NOVECENTO " Ritrovare nell’arte la schiettezza e l’impeto dei primitiv"
RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI
L’intento di reagire violentemente al convenzionalismo e dii ritrovare nell’arte la schiettezza e l’impeto dei primitiv, fece sorgere nei primi anni del XX secolo un movimento (Fauvisme) che ha il suo punto di partenza nella pittura di Paul Gauguin e di Vincent Van Gogh per poi acquisire tra i suoi maggiori esponenti Henry-Emile Matisse, André Derain, Georges Braque, Georges Rouault, ai quali derivò, per l’aggressività espressiva, tendente anche alla deformazione, ma sopratutto per la coloristica violenta delle opere esposte al "Salon d’Automne del 1905, il nome di Fauves (bestie).
Alcuni dei Fauves (Derain e Braque) si indirizzarono verso il Cubismo; altri cercarono un’ispirazione religiosa (Rouault); altri, ancora, (Matisse) scoprirono nuovi elementi decorativi sempre inseriti in una violenta visione di luce e di colore e al di fuori degli schemi convenzionali.
Il gusto primitivizzante, l’interesse per l’arte infantile e per gli aspetti comuni della vita quotidiana, che si trasforma attraverso gli occhi candidi dei pittori in una visione poetica e magica della realtà, professata da autodidatti per lo più di bassa estrazione sociale (contadini, operai, donne di fatica, commercianti) pone in essere un’arte che non ha alcun legame immediato con il mondo culturale e che prende il nome di Art naif e che ha come iniziatore Henry Rousseau detto il Doganiere (L’incantatrice di serpenti, 1907); ma a tale esperienza – inizialmente – si lega anche la vena paesaggistica di Maurice Utrillo e l’amicizia di Jacques Rousseau con altri grandi come Guillaume Apollinaire, Pablo Picasso e Robert Delaunay.
Le stesse ragioni culturali portano in Germania a un movimento di eccezionale importanza per il numero e il livello delle personalità che vi aderiscono: l’Espressionismo.
La pittura espressionista si basa sulla semplificazione intenzionale delle forme, a volte anche volutamente ed esageratamente deformate, e su un violento ed esasperato cromatismo che diventa il nucleo espressivo dell’immagine.
Precedenti di tale atteggiamento si possono scorgere nell’opera di due grandi pittori, il norvegese Munch e il belga Ensor e dopo il 1905 due polarità dell’espressionismo: il "Die Brucke (il ponte) in Germania e i "Fauves" (bestie) in Francia costituiscono, rispettivamente, il movimento nordico il primo, il movimento classico il secondo.
Nel Brucke la caratteristica artistica è data da un disperato, tipicamente nordico, pessimismo delle possibilità dell’uomo di riscattarsi; fa parte di questa corrente di Ernst Ludwig Kirchner; "Der Blaue Reiter" (Il cavaliere azzurro), fondato a Monaco, in cui emergono le grandissime personalità di Wassilii Kandinsky e di Franz Marc.
Nell’ambito dell’Espressionismo, almeno in alcuni loro periodi, agiscono poi alcune grandi figure dell’arte contemporanea come Oscar Kokoschka, Emil Nolde, Constant Permeke.
In Francia "L’Ecole de Paris" realizza per opera di artisti come Georges Rouault, Soutine. Vlaminck e Chagal la fusione tra i "Fauves" e il "Brucke".
Si è soliti far "nascere" nel 1907, con il quadro di Picasso: Les demoiselles d’Avignon, un altro dei più importanti movimenti dell’arte contemporanea: il Cubismo, i cui punti di partenza sono una particolare interpretazione dell’ultimo Cézanne e la riscoperta dell’arte primitiva.
In violenta polemica con tutte le grandi correnti, sia ottocentesche sia contemporanee, il Cubismo vuole esprimere la totalità dello spazio, cioè tutte e tre le dimensioni entro la superficie dipinta: una ricerca, questa, che pur avendo numerosi precedenti fin dalle più remote epoche dell’arte figurativa, nel Cubismo acquista un eccezionale risalto polemico per l’attività di alcuni grandi artisti quali, oltre Picasso, Braque (Natura morta, 1913), lo spagnolo Juan Gris e Fernand Léger.
Le immagini dipinte da Picasso e Braque, soprattutto nature morte, scompongono l’oggetto e lo spazio circostante attraverso le sovrapposizioni di più vedute dell’oggetto che si otterrebbero da diversi angoli visuali; in tal modo l’immagine presenta, simultaneamente, vedute successive nel tempo.
Una seconda fase cubista, di maggior rottura polemica, nei confronti della tradizione, vede un’intensa collaborazione tra Picasso , Braque e Gris da una parte, e Albert Gleizes con Jean Metzinger dall’altra, i quali elaborano le premesse teoriche dell’astrattismo geometrico ma, la polemica del movimento ha ormai esaurito il suo mordente.
I primi anni del secolo, dietro l’azione cubista, nascono altri movimenti culturali come il Dadaismo, movimento fondato nel 1916 a Zurigo: i suoi maggiori rappresentanti (Marcel Duchamp, Francois Picabia) elevando a dignità d’arte oggetti di rifiuto o espressioni prive di senso, per irridere la logica dei benpensanti, si propongono un vero e proprio programma di riforma etica, che tuttavia scade ben presto nell’irrazionalismo.
La situazione dell’arte, a questo punto, rimane particolarmente complessa, e sostanzialmente incomprensibile a chi volesse scorgerne un’esatta suddivisione per correnti. Infatti, quasi tutti i maggiori artisti, soprattutto nel momento della loro formazione partecipano a uno – o a più d’uno – dei movimenti principali, per poi magari distaccarsene completamente e continuare in completa autonomia.
Intorno al 1910-18, infatti, sono numerosissimi i movimenti che prendono forma in Europa; e, per quanto riguarda l’Italia, quello che ebbe maggiore ripercussione nel costume, non solo artistico, della nazione fu il Futurismo.
Reagendo a un tipo di cultura pittorica di carattere neoimpressionistico e tradizionale, i futuristi si proposero il programma di una forte ribellione alla organizzazione tradizionale della vita; essi intesero, addirittura, ribaltare la stessa concezione dell’universo; il normale rapporto tra lo spazio e il tempo veniva rifiutato, per cogliere in una visione simultanea il continuo divenire della vita.
Il confuso programma futurista conobbe un eccezionale successo, anche se scandalizzò i benpensanti borghesi; e la visione "futuristica della vita", in un primo momento venne persino assunta dal fascismo, come fatto culturale ufficioso del regime.
Il più importante tra gli artisti tipicamente futuristi è Umberto Boccioni, morto durante la prima guerra mondiale (Gli addii, La risata) il quale creò opere che sono tra quelle di maggiore interesse in Europa.
Eccezionale interesse rivestono anche i quadri futuristi di grandi personalità come Carlo Carrà, Ottone Rosai, Gino Severini, Ardengo Soffici, Mario Sironi, che partito dall’esperienza futurista, acquista una sua eccezionale originalità ideando una pittura a violenti blocchi architettonici; il colore, quasi monocromo, delimita figure e paesaggi primitivi.
Un posto particolare nel movimento occupa l’architetto Antonio Sant’Elia, prematuramente morto, ma autore di arditi progetti di riforme architettoniche ed urbanistiche.
Altro movimento sorto in Italia intorno al 1918 è quello della cosiddetta
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