La funzione dell’inconscio nel pensiero creativo
RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI
In Goleman, Ray, Kaufman l’inconscio è un aspetto importante del processo
creativo poiché nello stadio dell’incubazione gran parte dell’elaborazione
avviene a questo livello della psiche. « L’inconscio è più predisposto all’intuizione creativa di quanto non lo sia la
mente cosciente; [...] non esiste autocensura, e le idee sono libere di
combinarsi fra loro secondo disegni diversi e associazioni imprevedibili [...]».
Freud nella teoria psicoanalitica del comportamento umano, ha esaminato il
processo creativo sostenendo che nella produzione artistico – pittorico e/o
letteraria si fanno circolare delle tensioni che in altro modo si riverserebbero
in espressioni nevrotiche: il nevrotico blocca la sua energia per reprimerla,
l’artista la libera per creare. L’opera d’arte è una manifestazione dell’inconscio e quindi del lato irrazionale
della psiche umana, è dominata dal principio del piacere e quindi soddisfa i
desideri profondi e le pulsioni sessuali. L’opera d’arte nasce attraverso la
sublimazione in cui le “forze pulsionali sessuali” vengono mutate verso
destinazioni non sessuali, trasformando la “carica inconscia” in qualcosa di
socialmente utile e attendibile. Sulla scia di Freud si muovono Rogers e Maslow (psicologi) sostenendo che
la creatività è legata alla liberazione di “spinte e motivazioni profonde”
dell’individuo. La motivazione non è legata all’inconscio ma al bisogno dell’io
di autorealizzazione a cui appartengono svariati condizionamenti di tipo
culturale e sociale. La creatività e il pensiero cognitivo
Per gli studiosi della “teoria della forma” ovvero la teoria della gestalt, oggetto
di studio non sono i singoli elementi che compongono la “forma”, ma la
forma è intesa come un tutto preposto alle sue parti.
Di una melodia musicale, ad esempio, si percepisce l’unità e non la
successione o la somma delle singole note. Gli studiosi della Gestalt sostengono che il pensiero inteso come processo
mentale attivo non è la ripetizione di comportamenti e di abitudini (teoria
sostenuta dal comportamentismo) ma intuizione ( ristrutturazione di vecchi
schemi) e creatività (provocazione di nuovi schemi) che si svelano attraverso
l’illuminazione o l’“insight”. Il pensiero creativo non può essere scomposto in stadi tra loro separati ma è
una struttura d’insieme . Pensiero intelligente è sinonimo di pensiero
creativo. Tra i gestaltisti, Wertheimer ha cercato di delineare due tipi di
percorsi: a) il pensiero produttivo: capace di organizzare gli elementi in modo
nuovo a seconda delle esigenze che si presentano (pensiero creativo).
b) Il pensiero riproduttivo: che tende a ripetere le cose sempre allo stesso
modo. Il pensiero divergente contrapposto alla teoria della Gestalt
I gestaltisti facevano risalire alla formula “pensiero produttivo” o “creativo”
solamente la soluzione di un problema. A questa formula si “sottintendeva”
un “direzionalità convergente” verso la soluzione voluta rintracciare. La
creatività era quindi intesa come una nuova elaborazione della struttura degli
elementi del problema. Questa spiegazione non era coerente con la natura
stessa della creatività intesa come illuminazione originale e innovativa
caratterizzata dal pensiero divergente. Guilford tra gli anni ’50 e ’60 eliminò la confusione che c’era tra intelligenza
e creatività introducendo due tipi di pensiero : “pensiero convergente” e
“pensiero divergente”. Secondo Guilford la creatività non è una funzione mentale unitaria ma va
spiegata attraverso un gran numero di elementi traducibili in capacità mentali.
«L’intelletto può essere suddiviso in memoria e pensiero. Nella creatività è il
pensiero che conta». Il Pensiero Convergente è quello che concepisce un unico risultato e lo dà
per buono, come unica soluzione corretta. Prende il nome dal procedimento
che esso usa poiché fa convergere in una sola direzione la risposta perché è
la domanda che lo presuppone. Ad esempio: qual è la capitale della Francia?
E’ una domanda nozionistica. Il Pensiero Divergente è di tipo non convenzionale e anticonformista, ecco
perché formula idee e soluzioni nuove e originali. Durante la formulazione di risposte si cambia spesso direzione e si possono
ipotizzare risultati che sono lontani dalla meta. Del pensiero divergente ne fa grande uso l’artista. Più uno scrittore, ad
esempio, ipotizza svariati finali per il suo romanzo più avrà la possibilità di
trovarne uno davvero originale. Le caratteristiche che lo delineano sono:
a) “ fluidità”: capacità di formulare tante idee, di varia qualità, da uno
stimolo specifico; b) “flessibilità”: capacità di rovesciare gli schemi per produrre nuove idee;
c) “elaborazione”: capacità di dare risposte e soluzione lavorando su
elementi semplici. d) “valutazione”: capacità di selezionare le idee di maggior efficacia.
e) “l’originalità” : avviene nel momento in cui dal numero di risposte date
dalla fluidità si ha la capacità di trovare quella giusta e meno ovvia.
La differenza sostanziale fra il pensiero divergente e quello convergente è che
quest’ultimo rimane ancorato al problema stesso e si avvia verso una
soluzione che è indicata dalle informazioni date. Il primo invece rielabora
liberamente le informazioni senza limitazioni, con originalità associativa.
La personalità dei pensatori divergenti Le ricerche, che hanno fatto gli studiosi per tracciare i tratti caratteriali della
persona creativa, hanno delineato delle qualità specifiche comuni del
“creativo”: hanno uno spiccato senso estetico, una personalità ricca e
articolata, sono anticonformisti e impulsivi. Inoltre, sono stati messi in rilievo
atteggiamenti comuni come, ad esempio, il notevole senso dell’umorismo e
una grande abilità a “giocare” col senso delle cose. Studi specifici sugli adolescenti creativi hanno mostrato la presenza di
impulsività, aggressività, indipendenza, umorismo e giocosità.
Rodari afferma che il creativo ha la capacità di infrangere continuamente gli
“schemi dell’esperienza” e dove gli altri riconoscono soluzioni scontate il
creativo scorge ben altri problemi a cui trovare una soluzione. Il creativo
rifiuta ciò che è codificato e non si lascia inibire. Musica e creatività
In campo musicale la produttività sonora deve tener conto della creatività.
Nell’antichità la creatività era considerata dote di pochi, comunemente
chiamati geni, e si credeva che le opere composte venivano scritte di getto.
Nella storia della musica non è sempre stato così. A favore di chi compone
mettendo in azione esperienza e competenza si può fare riferimento a
Beethoven che tra i “padri” della musica era colui, e non solo, che scriveva
elaborando e rielaborando e appuntando tutte le nuove idee che giungevano
anche in prossimità del lavoro finito. Il creativo non è infatti colui che emerge perché beneficiato di doti speciali
che non sono comunemente presenti; la creatività è una condotta
comportamentale che potenzialmente è presente in tutti gli individui.
Bisogna, nella scuola di base, contribuire ad esercitare la creatività e a
servirsene in modo efficace partendo da un insegnamento creativo.
Un itinerario didattico che possiamo tracciare per grandi linee può mirare a
finalità creative. a) Competenza specifica di base. E’ il punto di partenza e mira allo
sviluppo delle capacità divergenti del bambino. La competenza di base è
presente sotto forma di “memoria sonora” e va rafforzata con
esperienze attive in tutti i campi del sonoro. b) Ricerca. Per gli allievi la ricerca degli oggetti e dei materiali sonori è una
conquista personale del mondo sonoro. Attraverso la ricerca sviluppano
la curiosità e il piacere della scoperta. c) Osservazioni, analisi, comprensione. E’ il momento in cui la curiosità
guida i gesti dei bambini. Gli “oggetti dell’esperienza” si manipolano e
si cerca di afferrare il maggior numero di informazioni possibili.
d) Produzione. Il suono viene prodotto attraverso il corpo e la voce,
favorendo la capacità di riprodurre e inventare in modo consapevole gli
“oggetti dell’esperienza”. e) Manipolazione creativa – invenzione. Entra in gioco il pensiero
divergente. Si rimonteranno gli oggetti in modo nuovo, non
convenzionale. Gli oggetti si potranno modificare per creare nuovi
suoni e nuove esperienze. f) Verifica. Non bisogna verificare il prodotto nuovo ma il percorso
didattico, la capacità creativa che è riuscito ad innescare e a sviluppare
negli allievi. Caratteristica degli insegnanti creativi
L’insegnante creativo è: 1) Aperto e anticonformista. Il suo atteggiamento deve fungere da
modello. 2) Deve avere competenze didattiche generali e specifiche nella disciplina
d’insegnamento. 3) Deve facilitare il confronto e la comunicazione interpersonale.
4) Deve favorire la collaborazione tra gli alunni e non la competizione.
5) Adoperare metodologie e pratiche che sviluppino la creatività.
6) Essere aperti a proposte e a tutto ciò che è innovativo, diverso,
originale sia di tipo culturale che sociale.
7) Deve curare attivamente la propria preparazione ed essere aperto a
interessi culturali vari. Teresa Amabile: I Killer della creatività
1) Sorveglianza: non far sentire i bambini sotto controllo.
2) Valutazione: non alimentare ansia e preoccupazione per il giudizio
degli altri. 3) Ricompense: i premi e le ricompense non devono essere usate in modo
esagerato perché tolgono ai bambini il piacere intrinseco di fare le cose
per il piacere di farle. 4) Competizione: non bisogna creare situazioni in cui si mettono i bambini
nelle condizioni di vittoria o di perdita. Ogni bambino ha i propri ritmi
e le proprie capacità che devono essere rispettati.
5) Eccessivo controllo. L’insegnate deve essere guida e riferimento ma
non deve invadere e controllare il percorso didattico. Ad ogni bambino
deve concedere la libertà di procedere: dagli errori si impara.
6) Limitare le scelte. I bambini vanno lasciati liberi sulle scelte e sugli
interessi. All’insegnate il compito e il limite di sostenerli.
7) Deprivazioni di tempo: Dare limiti di tempo vuol dire condizionare il
processo creativo. Il tempo da dedicare ad una attività deve essere
illimitato. Mariangela Amore
Nessun commento:
Posta un commento