martedì 4 dicembre 2007

Le avanguardie in Europa: surrealismo, imagismo, cubofuturismo

RICERCHE ACURA DI D. PICCHIOTTI

Lo scrittore europeo che più e meglio di altri interpreta la stagione avanguardistica del
primo Novecento è il poeta francese Guillaume Apollinaire (1880-1918). I suoi esordi
avvengono all’interno della cultura decadente e simbolista, quindi, entrato in contatto
con il cubismo e il futurismo, egli cerca di tradurre sul piano poetico i traguardi rag-
giunti dagli amici pittori: nasce il bisogno di costruire una poesia nuova, diversa rispetto
a quanto già realizzato dai modelli di fine Ottocento, ed equivalente alle costruzioni
spaziali e cromatiche di Pablo Picasso.
I singoli testi, alla maniera dei dipinti di Picasso e Braque, assumono un aspetto pulvi-
scolare: con il superamento della fredda razionalità, essi esprimono l’impulso creativo
della vita istintiva, il bisogno di assoluto. In tal maniera le poesie, come i quadri
dell’avanguardia cubista, diventano il luogo in cui l’autore fa convergere la pluralità dei
punti di vista possibili su un medesimo oggetto, su un medesimo tema.
Apollinaire
giunge a inventare una nuova maniera di scrivere: sbriciola le parole, annulla la sintassi, fa di
ciascuna immagine un frammento perfetto ed estatico, giustappone e incastra fra loro versi scritti
in epoche differenti, come fossero le tessere di un mosaico.
Fra le correnti dell’avanguardia storica successive all’esperienza cubista, il surrealismo
è quella che in maniera più diretta incide sui progressi della ricerca letteraria, affiancan-
do alla critica dei valori dell’arte ufficiale la proposta di una nuova cultura, fondata sul
primato della fantasia, del sogno e dell’immaginazione quali privilegiati strumenti di
conoscenza. Ne deriva, a livello letterario, lo scardinamento delle forme abituali, logi-
che e razionali, della scrittura.
I due maggiori interpreti del surrealismo, in campo poetico, sono Louis Aragon (1897-
1982) e Paul Eluard (1895-1952), che esprimono una comune aspirazione al cambia-
mento, sia nel campo estetico sia in quello civile e politico. Portando a forma esasperata
le istanze della poetica surrealista, essi usano il testo letterario per esprimere il proprio
anelito alla ribellione e alla libertà dello spirito.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra le istanze di rinnovamento sono interpretate nell’ambito
della letteratura dall’imagismo. Si tratta di un movimento letterario sviluppatosi tra In-
ghilterra e Stati Uniti negli anni intorno alla Prima guerra mondiale. La poetica imagista
tende a una scrittura oggettiva, geometrica e stilizzata, la quale, svincolata dalle regole

della metrica tradizionale, poggi su immagini nette, dure e precise, dal significato sim-
bolico. Di simili idee Ezra Pound (1885-1972) fornisce emblematiche applicazioni nelle
poesie scritte tra il 1908 e il 1920, le quali, fra l’altro, esercitano grande influenza sul
maggiore poeta anglosassone del Novecento, Thomas Stearns Eliot (1888-1965), che
dal movimento imagista ricava spunti fondamentali. Pound e Eliot, all’unisono, formu-
lano una proposta poetica d’avanguardia che pare assai differente, se non antitetica, ri-
spetto alle linee approfondite dagli scrittori francesi legati al cubismo e al surrealismo:
gli “imagisti”, infatti, perseguono una poesia di taglio raziocinante e intellettuale, né
fantastica né soggettiva, la quale sappia condensare in immagini allegoriche messaggi
complessi.

In Russia, dalla volontà di rinnovamento dei poeti Nikolaj Gumilèv (1886-1921) e Ser-
gej Gorodeckij (1884-1967), nasce nel 1912 il movimento acmeista, che trae il suo
nome dall’obiettivo di raggiungere nei versi l’“acme” dell’oggetto rappresentato, cioè la
sua essenza più vera, ritraendolo attraverso una scrittura che persegue un’architettura
razionale del testo e una scelta lessicale puntuale e precisa.
A contatto con il movimento acmeista fanno le loro prime esperienze due tra i più im-
portanti poeti russi del Novecento, Anna Achmatova (1889-1966) e Osip Mandel’stam
(1891-1938). Ancora più dirompente dell’acmeismo, sulla scena letteraria russa, è
l’incontro tra la poesia e la pittura cubista e futurista, da cui deriva la volontà di poten-
ziare l’energia creativa ed evocativa che le parole producono quando sono liberamente
accostate fra loro. Vladimir Majakovskij (1893-1930) rappresenta il più interessante svi-
luppo del cubofuturismo nella poesia russa.
Nel 1913 Majakovskij collabora alla pubblicazione del manifesto dell’avanguardia
cubofuturista, intitolato, provocatoriamente, Schiaffo al gusto corrente. Con la Rivolu-
zione russa del 1917, i progetti artistici e letterari del cubofuturismo si intrecciano a ra-
gioni di tipo politico: Majakovskij è in prima linea sia come grafico pubblicitario addet-
to alla realizzazione dei manifesti di propaganda sia come poeta (La guerra e l’universo,
1917). Nel corso degli anni venti egli si scontra, però, con le rigide posizioni culturali
assunte dai dirigenti fedeli a Stalin, che esaltano “l’arte proletaria” condannando ogni
ricerca formale, soprattutto se avanguardistica. Majakovskij subisce violente accuse di
antisovietismo, sotto il peso delle quali, nel 1930, arriva al suicidio.
→ Vedi in particolare di Majakovskij Io (1913) e La nuvola in calzoni (1915), opere nelle quali
egli cerca di dare seguito alle indicazioni teoriche del manifesto del cubofuturismo non solo
ricorrendo a un lessico nuovo rispetto a quello della tradizione, ma dissolvendo la versificazione in
immagini fantasiose e in arditi giochi linguistici.
(liberamente tratto da testi vari)

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