lunedì 17 dicembre 2007

Arte del dopoguerra

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

L'Informale in Europa: caratteristiche principali
L'Informale è una delle principali correnti artistiche del dopoguerra in Europa.
La pittura è stata la tecnica di elezione. Ma si possono ricordare anche vari esempi di Informale in scultura e nell'incisione.
Ha cominciato a diffondersi verso la metà degli anni '40, partendo dalla Francia. Si è poi rapidamente propagato a quasi tutti i Paesi continentali (Francia, Italia, Spagna, Germania, Austria, Belgio), fino a trasformarsi nella tendenza dominante degli anni '50.
Il termine venne coniato attorno al 1950 dal critico francese Michel Tapié, nel tentativo di unificare varie tendenze espressive del tempo, che sembravano scaturire da un comune stato d'animo esistenziale.
L'ambito dell'Informale in Europa si articola in diverse correnti, o "poetiche".
Comune a tutte è l'esigenza dell'artista di dare voce alle proprie ansie, alle proprie crisi di certezze, causate dalla follia della guerra. L'incapacità dell'uomo di controllare attraverso la ragione i propri istinti distruttivi porta l'artista a sondare, attraverso la pittura, le profondità più recondite della natura umana. Questo proposito assume due valenze fondamentali. Da un lato, una ricerca di autenticità nell'irrazionale, intesa come via di uscita dalla sfiducia nei confronti della razionalità. Dall'altro, l'esigenza di affermare la propria volontà di esistere in quanto artista.
Sul piano formale questo atteggiamento si traduce, per prima cosa, nell'abbandono di ogni proposito mimetico. In pratica, il rifiuto di rappresentare la realtà naturale. Per strade diverse, l'artista mette in atto un processo di dissoluzione della forma nell'informe.
L'opera si caratterizza per l'assenza di una forma chiaramente riconoscibile, sia essa figurativa (realista, surreale, espressionista, post-cubista) o astratta (geometrica, lirica). Al posto del repertorio di strumenti formali dell'arte tradizionale, prendono possesso del quadro macchie di colore, trame di segni, matasse, grovigli, grumi di materia pittorica. Emblema di questa pittura è la macchia: macchia come elemento pittorico senza forma definita, casuale, denso però di forza espressiva e evocativa.

La poetica del "segno" è alla base della pittura del segno o pittura segnica.
È un genere di pittura che ha come protagonista il segno. Può presentarsi come una piccola impronta, priva di una forma, oppure come un'entità più complessa e caratteristica. Può trovarsi sulla tela isolato, disposto in sequenza più o meno irregolare, organizzato in trama fitta.
Può scaturire da un impulso istintivo, quasi automatico, oppure essere il frutto di un lavoro più calcolato. In entrambi i casi si tratta di un segno autonomo da ogni normale codice espressivo, ma proprio per questo dotato di nuove valenze allusive e di imprevedibili capacità evocatrici.
Si può parlare di un segno nuovo, come espressione della volontà di scoprire un nuovo codice di comunicazione.
Storia dell'arte: arte del dopoguerra

La poetica del "gesto" è alla base della pittura gestuale.
L'artista concepisce il quadro come un mezzo di conoscenza, come il luogo in cui tradurre in immagini la propria volontà di esistere e di raccontarsi. Per portare a galla verità celate negli anfratti più reconditi dell'animo, si affida al proprio istinto motorio. Invade la tela con una sequenza di gesti: pennellate energiche, spazzolate di colore, in alcuni casi vere e proprie sciabolate. Giunge a spremere il colore dal tubetto direttamente sulla tela. Il risultato è vario: tracciati di linee spesse, organizzate in maniera casuale, grovigli, matasse, composizioni monumentali di laghi di colore.
L'aspetto del quadro è il riflesso del processo esecutivo dell'artista. Un dato che rivela un certo rapporto con l'automatismo psichico dei surrealisti. Ma la pittura gestuale va oltre. Vi sovrappone una forte componente esistenziale e molti influssi diversi, tra cui anche la cultura Zen.

La poetica della "materia" è alla base della pittura materica.
L'artista applica sul quadro strati spessi e rugosi di colore, spento e scialbo. Talora mescola altri materiali, come colla, stoffa, sabbia, sassi. Dimodoché, l'effetto ottenuto può assumere il carattere di una solidità quasi scultorea.
In generale, si tratta di un tipo di pittura dal procedimento più lento rispetto ad altri indirizzi dell'Informale. L'artista, infatti, calcola attentamente l'equilibrio compositivo del quadro, cerca di valorizzarne al massimo le caratteristiche della superficie. Il suo interesse non è rivolto tanto alla forma rappresentata o al gioco delle tinte. Si focalizza piuttosto sulla trama e il colore della materia, cercando nel contempo di salvaguardare l'armonia complessiva dell'immagine.
Attraverso questo procedimento l'artista sonda le potenzialità energetiche ed evocative della materia nuda e cruda, del tutto autonoma, svincolata da un'immagine. Le concrezioni di materia pittorica, che sembrano sospese nel vuoto, diventano quindi metafora di una ricerca esistenziale. Una ricerca volta a scoprire qualcosa di autenticamente genuino, da poter opporre alla desolante mancanza di certezze.
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