giovedì 10 gennaio 2008

Platone l'uomo e lo stato

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

In questa terza ed ultima puntata sul pensiero filosofico di Platone, cercherò di sintetizzarne la dottrina antropologica e politica, rifacendomi sempre e soprattutto agli studi di Marino Damiata.
L’uomo è formato di anima e di corpo.
L’anima è di origine divina; conduceva un’esistenza felice nell’iperuranio (mondo delle idee); per una colpa misteriosa, fu condannata a vivere sepolta nel corpo come in una tomba. Questa dottrina si può definire come dualismo antropologico. Come viveva prima che il corpo nascesse, sopravviverà al suo corrompersi per sempre: è immortale. E’ da queste idee metafisiche che si prendono le mosse per intendere la dottrina della conoscenza (gnoseologia) e della morale platonica.
Per quanto riguarda la gnoseologia, ho già sintetizzato il nucleo fondamentale del pensiero platonico nelle precedenti puntate. Voglio ricordare che, per Platone, la conoscenza verace è quella intellettuale e non quella sensibile: è famoso, al riguardo, il mito della caverna esposto nelle pagine iniziali del settimo libro della Repubblica e così sintetizzato dalla studiosa Lucia Zani: L’anima, prigioniera del corpo, è come uno schiavo incatenato dalla nascita in una caverna e che volta le spalle all’imboccatura della stessa; sul fondo della caverna, si disegnano le ombre della realtà che sta di fuori e l’uomo scambia quelle ombre per la vera realtà. Così l’anima unita al corpo scambia per reali le immagini sensibili; ma se l’uomo della caverna riesce a guardare una sola volta l’esterno e se l’anima prigioniera riesce a sollevarsi sopra le apparenze, allora si renderà manifesta la verità e non potrà più esservi inganno. Tramite la conoscenza intellettuale, l’uomo raggiunge la verità e il conoscere è un ricordare: l’anima ricorda quello che ha contemplato nel mondo superiore delle idee prima di essere imprigionata nel corpo.
A proposito, rimando allo studio di un altro mito: quello della biga alata che si trova nel Fedro e che costituisce, secondo lo studioso Massimo Baldini, una pagina di centrale importanza nella riflessione filosofica di Platone.
Strettamente collegata alla metafisica (conoscenza delle realtà non fisiche) è la morale (conoscenza del bene e del male). Nella
Repubblica e nel Fedro, Platone afferma che ci sono tre tendenze nell’uomo: l’anima concupiscibile, l’anima irascibile e l’anima razionale. L’anima concupiscibile si rivolge al possesso dei beni concreti e materiali. L’anima irascibile è la tendenza ad essere aggressivi e ad affermarsi. L’anima razionale è l’aspirazione a conoscere la verità e a vivere secondo i valori eterni, dominando le passioni. Alla tesi delle tre anime si ricollega l’insegnamento delle quattro virtù che in seguito si diranno cardinali: prudenza, fortezza, temperanza, giustizia. Marino Damiata definisce molto rigorista la dottrina morale di Platone, nel senso che, concepito il corpo come prigioniero dell’anima (vedi la metafisica) ne consegue una decisa condanna della realtà fisica e dei beni che su di essa si fondono (piacere, passione sentimento ecc.). Si può concludere, parlando della morale platonica, che la felicità per l’uomo consiste nel conoscere la verità.
Termino questa breve sintesi della filosofia platonica con l’esposizione del pensiero politico quale si trova nella Repubblica: un dialogo della maturità in dieci libri che ci presentano lo Stato perfetto.
Nello Stato i cittadini sono distinti in tre classi: la classe inferiore, la classe intermedia e la classe superiore o dirigente.
La classe inferiore è formata da commercianti, artigiani e contadini: essi producono i beni materiali.
La classe intermedia è quella dei guerrieri che provvedono ala difesa dello Stato.
La classe superiore o dirigente è quella de filosofi che, conoscendo la verità, possono governare con giustizia.
Il pensiero politico di Platone appare ispirato al modello spartano; la proprietà privata viene eliminata ed è sostituita dalla comunanza di tutti i beni (comunismo); viene eliminata anche la famiglia (lo Stato dovrebbe consigliare le unioni più adatte per procreare una specie eletta). E, questo, un disegno politico — come afferma Lucia Zani — di Stato democratico nel quale l’aristocrazia di sangue è sostituita con l’aristocrazia dell’intelligenza e del merito.
Accenno, infine, ad un aspetto particolare del pensiero platonico riguardante l’educazione: l’educazione è compito fondamentale dello stato e il suo culmine (che si raggiunge a cinquant’anni) èla formazione del saggio filosofo reggitore di Stato.
Concludo questa mia sintetica presentazione della filosofia platonica con una valutazione espressa dallo studioso Konrad Gaiser: Platone ha visto in dimensione storica anche la sua stessa filosofia. La propria filosofia costituisce, agli occhi di Platone, il vertice in cui culmina l’intero sviluppo culturale precedente.
Roberto Morand

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