sabato 3 maggio 2008

Degas Edgar

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Hilaire Germain Edgar de Gas nasce il 19 luglio 1834a Parigi,
Rue Saint Georges, da Pierre Auguste Hyacinte de Gas,
banchiere parigino, e da Célestine Musson, di famiglia
creola, originaria di New Orleans.
circa l'Arte, Degas scriveva: "L'Arte è il vizio: non la si sposa legittimamente, la si violenta!"
Nato a Parigi nel 1814, il suo vero nome è Hilaire Germain-Edgard De Gas. Sensibile e dotato di un carattere sognatore ma allo stesso tempo risoluto, è attratto fin da subito dagli studi umanistici, attrazione che il padre contribuisce a coltivare con personali "lezioni" di lettere e di arte. Circa il suo carattere, lo stesso Degas si descriverà così: "Ero o sembravo duro come tutti, per una specie di impulso alla brutalità che mi veniva dal mio dubitare e dal mio cattivo umore. Mi sentivo così fatto male, così sprovveduto, così fiacco, mentre mi pareva che i miei calcoli d'arte fossero così giusti. Tenevo il broncio a tutti e anche a me stesso." Il Degas maturo era un solitario, anche se a volte lui stesso se ne crucciava. Viveva spesso rinchiuso nel suo studio, totalmente preso dal suo lavoro e dai suoi esperimenti con le più disparate tecniche pittoriche.
Ad ogni modo, tornando ai suoi anni giovanili, iscrittosi al liceo, si faranno sempre più accentuate in lui le inclinazioni alla pura materia pittorica, a discapito di ricerca letterarie e poetiche. Un segnale forte di questa disposizione lo si ha quando apprendiamo che il giovane Degas era solito frequentare assiduamente il Cabinet des Estampes della Biblioteque National, luogo che gli permette di entrare in contatto con riproduzioni di grandi maestri del passato. Non contento di contemplare passivamente le mirabili opere, si mette a copiare alcune di quelle stampe: in sostanza, uno studio indiretto di artisti quali Mantegna, Durer, Rembrandt o Goya.
Purtroppo, fattosi più grande, tra gli impegni da rispettare vi erano anche le frequentazioni alle lezioni universitarie alle quali partecipa in qualità di matricola di Giurisprudenza. Ma è solo una formalità, perchè la sua mente corre solo alle immagini di grandi quadri o a opere da realizzare. Comincia a farsi strada, infatti, una spiccata urgenza creativa. Ben presto, dunque, lascia gli studi per dedicarsi interamente all'arte. Ad un giovane di quell'epoca non si presentavano grandi prospettive in questo senso, a parte l'adesione ai moduli e agli approfondimenti dettati dall'Accademia di Arte allora onnicomprensiva. Nel 1854 inizia a seguire le lezioni di Louis Lamothe, artista apprezzato all'epoca, ma oggi pressoché dimenticato. Lamothe, già allievo di Ingres, riuscì a trasmettere a Degas l'importanza che Ingres attribuiva al disegno. Nel 1855, Edgar incontrò addirittura il maestro, all'epoca settantacinquenne, da cui ricevette questo consiglio: "Disegni linee, giovanotto, tante linee, non importa se vengono dalla memoria o dalla natura".
Degas insomma, con scelta coraggiosa, decide di non abbracciare i modelli proposti dall'Accademia, ritenuti da lui vetusti e privi di forza creativa, ma preferisce dedicarsi alla rappresentazione di quello che lo circonda, ponendo grande attenzione alla vita così come si svolgeva nella sua cruda tensione storica, anche se il pittore cercherà sempre di coglierne gli aspetti più poetici. Ad ogni modo, come per ogni buon artista ottocentesco che si rispetti, non poteva mancare il viaggio in Italia, sede di grandi capolavori e di elevazione artistica. Negli anni tra il 1856 e il 1860, dunque, in compagnia di un altro grande e visionario pittore, Gustave Moreau, visita Napoli, Roma, Firenze nonché Pisa e a Siena.
Se l'Italia è indubbiamente fonte di profonde riflessioni artistiche, di approfondimento e di influenza sulla sensibilità pittorica, Degas è anche alla ricerca di elementi "altri" che non rientrino nell'ormai (stanca?) tradizione occidentale. Si interessa dunque (un po' sulla scia della moda del tempo), alle giapponeserie e in particolare al prodotto più tipico di quella scuola figurativa: le stampe. Questa nuove e originali prospettive dell'illustrazione orientale gli infondono la convinzione che si possa utilizzare il linguaggio figurativo in maniera diversa, in modo meno convenzionale e slegato dalla tradizione occidentale e poi fatalmente "accademica" della prospettiva e del "giusto" modo di disporre oggetti e figure.
Inoltre, non bisogna dimenticare che quelli sono gli anni in cui esplode come un fulmine a ciel sereno una nuova invenzione tecnica destinata a rivoluzionare la stessa concezione dell'arte pittorica, ossia la fotografia. Da quest'ultimo ritrovato, dallo studio degli esiti che l'immagine della realtà sortisce dopo essere stata filtrata dall'obbiettivo, Degas ricava il proposito di trasferire sulla tela parte di quella nuova concezione, cercando insomma di cogliere anch'egli quegli istanti della realtà labili e difficili da cogliere, tale da apparire, ad un primo sguardo come istantanee casuali, soprattutto nella disposizione spaziale. I suoi quadri, insomma, assumono inquadrature fotografiche. Tipici in questo senso, rimangono i dipinti "Orchestra all'Opera" (del 1869)

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