martedì 26 febbraio 2008


La corrente contemplativa dell'Espressionismo Astratto

DI D. PICCHIOTTI

La grandezza della New York School consiste soprattutto nel fatto di essersi emancipata dalle influenze culturali dell'epoca e aver originato un'arte nuova e incisiva, in sintonia con la condizione psicologica e intellettuale dell'artista contemporaneo.
La maturazione dei suoi protagonisti si è svolta in un clima di grande libertà interpretativa. Ma proprio tale libertà ha permesso che, già alla fine degli anni '40, al suo interno si manifestassero concezioni e stili diversi tra loro.
Attorno al 1949, con le nuove opere di Mark Rothko, Clyfford Still e Barnett Newman, comincia a delinearsi una corrente cosiddetta "contemplativa", o "meditativa". La definizione pone in risalto tre qualità fondamentali che la distinguono dalla linea più aspra ed energetica dell' Espressionismo Astratto:
• l'esclusione dall'opera di tutti gli elementi che possono distrarre la concentrazione dell'osservatore
• l'enfasi sulla capacità della pittura di esprimere valori universali ed eterni
• l'attenuazione della componente motoria, gestuale.
La corrente "contemplativa" si manifesta attraverso un genere di pittura completamente astratto.
Le opere sono caratterizzate da vaste campiture monocromatiche più o meno regolari, disposte su sfondi omogenei. Il ruolo centrale dei "campi di colore" ha portato il critico americano Clemence Greenberg a denominare questa pittura Color Field Painting (pittura a campi di colore), anche se alcuni critici hanno in seguito assegnato il nome a un altro gruppo di artisti.
I "campi di colore" sono molto diversi da un artista all'altro. Nei quadri di Mark Rothko, si presentano sotto forma di bande rettangolari, fluttuanti su sfondi omogenei. Nel caso di Clyfford Still, assomigliano a giganteschi laghi di colori con margini frastagliati, interrotti da fenditure di colori contrastanti, simili a crateri. Nei quadri di Adolph Gottlieb assumono l'aspetto di due masse monocrome sovrapposte, quella superiore a forma di disco e quella inferiore di una matassa irregolare. In Barnett Newman si dilatano in enormi superfici rettangolari regolari e uniformi, interrotte solo da bande verticali.
Per quanto diverse, queste le opere di questi artisti presentano comunque alcune analogie fondamentali.
• L'esigenza di concentrare l'attenzione dell'osservatore fa sì che la pittura si riduca alla sua essenza, il colore.
• L'assenza degli accenti tipici dell'astrattismo gestuale (sgocciolature, sciabolate di colore, spazzolate gigantesche) esalta le qualità sensoriali dell'opera.
• Le grandi dimensioni e l'aspetto monumentale delle opere determinano effetti spaziali.
La concentrazione assorta e monumentale delle grandi tele di Rothko, Gottlieb, Still, Newman induce a una sorta di contemplazione intima e meditativa, che proietta l'osservatore in una dimensione spirituale.
È sintomatico rilevare come i principali esponenti di questa corrente siano partiti da premesse simili.
Nei primi anni '40, Rothko, Gottlieb e Newman affermano a più riprese la loro aspirazione a rappresentare valori universali, eterni. Approfondiscono le teorie psicanalitiche di Jung e le tematiche connesse al concetto di "inconscio collettivo". Scoprono così l'universalità di segni e simboli che si ritrovano in epoche e culture diverse. Il loro interesse si rivolge verso la mitologia classica, l'arte primitiva e la cultura degli indigeni americani, dai quali derivano i propri personali sistemi di forme e simboli.
Come tutti i giovani artisti americani, verso la metà degli anni '40 devono fare i conti con l'influenza del Surrealismo. Ma la rappresentazione dell'inconscio e dei suoi incubi non si accorda con l'esigenza di universalità. È sul finire degli anni '40 che, a partire dai quadri di Newman, scompaiono i residui di forme organiche, elementi totemici e spunti simbolici. Attraverso un processo di sintesi intellettuale e formale, si compie l'eliminazione di ogni elemento riconoscibile e la riduzione della pittura alla sola componente cromatica.
Nei primi anni '50, la corrente "contemplativa" è rappresentata principalmente da Mark Rothko, Clyfford Still, Adolph Gottlieb e Barnett Newman. Molto prossimo dal punto vista formale è Ad Reinhardt, che a differenza degli altri sottolinea soprattutto la componente percettiva della pittura, a svantaggio di quella più spirituale.
Nella seconda metà degli anni '50 si inseriscono in questo filone vari artisti che rifuggono la gestualità dell'Action Painting. Un primo gruppo, definito con il termine Post-painterly Abstraction, comprende alcuni pittori che praticano colature di colore direttamente sulla tela non preparata. Ne fanno parte Helen Frankenthaler, Morris Louis e Kenneth Noland.

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