domenica 11 maggio 2008

JANNIS KOUNNELLIS UN'ODISSEA CONTEMPORANEA

a cura DI D. PICCHIOTTI

L'avventura artistica di Jannis Kounellis inizia dalla pittura, quando a vent'anni egli compie il suo primo viaggio dalla Grecia all'Italia, I dipinti degli esordi, composizioni di cifre e segnali, rievocano il passato - il costruttivismo russo assimilato attraverso la cultura greco-bizantina - ma sono già nel futuro, come reazione all'informale. Con una quarantina di opere, alcune realizzate per l'occasione, la mostra che il Museo Pecci di Prato ha ospitato durante l'estate racconta il percorso creativo di Kounellis, da sempre all'insegna del rinnovamento ma con uno sguardo consapevole alla tradizione. L'artista sviluppa la sua opera in un iter circolare, un' 'odissea lagunare", come egli stesso l'ha definita.
Alle origini di questa odissea, nell'Italia degli anni Sessanta, Kounellis e i suoi compagni di strada sentivano la necessità di trasferire la loro eredità culturale in un linguaggio e un contesto contemporanei. Mediando fra tradizione e modernità, rifiutavano il "nuovo" che poteva avere attinenza con il consumismo e il produttivismo. Le bruciature nei sacchi di Burri e il taglio nella tela di Fontana (ma anche l'opera aperta al sociale di Lo Savio) portavano l'attenzione sul gesto da cui scaturisce l'evento creativo. Questi segnali per gli artisti volevano dire processualità, cioè il concentrarsi sul processo che determina il fenomeno piuttosto che sull'oggetto fine e se stesso. Kounellis ha indagato i limiti fra realtà e finzione; forse per questo ha fatto suo il teatro, lo ha reinterpretato in termini di libertà di espressione e con un linguaggio "povero", cioè ridotto all'essenza, senza enfasi ma di grande carica emotiva, con io stesso coinvolgimento di Grotowsky. il contatto diretto con il mondo reale permette a kounellis di creare immagini ovunque egli si trovi, in stretto rapporto con il contingente:
reali sono gli oggetti, gli animali, l'ottusità del feltro, il peso del carbone e della carne di bue, come tutto ciò che entra nelle sue opere. L'artista introduce nell'opera la teatralità e la riscoperta del dramma; senza essere descrittivo mette in scena le sue visioni della realtà, spesso cupe e inquietanti. Pur scegliendo di abbandonare la bidimensionalità del quadro, nelle sue rappresentazioni l'artista usa spesso lo spazio del muro, mantenendo un riferimento alla tradizione artistica, l'affresco parietale. Inizialmente dipinge cifre e lettere a smalto nero su lenzuoli, e queste superfici scandite dal ritmo musicale dei segni occupano completamente i muri del suo studio; poco dopo presenta animali e oggetti sulle mensole, elementi a parete che stabilizzano la mobilità delle immagini e i messaggi vitali dell'opera. Ne è un esempio il lavoro con il becchime e il pappagallo vivo, che Kounellis ha posto su un trespolo sorretto da una lastra metallica a muro (Senza titolo, 1967). Così anche l'installazione realizzata nel 1989 nell'Espai Poublenou di Barcellona, dove quarti di bue appesi a lastre di ferro con ganci da macelleria sono appena illuminati da lampade a olio, portate da sottili braccia metalliche. In queste due opere, pur così distanti fra loro nel tempo, gli elementi sospesi rivelano il proprio significato simbolico, ma soprattutto mettono in evidenza la funzione e la proprietà spaziale dei supporti, che vengono scelti di volta in volta. li gesto dell'artista, che ha disposto la composizione degli oggetti, ne ha modificato il senso.
A Barcellona Kounellis ha presentato una visione tragica. La tenue luce che rischiara le carni del toro ne accentua la drammaticità con vivido realismo, rievocando i dipinti di Velàzquez e Goya. Tuttavia non si tratta soltanto di un rimando al vissuto e al passato del luogo:
la tragedia è anche nella personale attitudine dell'artista verso il mondo, e nella volontà di esprimere i suoi messaggi attuali in maniera sempre più radicale. Ancora del 1989 è l'allestimento alla Reggia di Capodimonte, trasportato a Prato in occasione della mostra. Si tratta di una composizione serrata di tradizionali orci in terracotta, deposti al centro dello spazio e contenenti acqua di mare. Il quieto elemento naturale è una visione fresca e solare del golfo di Napoli, ma uno degli orci è invece colmo di sangue: come un taglio nel corpo della rappresentazione, l'inserimento del nuovo elemento rivela il dramma e le ferite della città, il cattolicesimo del sacrificio (il sangue di Cristo) e quello popolare del miracolo (il sangue di San Gennaro). In questa visione simbolica il sangue è uno sguardo rivolto all'antico, anzi al primitivo. Sulle pareti, ai fianchi del corpo di orci, la presenza corale di sacchi di carbone trattenuti da pesanti lastre scandisce ritmicamente il pathos nello spazio circostante.
Con gli oggetti Kounellis definisce un nuovo spazio, e con gli oggetti dà visione e ascolto al teatro. Pietre che occludono le porte (Senza titolo, 1969), fuoco che esprime il vitalismo di una natura creatrice e distruttrice, lampade a olio, lana, corda, ferro: un'infinita varietà di materiali che evocano gli elementi primari e producono una risonanza epica con vibrazioni reali, percepibili, visive e uditive.
Come nell'epos, negli ultimi trent'anni il lavoro di Kounellis si è svolto in cicli, corsi e ricorsi in cui l'artista torna e modifica il suo personale linguaggio, con la consapevolezza che la libertà va inseguita e si realizza solo attraverso spostamenti continui. A questo proposito già nel 1968, nel catalogo della mostra "Arte Povera" alla galleria de' Foscherari, Germano Celant scriveva: "Nel momento di "offrirsi" attraverso la coltivazione dei cactus, il gioco col pappagallo, il dare becchime ai canarini, l'accendere il fuoco del suo fiore, passeggiare per strada e sentire gli odori della città, la morbidezza del cotone, l'acutezza della naftalina, Kounellis rompe continuamente con un suo essere precedente, avvicenda le azioni per non essere identificato con una sola, manifesta le possibilità di un esserci libero dell'uomo e delle cose".
Storia, epos, tragedia, teatro, musicalità e ritmo, processualità e libertà di espressione: l'opera di Kounellis si potrebbe visualizzare in questa sequenza di riferimenti, una successione logica di elementi che compongono il lavoro in una totalità armonica.di Diletta Borromeo

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