giovedì 11 ottobre 2007

A NORMA E CLELIA " L'UCCELLO DI FUOCO " E LE FAVOLE DI ESOPO FAVOLE CON UNA MORALE


Una notte, nel giardino incantato di Kaschchei, il gigante immortale dalle dita verdi, arrivo’ il giovane principe Ivan Tsarevich che inseguiva un magico uccello di fuoco. L’uccello stava svolazzando intorno ad un albero dalle mele d'oro quando il principe si avvicino’ furtivamente e catturo’ l'uccello approfittando del buio provocato da una nuvola chestava nascondendo la luna . Il povero uccello comincio’ a implorare il principe di lasciarlo libero, offrendogli in cambio della sua liberazione una penna di fuoco e promettendogli di volare in suo aiuto in caso di bisogno. Il principe si impietosi' e lo libero'. Poco dopo, dal castello di Kaschchei, uscirono tredici bellissime fanciulle che si avvicinarono all'albero dalle mele d'oro. E mentre giocavano e ridevano fra loro al chiaro di luna, apparve il principe. In un primo momento si intimorirono un po', ma poi capirono che non voleva far loro del male e lo invitarono a giocare con loro. Il principe fece ballare tutte le ragazze, pero’ si innamoro’ della piu' bella tra di loro . Le ragazze, che erano delle principesse, raccontarono allora al principe di essere state imprigionate dal mostro Kaschchei e che dovevano assolutamente rientrare nel castello prima dell'alba. Sentita la loro storia, Ivan decise di seguirle e di entrare con loro nel castello per aiutarle a fuggire . E fece cosi’, nonostante le ragazze gli avessere detto che il mostro pietrificava chiunque tentasse di liberare le sue prigioniere. Appena entrato nel castello, una schiera di orribili mostri si mise innanzi al principe e lo fece prigioniero. Mentre stava per essere pietrificato, Ivan si ricordo’ dell'uccello di fuoco e della promessa fattagli : prese cosi’ la piuma magica di fuoco e lo chiamo’ in suo aiuto. L'uccello , al richiamo del suo amico, accorse subito e rivelo’ al principe il segreto dell'immortalita’ di Kaschchei: per uccidere il mostro era necessario distruggere lo scrigno-uovo in cui la sua anima era racchiusa. Nel frattempo, l’uccello blocco’ l'incantesimo trascinando i mostri guardiani in una danza vorticosa che li stordi’ al punto che persero il controllo della situazione. Con un'altra magia, fece loro ascoltare una dolce ninna nanna che calmo’ la loro aggressivita' e li fece addormentare di un sonno profondo. In questo modo il principe Ivan pote’ tranquillamente rompere lo scrigno-uovo provocando la morte del gigante e la fine dell'incantesimo. Pote' cosi' sposare Zarievna, la più bella delle principesse prigioniere, con la quale venne portato in trionfo.

Le Favole di Esopo

IL CIECO

Un uomo cieco si era abituato a distinguere al tatto qualsiasi animale gli mettessero tra le mani.Una volta gli diedero un lupacchiotto. Egli lo palpò, rimase incerto, e poi disse: <>.
Così l'aspetto dei malvagi spesso traspare persino dal loro aspetto fisico.

L'INVERNO ELA PRIMAVERA

La Primavera e l'Inverno sono due stagioni completamente opposte che non sono mai riuscite a trovare la corretta armonia per andare d'accordo. Fortunatamente esse non devono convivere, infatti, quando compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.
Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a faccia con la giovane signorina Primavera. L'anziana stagione, con quella sua aria sapiente prese a dire: "Mia cara amica, tu non sai essere decisa e determinata. Quando giunge il tuo periodo annuale, le persone e gli animali ne approfittano per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle loro tane e si riversano in quei prati che tu, con tanta premura, hai provveduto a far fiorire. Essi strappano i giovani arbusti, calpestano senza pietà l'erba e assorbono ogni sorso di quel sole splendente che, col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti vengono ignobilmente raccolti e divorati e infine, con il baccano e la cagnara che tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare in pace. Invece io incuto timore e rispetto con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente si rintana in casa e non esce quasi mai per paura del brutto tempo e così mi lascia riposare tranquillo".
La bella e dolce Primavera, colpita da quelle parole, rispose: "Il mio arrivo è desiderato da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa significhi essere tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima che non potrai mai provare perché con il freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori più caldi si raggelano".
L'inverno non disse più niente e si fermò a riflettere. Forse, essere ammirati ed amati dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione.
Per ottenere rispetto ed amore non serve utilizzare la forza ed incutere paura invece i migliori risultati si

IL CORVO E LA VOLPE

- Esopo -Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò à suoi piedi e cominciò ad adularla, facendo grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, della lucentezza delle sue penne, dicendo che nessuno era più adatto dì lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz'altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla e beffeggiò il corvo soggiungendo:" Se, poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe altro, per diventare re ".

IL CERBIATTO E IL CERVO

Un bellissimo cerbiatto dal manto scuro e con delle stupende macchioline bianche sul dorso viveva con la sua  famiglia in una meravigliosa foresta con un ricchissimo sottobosco che offriva cibo in abbondanza. Il cerbiatto ammirava il suo caro babbo e desiderava diventare grande e forte proprio come lui aspettando con ansia che gli spuntassero finalmente le stesse lunghissime corna che tutti invidiavano al suo genitore. Nell'impazienza di quel momento egli seguiva costantemente il grosso cervo cercando di imitarlo in ogni cosa. Durante un bel mattino di fine inverno, mentre il grande cervo brucava tranquillo le foglie dei cespugli più bassi in compagnia dell'inseparabile figliolo, un possente ruggito squarciò il silenzio della foresta. Era un leone! Il cerbiatto sconcertato osservò il suo babbo e, con enorme stupore scoprì che questi tremava come un fuscello al vento. Sì, il suo venerato papà aveva paura! Come era possibile? Ma prima ancora che egli potesse chiedergli spiegazioni il cervo gridò al figlio: "Corri!" e si lanciò in una velocissima fuga. Il cucciolo obbediente lo seguì con le lacrime agli occhi per la vergogna e la delusione. Quando finalmente si fermarono il cervo si avvicinò al figlio e scorgendo il suo pianto gli parlò con voce dolce: "Piccolo mio, questa paura che tu disprezzi ci ha salvato la vita. Quel leone non avrebbe avuto pietà di noi e ci avrebbe sicuramente sbranati se non fossimo fuggiti. A volte bisogna ingoiare il proprio orgoglio e sapersi arrendere di fronte a chi é più forte di noi. Questo significa diventare adulti e saggi." Quelle parole consolarono il cerbiatto. Adesso ammirava ancora di più quel suo babbo che non aveva esitato a dimostrarsi un fifone rischiando di perdere la stima del figlio pur di salvargli la vita. Questo era il vero coraggio.
Nella vita serve più coraggio per rinunciare ad affrontare persone più forti e prepotenti, piuttosto che per accettare sfide inutili e violente

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