giovedì 6 settembre 2007

Oscar Wilde


A CURA DI DANILO PICCHIOTTI

Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre 1854. Suo padre, William, era un celebre chirurgo e letterato, di carattere leggero. Sua madre, Elgée, era anch'essa letterata e parente di Carlo Mathurin, autore del romanzo "Melmoth the wanderer". Il fratello maggiore di Wilde, William, fece il giornalista a Londra e morì nel 1899; la sorella minore, Isola, morì bambina e inspirò con la sua morte a Oscar il poema "Requiescat".
Il salotto di casa Wilde era brillante e frequentato da persone eminenti. La signora Wilde, profonda conoscitrice di greco e di latino, collaborava con lo pseudonimo di Speranza a un giornale rivoluzionario nel quale trattava con efficacia le questioni dell'irredentismo Irlandese. Gli anni dell'infanzia di Wilde passarono così in un ambiente denso di studi, di dotte conversazioni, di ricerche archeologiche eseguite dal padre in continue visite alle rovine di antichi monumenti dell'Irlanda. A 11 anni, nel 1865, Wilde entrò nella Portora Royal School di Enniskillen; seguì i corsi con buoni risultati, ma fu sempre ribelle alle scienze matematiche. La passione della lettura si rivelò fortissima in lui, preparando fin dai giovani anni la base della sua formidabile cultura, specialmente classica.
A 19 anni entrò al Trinily College, Università di Dublino; ottenne la medaglia d'oro Berkeley per uno studio sui poeti comici greci; passò poi al Magdelein College, Università di Oxford. Nel 1876 ebbe il certificato di prima classe per gli studi classici, e due anni dopo vinse il famoso premio Newdigate per il poema "Ravenna", ebbe la prima classe nelle Literae humaniores e lasciò Oxford con il diploma di "bachelor of arts". Nel 1877 fece in Italia e in Grecia un viaggio che influenzò profondamente la sua arte successiva. Nel 1878 si trasferì a Londra; dopo tre anni la sua fama cominciava già a estendersi.
Nel 1880 infatti pubblicò i suoi lavori giovanili sotto il titolo "Poems by Oscar Wilde"; il successo fu grandissimo: si vendettero subito cinque edizioni. Nel 1882 fu invitato in America dove tenne molte conferenze sull'arte tra Boston, New York e Chicago. Tornò poi in Europa, a Parigi, dove terminò il dramma "La duchessa di Padova", che fu rappresentato subito a New York ma fu pubblicato solo nel 1908; l'anno successivo fu di nuovo in America per la rappresentazione del suo dramma "Vera", quindi di ritorno a Parigi a lavorare al poema "La sfinge", che scrisse in varie riprese e pubblicò nel 1884. Tornò in Inghilterra per tenere una serie di conferenze in provincia; poi, il 29 maggio 1884, sposò Constante Mary Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino, bella, buona e ricca. La coppia abitò a Chelsea fino al 1895; la loro casa, arredata con ricchissimi mobili e piena di oggetti di gusto squisito fu celebre a Londra.
Collaborava allora come critico letterario nella Pall Mall Gazette e scriveva articoli sul teatro nella Revue Dramatique; diresse poi dal 1887 al 1889 il periodico The Woman's World. Nel 1885, su Nineteenth Century, apparve il suo saggio "Shakespeare e i costumi teatrali", poi intitolato "La verità delle maschere". Nel 1885 e 1886 nacquero i suoi due figli, Cirillo e Viviano. In quello stesso anno Wilde, sempre più avido di bellezza e di nuove sensazioni, cominciò la fatale discesa nel vizio, che doveva condurlo alla prigione. Nel 1887 pubblicò "Il delitto di Lord Sante", "Il fantasma di Canterville", "La sfinge senza segreto", "Il milionario modello" e "Il principe felice e altri racconti". In questo periodo la fama di Wilde è universale; la potenza del suo ingegno gli procura onori e gloria; la coscienza di questa potenza, manifestata continuamente con atteggiamenti originali, gli procura molti amici ma anche molti nemici. In cerca di sempre nuove sensazioni, diventò indifferente alle conquiste femminili che prima lo avevano tanto occupato, e scivolò in storie totalmente contrastanti con la morale vigente. I suoi guadagni, diventati elevatissimi, gli permettevano una vita estremamente lussuosa e stravagante, cosa che contribuì alla nascita di numerosi aneddoti sulla sua vita.
Nel 1889 pubblicò "Il ritratto del signor W. H." sul Blackwood's Magazine, "Penna, matita e veleno" sul Fornightly Review e "La decadenza del mentire" sul Nineteenth Century; su quest'ultima rivista uscì nel 1890 anche "Il critico considerato come artista" e, nello stesso anno, sul Lippincott's Magazine, il suo celeberrimo "Il ritratto di Dorian Gray", la cui prefazione, replica a coloro che ritenevano immorale il suo romanzo, uscì nel 1891 sul Fortnightly Review. Subito dopo fu edito l'omonimo volume integrale, con l'aggiunta di sette capitoli. Nel 1891 inoltre pubblicò "La casa dei melograni" e riunì in un unico volume, intitolato "Intenzioni", i saggi "La decadenza del mentire", "Penna, matita e veleno" e "Il critico considerato come artista", ai quali aggiunse "La verità delle maschere". Pubblicò sul Fortnightly Review anche "L'anima dell'uomo sotto il socialismo", e poi "L'amabile arte di farsi dei nemici", e a Parigi, dove continuava a recarsi regolarmente, scrisse in francese la tragedia in un atto "Salome", pubblicata poi nel 1893; la censura inglese ne proibì la rappresentazione nel 1892.
Intanto la sua notorietà non gli aveva permesso di tenere nascosti i suoi vizi; nel 1895 non solo perse il processo di diffamazione che aveva intentato al marchese di Queensbury, ma fu arrestato per un'imputazione più grave; ebbe la libertà provvisoria solo perché i giudici non erano concordi nel giudizio. Gli amici speravano che egli fuggisse dall'Inghilterra; invece vi rimase, subì il nuovo processo e fu condannato a due anni di prigione per perversioni sessuali. Entrò nel carcere di Reading nel maggio 1895, e il genio letterario diventò agli occhi di tutti un uomo esecrando; l'artista meraviglioso fu dimenticato; il suo nome divenne sinonimo di obbrobrio; la sua ricchissima raccolta di mobili e di oggetti d'arte andò dispersa all'asta; molti suoi libri furono bruciati; le rappresentazioni dei suoi drammi furono proibite. Verso la fine della prigionia scrisse la lettera da cui fu successivamente tratto il "De profundis", pubblicato postumo nel 1905. Uscito dal carcere, non poté riprendere mai più l'attività letteraria di prima: l'artista era stato ucciso nell'uomo condannato in nome della morale comune.
Dopo la liberazione abitò a Berneval sur Mer vicino a Dieppe, dove cominciò "La ballata del carcere di Reading", che continuò a Napoli. Tornò a Parigi, dove nel febbraio 1898 apparve in volume la ballata che aveva prima offerto a vari giornali, senza riuscire a venderla. Scriveva allora sotto il pseudonimo di Sebastian Melmoth. Due sue lettere sui maltrattamenti nelle prigioni furono pubblicale dal Daily Chronicle. Nella primavera del 1900 si recò a Roma, dove fu attratto dalla bellezza e dalla ricchezza delle cerimonie religiose del Vaticano: era tale il suo piacere di assistere alle meravigliose funzioni che si presentò per sette volte alle udienze papali.
In maggio tornò a Parigi, abitando in un albergo; pochi amici lo aiutarono. Passava il suo tempo nei caffè a bere, ridotto ormai a una larva. Si ammalò di meningite, presa in seguito a un attacco di sifilide terziaria; aveva continuamente l'emicrania; in ottobre fu sottoposto a un'operazione, e parve ristabilirsi; ma in novembre peggiorò nettamente. Il 29 novembre fu battezzato; il giorno dopo morì. Fu sepolto al cimitero di Bagneux, ma nel 1909 i suoi resti furono trasferiti al Père-Lachaise.
 
Citazioni
1. La coerenza è l'ultimo rifugio delle persone prive d'immaginazione.
2. Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze.
3. L'ottimista pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili; il pessimista sa che è vero.
4. Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente.
5. Un'idea che non sia pericolosa è indegna di chiamarsi idea.
6. L'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi.
7. Le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni.
8. Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro.
9. Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere.
10. Nessuno di noi riesce a sopportare che gli altri abbiano gli stessi nostri difetti.
11. Posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni.
12. La bigamia è avere una moglie di troppo; la monogamia lo stesso!
13. I piaceri semplici sono l'ultimo rifugio della gente complicata.
14. La felicità di un uomo sposato dipende dalle persone che non ha sposato.
15. Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato.
16. Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio.
17. Il malcontento è il primo passo verso il progresso.
18. C'è una sola cosa peggiore di un matrimonio senza amore: uno in cui c'è amore, ma da una parte sola.
19. Non si è mai troppo prudenti nella scelta dei propri nemici.
20. La vita non è altro che un brutto quarto d'ora, composto da momenti squisiti.
21. Non vi è nulla al mondo paragonabile alla devozione di una moglie. I mariti non ne hanno idea.
22. Bisogna sempre giocare lealmente, quando si hanno in mano le carte vincenti.
23. Si dovrebbe essere sempre innamorati. Ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi!
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