martedì 30 ottobre 2007

  La nascita della filosofia postmoderna dallo spirito dell'arte moderna

  Wolfgang Welsch

Modernità e postmodernità - L'anelito all'unità contro l'opzione della pluralità 
Naturalmente, la valutazione di questo stato plurale - che è segno indiscusso della modernità - potrebbe anche procedere in direzioni del tutto diverse. Infatti, non è necessario valutare la pluralità in un senso positivo come fa Lyotard; è possibile vederla anche criticamente - come fa Adorno. Così, alla luce della posizione opposta di questi due protagonisti del pensiero si può meglio comprendere la differenza generale tra l'opzione moderna e quella postmoderna. Lyotard, come Adorno, e anche attraverso Adorno, dice infatti che l'arte moderna è plurale perché risulta dalla disintegrazione dell'intero, cioè dal "declino della metafisica"37. Ma per Adorno una tale affermazione era profondamente ambivalente. Egli ha considerato la liberazione del molteplice (of the many) - la promessa benigna della modernità - piuttosto come una promessa ingannevole e ipocrita, perché ciò che viene promesso è la liberazione di "spinte parziali"38. Così, anche se questa liberazione dovesse veramente avvenire non significherebbe in alcun modo la salvezza. Secondo il ragionamento di Adorno, infatti, la salvezza può situarsi solo nell'intero, nella completa riconciliazione, e non nell'alienazione di parti che si sono sviluppate separatamente. Perciò, tale aspirazione all'unità e alla totalità costituisce una premessa fondamentale per lui quale pensatore della modernità. Il pensiero postmoderno, invece, si è affrancato proprio da questa preoccupazione per l'unità e la totalità. Esso afferma la transizione verso la pluralità giudicandola positivamente. Infatti, perché si dovrebbe discreditare la coesistenza di opere costruttiviste e surrealiste considerandola una condizione alienante? Non potrebbe lo sviluppo del molteplice, al contrario, costituire la propria visione di felicità per sé e il futuro? In ogni caso, sul piano della modernità come essa si è evoluta, l'unità - di approcci, esecuzioni e criteri - sarebbe ottenibile solo mediante misure repressive. Lo stesso Adorno lo ammette. E allora perché mettere all'indice la condizione della pluralità? E perché la salvezza dovrebbe interamente risiedere nell'unità? Perciò, se c'è una cosa che differenzia la postmodernità dalla premodernità e dalla modernità, è la sua visione fondamentalmente diversa: l'utopia della pluralità intesa come immagine di felicità. Si potrebbe osservare incidentalmente che nella postmodernità l'attenzione non è portata tanto su nuovi contenuti quanto su un diverso e fondamentale atteggiamento39. È dunque cambiata La griglia di valutazione e lo spostamento dall'anelito per l'unità all'elogio (fr.:plaidoyer) della pluralità è il più incisivo di questi cambiamenti40. 

L'omologia dell'arte moderna e del pensiero postmoderno 
Se nelle ultime osservazioni mi sono spostato dalla definizione di arte moderna alla caratterizzazione della filosofia postmoderna, ciò è reso possibile dalla congruenza tra le due. Perciò, sosterrò la tesi di questa corrispondenza attraverso alcune osservazioni di Lyotard41, il comune denominatore delle quali è che la filosofia postmoderna articola in modo discorsivo ciò che l'arte moderna ha praticato artisticamente. 
Il titolo di un libro quale Filosofia e pittura nell'età della loro sperimentazione è in proposito significativo42. Esso indica che ciò che è decisivo nell'arte moderna - la sperimentazione - definisce, allo stesso tempo, la filosofia contemporanea. Con tale spirito, Lyotard ha definito gli artisti e i filosofi "fratelli nella sperimentazione"43. Gli uni e gli altri sono infatti impegnati in un'impresa sostanzialmente riflessiva, alla ricerca continua di regole per ciò che stanno facendo. 
Lyotard sottolinea inoltre ancora una volta il parallelo tra l'arte moderna e il pensiero postmoderno indicando la corrispondenza tra la pluralità degli approcci artistici e l'ontologia contemporanea della potenzialità44, oppure dicendo programmaticamente: "Ciò che è accaduto in pittura o in musica negli ultimi cento anni anticipa in qualche misura la postmodernità come io la intendo 
Ma sono soprattutto due le caratteristiche dell'arte moderna che costituiscono altrettanti leitmotiv nel pensiero di Lyotard: l'eterogeneità e l'incommensurabilità. Quello che Lyotard tenta di mostrare, con riferimento ai vari giochi di linguaggio, tipi di discorso, generi di pensiero e di codici culturali, cioè che almeno alcuni di questi sono nel loro nucleo eterogenei ed incommensurabili, l'arte moderna l'ha già mostrato da molto tempo nella sua sfera di percezione e nei suoi limiti di percettibilità. Lyotard dice perciò appropriatamente che Duchamp ha fornito " i materiali, gli strumenti e le armi per una politica dell'incommensurabile"46, e più in generale osserva che "Nell'ultimo secolo, tutte le ricerche dell'avanguardia scientifica, letteraria e artistica si sono mosse verso la scoperta della incommensurabilità reciproca dei diversi tipi di linguaggio. 
Credo perciò che i punti centrali del pensiero di Lyotard possano essere concepiti come una traduzione di alcune caratteristiche dell'arte moderna in altrettante opzioni filosofiche. Perciò, la scomposizione dell'arte corrisponde alla fine delle meta-narrazioni; il suo carattere riflessivo trova un parallelo nella condizione fondamentale del pensiero di essere costantemente alla ricerca delle proprie regole; la controparte dell'estetica del sublime è l'aprirsi del pensiero ai paradossi e all'incomprensibile; vi è inoltre la "fratellanza" di artisti e filosofi nella sperimentazione e la pluralità - nel senso drastico di determinata dall'eterogeneità e dall'incommensurabilità - che costituisce il punto centrale della concezione di Lyotard. Infine, l'omologia tra pensiero postmoderno e arte moderna non è solo chiara, ma diviene evidente l'ispirazione genealogica che questo pensiero trae da quell'arte. 

L'arte moderna come discrimine (Criterion) nella disputa tra modernità e postmodernità 
Per concludere questa sezione dedicata a Lyotard vorrei chiarire ancora una volta, a proposito della controversia con Habermas, come sia possibile per il pensiero postmoderno distinguersi da quello moderno richiamandosi all'arte moderna. Habermas, nel discorso di accettazione del premio Adorno, ha raccolto l'idea di Albrecht Wellmer secondo cui l'arte è in grado di realizzare una riconciliazione tra le culture pienamente differenziate dalla razionalità, da un lato, e la Lebenswelt [mondo-della-vita], dall'altro. Tuttavia Lyotard sostiene che una tale riconciliazione è dubbia, sottolineando che un'idea di questo tipo è incompatibile con il carattere dell'arte moderna. Perché tale arte ha una costituzione plurale e non unitaria (dissociative) e la riconciliazione non è né il suo ideale né la sua regola. Chiunque desideri perciò attribuire ancora un compito di riconciliazione all'arte moderna, continua a guardarla apparentemente soltanto dalla posizione un po' anacronistica del bello anziché nei termini del sublime; in questo modo, fondamentalmente fraintendendola48. Poiché, le "arti non più belle" della modernità focalizzano le loro energie sul far esplodere piuttosto che sul sintetizzare e sono interessate alla creazione di discontinuità invece che alla produzione di un amalgama. 
La cosa interessante di questa controversia è che un pensatore postmoderno sia capace di fare appello all'arte moderna quale testimone di tutte le questioni come al punto cruciale di ciò che lo differenzia da un pensiero decisamente moderno per il tema dell'eterogeneità. Ciò rende chiaro ancora una volta quanto intrinsecamente la filosofia postmoderna sia collegata ai motivi dell'arte moderna. 

V. ESPANSIONI 
Prima di rafforzare in un'altra sezione le intuizioni ottenute dalla concezione di Lyotard vorrei ampliarle in una sezione intermedia. Vorrei cioè ritornare alle definizioni di arte moderna date da Dubuffet e ai loro paralleli con la filosofia postmoderna; mostrando come tale congruenza sia confermata anche da altri autori dentro la sfera della postmodernità - quali Foucault e Derrida. 
1. Articoli del programma di Dubuffet e argomenti della postmodernità 
Nel trattare Dubuffet abbiamo parlato del suo allontanamento da quattro aspetti della cultura che sono l'antropocentrismo, il logocentrismo, la monosemia e il primato del visivo. Tutto ciò lo abbiamo ritrovato in Lyotard, nell'area di intersezione tra pensiero postmoderno e arte moderna. L'abbandono del primato del vedere e della visibilità avviene infatti con l'andare verso il non rappresentabile e con gli sforzi della filosofia postmoderna per darne testimonianza. L'allontanamento dalla monosemia e dall'intera gamma delle sue possibilità di pensiero (cioè, dal pensare in termini di rappresentazione e di presenza) è attuato nei vari modi della decostruzione. L'allontanamento dal logocentrismo risulta invece dal fatto che nel postmoderno la razionalità è divenuta plurale e il concetto tradizionale di logos, con la sua concezione gerarchica e centralista della ragione, non è in grado di fare giustizia di questa pluralità; per di più è chiaro che all'interno della postmodernità il dominio tradizionale del logos è frustrato da una più forte attenzione per l'estetico. Infine, l'allontanamento dall'antropocentrismo fra i poststrutturalisti è evidente. Perciò, proprio come l'arte moderna ha tentato di oltrepassare l'umano - nel cosmico (Malevic), nella non-intenzionalità (Surrealismo) e nel materiale (Arte povera) - anche il pensiero postmoderno aspira a superare la concezione "umanistica" dell'uomo. La stessa espressione "postmodernità" segnala (fra le altre cose) l'allontanamento dal concetto di progresso orientato in senso umano e si riferisce a una "de-identificazione" dell'uomo49; questo allontamento è completato nella svolta verso l'inumano. Il fatto che questo sia un termine chiave tanto per Apollinaire e Adorno che per Dubuffet e Lyotard50 fornisce la prova di un contesto che rende comprensibile per quale motivo i disprezzatori della postmodernità debbono esserlo anche della modernità. 

2. Foucault: professare la letteratura e la vicinanza all'arte 
Prendendo Foucault e Derrida come esempi vorrei infine illustrare brevemente come la tesi di una congruenza tra il pensiero postmoderno e le intenzioni dell'arte moderna possa essere confermata anche da altri autori della postmodernità51. Appare ovvio infatti che l'ispirazione di Foucault proviene dagli ideali dell'arte moderna. Ciò è particolarmente evidente ogni volta che egli attribuisce alla letteratura una funzione guida, come alla fine della sua celebre opera Le parole e le cose, dove l'autore ha di mira l'allontanamento dall'uomo determinato da un ideale di linguaggio; quello di Mallarmé. Perciò, nel puro "essere del linguaggio" l'uomo deve "scomparire come un viso tracciato sulla sabbia della spiaggia"52. 
Credo tuttavia che anche il tardo pensiero di Foucault, che si è allontanato da tale concezione iniziale, sia ancora segnato e ispirato reconditamente in modo estetico - anche se non più dalla letteratura ma dalla pittura. 
Vale a dire che si può intendere la concezione di Foucault della microfisica del potere e delle varie ramificazioni della razionalità come una trasposizione dei motivi dell'arte moderna, e della pittura informale in particolare - che ancora una volta fa venire in mente Dubuffet -, all'interno del contesto delle teorie del potere o della razionalità. A questo punto, tuttavia, (dopo aver fatto un breve riferimento intermedio a Deleuze, per il quale l'informale aveva un significato chiave; egli stesso, d'altro canto, ha descritto la nozione di un "caos informale" come matrice della sua opera principale Differénce et répétition53) vorrei puntare direttamente a Derrida e più precisamente all'aspetto meno noto dell'influenza che su di lui ha avuto l'arte moderna. 

3. Anche Derrida: Mallarmé e l'informale 
È certamente risaputo che Derrida sviluppa il suo pensiero guardando a scrittori come Artaud, Bataille, Blanchot e Kafka; in realtà egli ha piuttosto spiegato sé stesso usando questi come esempio mentre Un coup de dés jamais n'abolira le hasard di Mallarmé ha probabilmente esercitato l'influenza più profonda, quella che ha condotto Derrida a un offuscamento della linea di demarcazione tra filosofia e letteratura54. Nei suoi scritti, perciò, lo scrivere orientato dall'arte e la riflessione filosofica si compenetrano vicendevolmente - i suoi critici dicono che si divorano l'un l'altra. Tuttavia il lato sconosciuto di questa vicinanza della filosofia all'arte è ugualmente interessante, il pensiero di Derrida mostra infatti nelle sue categorie più elementari una cospicua affinità con le categorie dell'informale. Traccia, segnale, pista, disseminazione, spianare la strada, differire (Shifting) il senso e un concetto più generalizzato di scrittura sono i termini chiave che nell'opera di Derrida segnalano comunanze (commonalities) tra il suo pensiero e le caratteristiche strutturali dell'informale55. 
Nel corso delle mie osservazioni spero di aver reso fin qui plausibile la tesi della nascita della filosofia postmoderna dallo spirito dell'arte moderna e di averla rafforzata con vari collegamenti56. L'omologia appare in ogni caso indiscutibile. La genealogia può non essere sempre così chiara in tutti gli esempi come lo è in Lyotard, ma dopo tutto egli è il pensatore "postmoderno" per eccellenza e in ogni caso, a proposito delle nascite dallo spirito, l'omologia è più importante del loro essere derivate direttamente. 


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