A CURA DI D. PICCHIOTTI
Giocare vuol dire fare
È questo il senso dell’operazione culturale che sta alla base dell’interven- to. Infatti, si dà spazio all’espressione dei propri vissuti nell’ambito di una situazione giocosa. Giocare per crescere facendo, in un susseguirsi di luoghi e di tempi propri dell’azione creativa. Dove poter esprimere il pro- prio universo senza tralasciare la relazione con l’altro da sé che stimola l’azione stessa. È nel gioco che si consente alla creatività di manifestarsi, nel modo libero di rapportarsi col proprio mondo interiore. Il tempo della realizzazione del gioco lo qualifica nell’agire, promuo- vendo cambiamento non solo in un luogo ben definito quale quello men- tale, ma anche nella fisicità propria del corpo. Infatti, qui si evidenzia come le reazioni corporee sono convogliate nella realizzazione del processo creativo messo in atto. Cosicché l’azione del giocare promuove lo sviluppo psicofisico, con la modificazione di quegli atteggiamenti posturali che caratterizzano la persona, condizio- nandone le relazioni con l’altro. Un buon atteggiamento posturale, che consente il pieno svolgimento delle attività della persona, in un ambito in cui si dà modo di esprimere il piacere del fare, è alla base per un corretto sviluppo dell’autostima.
Ed è questo lo scopo principale che ci prefiggiamo,in quanto si rileva la difficoltà di avere un buon rapporto con se stessi, derivante da una scarsa fiducia nelle proprie capacità. La magia dell’incontro
Il carattere precario, altresì, della realtà del gioco, nel suo divenire, consen- te la condizione per sentire “magico”, il modo di vivere il fenomeno che si realizza nella propria espressione. Espressione che si concretizza comuni- cando in relazioni sane, dove l’Io e il Tu rappresentano i cardini di un rap-
porto: dove il Tu si rende disponibile senza prevaricare, dando la possibi- lità d’interazione e di promozione d’idee nuove che modificano il fare. pensiero pag 001-059 16-06-2006 16:02 Pagina 25
Avere uno spazio e un tempo definiti permette di vivere, tramite una condizione di rilassamento che facilita la fiducia, la possibilità di svilup- pare l’esperienza del giocare. Sviluppando le capacità creative, fisiche e mentali proprie del gioco, si sviluppa il senso del sé. Si dà la possibilità di agire come unità che espri-
me l’Io sono, Io sono vivo, Io sono me stesso, costruendo le peculiarità
dell’essere creativi. (Winnicott, 1962) Facilita l’impressione che la vita valga la pena di essere vissuta, non
subita in un aspecifico adattamento alla realtà. Questo modo di vivere il proprio sentimento vitale, acquista maggio- re significato quando interessa persone che di solito non hanno stima di
sé, vivendo la propria disabilità come condizione negativa. Dare la possibilità di sviluppare il senso del sé, sottolineando e inca- nalando produttivamente la parte sana della persona, consente di avere
maggiori chance nel creare prodotti della mente. Crescita emotiva e gioco L’espressione, emotiva nel gioco è importante nella sua simultaneità con la crescita creativa che è messa in atto nell’esperienza. Non valutati per il loro senso estetico, ma importanti e, quindi, estetici perché rappresenta- no il meglio dell’azione creativa del gioco.Si dà valore estetico al gioco, in quanto manifestazione dell’espressione intima del vivere. La condizione ottimale è la libertà d’espressione che fa sì che ci si concentri sui mezzi per raggiungere il risultato, che non rappresenta il fine del gioco, ma n’è solo la conclusione del loro divenire. È preso in esame soprattutto nel suo carattere simbolico, nella capacità d’astrazione che permette il superamento della realtà contingente, quindi condizionante la concezione dell’essere presenti nella realtà personale.Il suo carattere imitativo della realtà, fa sì che permetta la costruzione del pen-
siero autonomo,staccandosi dalla semplice imitazione e dalla semplice ese- cuzione di un compito prestabilito,come di solito avviene. Infatti, si tende alla costruzione di situazioni che permettono la crescita di un’elaborazione di contenuto rispetto la formulazione delle consegne, per consentire la
capacità di lettura della realtà di ognuno, rispettando il “magico” del gioco. Esprimendo il proprio mondo, infatti, si fa dell’esperienza un’occasio- ne irrepetibile della fisicità del reale da condividere con l’altro in una rela- zione sentita in prima persona. Si sviluppano le capacità narrative, dando un senso di temporalità e spa- zialità all’immaginazione , concretizzandola in azioni ben definite e defini- bili nel gioco, consentendo, così, di prendere in esame l’aspetto cognitivo. Creatività e intelligenza emotiva
È di recente la concezione dell’universalità della creatività, non più appannaggio di pochi eletti che qualificano il tempo culturale, ma capa- cità insita in ognuno che va sviluppata; è da quest’assunto che si dà la possibilità di crescita a dei soggetti con ritardo mentale, che altrimenti non avrebbero modo di manifestare il proprio mondo. Consentire, con il gioco, all’intelligenza emotiva d’avere campo libero
nel manifestare tutte le proprie capacità, permette, altresì, lo sviluppo cognitivo altrimenti sacrificato in un ambito non reale per tali soggetti. A tale riguardo, si fa riferimento al modo di mettere in relazione la
capacità di vivere le proprie emozioni liberamente con la possibilità di svi- luppare i processi cognitivi che danno opportunità di leggere il presente. Infatti, tali prerogative, altrimenti inusate, sono attivate tramite il gio- co e il suo libero manifestarsi, dove le emozioni hanno una loro impor- tanza, per un migliore adattamento al reale. Quest’adattamento dà possibilità di presa di coscienza d’abilità diver- se per ognuno, che sono evidenziate, nella loro specificità nei vari labora- tori, e sono così sviluppate per dare continuità comportamentale in ambi- ti diversi dalla situazione privilegiata messa in atto. Scopo, non ultimo, è promuovere una vita relazionale scevra da con- dizionamenti sulla diversità, in quanto condizione d’inferiorità che non consente lo sviluppo armonioso della persona. Creatività e collaborazione La realizzazione della condizione del gioco permette, altresì, di sviluppa- re rapporti collaborativi non competitivi, se non nel reciproco piacere di fare e di far conoscere all’altro il proprio mondo. Diventa, così, importante il carattere sociale del gioco, in quanto occa- sione di scambio d’esperienze e occasione di crescita collettiva del grup- po d’appartenenza. Il riconoscersi, costituisce uno dei punti di forza nella ragione dell’intervento, in quanto l’accettazione della diversità, come
valore da portare nelle relazioni con gli altri, diventa motivo di rivalsa delle abilità che caratterizzano la persona. Non è un caso, che perciò, si prende in esame la creatività, come ele- mento e condizione imprescindibile di cambiamento culturale, per un’ef- fettiva presa in carico della problematica della diversità. Si considerano, altresì, le capacità trasformative del gioco che con l’im- maginario costruiscono realtà diverse per ognuno. L’identificazione in altro da sé, permette la considerazione che la persona può superare la condizione usuale in un’altra idealizzata. E, in quest’altra collocare la possibilità di crescita interiore, che è facilitata e promossa per diventare effettivo cambiamento. L’immaginazione Il ruolo dell’immaginazione è fondamentale nel senso che consente la visione di un’alternativa possibile del reale e quindi l’aspirazione e la sco- perta di capacità altrimenti non sviluppate. Le capacità prese in esame coinvolgono la persona nell’insieme della corporeità e del mentale, essendo non disgiunti, ma l’uno conseguente l’altro, determinando aggiustamenti e miglioramenti nella percezione, fruizione ed elaborazione dei vissuti. Fare dell’arte il processo entro il quale collocare l’azione educativa, dà al gioco la dimensione culturale di promozione di un atteggiamento attento all’istanze dell’utenza, in quanto non si produce gioco fine a se stesso (anche così si ottempera ad un ruolo educativo avulso da intellet-
tualismi). Il mondo immaginario sviluppato è il contesto entro il quale la perso- na può esprimere liberamente i propri sogni, in una teoria d’aspettative che costituiscono la base per aspirazioni da realizzare o da esorcizzare. Il gioco terapeutico Infatti, si dà modo di giocare su problematiche altrimenti spie d’angosce personali, che in questa maniera sono affrontate in modo che siano tra-
sformate in esperienze positive. Il carattere giocoso dell’esperienza permette, quindi, di prendere in
considerazione quegli aspetti dolorosi che opprimono l’immaginario in quei soggetti che presentano tali ossessioni. Questa modalità è stata messa in evidenza nella realizzazione di sto- rie che rispecchiavano tematiche proprie dei soggetti, come ad esempio nella “...e la sposa scappò”, dove il tema del matrimonio come aspira- zione a relazioni significative con l’altro sesso, era esorcizzata dal carat tere giocoso dello sberleffo e dell’elemento sporco per superare la pau- ra di tale contatto. Il giocare con i propri vissuti ha permesso di sviluppare in un ambien- te sereno le problematiche che di volta in volta erano affrontate. Così si dava spazio e senso al raccontare storie “strampalate”, riuscendo a svi- luppare legami profondi tra i partecipanti. L’aspetto relazionale, messo in evidenza, scaturisce dal bisogno di rac-
contare e di ascoltare l’altro per creare rapporti non vincolati dall’appar- tenenza ad un’istituzione. Infatti, la libera espressione sviluppa l’ascolto e, quindi la nascita di rapporti significativi all’interno di un gruppo che assolve la funzione di contenitore protetto. Le storie inventate acquistano significato per una cultura collettiva, divenendone la caratteristica e il collante. In tale ambito, acquista signifi- cato l’individualità, in quanto si sottolinea con l’appartenenza, il ruolo differenziato nel gruppo.
Ognuno ha la sua storia da raccontare e tutti sono partecipi del cam- biamento che è attuato. Imparare ad ascoltare dà significato al racconto e, chi racconta è apprezzato acquistando importanza. Nel duplice ruolo di narratore e d’ascoltatore, è fissata l’importanza di ognuno, dando risalto al gioco messo in atto.