martedì 22 aprile 2008

Cesare Lombroso l'inventore dell'Antropologia criminale

a cura DI D. PICCHIOTTI

Cesare Lombroso nasce a Verona il 6 novembre 1835 da un'agiata famiglia ebraica. Sofferente di angina pectoris, morirà il 19 ottobre 1909 nella sua casa torinese.
Nel 1852 si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Pavia, dove si laurea nel 1858. 
La fama di Lombroso è legata soprattutto alla teoria dell'uomo delinquente nato o atavico, individuo che reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'uomo normale e socialmente inserito.
Nel 1866 Lombroso è nominato professore straordinario dell'Università di Pavia.Nel 1871 Lombroso ottiene la direzione del manicomio di Pesaro dove vivrà una felice esperienza professionale, in quel periodo elabora una proposta che sottopone alle autorità ministeriali: la creazione di manicomi criminali destinati agli alienati che delinquono e agli alienati pericolosi. L'anno dopo rientra a Pavia e inizia gli studi che lo porteranno alla elaborazione della "teoria dell'uomo delinquente".
Nel 1897 pubblica la quinta edizione dell'Uomo delinquente, in quattro volumi, di cui uno contenente un singolare "ATLANTE". (qui in parte riportato e che possediamo in originale)
L'analisi dei caratteri somatici criminali nelle immagini dfi questo atlante si fa sempre più dettagliata e l'Autore propone le caratteristiche proprie dei tipi criminali, differenziati in base alle anomalie proprie della classe a cui appartengono. Si delinea quindi il profilo criminologico del pazzo morale e del pazzo epilettico, accomunando nella stessa classe degli epilettoidi i pazzi morali, i delinquenti epilettici e i delinquenti nati; segue l'analitica descrizione dei mattoidi, ovvero individui alienati che passano per geni, ma che in realtà sono persone comuni affette da un'ideazione patologica che li porta a dedicarsi ad attività estranee alle loro capacità.
Essi si improvvisano politici seduttori, ammalianti predicatori, venditori di fumo, e via di seguito e sono animati da una esagerata laboriosità oltre a sfoggiare un nascisistico culto della propria personalità.
 
Conscio che la teoria atavica del delinquente è stata messa in discussione dagli studi dei suoi stessi allievi e seguaci, fra i quali Enrico Ferri, Lombroso, pur restando fedele alla primitiva impostazione della teoria antropologica dell'uomo delinquente, introduce nuovi elementi nello studio del fenomeno criminale, nel tentativo di sfuggire alle critiche, talvolta acute.
Nella Funzione sociale del delitto, pubblicato nel 1897, infatti, la prospettiva si amplia e Lombroso tenta un'analisi sociale del delitto a vasto raggio, proponendo un'interpretazione della società e del delitto, riferito non più soltanto al criminale atavico, ma a settori della vita pubblica e politica, dove nuovi reati "nuovi rami di truffa o di intrigo politico, o di peculato" crescono "quanto più la civiltà si va avanzando".
Lombroso osa sfidare il senso comune proponendo una visione della realtà del delitto che investe anche uomini di governo, parlamentari, che agiscono attraverso la menzogna, la truffa, il segno del vizio, dell'amoralità, della delinquenza (spesso legalizzata con leggi e norme fatte da loro stessi).

Oggi nessuno potrebbe sostenere la validità scientifica delle teorie lombrosiane, ma è doveroso mettere in evidenza lo sforzo e la novità del lavoro di Lombroso che, partendo dal dato bio-antropologico, ha aperto la strada ad un approccio multifattoriale che comprende anche gli aspetti sociali, su cui lavoreranno i suoi allievi Ferri e Garofalo.
Con Lombroso l'Italia ha cominciato a interrogarsi su aspetti fino ad allora trascurati, e lo studio del delitto è stato affrontato per la prima volta come fenomeno umano e sociale.
Con le teorie di Lombroso, all'insegna del consenso o del dissenso, si confrontano un po' tutti gli studiosi che si occupano di criminologia ma per alcuni di questi il rapporto con Lombroso è particolarmente forte tanto che si usa parlare di scuola positiva.
Il museo creato da Lombroso, negli spazi messi a disposizione dall'Università, intanto, aveva assunto dignità scientifica e, nella nuova versione, fu inaugurato nel 1898, in occasione del Primo Congresso Nazionale di Medicina legale.
Il ministero di Grazia e Giustizia l'anno dopo emanò una circolare con la quale dispose che le cancellerie penali consegnassero al museo di Torino armi o altri strumenti con i quali erano stati commessi delitti. La disposizione sarà riconfermata in data 21 giugno 1909 con la precisazione che fosse fatta un'equa ripartizione dei corpi di reato tra il museo di Torino e il museo di Roma, già istituito nel 1904 dal medico legale Salvatore Ottolenghi, ex allievo di Lombroso, nell'ambito della prima scuola di Polizia scientifica, situata nell'edificio delle Carceri Nuove, in via Giulia.
Sorsero poi, altri musei criminali, di Polizia scientifica e di antropologia criminale annessi, quasi sempre, ai gabinetti scientifici delle università e delle questure. Lo scopo principale era quello di esporre reperti anatomici e oggetti provenienti dalle carceri, manufatti di detenuti, testimonianze del mondo criminale, foto di "tipi" ripresi ai fini della classificazione e dell'identificazione di criminali, foto di tatuaggi, scritti vari per gli esami grafologici e quant'altro.
La fisionomia del museo lombrosiano poi cambia assumendo sempre più quella di un museo di medicina legale. Superato il periodo della guerra, nel 1948 il museo subisce un nuovo trasferimento nei locali appositamente costruiti per l'Istituto di Medicina Legale in corso Galileo, destinato all'Istituto di Antropologia Criminale.

Mentre quasi tutti i suoi reperti sono oggi raccolti nel Museo di antropologia criminale di Torino, nell'ultima edizione della sua opera sull'Uomo Delinquente Lombroso aveva allegato - come abbiamo già detto - un ATLANTE fotografico e corredato di singolari tabelline, frutto di accurate catalogazioni delle varie tipologie nelle varie nazioni, e in particolare quella Italiana, suddivise in Regioni e anche in Province.

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