotto è la miglior scultura in cui mi sono imbattuto in Italia". A parte le glorie di Giotto e di Masaccio, questo primo viaggio in Italia gli permise di visitare i classici del turismo culturale: la torre di Pisa, il foro romano e la Cappella Sistina; quando arrivò a Firenze, vi trovò altri quattro allievi del Royal College of Art. Vi passò due mesi a studiare e a fare schizzi delle opere dei grandi maestri, e poi, sulla via del ritomo in Inghilterra, fece un'ultima tappa a Venezia. Fu davvero incantato dalla bellezza dell'architettura e dell'ambiente veneziano, come pure dagli splendidi musei; nell'estate del 1925 era di nuovo in patria, ma con un vocabolario artistico molto arricchito.
Nel1928 conobbe Irina Radetsky, una studentessa di pittura al College, e un anno dopo la sposò. La giovane coppia andò ad abitare al n. 11A di Parkhill Road, a Hampstead: un piccolo studio al pianterreno e un appartamentino al primo piano. Sarebbe stata la loro casa londinese per dieci anni. Agli inizi della seconda guerra mondiale, quando il pittore Ben Nicholson e la scultrice Barbara Epsworth si trasferirono a St Ives, i Moore traslocarono al n. 7 di Mall Studios.
In quei dieci anni Moore prese parte alla vita artistica londinese. La sua prima commissione, ricevuta nel 1928, fu un bassorilievo per la nuova sede della Società dei trasporti di Londra, ospitata nell'edificio della metropolitana a St James. La sua prima mostra personale - 42 sculture e 51 disegni - fu inaugurata nel 1928 presso le Warren Galleries; nel 1931ne seguì una seconda (di 34 sculture e 19 disegni) alle Leicester Galleries. Qui egli vendette la sua prima opera a una collezione pubblica non inglese: una piccola Testa in minerale ferroso, che fu acquistata da Max Sauerlandt, il direttore del Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo. Ma non tutte le reazioni furono favorevoli. Il critico d'arte del "Morning Post" scatenò i detrattori con queste parole: "Il culto del brutto trionfa nelle mani di Mr. Moore. Egli esibisce un totale disprezzo della bellezza naturale delle donne e dei bambini e, nel far ciò, toglie persino alla pietra il suo valore in quanto mezzo di espressione estetica ed emotiva", e poi: "Il distacco dall'estetica non può che atrofizzare l'anima e la capacità di vedere, portando a una rivoltante assenza di forma, tale da offendere le persone sensibili".
Al Royal College questi attacchi furono condivisi dal diretto superiore di Moore, che voleva farlo licenziare per favorire un suo protetto, e dall'associazione degli ex-allievi che ne chiese le dimissioni. Pur potendo ancora contare sul sostegno di Sir William Rothenstein, Moore decise di andarsene e rifiutò di rinnovare il contratto. Passò alla scuola d'arte di Chelsea, dove ricominciò a seguire i corsi di scultura e dove poi insegnò due volte la settimana fino al 1940.
Nel corso del decennio successivo gli furono dedicate altre personali: tutte alle Leicester Galleries, rispettivamente nel 1933, 1936 e 1940. Ma Moore partecipò anche a importanti mostre collettive, come quella di Zurigo del 1931, intitolata Plastik, dove espose tre opere (compresa la Figura giacente del 1929, ora alla City Art Gallery di Leeds). Divenne socio fondatore del gruppo "Unit One", e nel 1934 espose con gli altri artisti alla Mayor Gallery. Due anni dopo fu membro del comitato inglese della mostra internazionale del Surrealismo, ospitata nelle New Burlington Galleries di Londra, dove presentò tre disegni e quattro sculture. Sempre nel 1936, l'allora direttore del Museum of Modern Art di New York, Alfred Barr, chiese in prestito per la mostra Cubism and Abstract Art una sua scultura lignea, intitolata Due forme, del 1934, che poi decise di acquistare per il museo. Si tratta della prima opera di Moore entrata in una collezione pubblica americana.Negli anni Trenta, sempre accompagnato dalla moglie e talora da qualche amico, Moore si recò regolarmente a Parigi. Nel 1934, con Irina e i coniugi Raymond ed Edna Coxon, fece il suo unico viaggio in Spagna. I quattro si spostavano in automobile e visitarono Altamira, Madrid, Toledo e Barcellona. Nel 1936 Moore firmò il manifesto che chiedeva la fine della politica di non intervento in Spagna, e tre anni dopo eseguì la sua prima litografia per raccogliere fondi in favore dei prigionieri di guerra spagnoli internati nei campi di prigionia francesi. Ma la seconda guerra mondiale scoppiò prima della pubblicazione della stampa. Insieme ad altre personalità della cultura, tra cui i poeti W.H. Auden e Stephen Spender, Moore tentò di recarsi nella Spagna repubblicana con una delegazione di artisti e scrittori inglesi. Ma il governo britannico rifiutò di autorizzare il viaggio. Nel settembre del 1939, allo scoppio della guerra, i Moore si trovavano nel loro cottage di Kingston, che avevano acquistato già nel 1931. Data la vicinanza con Dover, l'intera zona venne sottoposta a restrizioni e l'accesso al cottage divenne difficile. Così ritomarono a Londra, dove però venne a cessare anche l'insegnamento alla Chelsea School of Art, che fu evacuata e trasferita a Northampton.
Nell'ottobre del 1940 i Moore si stabilirono a Perry Green. Nei primi anni Quaranta il Comitato consultivo degli artisti di guerra, presieduto da Kenneth Clark, allora di rettore della National Gallery di Londra, cominciò ad acquistare alcuni dei disegni che Moore stava facendo dei rifugi antiaerei nella metropolitana londinese. Insieme con quelli - di poco successivi - dedicati al lavoro nelle miniere di carbone, questi disegni sono tra i suoi più grandi capolavori. Come ha lasciato scritto lo stesso Clark, "Riempiva i suoi taccuini di delicate osservazioni e di gruppi degni di un frontone classico; rendeva l'idea dello stoicismo dei rifugiati disegnandone i mantelli, le coperte e i cappotti stesi a terra; coglieva il pathos dei bambini e la caduta nell'oblio più totale delle teste intente a russare; creava - infine - una sintesi del tunnel con la sua popolazione di larve che resterà una delle immagini incancellabili della seconda guerra mondiale".
La prima retrospettiva di Moore si tenne a Temple Newsam, vicino a Leeds, nel 1941, e in quello stesso anno gli venne commissionata la Madonna con il Bambino della chiesa di St Matthews a Northampton. Nel 1945 giunse il suo primo dottorato ad honorem, concessogli dall'Università di Leeds. Mary, sua figlia, nacque nel 1946, all'epoca della sua prima retrospettiva all'estero, voluta dal Museum of Modem Art di New York. Le critiche offensive degli anni Trenta lasciarono il posto agli elogi degli anni Cinquanta e Sessanta. Fu letteralmente inondato di pubblici riconoscimenti, lauree ad honorem, premi, onorificenze e commissioni: i premi internazionali di scultura delle Biennali di Venezia del 1948 e di San Paolo del Brasile del 1953, il titolo di Companion of Honour nel 1955, l'Ordine del Merito nel 1963, il premio Erasmus del 1968 e il premio Goslar del 1975 sono solo alcuni dei segni di stima venutigli da una dozzina di paesi.
Contemporaneamente, le richieste di esporre le sue opere continuavano ad aumentare, sia di numero, sia di dimensioni. Alla fine degli anni Settanta il numero delle mostre era salito fino a una media di quaranta all'anno, dalle più piccole (un prestito di pochi esemplari grafici richiesto da una scuola o dal municipio di un villaggio) a quelle dei mercanti o alle mostre itineranti organizzate dal British Council nei più remoti angoli del mondo, fino alle grandi retrospettive internazionali, con bilanci da capogiro, che richiedono anni di attenta preparazione.
Nel 1972 vi fu la mostra di Firenze, la più vasta e importante fino a quel momento, presa a modello da tutte le più mirabolanti iniziative venute in seguito. Era allestita al Forte Belvedere, che domina tutta la città, con più di quaranta opere esposte sulle terrazze digradanti. Molti la ritengono la più spettacolare tra tutte quelle dedicate a Moore, il che ci sembra giusto, visto che l'Italia era diventata quasi la sua seconda patria, e Firenze era la città di Michelangelo, lo scultore che egli ammirava più di tutti gli altri.
I rapporti di Moore con l'Italia si rinnovarono alla fine degli anni Cinquanta, quando gli venne chiesta una scultura per la nuova sede parigina dell'Unesco ed egli decise di recarsi a visitare le cave di marmo di Querceta. Fu qui che venne scolpita, nel 1957, la Figura giacente lunga cinque metri, con Moore che lavorava fianco a fianco con gli scalpellini. Il suo rapporto con gli artigiani della ditta Henreaux fu particolarmente felice, tanto che l'artista continuò per tutti gli anni Sessanta e Settanta ad eseguire molte delle sue sculture direttamente sul posto. Insieme alla moglie, nel 1965 acquistò un villino a Forte dei Marmi, dove i due trascorrevano ogni estate almeno sei settimane. Moore passava gran parte del tempo nelle cave o sulla spiaggia, e in un secondo tempo trasformò la casetta in uno studio per disegnare, trasferendosi con la famiglia e gli ospiti in un semplicissimo bungalow che aveva costruito nel giardino.
Le mostre continuavano a susseguirsi a un ritmo sostenuto. Nel 1981 quella di Madrid - la prima che la Spagna dedicava a un artista straniero in più di quarant'anni segnò il ritorno del paese nella vita culturale europea. Poi la retrospettiva al Metropolitan Museum di New York del 1983, le ampie rassegne della sua produzione artistica di Hong Kong e del Giappone, rispettivamente nel1986 e 1987, la prima grande esposizione postuma alla National Gallery of Modern Art di Nuova Delhi.
Al mondo che gli rendeva omaggio Moore rispondeva sempre con grande generosità. Nel 1974 donò duecento sculture e disegni, più una raccolta completa della sua produzione grafica, all'Art Gallery of Ontario. Più di trenta grandi pezzi e un'altra collezione di grafica andarono nel 1978 alla Tate Gallery. Il British Museum, il Victoria and Albert Museum e il British Council ricevettero a loro volta donazioni di disegni e di opere grafiche. Nel 1980 Moore pose la prima pietra dell'Henry Moore Centre for the Study of Sculpture, a Leeds, che fu inaugurato nel 1982 ed è sovvenzionato dalla Henry Moore Foundation.
Qualche anno prima della morte, avvenuta nel 1986, Moore donò l'intera proprietà di Perry Green, con gli atelier, le case, i cottage e la collezione ivi ospitata, al consiglio di amministrazione della Fondazione, perché la gestisse in perpetuo, distribuendo sussidi e borse di studio per promuovere il ruolo della scultura nella vita culturale della nazione.

1 commento:

Giaoncarlo ha detto...

Grazie per questo bellissimo profilo dell'artista.
Ho incontrato la scultura di Henry Moore nel 1972 alla mostra del Forte Belvedere a Firenze. E' stata un'esperienza indimenticabile. Ho raccolto le impressioni e materiale fotografico e video nel mio blog http://ecodada.wordpress.com