venerdì 22 febbraio 2008

Leggere un’opera d’arte


RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI
 
 Sul perché l’uomo abbia deciso di dedicare parte del tempo ad un atto apparentemente non vitale come è l’arte, è come dire un po’ retoricamente perché troviamo il tempo di sognare o anche di camminare, di amare ed esprimerci; Ma è forse l’arte solo una maniera di comunicare qualcosa, o è anche un calderone alchimistico di una grande opera del quotidiano, in cui la genesi artistica è felicemente ad una prima e sola fase di pura creazione, slegata da fini utilitaristici e secondari come ad esempio la successiva utilizzazione dell’oggetto creato, per un guadagno, o per voglia di potere , per affermazione dell’io. Ciò che cerco di dire è che il rapporto tra creazione e fruizione dell’opera d’arte è il rapporto tra slancio creativo della coscienza ed insieme sete dell’io più materiale, nella sua divulgazione nell’etica.
  Nello Zibaldone Leopardi si interrogava spesso su quella fase della coscienza in cui è dato a tutti gli uomini di potere intuire qualcosa di grande intorno o sopra di loro, Faust avrebbe usato chiamare tale privilegio, “l’apparizione dello spirito”; l’arte è questo stesso slancio spesso involontario verso l’eterno, fatto di incontenibile gioia, libertà, ma anche di sofferenza e di abbandono delle strade consuete in virtù della vera libertà nel nulla.
  È l’ignoto il terreno di lotta dell’artista, solitaria è la strada che conduce all’eternità, e quando ci si trova al cospetto del nulla non si devono avere dubbi nè incertezze, la volontà deve tenere l’artista lontano dalla paura della inimmaginabile visione , di ciò che ci sovrasta e che non conosciamo. Ad esempio, quando Faust invoca avidamente l’apparizione di Mefistofele crede di potere reggerne il confronto “ spirito devi apparire” “a te mi sento pari”, ma quando lo spirito decide di apparire Faust è abbacinato e tramortito “o apparizione terribile non so tollerare la tua vista”.
  L’arte non è una scelta è una necessità, non si decide, è parte dell’uno e le sue meraviglie si scorgono con pazienza, nella prima tela che è la vita. Poi l’artista dopo avere già dentro il suo quadro decide se fare il mondo partecipe della sua intuizione. Ma per un bizzarro gioco della esistenza capita che, quando l’uomo, anzichè continuare a condividere con l’eterno la visione di altri mondi, si trova materialmente spinto a volere esprimere agli altri uomini la sua estatica esperienza per trarne profitto, gratificazioni, e benefici, perdendo il contatto con l’ispirazione generatrice,alcuni hanno detto che la somma creazione artistica non è mai stata compiuta, si pensi alla Pietà rondinini mai finita di Michelangelo, e al senso di incompiutezza della pittura informale di un Fontana o un Tàpies. Ciò che rende unico il sommo artista è la capacità di sapere tenere per sé le vere intuizioni e farne tesoro nello spirito, come si conserva una cosa preziosa e non un oggetto di scambio.
Solo alla luce di tale introduzione si può cercare di decifrare l’opera dei grandi artisti, come ad esempio l’opera di Max Ernst e le sue foreste, o Francisco Goya e la sua “immaginazione che crea mostri" , Michelangelo e il suo furor di movimento. Questo è l’enorme tesoro di cui ci fa partecipi la creazione artistica, ci introduce in una strada nuova, in continua ricerca , ci porta a scavare e a conoscere il perché tutto sia come un oceano. Mi è capitato di vedere diverse opere di sommi artisti, ricordo come fosse stata forte e spiazzante ad esempio la visione dei quadri di Giorgio De Chirico, la produzione metafisica dell’artista tra il 10 e il 20, in fondo come molti diranno, il suo migliore e geniale periodo; è il De Chirico delle inaccessibili architetture, delle statue senza tempo , delle piazze d’Italia deserte, degli orologi, e dei treni. Quando vidi la prima volta i suoi quadri non ne conoscevo ancora i motivi storici e biografici, ma la pura osservazione di quell’insieme di colori e forme, mi avevano fatto già intuire quale enorme portatore di presagi e simboli fosse l’opera di quell’uomo. Soltanto anni dopo, all’università ne studiai l’arte e i profondi messaggi contenuti nella sua opera, fonte di ispirazione per l’arte di tanti grandi del novecento, dai surrealisti agli informali. 
Un orologio segna il presente, le ombre il tempo passato , le architetture senza età “uniscono il passato il presente e il futuro”, un treno lontano è il ricordo di oggetti di infanzia, il treno riporta De Chirico alla memoria del padre che sui treni lavorava, un treno come unico elemento di movimento, simboli da cui possiamo trarre numerosi messaggi, magari collegando l’opera di De Chirico alla, per citarne un contemporaneo alla poetica di Bergson col suo” tempo interiore”.
  L’opera d ‘arte è leggibile da tutti, ognuno saprà trovare le proprie emozioni in base all’occhio che usa per leggere, che siano gli occhi della natura o dello spirito.di Andrea Patti

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