Arte francese " Il dopoguerra"
DI D. PICCHIOTTI
Lo sconvolgimento culturale determinato dalla tragedia della seconda guerra mondiale investì anche l’ambito artistico, minandone le fondamenta teoriche ed estetiche. Si affermò la pittura informale – ovvero 'non formale', con un superamento delle categorie di “pittura astratta” e “figurativa” – che negli Stati Uniti sfociò nell’espressionismo astratto dell’Action Painting.
Varie interpretazioni della pittura informale compaiono negli anni Quaranta e Cinquanta nelle opere di Jean Fautrier, caratterizzate da un impasto denso di pigmenti che evoca larvate figurazioni, e in quelle di Jean Dubuffet : quest’ultimo è noto come teorizzatore e fondatore della cosiddetta Art Brut, che prendeva a modello i linguaggi primitivi, dei bambini e dei folli, abolendo ogni idea di progettualità nel fare artistico. Altri artisti importanti per la definizione della pittura informale furono Wols (Wolfgang Schultze) e Hans Hartung, entrambi di origine tedesca e a lungo attivi in Francia, i quali ricorsero soprattutto a un segno gestuale fortemente espressivo, e Pierre Soulages.
Anche Henri Michaux, dopo un'esperienza surrealista, giunse a una figurazione segnica informale, in parte ispirata alla calligrafia orientale; un'influenza simile si riscontra inoltre in Georges Mathieu, uno dei primi europei a sperimentare la tecnica del dripping.
Nel 1960 il critico francese Pierre Restany fondò a Parigi il gruppo del Nouveau Réalisme cui aderirono, tra gli altri, Arman, Yves Klein, César, Daniel Spoerri, Jean Tinguely, l'italiano Mimmo Rotella e in seguito Niki de Saint-Phalle e Christo. Prendendo le mosse da una reinterpretazione del ready-made di Duchamp, gli artisti del movimento focalizzarono l’attenzione sugli oggetti d’uso quotidiano, strappati al loro contesto e valorizzati nelle loro insite potenzialità espressive. Il Festival del Nouveau Réalisme a Milano nel 1970, fu organizzato quando già la vitalità del gruppo si andava rapidamente esaurendo.
Durante gli anni Sessanta, e per buona parte degli anni Settanta, si affermarono nuove modalità espositive nelle gallerie europee, sulla scorta di quanto avveniva già da tempo negli Stati Uniti, negli happening di Allan Kaprow e John Cage e negli environment di Claes Oldenburg e Jim Dine. Nello stesso periodo nasceva il movimento internazionale della Body Art, che prendeva come materiale e mezzo espressivo il corpo umano: tra gli esponenti di punta figurano Orlan e Gina Pane, famosa quest’ultima per le performance individuali durante le quali si procurava lesioni e ferite, intendendo esprimere in questo modo la forza della libertà e dell'amore contro ogni legame e repressione.
Tra gli esponenti francesi dell'arte concettuale si distinsero Daniel Buren e Bernard Venet (anche se quest’ultimo si trasferì alla metà degli anni Sessanta negli Stati Uniti). Buren nel 1967 aveva esposto insieme a Olivier Mosset, Parmantier e Niele Toroni (gruppo BMPT), nell'ambito della corrente detta Nuova pittura (chiamata anche pittura-pittura, pittura analitica, astrazione analitica), che proponeva una riduzione della pittura agli elementi primari (superficie, segno, colore). Posizioni simili caratterizzavano il gruppo Supports/Surfaces (Dezeuse, Dolla, Pagès, Pincemin, Saytour, Viallat, Cane, Devade), che applicò alla teoria estetica i concetti dello strutturalismo francese e della psicoanalisi di Jacques Lacan.
Rientra nell'ampio alveo dell'arte concettuale anche la Narrative Art, nata negli Stati Uniti, nella quale si segnalò l'artista francese Christian Boltanski: le sue installazioni sono spesso ricostruzioni della sua memoria personale o di quella collettiva, che inducono a una riflessione profonda sulla violenza e sulla morte.
Al principio degli anni Ottanta, similmente a quanto stava accadendo negli Stati Uniti con i graffitisti, in Germania con i Nuovi Selvaggi (Neuen Wilden) e in Italia con la Transavanguardia, in Francia si affermarono movimenti artistici che indicavano come fonte di ispirazione e modello linguistico il mondo dei media popolari e del fumetto: il gruppo della Figuration Libre (termine coniato da Ben Vautrier), composto da Robert Combas, François Boisrond e Hervé Di Rosa, e il gruppo En avant comme en avant, di cui facevano parte Pascal Chardin, Eric Deroo, Blaise Sourdelle e Titus A.B.S. Citazioni più colte, da Tiziano ad esempio, sono invece riconoscibili nei dipinti degli artisti definiti “neoclassici”, tra cui Gérard Garouste e Vincent Bioulès, che si dedicavano sovente a soggetti mitologici.
ARCHITETTURA DEL XX SECOLO
Anteprima della sezione
Il rinnovamento dell'architettura in Francia, che dal punto di vista formale ricevette forte impulso dall'opera di Hector Guimard (interprete dell’Art Nouveau), è connesso con la sperimentazione e l'utilizzo del cemento armato: nel 1892 l'ingegnere e architetto François Hennebique brevettò il sistema di armatura con tondini di ferro, che garantì alle strutture edilizie una resistenza mai prima raggiunta, aprendo la strada al nuovo corso dell’architettura.
Nei primi anni del Novecento Parigi visse un periodo di straordinaria vitalità artistica e architettonica, al quale concorsero personalità provenienti da tutto il mondo.
Nel 1903 Auguste Perret terminò in rue Franklin il primo edificio per abitazioni in cui la struttura in cemento armato viene esibita a vista, anche se ingentilita da pannelli in ceramica con motivi ornamentali; negli anni seguenti eseguì una serie di progetti in cui l'ossatura in cemento assunse un valore espressivo ancora più evidente, come il teatro degli Champs Elysées (1912). Contemporaneamente Henri Sauvage iniziò un percorso che dai primi lavori improntati a uno spiccato spirito geometrizzante (case a gradoni in rue Vanvin, 1912) lo condusse a un linguaggio protorazionalista.
Più legato ai problemi dell'urbanistica fu Tony Garnier, che nel 1904 presentò il progetto dettagliato (comprensivo dei calcoli delle quantità di cemento armato per ciascun singolo edificio) per una città industriale di 35.000 abitanti, molto vicino a quelli che saranno gli sviluppi dell'urbanistica moderna.
Negli anni Venti si impose la figura di Le Corbusier, che con la sua opera rivoluzionaria – progettuale e teorica – costituì un imprescindibile punto di riferimento per tutta l'architettura del Novecento. Nel 1929 nacque l'Union des artistes modernes: vi aderì, tra gli architetti, Robert Mallet-Stevens, che nel 1927 aveva tentato di coniugare lo stile razionalista con la tradizione della casa borghese, nella via di Parigi che oggi porta il suo nome.
Negli anni Ottanta, superata la lezione di Le Corbusier, si diffuse anche in Francia, come nel mondo intero, il linguaggio postmoderno, accompagnato all’esaltazione dell'architettura tecnologicamente avanzata. Grandi interventi nel tessuto urbano di molte città francesi furono condotti da Jean Nouvel, autore dei progetti per l'Institut du Monde Arabe a Parigi (1981-1987), per l'ampliamento dell'Opéra di Lione (1987-1993) per l'edificio della Fondation Cartier di Parigi (1991-1995); da Christian de Portzamparc, al quale si deve la Cité de la Musique presso Parigi (1986-1995); da Daniel Perrault, che disegnò la nuova sede della Bibliothèque Nationale de France di Parigi (1995).
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