" RIFLESSIONI SULL'ARTE " L’Immagine sociale dell’Arte Il Nuovo Umanesimo e le Arti
Quest’arte parlata, acclamata, mitizzata.Quest’arte scacciata, oscura e abbattuta.
Quest’arte nascosta, schiva, schiava.
Quest’arte mercificata, quantificata, valutata e sopravvalutata.
Quest’arte scontata, svenduta, umiliata, ritagliata e riproposta nella tappezzeria del divano.
Quest’arte da circolo chiuso, intellettuale, cerebrale, fossilizzata e ghiacciata.
Quest’arte maiala, porca, che si fa fottere da chiunque... prostituta e troia.
Quest’arte meschina, piangente, vittima languida e nostalgica dei tempi che furono.
Quest’arte che è sangue e sperma, che è merda e piscio... quest’arte barbona, degradata, marginata.
Quest’arte che urla, tremenda e s’agita e s’agita...
Quest’arte che è morta e che deve cambiare, che puzza di carogna e vive di vermi.
Quest’arte che muore senza soccorso.
Quest’arte che sfugge inafferrabile, nei miei desideri, nei miei sogni e nelle mie fantasie, quest’arte.
Quest’arte l’ho tanto amata e poi odiata e poi...
...quest’arte che sta dentro di noi soffoca.
Lasciamola andare.Di fronte al fenomeno artistico sappiamo poco. Nessuno riuscirebbe ad immaginare un mondo senza arte eppure nessuno si sbilancia a dire a cosa serve e come questa cosa può esserci d’aiuto. Se si vede l’arte solo come forma di espressione allora sarà solo un fatto espressivo, il tema centrale sarà l’espressione umana e il tema artistico sarà solo un fatto formale.
Ma se il tema artistico non è solo un fatto formale ma è anche un fatto sostanziale, ossia può essere portatore di contenuti differenti da quelli espressi in altre forme, vale la pena chiedersi e soffermarsi sulle differenze d’azione e di espressione. Se vogliamo uno sviluppo di una ricchezza e di una diversità non solo formale ma anche sostanziale ed esistenziale, bisognerà domandarci profondamente a che cosa serve l’arte.
Il CUEA è uno strumento per la ricerca dell’arte, che punta a dare risposta alla domanda: a cosa serve l’arte?
E’ chiaro che nell’attuale contesto sociale tante cose sembrano più urgenti del "fare arte" e in una azione dettata dall’urgenza sociale bisognerà prima di tutto occuparsi della sussistenza, della salute, e dell’educazione di tutti gli esseri umani. Se ci si dovesse ritrovare a formulare un piano per la salvaguardia del pianeta il "fare arte" non sarebbe neanche al centesimo posto. Possiamo allora inquadrare l’arte esclusivamente come un gusto personale diffuso in tutto il mondo o siamo di fronte a qualcosa di più profondo e più "necessario" di un gusto?
Come inquadrare il "fare arte" nel campo delle "urgenze"?
La discussione può essere allora estesa sull’immagine dell’arte, o meglio se si vuole "interessare" all’arte bisogna che l’arte stessa si trasformi perché come è attualmente conformata non funziona.
Vogliamo una rivoluzione nella forma d’intenderla, sentirla e praticarla.Quanto è vissuta l’espressione artistica
Istintivamente pensiamo ad una stretta cerchia di persone, intellettuali e fuori dal mondo. Ma se noi contiamo, a Firenze per esempio, le varie scuole Artistiche statali (Liceo Artistico, Istituto d’Arte, Accademia di Belle Arti, Università di Architettura, Lettere e Filosofia) e le varie scuole private di musica, danza, teatro, pittura, restauro ci rendiamo conto che il fenomeno artistico è (in particolare a Firenze) un fenomeno che tocca diverse migliaia di persone. Se poi a queste persone, che in qualche modo si preoccupano di mettere "nel mondo" il loro interesse, aggiungiamo tutte quelle persone che in un modo o nell’altro nutrono interesse per l’espressione artistica, ci troviamo di fronte ad un intero "popolo".
Ma come mai abbiamo la sensazione che siano solo pochi eletti che si occupano dell’arte ? Perché l’arte non è vistosa come la pubblicità, la televisione, le auto, le case... l’arte è relegata nell’intimo delle persone. È relegata nelle gallerie, caffè, teatri, scuole, musei, biblioteche, cartelle, cassetti, magazzini. È relegata nella testa, in qualche appunto, nei sogni e nella fantasia. Ma non si esprime più nella piazza, nelle strade, nei luoghi di lavoro. È stata scacciata. È in esilio. Non serve... è stata sostituita da mezzi più massivi ed aggressivi.
Ma se l’arte ha così tanti sostenitori, come mai non si trasforma in un fenomeno più visibile, in un fenomeno di massa?
Sappiamo che molte persone condividono interessi in comune, e quando tante di queste persone si muovono nella stessa direzione si crea un fenomeno di massa. Prendiamo ad esempio il calcio o la religione, la musica o la danza in tutti questi casi vediamo che la direzione di questi fenomeni è gestita e strumentalizzata economicamente e psicologicamente. Non parlo solo dei soldi che derivano dagli ingressi allo stadio, in discoteca ma di un mondo fatto di riviste, vestiti, gadgets, dischi e mille altri prodotti di consumo inutili che gravitano attorno al fenomeno. Gli interessi psicologici sono legati al sistema di immagini e di comportamenti legati al fenomeno.
In tutto questo vediamo una direzione violenta e distruttiva da una parte e una grande ingenuità dei tanti, contrapposta dal lucido calcolo dei pochi, dall’altra.
Anche il fenomeno artistico socialmente vive la stessa crisi e soffre la stessa malattia cioè la strumentalizzazione economica e psicologica.
Constatiamo un diffuso interesse da parte della gente per il tema artistico per questo motivo, ponendoci diametralmente in opposizione all’attuale direzione, cerchiamo di sviluppare le sue ricerche e le nostre attività per promuovere e diffondere la pratica artistica. In questo senso il nostro obbiettivo è di creare un fenomeno di massa che si opponga a quello attuale e che proponga valide opzioni nel sistema di immagini e modelli imperanti, e diffonda il gusto e l’interesse per le discipline artistiche.Per capire come noi interpretiamo questi modelli imperanti radicati nel vecchio sistema di immagini gira pagina e vedi se ti ritrovi in quelli nuovi proposti da Movimento Umanista (vanno letti in coppia: a1 con b1, c1 con d1, e così via).
Articolo di Simone Casu
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