sabato 3 maggio 2008

Alfred Joseph Hitchcock - Biografia

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Alfred Hitchcock nasce a Leytonstone, vicino Londra, il 13 agosto 1899, sotto il segno del Leone. Suo padre William gestisce due negozi di frutta e verdura. Alfred è il terzogenito. Fin da piccolo Alfred si dimostra un bambino buono e tranquillo, tanto che suo padre è solito chiamarlo il suo “agnellino senza macchia”. All’età di 5 anni succede un fatto curioso: per punirlo di una marachella suo padre decide di mandarlo al vicino commissariato di polizia con una lettera. Il funzionario, dopo aver letto il foglio, rinchiude il povero Alfred in una cella per una decina di minuti, ma è abbastanza da far crescere in Alfred la paura per tutti i poliziotti! Frequenta scuole religiose e ne cambia parecchie. Dai 9 ai 14 anni è presso i Gesuiti, allo St. Ignatius College di Stamford Hill, un ambiente rigido e severo, dove subisce anche punizioni corporali. “Molto probabilmente” - come disse una volta lui stesso – “è stato durante il periodo passato dai Gesuiti che il sentimento della paura si è sviluppato con forza dentro di me”. Alfred non è un genio a scuola, ma ha una gran passione per la fotografia e per tutto ciò che ha a che fare con carte topografiche, mappe, e percorsi ferroviari. Da qui il suo enorme interesse per i viaggi in tutto il mondo. Nel 1914, all’età di 15 anni, suo padre William muore, mentre la 1° Guerra Mondiale è ormai alle porte. Nel 1917 Alfred è riformato e decide quindi di arruolarsi in un corpo di volontari del genio a Londra. Il primo impiego lo trova presso una compagnia che si occupa di cavi elettrici, il suo compito è quello di redigere i preventivi tecnici. Nello stesso tempo frequenta corsi di disegno, si diverte a fare le caricature dei colleghi e comincia a cimentarsi in brevi racconti e articoli. Alfred non sopporta la routine quotidiana e quindi decide di adottare una singolare tattica: lascia in sospeso tutto quello che è noioso e ripetitivo per dedicarsi invece a tutto ciò che è divertente e creativo, fino a quando i suoi superiori, stufi di aspettare, lo costringono a svolgere tutto il lavoro arretrato in pochissimo tempo. I dirigenti della ditta di cavi elettrici Henley apprezzano la sua indole artistica, nonché la sua intelligenza e fantasia, tanto è vero che decidono di spostarlo all’ufficio pubblicitario, in qualità di responsabile della comunicazione dell’azienda. Contemporaneamente Alfred Hitchcock continua a frequentare le sale cinematografiche, ma preferisce le opere americane a quelle inglesi. I suoi miti sono Charlie Chaplin, Buster Keaton, Douglas Fairbanks, Mary Pickford. E’ proprio in questo periodo che per caso legge su una rivista cinematografica che la società americana Famous Players-Lasky (la futura Paramount ) sta per aprire a Londra uno Studio cinematografico, a Islington; capitali e amministrazione britannici, ma tecnologie americane. Quale occasione migliore per intrufolarsi nel mondo del cinema? Tutto ha inizio quando Alfred scopre che la Famous Players ha acquistato i diritti cinematografici del romanzo "The sorrows of Satan" di Marie Corelli. Acquista il libro, lo legge immediatamente e butta giù alcuni schizzi per i titoli di testa e le didascalie (all’epoca del cinema muto le didascalie erano scritte a mano). I suoi sforzi tuttavia sono inutili perché la Famous Players cancella il film dal programma. Alfred però non si perde d’animo e continua ad inviare alla casa di produzione americana i suoi lavori finché non ottiene il suo primo incarico.
Di giorno impiegato alla Henley, di notte disegnatore alla Famous Players. In poco tempo diviene così indispensabile alla casa di produzione che questa, pur di non lasciarselo scappare, gli offre un incarico a tempo pieno. Alfred non se lo fa ripetere due volte, lascia immediatamente la Henley per realizzare il suo grande sogno. Nei tre anni successivi si occupa dei disegni per le didascalie di ben 12 film, in collaborazione con un vecchio pittore di insegne. In questo modo ha occasione di avvicinarsi anche ad altri settori della casa di produzione, tra cui quello della sceneggiatura e del montaggio. E’ il 1922, Alfred Hitchcock debutta come regista. L’opera prima però rimane incompiuta negli archivi della Famous Players-Lasky. Anche il titolo è incerto, per la casa di produzione risulta “Mrs. Peabody”, mentre per lui è e resta “Number 13”. Purtroppo una serie di circostanze negative costringono Alfred a rinunciare al film. Di questo suo primo lavoro non ci resta nulla, ma “non è una gran perdita” - come fece intendere lo stesso Hitchcock qualche tempo dopo. La sua seconda chance arriva nel 1923 e quell’occasione giocò un ruolo molto importante la fortuna. L’attore e produttore Seymour Hicks sta girando sul set di “Always Tell Your Life”. In seguito ad un diverbio con il regista Hugh Croise, si ritrova in breve tempo a dover fare a meno di lui, manda così a chiamare Hitchcock per sostituirlo, il quale accetta con grande entusiasmo. E’ durante le riprese di questo film che Michael Balcon e Victor Saville (produttore e regista esordienti) fanno il loro ingresso per la prima volta negli studi cinematografici di Islington. Una nuova società sta per nascere: la Balcon-Saville-Freedman. Alfred Hitchcock viene assunto dalla nuova casa di produzione in qualità di aiuto-regista, ma questo è solo il trampolino di lancio per la sua grande e luminosa carriera. Ambizioso quanto basta, appena sente dire che c’è bisogno della sceneggiatura di una commedia per un film si propone egli stesso. Vince così la sua prima sfida, diventando sceneggiatore a tutti gli effetti. La commedia con cui deve cimentarsi si intitola "Woman To Woman" e il film omonimo viene diretto da Graham Cutts, un regista molto famoso a quel tempo. In quell’occasione Hitchcock ha modo di proporsi anche come scenografo, valendosi della sua forte esperienza di disegnatore. Il film è un vero successo. Per questa pellicola Alfred vuole al suo fianco Alma Reville, una giovane donna dalla corporatura minuta, coetanea del giovane regista, ma con un bagaglio di esperienze davvero notevole. Alma ha iniziato a lavorare nel cinema all’età di 16 anni, nel settore del montaggio. A lei Hitchcock offre l’incarico di segretaria di edizione; ruolo che li "costringe" ad una collaborazione continua sul set. Fra i due nasce una buona amicizia e forse qualcosa di più. Sull’onda di “Woman To Woman”, la Balcon-Saville-Freedman tenta di bissare il successo con una nuova pellicola: “The White Shadow”. Purtroppo però il film fu un vero fiasco e la società si ritrova indebitata al punto da sembrare addirittura destinata a sciogliersi. La casa di distribuzione inglese di C. M. Woolf incomincia a perdere fiducia nei confronti della Balcon-Seville-Freedman, costringendo quest’ultima a chiudere i battenti e a ricominciare da zero. Nasce così la Gainsborough Pictures (dal nome di un pittore inglese del ‘700). Insieme alla Gaumont-British inizia la produzione di “ The Passionate Adventure”. Il regista è ancora Graham Cutts, Alma Reville la segretaria di edizione, mentre ad Alfred Hitchcock è affidata ancora una volta la sceneggiatura, in collaborazione con lo scrittore Michael Morton, e l’aiuto-regia. La via migliore per trovare i finanziamenti sono le co-produzioni. Per questo motivo Michael Balcon stipula un accordo con la società tedesca UFA per le riprese di “ The Blackguard ”, da girare negli studi di Berlino. L’esperienza berlinese lo mette a dura prova. Costretto a coprire le scappatelle del regista Graham Cutts con una ballerina estone, si ritrova a frequentare locali notturni stravaganti, come night-club per omosessuali, da dove una sera esce insieme a Cutts e alla figlia di un collega tedesco, trascinato da una coppia di donne fino all’Hotel dove assiste, del tutto imbarazzato, alle dolci effusioni delle due amanti, sotto lo sguardo malizioso della ragazza tedesca. Finite le riprese di “The Blackguard ”, Cutts resta a Berlino, mentre Hitchcock si imbarca a Calais per far ritorno in Inghilterra. Durante la traversata della Manica, Alfred si decide a fare il grande passo… bussa alla porta della cabina di Alma e finalmente trova il coraggio di dichiararle il suo amore. Alma accetta di sposarlo e i due si fidanzano. A Londra, M. Balcon ha già in mente un nuovo film: “The Prude’s Fall”. Ad Alfred viene affidata come sempre la sceneggiatura. Intanto Graham Cutts è ancora succube della ballerina estone e le riprese delle scene nelle varie città d’Europa sono dettate più che dalle esigenze del copione da quelle del regista inglese e della sua capricciosa amante. In breve Cutts e Hitchcock arrivano ai ferri corti fino al punto che il regista non lo vuole avere più sul set. Così nel 1925 Alfred Hitchcock si ritrova improvvisamente senza lavoro, ma non lo sarà per molto. Michael Balcon decide infatti di iniziare la produzione di due film. A Graham Cutts affida le riprese del primo, mentre ad Alfred Hitchcock quelle del secondo: “Il giardino del piacere ”. L’unico problema rimane il finanziamento. I capitali vengono offerti da una società di Monaco, la Emelka, ma sono davvero pochi. Per il suo primo film Alfred Hitchcock utilizza una serie di accorgimenti tecnici nell’uso della macchina da presa. La sequenza delle ballerine che si scatenano al ritmo di jazz viene resa ancora più movimentata dai rapidissimi cambi di inquadratura. Il salvataggio in extremis della protagonista è ispirato alle opere di Griffith; inquadrature sempre più serrate si susseguono, i primi piani sono spesso e volentieri illuminati anche da dietro in modo che il profilo dell’attore si stacchi dal fondo. Ma gli elementi originali del film non finiscono qui. Sguardi fissi sull’obiettivo della macchina da presa e un velo di umorismo (tipicamente inglese) pervade tutto il film, rivelando ancora una volta il grande talento del nuovo regista. Nel maggio del 1926 iniziano le riprese de “Il pensionante”, con Alma Reville come aiuto-regista, il barone Giovanni Ventimiglia come operatore e Ivor Novello come attore protagonista. Ma il vero protagonista non sarà questa volta il famoso attore, bensì l’essenza stessa della paura. L’influenza della scuola espressionista tedesca si fa sentire, soprattutto nella fotografia; forti contrasti di bianco e nero, netti, senza sfumature, immagini di ombre cupe e minacciose. Un nuovo elemento si affaccia all’orizzonte, un tema che d’ora in avanti sarà spesso ricorrente nei film del grande… Maestro del brivido! E’ il tema dell’innocente ingiustamente accusato di un crimine che non ha commesso. Il protagonista alla fine viene definitivamente scagionato e il vero colpevole arrestato. Hitchcock ha però seminato innumerevoli sospetti su di lui per tutto il tempo che il colpo di scena finale non basta a chiarire completamente l’alone di mistero in cui era avvolto il personaggio ed è proprio questo finale "aperto" la vera firma di Hitchcock, nella sua opera prima. Il 2 dicembre 1926 Alfred Joseph Hitchcock si unisce in matrimonio con Alma Reville. Una cerimonia semplice, con pochi invitati, solo i parenti più stretti e qualche amico, nella Cappella della Chiesa cattolica del grande Brompton Oratory nel centro di Londra. Luna di miele a Parigi per i coniugi Hitchcock. Seconda tappa St. Moritz, al Palace Hotel, dove trascorreranno in futuro quasi tutti i Natali e i Capodanni. Rientrati a Londra si trasferiscono al n.29 di Crowmwell Road, in un’accogliente abitazione in vero stile inglese. Il film successivo di Hitchcock si intitola “Il declino” e ha come protagonista, ancora una volta, Ivor Novello. La storia si basa su una commedia scritta dallo stesso attore; “un soggetto” – a detta di Hitchcock – “decisamente scadente, ma proprio per questo adattissimo a sperimentazioni sul piano tecnico”. Il simbolismo raggiunge l’apice: un giovane, espulso dal Collegio, in procinto di imboccare la strada della perdizione, viaggia su una scala mobile in discesa. “Il declino” narra l’amicizia di due adolescenti in un Collegio della buona società. Uno dei due è accusato di furto, ma il vero colpevole è l’altro e per non tradire l’amico accetta di essere espulso dal Collegio e allontanato dalla propria famiglia. Da quel momento inizia il suo viaggio verso la perdizione. Alla fine, dopo aver toccato il fondo, ritornerà felicemente al focolaio domestico con una maggiore esperienza e conoscenza delle cose del mondo. Per Alfred Hitchcock l’obiettivo principale di un regista è quello di soddisfare la stampa. Sono i critici che con i loro giudizi influenzano il pubblico e i produttori a preferire un attore o un regista piuttosto che un altro. Le relazioni con la stampa quindi per Hitchcock sono fondamentali. Trucchi, effetti speciali, inquadrature azzardate, tutto serve a far parlare i critici e, in una parola, a "vendere bene il film". E per abituare il proprio pubblico a familiarizzare con la sua immagine Hitchcock decide di apparire brevemente, come una comparsa qualsiasi, in tutti i suoi prossimi film. La prima volta, molto probabilmente, si trattò di un evento casuale, forse si trovò costretto a sostituire qualcuno che in quel momento mancava sul set, tuttavia, in seguito queste fulminee "apparizioni" del Maestro divennero una vera e propria costante in tutte le opere del regista. Hitchcock è diventato ormai un vero professionista. Una nuova casa di produzione, la British International Pictures lo contende alla Gainsborough di Michael Balcon, con la prospettiva di maggiori guadagni e di una più vasta libertà nella scelta dei soggetti. Hitchcock firma così un nuovo contratto con la British, ma un grande evento sta per sconvolgere il mondo del cinema: l'avvento del sonoro! Il film successivo è “Virtù facile” tratto da una commedia di Noël Coward, che contiene una vaga denuncia alla morale perbenistica della società bene. Hitchcock si occupa personalmente della sceneggiatura. Alcune trovate, ricche di umorismo, risolvono con grande originalità le parti più scontate del film. La macchina da presa è sempre in mezzo alla scena, gli attori si muovono verso l’obiettivo.Il primo film per la British International è “Vinci per me”, ambientato nel mondo del pugilato, con il classico triangolo amoroso, due uomini che amano la stessa donna. Il titolo inglese “The ring” rimanda ad una serie di significati: dal ring della boxe, alla fede nuziale ma anche, in senso più lato, alla circolarità e alla ciclicità di ogni rapporto d’amore (singolare è la ripetizione di inquadrature di oggetti rotondi). “The ring” non ha un grande successo di pubblico, ma è invece molto apprezzato dalla critica. Mentre Alma è incinta, Hitchcock gira “La moglie del fattore”. Tratto da una popolare commedia di Eden Philpotts, il film narra la storia di un agricoltore vedovo che, alla ricerca di una nuova moglie, si propone a tre donne decisamente sgradevoli, che non fanno assolutamente per lui, finché non scopre nella governante la sua vera anima gemella. Il 1928 è un anno denso di impegni lavorativi, ma segna anche una tappa fondamentale nella vita del giovane regista. Il 7 luglio infatti nasce Patricia, la prima e unica figlia di Alfred e Alma. I coniugi Hitchcock, in preparazione al grande evento acquistano un cottage in stile Tudor nel piccolo villaggio di Shamley Green, a 50 km da Londra. Il film successivo, “Tabarin di lusso” realizzato nel 1928 è il film peggiore che il regista abbia mai girato e questo fu detto da lui in persona. Nell’autunno del 1928 Alfred Hitchcock si trasferisce in Cornovaglia per girare gli esterni de “L’isola del peccato” ultimo film muto del maestro. Tratto da un romanzo di Hall Caine. La pellicola narra le pene d’amore di un pescatore e del suo migliore amico per la bella Kate (Anny Ondra). Anny Ondra, attrice di origine polacca è la protagonista anche della prima pellicola sonora di Hitchcock: “Ricatto” del 1929. Tratta da un’opera teatrale di Charles Bennett, la storia richiama vagamente il film “The Lodger”, soprattutto per i concetti di "innocenza", "colpevolezza" e "giustizia". Mentre girava “L’isola del peccato” Hitchcock aveva conosciuto il drammaturgo irlandese Sean O’Casey, al cui dramma di successo "Juno and the paycock" ("Giunone e il pavone") aveva assistito più volte da qui l’interesse a realizzarne una versione cinematografica. “Giunone e il pavone” è ambientato nella Dublino della lotta per l’indipendenza e incentrata sulla drammatica situazione di una famiglia alla quale un avvocato, che mira a sedurre la figlia, prospetta l’incasso di una ricca eredità che alla fine svanisce come una bolla di sapone. I pregi più notevoli del film vanno ricercati in alcuni espedienti tecnici. Una sequenza particolarmente complessa – in cui, mentre la famiglia ascolta una canzone al grammofono, per la strada passa un funerale e spara una mitragliatrice – ha richiesto la presenza sul set di un’orchestra, una cantante che simulasse la voce al grammofono, un rumorista per gli spari e un coro per l’inno del funerale: ogni intervento doveva essere sincronizzato con il dialogo e regolato nel volume per rendere correttamente la distanza interno/esterno. Tutto questo perché all’epoca il sonoro non poteva essere registrato che in presa diretta. “Omicidio!” è invece uno dei pochi film che ruota attorno alla scoperta dell’assassino e in cui l’attenzione si concentra tutta sull’indagine della ricerca del colpevole. Questo contraddice la "filosofia" hitchcockiana secondo la quale la suspense non è mai generata dall’enigma o dal rompicapo bensì dall’attesa. Tratto dal dramma di Clemence Dane, "Enter Sir John", rappresenta il classico film “giallo”. Hitchcock gira nel 1931, sempre per la British International Pictures, “Fiamma d’amore!”, tratto da una commedia teatrale di John Galsworthy. “Il più brutto film che Hitchcock abbia mai firmato, ma anche un’opera della quale l’autore sembra non essersi mai interessato” - così dissero Rohmer e Chabrol. La vicenda narra dello scontro sociale e finanziario tra due famiglie: una di antichi proprietari terrieri e l’altra di imprenditori industriali arricchiti, sullo sfondo della provincia inglese. A poco valse l’interpretazione di Edmund Gwenn, uno degli attori più famosi e popolari dell’epoca. Nel 1932 Hitchcock firma la regia di “Ricco e strano” alla cui sceneggiatura, basata su un’idea di Dale Collins, collabora anche la moglie Alma. Si tratta della storia di un’eredità inattesa che arricchisce la giovane coppia di sposi Fred ed Emily. I protagonisti, interpretati da Henry Kendall e Joan Barry, decidono di sfruttare il denaro ricevuto concedendosi una crociera attorno al mondo. Ma sulla nave Fred si invaghisce di una donna fatale che si rivela alla fine una avventuriera senza scrupoli, mentre Emily è attratta dal comandante della nave Gordon, bello e romantico che la vorrebbe portare con sé in India. Il film termina con un inaspettato naufragio che mette in pericolo le loro giovani vite, ma che li farà anche riconciliare. Prima di cominciare le riprese Alfred e Alma decidono di andare a Parigi a fare un sopralluogo per una scena in cui i due protagonisti devono recarsi alle Folies Bergères. Un aneddoto simpatico si racconta su questa vicenda: mentre assiste con la moglie ad uno spettacolo delle Folies Bergères, Hitchcock chiede ad un cameriere del locale dove può trovare delle ballerine che fanno la danza del ventre. Questi conduce i due coniugi fuori dal locale e li invita a salire su un taxi il quale li porta direttamente ad una casa piena di ragazze… cioè in un vero e proprio bordello! “Ci stavamo comportando esattamente come i due turisti del film, eravamo due innocenti all’estero!” - scherzò un giorno lo stesso regista, raccontando il buffo aneddoto a F. Truffaut. Mentre si occupa della realizzazione della pellicola “Numero diciassette” Hitchcock ha già in mente altri progetti. Attratto dal personaggio del simpatico agente Bulldog Drummond, protagonista di una serie di romanzi dello scrittore Sapper (alias Hector McNeil), il regista propone a Charles Bennett di lavorare ad una storia basata sul rapimento della figlioletta di Drummond. Il soggetto viene presentato alla casa di produzione che pare accettarlo, ma i costi si rivelano troppo alti per le tasche di Maxwell e alla fine non se ne fa nulla. Il soggetto resta però nel cassetto di Hitchcock il quale lo rielaborerà di lì a poco per realizzare il suo primo film di grande successo: la prima versione di “L’uomo che sapeva troppo”. Nel frattempo il regista è alla ricerca di una nuova casa di produzione. Le alternative alla British International Pictures non sono molte. Ci sono la Gaumont-British, e la London Films, fondata qualche anno prima dal regista e cineasta ungherese Alexander Korda. Il fiuto di Korda fa sì che Hitchcock sia messo subito sotto contratto ma, trascorsi alcuni mesi senza avere ancora ricevuto alcuna commissione né discusso alcun progetto, il regista decide di rivolgersi di persona a Korda, senza però riuscire a cavarne nulla, se non lamentele sulle difficoltà a reperire denaro. E’ quanto basta perchè Hitchcock prenda armi e bagagli e si trasferisca alla Gaumont-British …dalla padella alla brace! Il produttore Tom Arnold gli affida la regia di uno dei film più improbabili che Hitchcock avrebbe mai potuto trovarsi a girare: “Vienna di Strauss”. Una sorta di "musical senza musica" sui valzer dei grandi compositori viennesi. Un pretesto per sfruttare la grande popolarità dell’attore Jessie Matthews, molto famoso a quell’epoca. Un giorno, mentre sta girando “Vienna di Strauss”, riceve la visita di Michael Balcon, il produttore che ha accompagnato il suo esordio cinematografico, ora Presidente della Gaumont-British. Hitchcock si propone come mediatore per l’acquisto di quella sceneggiatura ispirata a Bulldog Drummond che Maxwell aveva rifiutato “L’uomo che sapeva troppo”. Ingaggiato quindi da Balcon per occuparsi della sceneggiatura appena comprata, Hitchcock si mette subito al lavoro con entusiasmo. Insieme a Charles Bennett e Ivor Montagu, un suo vecchio collaboratore dei tempi del muto, ora co-produttore insieme a Balcon. Per la splendida sequenza all’Albert Hall,Hitchcock decide di utilizzare il "metodo Shuftan". Per ottenere i fondali che gli occorrono, il regista fotografa l’Albert Hall vuoto da otto punti diversi e, dopo aver fatto ingrandire le fotografie, dà al pittore Matania l’incarico di dipingere in ogni poltrona uno spettatore. Il "collage" di Matania viene di nuovo trasformato in diapositive dalle quali vengono scontornate le parti in cui sarà inserita la pellicola con gli altri. Il "trucco" è così ben riuscito che ancora oggi lo spettatore, coinvolto dall’azione, non si accorge che la maggior parte del pubblico che assiste al concerto è come lui… inchiodato alla poltrona! Accolto con grande successo sia dal pubblico che dalla critica, sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti, il film consacra finalmente il giovane regista "maestro del brivido". Appena finite le riprese di “L’uomo che sapeva troppo”, Hitchcock inizia subito insieme a Charles Bennett a lavorare ad un nuovo soggetto ispirato ad un romanzo di John Buchan intitolato "The thirty-nine steps" ("Il club dei 39"). Questo film ottiene un enorme successo anche in America e le offerte di altre case di produzione cominciano a piovere da ogni parte. Michael Balcon, consapevole di avere tra le mani "la gallina dalle uova d’oro", non ha per nulla intenzione di lasciarsela scappare, d’altro canto Hitchcock non pensa certo di lasciare l’Inghilterra. Alfred Hitchcock ha acquistato ormai il prestigio che merita e la sua vita privata ha trovato anch’essa una propria stabilità. Hitchcock compra per sua madre, in quel periodo, un appartamento non lontano dal suo, a Kensington, in modo da potersi occupare di lei più facilmente. Anche i rapporti con il fratello sono affettuosi, così come quelli di entrambi i coniugi Hitchcock con le cugine Mary e Teresa. La piccola Pat, che nel 1936 ha ormai 8 anni, frequenta senza troppo entusiasmo il collegio cattolico di Mayfield. Durante le feste di Natale tutta la famiglia Hitchcock si reca invece al Palace Hotel di St. Moritz. In questi anni gli incontri mondani sono molto limitati, mentre la politica non lo interessa affatto. Ciò che lo affascina sono solo i suoi film. Tuttavia sa che è indispensabile mantenere buoni rapporti con la stampa e i critici cinematografici. Quindi, per accontentare un critico del "Daily Telegraph", Campbell Dixon, autore di un dramma tratto da un racconto di Somerset Maugham, Hitchcock accetta la proposta di Michael Balcon di utilizzare come soggetto per un nuovo film una vicenda ispirata ad un personaggio di Maugham, l’agente segreto Ashenden. Il film, intitolato “L’agente segreto” è un misto tra il dramma di Dixon e due racconti di Maugham, ai quali il regista si rifà per l’intrigo spionistico. Nel gennaio del 1936, quando ancora “L’agente segreto” non è ancora uscito nelle sale, Hitchcock ed i suoi collaboratori cominciano a lavorare ad una nuova sceneggiatura. Il soggetto è tratto da un romanzo di Joseph Conrad, "The Secret Agent". Per non fare confusione col precedente, il film viene intitolato “Sabotaggio” Hitchcock, Bennett e Montagu lavorano a tempo pieno al nuovo soggetto. Balcon ingaggia per questo film una nuova stella di Hollywood, Sylvia Sidney a cui viene affidata la parte della protagonista. Alexander Korda acconsente a cedere Robert Donat, che ha sotto contratto, ma l’attore si ammala ed è costretto a ad un ricovero in clinica. Alla fine la scelta cade su John Loder, attore piuttosto flemmatico e decisamente "inadatto" a sostenere la parte del detective, secondo le parole dello stesso Hitchcock. Nel frattempo “L’agente segreto” esce sugli schermi riscuotendo un buon successo di critica, ma uno scarso interesse da parte del pubblico. Hitchcock decide allora di sospendere un’intera settimana di paga per invitare la stampa di Londra nel suo ristorante preferito, "Simpson’s", e annunciare il suo nuovo film senza però rivelare il vero titolo. Per la scena centrale, in cui una bomba, portata in giro da un ignaro ragazzino sotto la forma di innocenti pizze cinematografiche, deve esplodere nel pieno centro di Londra a Piccadilly Circus, Hitchcock decide di costruire appositamente una finta linea tramviaria spendendo per questo "capriccio" una somma astronomica. Montagu cerca di dissuadere il regista dall’inutile spesa, ma Hitchcock non si lascia convincere e Montagu abbandona il maestro. Si tratta questa volta di una rottura definitiva. Poco dopo la conclusione delle riprese di “Sabotaggio” piove sugli Studi di Lime Grove la notizia della liquidazione della casa di produzione, voluta dai fratelli Ostrer. Da un giorno all’altro centinaia di persone si trovano senza lavoro, a partire da Montagu e da M. Balcon. Il primo abbandona definitivamente il cinema, mentre Balcon passa alla "filiale" londinese della MGM. Hitchcock invece non ha problemi poiché il suo contratto viene rilevato dalla Gainsborough. Anche Bennett lascia il regista in autunno dopo aver accettato una proposta della Universal come sceneggiatore a Hollywood. A partire da “Giovane e innocente” quando ormai non può più contare sull’appoggio di Montagu e Bennett, Hitchcock comincia a fare sempre maggiore affidamento su Joan Harrison. Assunta dal regista nel 1935 come segretaria, Joan Mary Harrison diviene ben presto un aiuto indispensabile sul set, una vera assistente a tempo pieno, nonché una cara amica di tutta la famiglia. In primavera i dialoghi per “Giovane e innocente” sono pronti e Hitchcock scrittura gli attori, scegliendo come protagonisti due giovani quasi sconosciuti: Derrick de Marney e Nova Pilbeam. Le riprese vengono fatte nei nuovi Studi di Pinewood da marzo a maggio. In giugno Hitchcock porta moglie, figlia e madre in Italia per una vacanza di piacere, insieme all’inseparabile Joan Harrison. Durante il soggiorno a Roma ha modo anche di incontrare il Santo Padre, il Papa Pio XI. Ultima tappa italiana Capri e la Grotta Azzurra. Tornato a Londra Hitchcock scopre che il suo film non è ancora stato montato e il caos regna sovrano negli Studi della Gainsborough. Alla fine dell’estate il regista inglese decide di compiere un nuovo viaggio, questa volta in America. Assieme alla Harrison, la famiglia Hitchcock giunge a New York il 22 agosto 1937. Lo sbarco del grande regista non passa inosservato: pranzi e inviti a teatro si alternano ad interviste giornalistiche e radiofoniche. Ma il più interessato all’arrivo di Alfred Hitchcock è senza dubbio David O. Selznick, uno dei produttori più affermati di Hollywood. Un primo contatto con la MGM cade nel nulla nel momento in cui il regista avanza la richiesta di 35.000 $ a film. Tornato a Londra e finito il montaggio di “Giovane e innocente”, Hitchcock comincia a pensare ad un nuovo soggetto. La scelta cade su un romanzo di Ethel Lina White, "The Wheel Spins’" (1936), che viene adattato da 2 giovani scrittori, Frank Launder e Sidney Gilliat. La sceneggiatura soddisferà molto il regista inglese, ma alla fine Hitchcock non si farà scrupolo di operare tagli e modifiche suscitando l’amarezza dei 2 sceneggiatori. “La signora scompare” è e resta uno dei maggiori successi del periodo inglese. Grandissima importanza ha in questo film il tema dell’apparenza e quello della realtà. Una ragazza, in viaggio dai Balcani verso casa al termine della vacanza, fa conoscenza in treno con una simpatica signora, Miss Froy. Risvegliatasi da un pisolino, la giovane scopre che Miss Froy è inspiegabilmente sparita, svanita nel nulla; ma la cosa più strabiliante è che, quando si rivolge agli altri passeggeri, tutti negano di averla mai vista su quel treno! Mentre Hitchcock sta ancora terminando le riprese di “La signora scompare”, che sarà acclamatissimo in autunno dal pubblico e premiato a Natale dalla critica americana come miglior film del 1938, il regista riceve da Selznick la prima proposta concreta: la realizzazione di un film sull’affondamento del Titanic. Hitchcock, benchè non molto interessato al progetto, decide ugualmente di accettare l’offerta e parte quell’estate stessa per gli Stati Uniti. A Hollywood, firma il suo primo contratto con il produttore americano. 50.000 $ per un film da girare nell’arco di 20 settimane, nel 1939. Il 9 luglio 1938 viene annunciato che il primo film diretto dal regista per gli Studi Selznick sarà "The Titanic", le cui riprese inizieranno nel gennaio del 1939. Già prima di partire per l’America, Hitchcock aveva deciso di assumersi un ultimo incarico in patria. Aveva accettato infatti la proposta di Erich Pommer e Charles Laughton di dirigere un film basato su un romanzo di Daphne du Maurier uscito nel ’36, "Jamaica Inn". Il soggetto, però, una drammatica vicenda ambientata nei primi dell’Ottocento e incentrata sui saccheggiatori dei relitti lungo le coste della Cornovaglia, non interessa affatto il regista. In effetti, quello che gli sta a cuore è un altro romanzo di Daphne du Maurier, "Rebecca", che è appena stato pubblicato in Inghilterra. Hitchcock, che conosce benissimo l’autrice, figlia di un suo vecchio amico, Sir Gerald, ha già tentato di negoziare l’acquisto dei diritti per l’adattamento del romanzo, ma la cifra richiesta dalla donna è troppo alta. Hitchcock fa di tutto per annullare il suo impegno a terminare le riprese, ma alla fine deve arrendersi alla volontà di Pommer e Laughton. Il film viene ultimato e presentato al pubblico, che accorre numeroso, attratto dai grandi nomi di Hitchcock e Laughton. Purtroppo i giudizi della critica non furono molto positivi. Nel febbraio del 1939 la famiglia Hitchcock vende Winter’s Grace a Shamley Green, affitta la casa di Cromwell Road e insieme al cuoco e alla cameriera parte alla volta di Los Angeles. Qui girò Rebecca (1940) oscar per la fotografia, il suo primo film americano ma di ambientazione fortemente inglese. Con Rebecca si inaugura il thriller psicologico. Con l’entrata in guerra dell’Inghilterra il forte senso di colpa del regista per la sua lontananza dalla madrepatria lo indussero a girare "Il prigioniero di Amsterdam", che rappresenta un ritorno al film di spionaggio. In esso poté mostrare il suo patriottismo, la sua solidarietà, il suo antinazismo e la sua fiducia in un futuro ruolo degli U.S.A. nel conflitto mondiale. Da quel momento in poi la carriera di Hitchcock ebbe numerosi alti e bassi, ma il regista si sforzò di rimanere sempre ad un livello qualitativo impeccabile. I critici, tuttavia, rilevano come gli anni '40 siano di scarsa rilevanza per la produzione del maestro mentre straordinariamente importanti risultano gli anni '50 e '60, in cui si incontrano fra i capolavori più celebri del regista (Da "Gli uccelli" a "Psycho", da "Vertigo" a "La finestra sul cortile"). L'ultimo film del maestro è del 1976: "Complotto di famiglia".
Colpito da paralisi progressiva morì a Los Angeles il 29 aprile 1980 mentre stava lavorando con un collaboratore ad un'opera che avrebbe dovuto intitolarsi "La Notte Breve", da poco la regina le aveva conferito il titolo di baronetto. Il resto è storia.... del cinema!!!

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