GUSTAVE KLIMT Vienna, 1862 - Vienna, 1918)
Elementi biografici A CURA DI D. PICCHIOTTI
Gustav Klimt nacque a Baumgartner, Vienna, il 14 luglio 1862. Il padre Ernst, orafo e cesellatore, all’età quattordici anni lo iscrisse alla Scuola Statale d’Arti e Mestieri dove fino al 1883, anno in cui concluse il ciclo di studi, fu impegnato ad eseguire opere decorative; uno dei suoi insegnanti era F. Laufberger, annoverato, dai critici contemporanei, nella ristretta elite d’artisti fondatori della “pittura decorativa moderna viennese”.
Nel 1892 il Ministero dell’Istruzione affidò al giovane Gustav l’incarico di dipingere il soffitto dell’Aula Magna dell’Università. L’artista compose tre rappresentazioni allegoriche: la Filosofia, la Giurisprudenza e la Medicina. Specie in quest’ultima Klimt riuscì a trasmettere il senso di caducità della vita: i corpi umani, avvolti in colori velati, sembrano scivolare dentro lo spazio del quadro; sono immagini legate ed assoggettate ad una potenza superiore. La composizione è asimmetrica, al centro è posta la Morte intorno a cui sembra ruotare tutto il resto. La “Medicina” sembra voler riportare lo spettatore, dal concetto “Vanitas vanitatum”, a quello, tipico della fine del XIX secolo, del “mistero del mondo” che riflette il pessimismo di quegli anni.
Nel 1891 Klimt entrò a far parte della “Società degli Artisti viennesi”, di tendenza assai conservatrice, ma pochi anni dopo, nel 1897, fondò, insieme ad alcuni compagni che condividevano le sue idee innovatrici, un gruppo indipendente, che non tardò a mettersi in urto con i colleghi più anziani: il risultato fu che, dopo alcuni mesi, fu costretto a sospendere la sua attività. Ma “l’Associazione Artisti Austriaci, Secessione” (Secessione viennese) scelse Klimt come proprio presidente, e, alcuni anni dopo, nel 1898 organizzò la sua prima esposizione. Due anni più tardi, nel Palazzo della Mostra, espose uno dei tre dipinti eseguiti per l’Università alcuni anni prima. Sfruttando la reazione perplessa del pubblico, i suoi antichi avversari organizzarono una campagna d’ostilità, che rispose, con veemenza, all’esposizione della Medicina e del “Fregio di Beethoven” (opere che furono distrutte durante la Seconda guerra mondiale). Il contenuto di quest’ultimo fu una vera miniera di critiche per la mentalità dell’epoca: al fallimento della Scienza subentra e realizza l’Arte; alla fine della composizione allegorica, lunga circa trenta metri, è posto il Regno della Bellezza, cui l’uomo può giungere vincendo il Male e sconfiggendo la Lascivia e l’Intemperanza.
Non tutti i componenti dell’élite universitaria erano ostili a Klimt, lo storico d’arte Franz Wickhoff prese le sue parti e lo incoraggiò vivamente. Tuttavia la crescente amarezza dell’artista lo portò a rinunciare all’incarico: seguito dagli artisti che gravitavano intorno alla sua figura, lasciò l’Associazione nel 1905.
Nel frattempo Klimt aveva compiuto numerosi viaggi in Europa: a Parigi il suo talento era stato acclamato e la “Medicina” gli aveva fatto conferire la “Mèdaille d’honneur” dell’Esposizione Mondiale parigina; nel 1904, a Dresda, aveva partecipato alla Mostra Internazionale d’Arte. A Berlino, nel 1905 durante la seconda esposizione dell’”Unione degli Artisti tedeschi”, rifiutò il premio “Villa Romana” che gli era stato offerto. L’Italia destò il suo entusiasmo d’artista, nel 1903 visitò Ravenna ove s’interessò dei mosaici, nel 1908, all’Esposizione Internazionale di Roma, il suo quadro intitolato “Le tre età della vita” riscosse notevole successo; nel 1911 conquistò il primo premio alla Mostra Internazionale di Roma.
Il Ministero rifiutò a Klimt l’incarico di professore, ma L’Accademia delle Arti di Vienna gli conferì, nel 1917, il titolo di membro onorario, nello stesso anno divenne anche membro onorario dell’Accademia delle Belle Arti di Monaco. Un anno dopo, nel 1918, morì improvvisamente, all’età di cinquantacinque anni, a causa di un colpo apoplettico.
Il processo del divenire era un tema che Klimt sentiva particolarmente, ma mentre nella Medicina rappresentò la mancanza della speranza della natura umana, nelle Tre età della vita, il tema dalla caducità è espresso in maniera meno tragica, anzi, risulta essere un rinnovamento: nello sfondo fiorito e dorato il Vecchiaia – Fine non è il simbolo dell’arrivo, ma della partenza, una premessa al rinnovamento che si opera, attraverso il corpo bianco centrale e poco rilevante della Donna, nel Bambino. Una specie di processo inverso: non dalla crescita alla vecchiaia, ma dalla decadenza alla crescita. Questa particolare percezione artistica portò Klimt a privilegiare la figura femminile, basti pensare ai suoi ritratti delle signore della società: la “Femme fatale” (Giuditta), “Lesbica” (Serpenti d’acqua), la Fecondità (Danae). Proprio nel periodo in cui Klimt dipingeva quest’ultima opera, Sigmund Freud studiava le parti più nascoste della sessualità; nel quadro del pittore austriaco vediamo una splendida figura muliebre abbandonata e racchiusa a conchiglia (simbolo femminile), che riceve nel suo intimo una pioggia d’oro (l’elemento maschile – Zeus), il contorno della composizione è ovale e di toni cromatici scuri, quasi a riportare la mente all’oscurità intima prenatale.
Gustav Klimt viene generalmente classificato come il massimo interprete della Secessione viennese. Per questo tendono ad essere messe in luce le qualità di raffinata eleganza delle sue opere, in cui spunti simbolici si combinano con elementi decorativi.
Nella fase matura della sua carriera Klimt si dedicò a tre generi principali: ritratti femminili, composizioni di carattere allegorico e paesaggi.
La figura di Gustav Klimt è però ben più complessa di quanto questi dati possano far pensare.
La sua evoluzione artistica fu costante e articolata, e coinvolse ogni aspetto del suo lavoro: gli interessi, lo stile, le tematiche, l'adesione a gruppi e movimenti.
Klimt era un artista piuttosto schivo, ma sincero. Di se diceva che "non valeva molto a parlare o a scrivere, e che perciò, per saperne di più su di lui come artista, occorreva osservare attentamente i suoi dipinti, per rintracciarvi chi era e cosa voleva".Proprio guardando i dipinti emerge la natura complessa e ambivalente della pittura di Klimt. Dipinti in cui alle istanze formali si mescolano spunti simbolici, ma soprattutto i segni inquietanti di una profonda crisi sociale ed esistenziale.
In essi aleggiano i presagi della tragica rovina del mondo asburgico, presagi impersonati dall'intrecciarsi di eleganza e decadenza, di sensualità e caducità, di vita e di morte.
Nessun commento:
Posta un commento