venerdì 14 marzo 2008

L'espressionismo sorge in Germania come reazione al naturalismo e all'impressionismo (francesi).

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

L'espressionismo sorge in Germania come reazione al naturalismo e all'impressionismo (francesi). Nel 1910-1920 si precisò in un vasto movimento che interessò tutte le arti e diede origine a diverse correnti: alcune di ispirazione mistico-cosmica, altre politico-sociali: unite tutte da un radicalismo umanitario e anarcoide. Gli espressionisti si ribellavano soprattutto al mate rialismo della borghesia capitalistica e liberale, propugnando il ritorno all'uomo primigenio (Urmensch) e l'avvento di una umanità libera e più consapevole delle proprie possibilità. Un ribellismo che non riuscì a convogliarsi in un chiaro indirizzo ideologico, così che intorno al 1920 si ha lo spezzettamento del movimento in due componenti sempre più antitetici. Il movimento fu all'inizio un movimento pittorico e artistico: il primo gruppo di pittori espressionisti, «Il ponte» (Die Brücke), si richiamava alle esperienze di Van Gogh, Munch, Ensor; vi parteciparono Kirchner, Nolde, Pechstein. A essi fece seguito l'espressionismo astratto del gruppo di Monaco «Il cavaliere azzurro» (Der Blaue Reiter) fondato da Marc e Kandinsky, cui aderirono Kubin, Kokoschka e Grosz. In campo musicale sono le esperienze atonali di Schönberg e dei suoi allievi A. Berg e A. von Webern. In letteratura venne considerato teorico di riferimento Nietzsche, mentre M. Scheler ne fu il profeta: la sua esaltazione dell'irrazionale e dell'istinto contro l'astrazione del pensiero costituisce la chiave tematica degli espressionisti. Il pessimismo apocalittico, il linguaggio aggressivo e grottesco, sono motivi e procedimenti fondamentali della tecnica espressionistica. Benn nel 1933 in Professione di espressionismo (Bekenntnis zum Expressionismus), poi ripreso in gran parte nell'introduzione del 1955 all'antologia "Lyrik des Expressionistischen Jahrzents", rinvenne come antecedenti il Goethe del secondo "Faust", Nietzsche, Hölderlin dei frammenti, Kleist della "Penthesilea", Carl Hauptmann, il tardo ottocentista Hermann Conradi. Altro teorico dell'espressionismo fu Kasimir Edschmid autore del saggio "Sull'espressionismo in letteratura" (1919). Lirica e dramma sono i generi in cui le innovazioni formali dell'espressionismo raggiunsero i maggiori e più vistosi risultati. La narrativa ne fu apparentemente meno toccata, nonostante autori come H. Mann, A. Döblin, e indirettamente F. Kafka. E tutta la serie di autori impegnati nel grottesco e nella satira (si pensi all'austriaco Albert Ehrenstein ecc.). Ma non va dimenticato almeno un'opera importante e originale come il romanzo "Bebuquin" (1912) di Carl Einstein. Nella lirica la tensione mistica di F. Werfel, la forza visionaria di G. Heym e di T. Däubler, ma soprattutto il pathos elegiaco e spettrale di G. Trakl, riuscirono a superare i limiti di una materia troppo carica e congestionata. Il cinema ha accentuato gli aspetti fantastici e onirici, con registi come Wiene, Murnau, Lang, Wegener, Leni. Il sincretismo del movimento permette le più varie partenze culturali: dall'iperbole decadentista e baudelairiana e 'maledetta' (particolarmente Heym), da quella estetizzante georgiana e dannunziana (Trakl); si va dall'uso di sonetti e strofi (quartine, terzine ecc.) regolari o lievemente ritoccati, al binarismo tipico della poesia biblica (Lasker-Schüler), al verso lungo di ascendenza whitmaniana (Stadler e Rubiner), al verso moderatamente libero e a quello accentuato in direzione futurista (Stramm), alle visioni cosmiche dell'industria e della tecnica come esseri mitici (Gerrit Engelke). Nessun espressionista ha puntato su una poetica barocca della me raviglia, ma in tutti è l'uso di una grana linguistica semantica mente e foneticamente resistente e ruvida. L'obiettivo in tutti è di precisare quella "dissipazione della lingua" mirante alla "dissipazione del mondo", descritta da Benn come fine di quella generazione. L'espressionismo fu anche linguisticamente espressionistico. Frequenti i verbi che denotano urlo e urto, una lacerazione e una rottura: "brechen"= rompere, "stossen"= urtare, "reissen"= lacerare, opposti agli impressionistici "wehen"= ali tare, "schweben"= levitare, "gleiten"= scivolare; una predilezio ne rafforzata da vari procedimenti metrici e grammaticali. La violenza del moto si riflette ad esempio:
* a) nell'uso di forti enjambements, come si può vedere nella poesia di Becher intitolata La nuova sintassi (Die neue Syntax) dedicata tutta all'intensificazione espressionista delle forme grammaticali;
* b) in unioni verbali già presenti nello Sturm und Drang, come "niederreisst"= "reisst nieder", "aufbäumt"= "bäumt auf";
• * c) la creazione di nuovi composti verbali con "zer-". Interessante il caso di Stramm che creò uno "schamzerpört": il proto poco espressionista corresse questo composto in "schamzerstört". Stramm spiegò il senso del nuovo composto a Herwarth Walden, fondatore della rivista «Der Sturm», in una lettera (7 luglio 1914): "vergogna [Scham] e rivolta [Empörung] colluttano tra loro e la vergogna schiaccia [zerdrückt]". Secondo il suo senso linguistico, il valore di "empören" non è in "en" ma nel nesso fonico "pö" (che probabilmente sentiva analogo alle interiezioni di sdegno come pfui, buh ecc.);
* d) l'assolutizzazione del verbo è ottenuta: con l'uso di accatastare infiniti: intere poesie di Stramm contengono solo infi- niti, con o senza l'iniziale maiuscola per cui è difficile dire se siano verbi o nomi. Ma anche con la predilezione per il partici pio, che assume la funzione architettonica di ponte;
* e) si cerca di giungere all'essenza del verbo sopprimendone il prefisso o\e il suffisso;
* f) si giunge a forme di ermetismo espressionista, quando si coniuga il nome, facendolo diventare in qualche modo vitalistico. Un esempio possiamo trovarlo in Stramm: "Flimmer | tränet | glast | Vergessen" che potrebbe tradursi: 'il tremolio | degli occhi che contemplano una tomba | fa sgorgare lacrime, ma le lacrime diventano subito vitree, lacrime dell'insensibilità e dell'oblio'.
E' stato notato come lo sperimentalismo linguistico dell'espressionismo tedesco si differenzia sostanzialmente da quello ad esempio di Joyce o di Pound : nell'espressionismo domina la monoglottia. Le sperimentazioni si svolgono all'interno di un contenitore linguistico chiuso, quello della lingua tedesca. Tuttavia può essere indicativo delle affinità esistenti tra i vari autori il fatto che Stadler tradusse Jammes e Péguy (corse poi la leggenda che Standler e Péguy si riconoscessero dall'opposta parte del fronte dove sarebbero presto caduti, e si scambiassero dei bigliettini); Paul Zech tradusse fecondamente Emile Verhaeren; Becher adattò Majakovskij; Goll si adoperò per la versione tedesca dell'"Ulysses". Espressionismo tedesco in breve: riviste La tempesta, L'azione (Berlin), La rivoluzione (Monaco). Idealità borghesi e valori, come fittizio intonaco che nasconde un tragico futuro. Scrive Hermann Bahr (1863\1934): "Nessuna età è mai stata squassata da tanto orrore, da un così orrendo senso della morte. Mai sul mondo ha gravato un tale silenzio di tomba. Mai l'uomo è stato così piccolo. Mai ha avuto altrettanta paura. Mai la pace è stata così lontana e la libertà così morta. Ed ecco che l'angoscia leva il suo grido: l'uomo invoca urlando la sua anima, tutta la nostra generazione non è che un unico grido d'angoscia. E grida anche l'arte, verso le tenebre profonde, invoca aiuto, invoca lo spirito: e questo è l'espressionismo". Il rifiuto radicale della società costituita porta:
* a) a metterne in luce il filisteismo, lo sfruttamento legalizzato, le condizioni dei reietti da essa creato; i toni sono violenti, acremente grotteschi, con amara voluttà di deformazione e dissacrazione, l'arte giocata su feroci contrapposizioni, "urlata". E' la dimensione rivoluzionaria dell'espressionismo, con precise rispondenze e motivazioni storiche;
* b) il rifiuto di quella società diventa rifiuto della società, in assoluto: è il versante anarchico e mistico dell'espressionismo, l'enfatizzazione dell'uomo nudo, impossibile a qualsiasi legame e rapporto. L'espressionismo tenta di rendere l'oscuro fondo dell'essere umano, si atteggia in una prospettiva di angoscia e solitudine o di disperata tensione vitalistica, o slitta verso la ricerca di una sublimazione religiosa, la ricerca misticheggiante di un rinnovamento interiore, di una cosmica palingenesi. E' la dimensione metastorica, eternista dell'espressionismo: coesiste e contrasta con quella della protesta storica; * c) dal rifiuto o impossibilità di comunicazione con la realtà nasce lo sforzo di una strutturazione astrattista, spesso geometrica: l'opera dell'architetto che si sforza di ricostruire il mondo. Per *Mittner sono proprio urlo e geometria i due principali procedimenti artistici dell'espressionismo.
In complesso l'espressionismo ha una dimensione angosciosa, un risentito senso della estraneità dell'uomo rispetto al mondo che non si riscontra negli altri movimenti dell'avanguardia. Il futurismo era vistosamente fiducioso nella macchina e nel moderno; il surrealismo ipotizza la possibilità della scoperta di una soprarealtà, di una essenza con la quale l'uomo possa venire a contatto; nella produzione poetica che va da Baudelaire a Mallarmé, il gioco di corrispondenze e simboli che, se decifrato dal poeta, portava alla orgogliosa scoperta di una realtà più vera. Con l'espressionismo invece le cose acquistano una paurosa ontologia, l'uomo non sa più imporre il suo metro umano, l'uomo è staccato dalle cose. L'esperienza lacerante della prima guerra mondiale ispira molta di questa produzione, caratterizzata in poesia da versi secchi e essenziali che raggrumano una molteplicità di sensazioni in un breve componimento: Ungaretti (L'Allegria), August Stramm, Gottfried Benn, Wilhelm Klemm, Georg Trakl, Ernst Toller. Il teatro espressionista
Più vasta l'influenza dell'espressionismo sul teatro. Ispirandosi a G. Büchner, e soprattutto a A. Strindberg e F. Wedekind, l'espressionismo sottopose a una critica feroce le strutture so ciali borghesi; sul piano tecnico isolava i personaggi in un clima irreale, per accrescerne la portata simbolica. Soprattutto im portante l'azione di alcuni registi innovatori come Rein- hardt, Schreyer e Piscator. A parte B. Brecht, espressionista solo in alcuni drammi giovanili, le personalità più notevoli nell'ambito del teatro sono E. Toller, G. Kaiser, R. Goering, Fritz von Unruh, Ernst Barlach.
In teatro, in parte perché convinti della distruzione della individualità personale operata dalla società moderna, in parte per la componente misticheggiante e metastorica, rifiutano lo sviluppo psicologico dei personaggi nel corso dell'azione rappresentata, che era caratteristica del teatro borghese. Sono portati sulle scene personaggi privi di connotazione psicologica individuale, privi di nome: si hanno "il" Padre, "il" Giovane, "il" Banchiere ecc. Inoltre, infrangendo la regola della verosimiglianza naturalistica, si procede per "stazioni", per scene slegate l'una all'altra, o per scene multiple (sul palcoscenico, due o più scene contemporaneamente). Tra gli autori teatrali: Karl Sternheim con le sue anti-borghesi Le mutandine, Tabula rasa; Toller che ha insistito sulla condizione del reduce nel suo difficile inserimento nella società del dopoguerra (Oplà, noi viviamo!) e sulla condizione delle masse proletarie (Uomo-massa); Ferdinand Bruckner con Gioventù malata.
IN FRANCIA
Il movimento dei fauves in Francia
Gli artisti appartenenti a tale gruppo si distinguevano per avere caratteristiche comuni quali, ad esempio: rifiuto della spazialità classica, rifiuto dei valori cromatici, armonici, esaltazione del colore ottenuto usando toni puri, distacco dal naturalismo e dalla sensibilità alla luce tipica degli impressionisti. Il fauvismo nasce dall'incontro di diverse tendenze, a volte anche opposte, quali: il neo-impressionismo, la pittura di Cézanne, di Gauguin e di Van Gogh. Fra gli artisti emerge Matisse, che si formò copiando i grandi maestri francesi ed olandesi le cui opere di trovavano al museo del Louvre. Nelle opere usa il colore in modo omogeneo e corposo, senza ombra né profondità, i cui toni sono accesi e solari, ottenendo generalmente un effetto di felicità e di equilibrio. Altra personalità emergente fu Braque che, terminata l'esperienza fauvista, assieme a Ricasso fondò il movimento cubista.

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