mercoledì 23 aprile 2008

Destini incrociati tra Oriente e Occidente" UN LIBRO DI NEDIM GÜRSEL"

a cura DI D. PICCHIOTTI

È una caccia all'«uomo con turbante»; non una caccia militare contemporanea, ma la ricerca di personaggi ottomani nei quadri del Rinascimento italiano. Questo l'oggetto di uno studio che spinge un professore di storia dell'arte turco ad effettuare un primo viaggio a Venezia.
L'accademico, chiamato Kâmil Uzman (che letteralmente vuol dire «di età adulta» o «esperto»), frequenta le biblioteche alla ricerca di informazioni su Gentile Bellini, pittore veneziano del XV secolo, famoso per aver dipinto il ritratto di Mehmed il Conquistatore e aver vissuto nell'impero ottomano, nemico della Serenissima. Venezia offre quindi al ricercatore l'occasione per vedere da vicino le opere della famiglia Bellini: Jacopo, il padre, Gentile, il figlio primogenito, e Giovanni, il più giovane, il figlio bastardo diventato pittore di stato. Il romanzo si costruisce sul filo delle osservazioni dei quadri e dei racconti della vita dei pittori. Si scoprono così le grandi innovazioni che hanno fatto la ricchezza della pittura del Rinascimento (prospettiva, colori, giochi di luce e ombra, pittura ad olio); si incrociano Giorgione, Dürer, Tiziano e Leonardo da Vinci.
Ma, mentre conduce la sua ricerca storica, lo studioso si perde, comincia ad errare inseguendo i suoi ricordi e le sue divagazioni.
Vive questo soggiorno veneziano come un esilio, e si paragona a Jem, figlio del sultano, e Fikhret Muallâ, pittore turco, entrambi morti in esilio lontani da Istanbul. E, a furia di incrociare destini, perde di vista l'obiettivo della sua venuta. «Ma, chi lo sa, potrebbe anche darsi che un ricercatore più rigoroso o più fortunato di lui scopra questa influenza e faccia nascere l'immagine che riconcilia l'Oriente e il Rinascimento». Perché Uzman non vedrà mai i quadri di Gentile che, a tale scopo, voleva studiare all'Accademia.
Per prima cosa, sono le Madonne di Giovanni a sviarlo. Le rappresentazioni di Maria e di Gesù, particolari per l'assenza di sguardi tra la madre e il bambino, gli ricordano dolorosamente la sua infanzia vissuta senza madre, come il pittore. Saranno poi i suoi vagabondaggi nel dedalo di viuzze e canali fino a Mestre, dove vivono le prostitute, a farlo sprofondare nell'abisso. Perché l'uomo, letterato erudito ma piuttosto volgare nell'animo, frequenta con lo stesso ardore musei e bordelli. Quando incrocia Lucia, che lavora alla biblioteca Correr, crede di ritrovare Caterina d'Alessandria, santa rappresentata in un quadro di Giovanni. Ma, in questo slancio amoroso fallirà, come fallirà nella sua vocazione di pittore e nella sua ricerca di un oggetto che assume sempre più l'aspetto di un Graal irraggiungibile.
Questo racconto di esilio nel freddo invernale d'Occidente è anche l'inno amoroso di Nedim Gürsel per un'Istanbul cosmopolita e mutevole di fronte ad una Venezia immobile, ossessionata dalla «danza degli spettri nei palazzi oggi abbandonati di quella che una volta era la più sontuosa città del Mediterraneo». Nonostante gli indizi ottomani nascosti nei quadri veneziani, «è meglio viaggiare o non mettere mai piede fuori dalla propria città?» si domanda ancora Uzman. Il viaggio di Bellini gli fornisce la risposta: «Il mondo gli sembrava più grande, il suo orizzonte si era allargato. Come nei quaderni del padre Jacopo, l'occhio non conosceva ostacoli, l'unico suo limite era la sua immaginazione». VIOLAINE RIPOLL

Nessun commento: