martedì 22 aprile 2008

CHI ERA FOUCHE'

a cura DI D. PICCHIOTTI

Anno 1759: Il 31 maggio, a Nantes, nasce Joseph Fouchè. I suoi genitori sono gente di mare e commercianti; gli avi sono marinai. L’idea iniziale è quella di farne un capitano di lungo corso ma il ragazzo è lungo e sparuto, anemico, sgraziato, privo di energia e di attitudine al lavoro.
Nel 1770 lo si avvia verso la Chiesa dove egli cresce con una certa attitudine alle scienze esatte; diventa prefetto di collegio ma non prende i voti sacerdotali; già ripugna a legarsi definitivamente a qualcuno o a qualche cosa. Egli veste come un prete e porta la tonsura ma non è consacrato.
Anno 1778: Monastero degli Oratoriani.  FOUCHE' insegna Matematica e Fisica a Niort, Saumur, Vendome, Parigi. Ad Arras è ammesso nella Società dei Rosati dove conosce Lazzaro CARNOT, Massimiliano ROBESPIERRE, il medico svizzero MARAT e il tenente NAPOLEONE BUONAPARTE. 
Fa la corte a Carlotta Robespierre sorella di Massimiliano. Ad Arras il piccolo avvocato Robespierre viene eletto deputato agli STATI GENERALI DI VERSAILLES ed è proprio Fuchè che gli presta poche monete d'oro per pagarsi il viaggio ed un abito adatto alla bisogna. Partito Robespierre anche gli Oratoriani di Arras fanno la loro piccola rivoluzione e Fouchè si butta a capofitto, cosa strana..., e dichiara le simpatie della classe sacerdotale locale per il TERZO STATO.
Viene punito. I superiori lo trasferiscono da ARRAS a NANTES nella casa sorella dove il Nostro aveva studiato. Ora però è diventato esperto e maturo. Non si sente più di insegnare matematica agli adolescenti. Egli,da buon segugio, intuisce che la bufera sociale sta per scoppiare e non ha più voglia di raccattare briciole alla tavola di ricchi borghesi. 
La politica dominerà il mondo: si entri nella politica!. Di colpo getta la tonaca e non si rade la tonsura; tiene discorsi ai ragazzi del seminario e ai cittadini di Nantes; diventa improvvisamente il presidente del Club Amici della Costituzione; esalta il progresso ma con prudenza visto che il barometro di quella città tende al moderato. A rafforzare la sua posizione sposa la figlia di un ricco commerciante. E' una ragazza bruttina ma con dote. Egli sarà un buon marito e un buon borghese perchè è il TERZO STATO quello che è destinato al dominio.
Appena vengono proclamati i comizi per la CONVENZIONE, Fouchè si presenta candidato: promette tutto a tutti. Sorride ed inveisce contro i presunti soprusi che gli vengono denunciati. A Nantes il clima è destrorso e quindi i suoi discorsi sono coerenti a quel giro della vite. Nel 1792 è finalmente nominato deputato e la coccarda tricolore sostituisce la tonsura.
Egli ha circa trentadue anni. Con quella figura magra ed allampanata, quel viso lungo e sporgente,quella carnagione priva di linfa vitale, quegli occhi vitrei e sfuggenti sotto sopraciglia rossastre non passa certamente inosservato. Mai egli si è abbandonato all'ira; mai si è visto vibrare un muscolo del suo viso. Egli è un animale a sangue freddo ed è in questa freddezza inamovibile che sta la sua forza: la forza intellettuale di Joseph Fouchè da Nantes. 
IL GRANDE GIORNO
1792- La mattina del 21 settembre i nuovi eletti alla Convenzione fanno il loro ingresso nell’aula. Non dovranno più salutare l’unto del Signore LUIGI XVI visto che, trasformato in Luigi Capeto, egli langue nelle prigioni del Tempio in attesa che se ne decida la sorte.
Al suo posto governa l’Assemblea; dietro il banco della presidenza sono esposte le nuove tavole della legge: la Costituzione. Sulle pareti spiccano fasci littori con scure cruenta. Il popolo assiste dalle gallerie all’entrata di una singolare miscellanea di individui provenienti dalle professioni più disparate.Vi sono intellettuali e militari, borghesi ed ecclesiastici, avventurieri e preti spretati.
Nella disposizione dei seggi vi è un tentativo di ordinare questo magma che dal fondo tenta di venire alla superficie.
Gli uomini senza passione, i prudenti, i ragionevoli siedono in basso costituendo una zona che Robespierre sprezzantemente definisce la palude, le marais. In alto, sulla montagna, si siedono gli impazienti, i radicali, le truppe da sbarco. Queste due forze si equilibrano.
CONDORCET, ROLLAND ed i girondini sono i rappresentanti del medio stato. Per loro l’arrivo della Repubblica è già stato un passo gigantesco. Ora sarebbero lieti di arginare la Montagna che spinge sempre più radicalmente verso una rèvolution intégrale sino all’ateismo e al comunismo. MARAT, DABTON, ROBESPIERRE, duci del proletariato, vogliono abbattere dopo il Re, il danaro e la religione. Sta per iniziare una lotta per la vita e per la morte,  per lo spirito e per il potere.
Quando entra Joseph Fouchè molti si chiedono dove si siederà. Tra i radicali della Montagna o tra i moderati del Fondo?. Fouchè non ha dubbi: egli starà sempre per la maggioranza. Con passo quasi leggiero egli si siede con Condorcet e Rolland. Dall’alto il vecchio amico Massimiliano Robespierre lo osserva, ironico, attraverso il suo occhialino.
Fouchè si accorge che il vecchio amico di Arras lo indica ai suoi campioni radunati sulla Montagna e sa che quello sguardo scrutatore ed insinuante da ostinato puritano mai lo abbandonerà. Prudenza; ci vorrà prudenza.  Egli si imbosca nella palude con abilità. Il deputato di Nantes non prende la parola per parecchi mesi né parteciperà ad inutili chiassate e a concioni senza costrutto.
Egli si fa scegliere nelle commissioni dove si impara a gestire il potere e si acquista pian piano influenza senza controlli e senza farsi invidiare. La sua capacità di lavoro lo rende ricercato e preferito. Chiuso nella sua solitudine, rotta solo dagli affetti familiari, aspetta che Montagna e Gironda si sbranino. 
VERGNIAUD, CONDORCET, DESMOULINS, DANTON, MARAT, ROBESPIERRE si feriscono, ogni giorno, a morte. Fouchè sa che bisogna solo aspettare la loro fine e che tenersi nell’ombra sarà un atteggiamento che dovrà assumere per tutta la vita se vorrà raggiungere il potere a cui aspira. Egli desidera potere ma ne detesta, quasi, i simboli e la veste. Gli basta sentirlo tra le mani e avere la capacità di usarlo per modificare a suo piacimento l’ambiente esterno. Già si intravede in questo atteggiamento la stoffa del futuro ministro di polizia, carica che ricoprirà tra qualche anno.
Queste ambiguità lo rendono sempre più misterioso e solitario. Arriva, però il giorno in cui bisogna dare un voto preciso e pubblico con un SI od un NO. E’ il 16 gennaio 1793. Robespierre insiste spietatamente che ogni convenzionale voti per la morte o per la vita di Luigi XVI.
Gli indecisi del branco hanno premuto per una votazione segreta ma Robespierre è irremovibile. O vita o morte in modo esplicito e diretto.
Fouchè interroga gli amici; parla con Condorcet; prepara un discorso per la grazia che legge in privato ai colleghi della Gironda. La sera tra il 15 e il 16 i sobborghi di Parigi ribolliscono sapientemente indotti dai montagnardi. Le Tuileries sono piene di facinorosi capitanati da Teroigne de la Mericour, isterica megera, caricatura di Giovanna d’Arco.
E Fouchè, dopo aver fatto i conti da buon contabile, vede che la maggioranza della palude si assottiglia sempre più. Non gli va di stare con una minoranza. Quindi sale rapido e felpato i gradini della tribuna e con labbra esangui ed occhi quasi dispiaciuti ma decisi pronuncia piano, per Luigi Capeto, le due parole fatali: LA MORT.
Il Moniteur le riporta, assieme a quelle degli altri deputati, il giorno dopo e non sarà mai possibile cancellarle dalla storia. Joseph Fouchè è regicida!  
Il giorno dopo Fouchè fa stampare un manifesto in cui proclama pomposamente i suoi, presunti, ideali rivoluzionari.Vuole anticipare eventuali contestazioni al suo operato in assemblea e scrivere è, per lui, meglio che parlare.
Eccone il testo:
 

I DELITTI DEI TIRANNI HANNO COLPITO TUTTI GLI OCCHI 
E RIEMPITO DI SDEGNO TUTTI I CUORI.
SE QUEL CAPO NON CADRA’ SOTTO LA MANNAIA, I MASNADIERI E GLI ASSASSINI ALZERANNO LA TESTA E SAREMO MINACCIATI DAL PIU’ TERRIBILE DEI CAOS…; QUESTA E’ LA NOSTRA STAGIONE ED ESSA SI PONE CONTRO TUTTI I RE DELLA TERRA.
Egli, astuto calcolatore, ha ragione! I bravi cittadini di Nantes che lo hanno eletto si lasciano intimidire. Imbarazzati ed incerti plaudono alla decisione di Fouchè; avvertono una vaga vicinanza alla sua natura codarda ed opportunista ed aderiscono pur con un vago senso di disagio.
Da ora il grande camaleonte da moderato è diventato arciradicale, giacobino e ultraterrorista. Assume il gergo violento e sprezzante in uso sulla Montagna. Chiede misure contro i preti; eccita, inveisce, si infuria quasi per farsi notare dall’incorruttibile Robespierre e rinnovare l’antica familiarità. Ma l’antico amico ha capito il suo gioco e lo tiene lontano quasi a non contaminarsi.
Fouchè ne è sorpreso ma intuisce il pericolo della sua ostilità. Egli capisce che deve eclissarsi per un po’. Dovrà dimostrare in provincia il suo ardore repubblicano e le sue capacità politiche. Egli ottiene di essere inviato commissario nel suo dipartimento: la Loira (Nantes, Nevers, Moulins). Il potere di un commissario, fascia tricolore e cappello rosso piumato, è quello di un proconsole della antica Roma. E’ un padrone assoluto che rappresenta il potere centrale con una totale responsabilità politica ed amministrativa.
Egli si scaglia contro i ricchi ed i moderati ed espone un preciso programma radicale e "comunista". Assieme a Collot d’Herboise, suo collega, emana il più stupefacente documento dell’epoca rivoluzionaria che precorre i tempi futuri ed assume significato di 
MANIFESTO DEL COMUNISMO.
Che la storiografia non ne parli sta nel fatto che il Fouchè ministro di polizia ne distrusse minuziosamente le tracce fino ad annullarne il ricordo, eliminando anche chi ben ricordava o aveva imprudentemente fatto capire di ricordare. Il manifesto uscì sui muri di Nantes sotto il nome..
 
INSTRUCTION
TUTTO E’ PERMESSO A COLORO CHE AGISCONO SECONDO LA RIVOLUZIONE.
PER IL REPUBBLICANO NON ESISTE ALCUN PERICOLO, FUORCHE’QUELLO DI NON PROCEDERE DI PARI PASSO, CON LE LEGGI DELLA REPUBBLICA.
FINCHE’ ESISTERA’ ANCHE UN SOLO INFELICE SULLA TERRA, LA RIVOLUZIONE DOVRA’ CONTINUARE LA SUA MARCIA IN AVANTI.
LA RIVOLUZIONE E’ FATTA PER IL POPOLO.
IL POPOLO E’ L’UNIVERSALITA’ DEI CITTADINI FRANCESI CHE FORNISCE UOMINI ALLA PATRIA, DIFENSORI ALLE FRONTIERE, CITTADINI CHE NUTRONO LA SOCIETA’ CON IL LORO LAVORO.
LA RIVOLUZIONE DEVE CREARE UN POPOLO COMPATTO; 
UN POPOLO DI UGUALI.
NON ILLUDETEVI!  PER ESSERE VERAMENTE REPUBBLICANO ED APPARTENERE AL POPOLO OGNI CITTADINO DEVE OPERARE SU SE STESSO UNA RIVOLUZIONE INTEGRALE COME QUELLA CHE HA CAMBIATO IL VOLTO DELLA FRANCIA.
PERTANTO CHI POSSIEDE PIU’ DEL NECESSARIO DEVE ABBANDONARLO.
LA PATRIA ESIGE OGNI SOVRABBONDANZA PER RIDISTRIBUIRLO EQUANIMAMENTE, ESIGE PER SE’ ORO ED ARGENTO, METALLI VILI E CORRUTTORI, PER ACCORPARLI AL TESORO NAZIONALE, ESIGE LAICITA’ E DEDIZIONE ALLA REPUBBLICA, ESIGE FERRO ED ACCIAIO PER FAR TRIONFARE LA REPUBBLICA.
APPLICHEREMO CON SEVERITA’ L’AUTORITAS CONFERITACI.
LIBERTA’ O MORTE! 
RIFLETTETE E SCEGLIETE!
Per mettere in atto tale istruzione, egli fonda i COMITATI FILANTROPICI ai quali i possidenti possano donare i loro beni.  Egli serio e compiaciuto continua a martellare i suo scherani: ogni buon rivoluzionario ha bisogno soltanto di ferro, pane e quaranta scudi.
Scriverà alla Convenzione: “ QUI CI SI VERGOGNA DI ESSERE RICCHI”.
Joseph Fouchè è il primo comunista della storia. 
FOUCHE’ CONTRO LA RELIGIONE 

Nella sua azione Joseph Fouchè si rivela sempre più radicale e comunista comportandosi come il più impetuoso e violento campione anticristiano. Sembra che reciti a soggetto.”Conviene che sia comunista? Sarò comunista! “. E ne assume il linguaggio e la fede come un consumato attore creando un personaggio che appare convincente perché l’azione ed il verbo sono rapide ed incisive. Ed egli ha bisogno di azione per mostrare alla Convenzione che Fouchè è all’ordine; preparato e serio come nessuno; capace di interpretare la parte che la Patria gli ha affidato. 
In realtà il nostro eroe persegue i suoi personalissimi scopi con pazienza e sacrificio. Già ha cominciato a catalogare tutti gli eventi ed i personaggi.Vizi e debolezze sono trascritti in fascicoli; una piccola banda di scherani, reclutati tra la feccia dell’umanità, ripuliti e riforniti di mezzi, viene distribuita in posti chiave. Fouchè non sa solo quello che non si fa!
Nel contempo tuona contro la Chiesa: “Questo culto superstizioso va sostituito dalla fede nella REPUBBLICA e nella MORALE. E’ proibito a tutti i sacerdoti di comparire nei templi coi loro costumi. E’ tempo che questa classe altezzosa, ricondotta alla purezza dei principi della Chiesa primitiva, rientri nella classe dei cittadini!”
Ben presto Fouchè, forte del suo assoluto potere, non si accontenta di essere il capo militare, il sommo magistrato nei tribunali, il podestà amministrativo ma pretende il potere religioso.
Abolisce il celibato, comanda ai sacerdoti di sposarsi entro un mese, stringe ed annulla matrimoni, sale sui pulpiti spogli di crocefissi e simboli religiosi, tiene prediche atee negando l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio.
Nei cimiteri viene abolito il cerimoniale e sulle lapidi l’unico motto da porre sarà: LA MORTE E’ UN SONNO ETERNO.
A Nevers il PONTEFICE FOUCHE’ introduce il battesimo civile ed impone, come esempio, alla sua ultima nata il nome Nievre, da quello del dipartimento. La cerimonia è suggestiva; la guardia nazionale è chiamata a raccolta nella piazza del paese ed egli battezza la sua piccola davanti alle bandiere della repubblica.
E’ perfino esagerato quando attraversa Moulis a cavallo, cinto del tricolore, piumato di rosso, con un martello in mano, alla testa di un corteo di facinorosi, per rompere le sacre immagini simboli del fanatismo religioso antirepubblicano.
Le mitrie sacerdotali vengono bruciate e davanti al fuoco egli parla, parla, straparla… fino a che il vescovo Francesco LAURENT trascinato dalla eloquenza del nostro si strappa la tonaca e si pone sul capo il berretto frigio. Trenta preti lo seguono. A Parigi la notizia infiamma gli animi. Si parla di questo Fouchè che arruola volontari per la difesa dei confini; che manda casse piene d’oro alla Convenzione, frutto della spoliazione dei templi cristiani; che appare un prefetto di ferro agli ordini del potere centrale; che vive spartanamente ; che disprezza ostentatamente il denaro e gli onori.
L’ultragiacobino CHAUMETTE  pubblica un inno: Il cittadino Fouchè ha operato miracoli repubblicani. Ha soccorso i poveri, rispettato le sventure, distrutto il fanatismo religioso e borghese, perseguitato e punito esemplarmente i prepotenti e gli sfruttatori.”

Fouchè torna a Parigi nel 1793. Chi non lo conosce si precipita da lui per encomiarlo. Robespierre continua a tenerlo al largo anche quando chiamato a gran voce dai montagnardi si sceglie un posto più comodo sulla Montagna. Fouchè vorrebbe avvicinarsi ma l’Incorruttibile, sprezzante ed ironico, lo tiene sotto la lente del suo occhialino quasi a non contaminarsi. Tra sé Joseph Fouchè, un po’ spazientito, conclude che prima o poi bisognerà concludere questa partita.
Di: Luigi Cerritelli

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