martedì 4 dicembre 2007

INFORMALE "Macchia" ( Tachisme),

RICERCHE ACURA DI D. PICCHIOTTI

Il termine "informale" raccoglie un largo ventaglio di manifestazioni che si propongono nelle arti visive raccogliendo le sollecitazioni della Fenomenologia e dell´Esistenzialismo e caratterizzandosi in Europa di volta in volta con il "segno-gesto" automatico, con la "macchia" (tachisme), sovente legandosi a un tipico materismo e accentuando fattori "selvaggi" o regressivi (art brut); in America con la tipica attività gestuale dell´ Action Painting (classificata Espressionismo Astratto) o connotata liricamente (Astrazione lirica) contro l´astrazione geometrica. L´Informale raccoglie automatismi segnici surrealisti ma nel complesso si pone come fenomeno autonomo a forte componente istintuale ed emotiva e il suo manifestarsi costituisce una novità per la volontà di distacco dai consueti modelli di riferimento e per l´assunzione di riferimenti altri, trasgressivi. È ciò che lo distingue dai vari percorsi europei di passaggio alla non figurazione attivi già dagli anni Dieci in ambito futurista, dagli anni Venti nell´ Art Nouveau, e dagli anni Trenta nel lavoro di Picasso e di Fontana.
Il termine "Informel" si trova per la prima volta nel 1951 in scritti di Georges Mathieu e di Michel Tapié che raccoglie tutte le differenti esperienze dal dopoguerra a quel momento nel termine "art autre" nel 1952.
Precursori dell´accezione segnica dell´informale sono il tedesco Hans Hartung (tra i primi a sperimentare anche il "tachisme") e il francese Georges Mathieu. Contribuiscono all´affermarsi del "tachisme" il berlinese Wols (Alfred Otto Wolfgang Schultze, il belga Henri Michaux e i francesi Jean Fautrier e Jean Dubuffet (che con lo spagnolo Antoni Tapies e l´italiano Alberto Burri sarà tra i protagonisti europei della stagione materica dell´Informale). In Italia, dopo la guerra la pittura del veneziano Emilio Vedova si connota, in ambito astratto, di marcate accentuazioni espressionistiche con forte gestualità. Il pavese Mattia Moreni passa dall´espressionistico astratto alla ripresa in termini immaginifici di un oggetto che viene associato a riferimenti naturalistici, caratterizzati con impeto da valenze materiche e luministiche estreme. Il bolognese Sergio Romiti trascorre dal riferimento morandiano a una preziosa ricerca luministica in ambito astratto che si lega significativamente a procedimenti della fotografia. Gastone Novelli innesta una ricerca avanzata sull´esperienza segnica della scrittura libera dei muri graffiti, sconfinata nella poesia visiva. L´americano residente a Roma Cy Twombly crea una scrittura automatica su fondi di luce pura. L´americano Salvatore Scarpitta esperisce un informale materico con forti valenze tattili prima di operare in ambito new dada. Un gruppo di pittori di Spoleto riprende il concetto di natura con libertà di materia e varia entità di cromìe: sono Piero Raspi, Bruno Pulga. Giuseppe De Gregorio. A Firenze lavora in ambito informale Alberto Moretti, a Milano operano Alfredo Chighine, Piero Giunni, Ennio Morlotti, ma altri nomi si potrebbero far rientrare più o meno a forza nell´alveo. In effetti, il passaggio strumentale nell´informale è stato un´esperienza pressochè obbligata nel rinnovamento del linguaggio pittorico per molti artefici della generazione degli anni Venti e degli anni Trenta. Anche per ciò le mostre dedicate all´Informale in Italia hanno sovente proposto una visuale del fenomeno molto allargata nel novero degli autori, con attenzione alle varie accezioni regionali, e anche assai dilatata nel tempo, fino a considerare epigonismi degli anni Sessanta-Settanta e proposte "neoinformali" della giovane pittura negli anni Ottanta. La più vasta tra le rassegne italiane degli ultimi vent´anni dedicate all´Informale si tenne alla Galleria d´arte moderna di Bologna nel 1983: s´imperniava sull´ipotesi arcangeliana di "ultimo naturalismo" (del 1954 era il testo del noto critico "Gli ultimi naturalisti" su "Paragone" e del 1957 "Una situazione non improbabile") e a Francesco Arcangeli era del resto dedicata. Di quella, la mostra del 1987 al Kunstmuseum di Lucerna e alla Galleria d´arte moderna di Bologna, fu una parziale riproposta che allineava opere di Vasco Bendini, Alberto Burri, Alfredo Chighine, Gianfranco Fasce, Lucio Fontana, Pinot Gallizio, Pompilio Mandelli, Mario Merz, Umberto Milani, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Gastone Novelli, Achille Perilli, Piero Raspi, Piero Ruggeri, Emilio Scanavino, Toti Scialoja, Francesco Somaini, Domenico Spinosa, Tancredi Parmeggiani, Giulio Turcato, Sergio Vacchi, Emilio Vedova e sculture di Leoncillo Leonardi e di Francesco Somaini.

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