sabato 30 giugno 2007

INFORMALE (GESTUALE, SEGNICO, MATERICO), ESPRESSIONISMO ASTRATTO, ACTION PAINTING,

La seconda guerra mondiale arrecò inevitabilmente conseguenze irreparabili, come inquietudine e diffidenza, in una società fragile, azzerata d’ogni valore. L’intera umanità aveva assistito e aveva vissuto sulla propria pelle esperienze spaventose come le dittature, l’orrore delle guerra con i suoi bombardamenti aerei, i campi di sterminio nazisti. Essendo l’arte il riflesso della società che la esprime, anch’essa di conseguenza sperimenta nuovi linguaggi. La rottura con il passato appare definitiva, infatti d’ora in poi l’obiettivo artistico è far riflettere, sbalordire, contestare. Gli artisti sono liberi di creare, di dar libero sfogo al loro stato d’animo, vogliono manifestare il loro pensiero. Il New Deal americano, che coincise con la diffusione dei regimi assoluti, aveva favorito l'immigrazione di artisti e intellettuali in fuga dall'Europa alla ricerca di condizioni che consentissero una ricerca libera da vincoli e tradizioni appartenenti alla cultura europea, portando negli Stati Uniti espressioni di ogni tendenza. Se prima Parigi poteva ben considerarsi la capitale mondiale dell’arte moderna, questo primato si è successivamente trasferito a New York, ma in generale all’America, polo d’attrazione perché vista come simbolo di democrazia e libertà, meta adatta al diffondersi di nuove idee. Nell'ambito delle arti visive il fenomeno più importante fu la nascita di un vasto movimento, l'Espressionismo Astratto, destinato ad acquisire rapidamente una posizione di grande prestigio internazionale per la sua vitalità e la creatività . Il movimento prende il suo nome dalla combinazione dell'intensità emotiva e auto-espressiva con l'estetica anti-figurativa, attraverso il rifiuto della forma, dove la linea, il colore, la figura perdono il loro significato; i n aggiunta, questa corrente possiede un'immagine di ribellione. L’Espressionismo Astratto ha determinate particolarità come l’utilizzo di ampie tele in canapa, un approccio a tutto campo, dove ogni area della tela viene curata allo stesso modo. Un elemento singolare è la sintonia che tale espressione aveva con la musica, filosofie e culture non occidentali, una sorta d’influenza reciproca che si esternava sia sul piano della poetica che delle tecniche utilizzate. Tali caratteristiche vengono dunque applicate a tutti quegli artisti operanti a New York, a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, con differenti stili.Prima, però, di analizzare le diverse espressioni in ambito americano, è giusto sottolineare l’importanza fondamentale che assunse il vero e proprio atto di dipingere, l’arte gestuale attraverso cui l’artista è libero di esprimersi, identificandosi nell’Action Painting (Pittura d’azione). L'artista concepisce il quadro come un mezzo di conoscenza, come il luogo ove sprigionare le proprie emozioni, le proprie energie interiori; si impadronisce della tela con una sequenza di gesti: pennellate energiche, spazzolate di colore, in alcuni casi vere e proprie sciabolate.Egli giunge a spremere il colore dal tubetto o a farlo gocciolare direttamente sulla tela. Il risultato è svariato: tracciati di linee spesse, organizzate in maniera casuale, grovigli, matasse, macchie-gocce, composizioni monumentali di laghi di colore.Il maggior esponente dell’Action Painting è Jackson Pollock, uomo dall’animo irrequieto e ribelle, che ha realizzato le sue opere grazie al segno proveniente dall’azione non della mano, ma bensì del braccio, a sua volta governato dal corpo, che lascia fuoriuscire slanci espressivi lontani da qualsiasi logica, in un’assurda e furiosa concatenazione di gesti, travolgendo i sensi e la visione. Dal '47 al ' 52 l'artista americano mette a punto la tecnica del dripping, (sgocciolamento): dal pennello o direttamente da barattoli pieni di colore, egli lascia cadere le gocce, in modo libero e aleatorio, su enormi tele stese sul pavimento. Pollock, lavorando a tutto campo e senza intervenire manualmente, generava caotici grovigli filamentosi di vari colori intrecciati tra di loro. Il suo modo di dipingere segnò, senza dubbio, il ribaltamento delle sorti dell’arte contemporanea. Tra gli altri esponenti di rilievo della cerchia newyorchese ricordiamo: Willem de kooning, la cui gestualità, grottesca e non del tutto astratta, assunse la tecnica del mai-finito, ossia egli dipingeva ossessivamente sui suoi quadri finiti, trasformandoli continuamente; Franz Kline, che definisce il suo lavoro attraverso frenetiche e ampie pennellate nere su sfondi bianchi.È però di notevole rilevanza chiarire che non tutto l’Espressionismo Astratto americano ha assunto toni gestuali, ma ha seguito un percorso pittorico più moderato. Le correnti che adottarono questo pensiero furono il Color Field (Campo colorato) e La Scuola del Pacifico. La prima è così chiamata perché gli artisti valorizzavano le proprie opere con larghe distese di colori uniformi e piatti, producendo, attraverso l’assenza di forme e la totale impersonalità del tocco del pennello, un effetto di “infinito” sullo spettatore. Esponente di primo piano è senza dubbio Mark Rothko, impegnato ad accostare semplicemente pochi colori stesi a grandi campiture, non definite, di evanescente qualità, accentuandone la sublime atmosfera. Questo tipo di pittura venne accolta anche da Barnett Newman, che concepiva un ideale dell'arte come idea pura, mistica. La Scuola del Pacifico, invece, fa riferimento alle filosofie orientali, più intimiste e meditative e la pittura di Mark Tobey ne è testimone.Contemporaneamente agli Stati Uniti, si presentò anche tra gli artisti europei la necessità di abbandonare la forma, rapportandosi con la propria realtà; infatti, i punti in comune tra i due continenti erano l’atteggiamento istintivo-emozionale da parte degli esponenti e la concezione del quadro come un’arena in cui combattere; però non bisogna tralasciare che all’Europa, a differenza dell’America, le tracce belliche diedero un’impronta maggiormente drammatica. Negli anni Cinquanta, dunque, con il termine Informale si definiva una serie di esperienze artistiche, che rifiutavano il concetto di forma. Questa espressione, coniata dal critico francese Michel Tapié, tende a individuare due principali correnti: l’informale che valorizzava il segno-gesto, più vicino all’Action Painting, e l’informale materico.
Il primo versante di pittura informale dava risalto al segno di origine inconscia, espressione estrema di una coscienza, nell’atto di dar voce alle proprie ansie, di comunicare una realtà interiore attraverso un’esaltazione di segno e colore. Emblema di questa pittura è la macchia, intesa come elemento pittorico senza una forma definita, casuale, però ricca di forza espressiva ed evocativa. Tra i rappresentanti più significativi di questa “poetica” spiccano i nomi di Wols, il capostipite, che giunge all'informale dopo la traumatica esperienza in un campo di concentramento a seguito della quale il suo sottile segno si fa graffiante e rabbioso; di Hans Hartung, dal suo impulso creativo egli trae una pittura fatta di graffi eseguiti con punteruoli smussati, improntata sulla tradizione orientale del calligrafismo.Se da una parte ci si rifugia nel segno, dall’altra si dà risalto alla materia, con la quale l'opera finisce per identificarsi, attraverso qualsiasi materiale come legno, stoffa, vetro, muro o lo stesso colore reso semplicemente sostanza materica e posto sulla tela. In questo caso il colore ha una sua corporeità, viene steso a strati, con le dita o con spatole e coltello, come nel caso di Jean Fautrier, che ammassa il colore trattandolo come materia scultorea. Nelle sue opere, infatti, campeggia un unico grumo di colore a rappresentare un frammento di corpo umano dal profilo appena accennato e tremolante. Giunse ad un’informale più “grezzo”, come lui stesso lo definì con il termine Art Brut, Jean Dubuffet, il quale accostò al colore ad olio sabbia, gesso, terra, creando un impasto ancora più corposo riportandoci sopra dei disegni graffiti.Come ricorderemo, nel Dopoguerra la situazione artistica nel nostro Paese era caratterizzata dalla polemica tra Astrattisti e Realisti legata a questioni politiche; solo in un secondo momento giunse l’Informale anche in Italia, citando, l’esponente principale, Alberto Burri, che propose come sue opere materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di juta lacerati, lamiere, plastiche bruciate, che divengono significanti del degradarsi e del decomporsi della realtà contemporanea . Ed è con le sue Muffe, Catrami e Combustioni che egli raggiunse una delle vette più alte sul panorama italiano. di Sara Liuzzi

Nessun commento: