mercoledì 5 marzo 2008

Tutti i volti dell'arte - Un libro dove le creatività si sfidano

A CURA DI D. PICCHIOTTI

"Le arti si contaminano, le creatività si sfidano. Le vite dei pittori, con l'opportunità di giocare su soggetti e colori di tutta la storia dell'arte occidentale, diventano tema di numerosi film."
Questo non è uno dei soliti volumi d'arte moderna e contemporanea, tanto meno un "instant book". Non disserta degli usuali testi di storia artistica, bensì di una indagine sul "volto" dell'arte dal VI al XXI secolo. Il volume non tratta di teorie, più semplicemente riporta un lungo dialogo fra uno storico e critico d'arte e un giornalista editorialista, in un'intervista a trecentosessanta gradi.
"L'arte, grazie alla sua enorme potenzialità simbolica, crea, definisce, assorbe e talvolta anticipa i movimenti delle civiltà di ogni tempo. Per questo si rivela fondamentale nella comprensione dei rapporti, passati e presenti, tra culture diverse. E mai come oggi, con l'inasprirsi del conflitto fra Oriente e Occidente, si impone un'attenta riflessione sulla nostra identità, perché l'unico confronto proficuo possibile può nascere da soggetti consapevoli delle proprie radici culturali." Inizia così l'introduzione di Tutti i volti dell'arte.
Il libro è, per l'appunto, uno scambio d'idee fra lo storico e critico d'arte Flavio Caroli ed il giornalista Lodovico Festa, una discussione non specialistica, ricca di testimonianze e di episodi nella quale viene ripercorsa l'evoluzione dell'arte occidentale in tutte le sue prerogative, trattando non tanto delle veridicità teoretiche quanto delle opinioni personali, che per il lettore si potranno rivelare ottimi stimoli per approfondire le tematiche d'interesse. E' soprattutto un osservatorio privilegiato sull'inventiva artistica che non s'inoltra mai in direzioni lineari, ma "per balzi improvvisi e imprevedibili", consentendo di scandagliare le molteplicità dell'universo artistico, dal passato remoto al contemporaneo. Lo fa attraverso gli infiniti "volti dell'arte", e il lettore riuscirà a percepire il delinearsi dei "lineamenti" della cultura occidentale. Dopo un'interessante presentazione, il testo si divide in sezioni: parte dal Cinquecento per poi discernere di Teatro e pittura, Eros e pittura e Gli anacronisti.
Il volume inizia con Leonardo, che intuisce la natura indecifrabile dell'animo umano, precorrendo la psicoanalisi e prosegue con Raffaello, la "personificazione del cattolicesimo trionfatore", e con Michelangelo, nume della "forma". Flavio Caroli e Lodovico Festa dialogano poi sui tratti che emergono irresistibilmente nel filone iberico contrassegnato da impulsi estremi, come testimoniano il rivoluzionario realismo di Velazquez, le creazioni "visionarie" di El Greco e "quel 'mistero puro' che è Goya". Si prosegue nella lettura con la diversificazione delle opere dei britannici tramite Hogarth e la pittura "teatrale", dei tedeschi con l'arte del comico e del grottesco, degli impressionisti e di Van Gogh con i suoi influssi orientali. Tutti artefici che rispecchiano lo spirito artistico di oggi attraverso le pagine che penetrano nei meandri del mondo artistico, con ricorrenti connessioni fra storia, letteratura, pittura, cinema, fotografia, senza dimenticare un excursus sulle ultime neo-avanguardie.
Tutti i volti dell'arte è una specie di "opera aperta" - tanto per citare Umberto Eco, del quale Caroli è stato collega al D.A.M.S. di Bologna - a tutte le problematiche che in questi ultimi anni sono state divulgate attraverso i mass-media. Un esempio? Si legga l'incipit del primo capitolo: "Dopo il libro di Dan Brown Il Codice da Vinci, anche le celebri arbasiniane casalinghe di Voghera parlano del grande pittore fiorentino-milanese come di uno di famiglia [...] la Gioconda, il Cenacolo, le due (o tre?) Vergini delle Rocce hanno da sempre attirato le interpretazioni più audaci, anche molto prima di Brown. Si può utilizzare questa popolarità del grande artista per riflettere sul nesso fra complessità e modernità?", chiede l'interlocutore dello storico d'arte, che gli risponde: "Senza dubbio anche quella offerta da Dan Brown è un'occasione per parlare del mistero tradizionalmente attribuito all'artista toscano, e per comprendere quanto questo sia moderno. La prima chiave per riflettere sulla caratteristica profonda della complessità leonardesca sta nel riconoscere che il Da Vinci è sempre eccentrico rispetto all'ambiente in cui lavora: i Carracci 'sono' Bologna, Botticelli 'è' la Firenze medicea [...]".
Già da queste prime righe si comprende come la lettura sia non solo scorrevole, ma soprattutto piacevole ed intrigante. Tanto più quando il colloquio si incentra sulla fisiognomica, di cui Caroli è un profondo conoscitore. Si legga a proposito questo passo: "Dalla libertà al positivismo, qual è in questo passaggio l'artista chiave? C'è un quadro che segna un'epoca, dipinto cinque anni prima degli studi di Freud sull'isteria, dieci anni prima dell'uscita de L'interpretazione dei sogni: il Ritratto del dottor Gachet di Van Gogh, eseguito nel 1890. Studiando e ristudiando quel dipinto, mi sono chiesto a lungo che cosa mi ricordava. Alla fine ho compreso che la posa (il volto triste appoggiato sul palmo della mano) mi riportava a un'opera di Dürer, una stampa in cui l'artista tedesco rappresenta l'immagine canonica della 'melanconia'." Da ciò il lettore può notare quanto i corsi e i ricorsi della storia dell'arte nel libro siano ricorrenti e intersecanti.
Molto interessante il capitolo dedicato a Le "famiglie" critiche del Novecento, ovvero i critici d'arte. Certo, il discorso è trattato brevemente ma al contempo è ampio, o per meglio dire in sole tre pagine l'excursus sulle dinastie della scorsa epoca è completo. "Quali sono le grandi famiglie dei critici d'arte del Novecento?" chiede Lodovico Festa all'interlocutore. La risposta di Flavio Caroli è subito avvincente "Innanzi tutto è interessante notare come quelle veramente importanti appartengano essenzialmente a due ceppi: la scuola italiana e la scuola inglese, anzi anglo-tedesca, perché quest'ultima viene fondata da un tedesco, Aby Warburg." Poi aggiunge che gli italiani si distinguono in "conoscitori" come Roberto Longhi, e in chi studia invece la storia dell'arte come "storia delle idee", un nome su tutti: Giulio Argan.
Chi scrive queste note si ferma qui, poiché sta al lettore immergersi nel capitolo in questione. Naturalmente la discussione procede spedita fino all'epoca in corso, ma anche in questo caso sta a chi consulterà il testo apprendere man mano dell'arte figurativa e multimediale accompagnato dai due raffinati, colti e appassionati interlocutori.
"In quanto produttrice di senso, l'espressione artistica è crocevia, luogo in cui si catalizzano e interagiscono esperienze differenti. Mettendo in contatto dimensioni talvolta lontane, l'arte non solo si rivela capace di interpretare la società attuale ma si pone anche come terreno fertile di incontro fra civiltà."
Un testo che ben si adatta a questo nuovo secolo in cui la globalizzazione si evolve anche nel campo artistico. Un libro denso di contenuti in cui si discute di arte moderna e contemporanea, ma con un occhio particolare alle più eterogenee culture odierne. Con molte auto-citazioni del Professore Flavio Caroli. Roberto Barzi - 24.09.2007

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