lunedì 11 febbraio 2008

Le origini Pittura; Scultura; Architettura del Novecento Realisti e regionalisti statunitensi

A CURA DI D. PICCHIOTTI

Durante gli anni Trenta si affermò negli Stati Uniti, accanto a correnti che riprendevano le tendenze pittoriche europee, un movimento di reazione nei confronti degli stili importati, che propugnava lo sviluppo di un’arte genuinamente americana. Pittori realisti urbani come Ben Shahn, Reginald Marsh e William Gropper rappresentarono nelle loro opere la realtà sociale e politica dell’epoca della Grande Depressione; i regionalisti Grant Wood, Thomas Hart Benton e John Steuart Curry si ispirarono alla vita contadina del Midwest. Uno dei più importanti realisti dell’epoca fu Edward Hopper, che esplorò la solitudine e l’isolamento della provincia rurale americana. Dopo la seconda guerra mondiale ebbe successo un altro realista, Andrew Wyeth, dallo stile cupo e piuttosto spoglio.
Espressionismo astratto
Alcuni artisti statunitensi che avevano aderito al movimento realistico degli anni Trenta nei decenni successivi diedero vita al cosiddetto espressionismo astratto, principalmente sotto l’influenza dei surrealisti europei fuggiti negli Stati Uniti nel corso della seconda guerra mondiale. Dai surrealisti, gli artisti americani derivarono l’interesse per il subconscio, per il simbolo e il mito, ed ereditarono la tecnica dell’automatismo: cominciarono quindi a produrre opere in cui il processo pittorico in sé rivestiva un’importanza primaria (action-painting, “pittura d’azione”, o “pittura-atto”), ricorrendo ad esempio al dripping, sgocciolatura casuale di colore sulla tela distesa a terra. Maestro riconosciuto di questa arte “gestuale” fu Jackson Pollock, al quale si affiancarono Willem de Kooning, Franz Kline, Hans Hofmann, Robert Motherwell.
Una corrente interna all’espressionismo astratto fu il Color-field Painting, pittura astratta caratterizzata da grandi campi colorati: ne furono principali esponenti Mark Rothko, Barnett Newman, Clyfford Still, Morris Louis.
La Pop Art e altri movimenti d’avanguardia
Quando l’espressionismo astratto divenne lo stile predominante negli Stati Uniti, alcuni artisti iniziarono a prenderne decisamente le distanze, rigettando tutto ciò che di esso consideravano eccessivamente solenne e teoretico. Tale violenta reazione sfociò nella cosiddetta Pop Art. Gli artisti che vi aderirono attingevano direttamente al repertorio di immagini della pubblicità, dei fumetti, dei film, della cultura popolare, e realizzavano le loro opere con materiali e oggetti di uso quotidiano. Sebbene sia considerata una tendenza artistica tipicamente americana, in realtà la Pop Art nacque formalmente a Londra, in occasione di una mostra di Richard Hamilton e altri artisti, e deriva direttamente dall’opera di Marcel Duchamp (in particolare, dai suoi ready-made). Principali esponenti della Pop Art furono Andy Warhol, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Tom Wesselmann, James Rosenquist.
L’influenza della Pop Art è evidente nella corrente pittorica iperrealista che si affermò alla fine degli anni Sessanta: soggetti privilegiati erano insegne luminose al neon, caffetterie e banali ambienti cittadini e di periferia. Nella meticolosa resa di questi particolari urbani, come pure nei ritratti, gli artisti iperrealisti – tra i quali ricordiamo Richard Estes, Robert Cottingham, Chuck Close e Don Eddy – si avvalevano dell’aiuto della fotografia, mirando a una precisa quanto impersonale verosimiglianza.
La pittura astratta continuò a svilupparsi in diverse declinazioni stilistiche sia negli Stati Uniti sia in Europa. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta prese piede l’Optical Art (abbreviata anche in Op-Art), che mirava a produrre, attraverso contrasti di bianco e nero o giustapposizioni di colori brillanti, forti illusioni ottiche: obiettivo primario era indurre lo spettatore a riflettere sui processi della percezione.
Un’altra corrente di rilievo, influenzata dal Color-field Painting e dalle austere composizioni geometriche di Josef Albers, fu rappresentata dal minimalismo: rientrano in questo alveo le rigorose forme geometriche di Kenneth Noland, i soggetti in serie di Larry Poons, le tele al limite del monocromatismo di Robert Ryman. L’ispirazione analitica del minimalismo fu ulteriormente sviluppata dall’arte concettuale, in cui l’idea o il concetto dell’artista diventa predominante sulla realizzazione concreta, e talvolta addirittura tende a sostituirla.
Neoespressionismo e nuovi realisti
Negli anni Ottanta si diffuse negli ambienti artistici statunitensi un moto di rivolta nei confronti della qualità impersonale e inespressiva del minimalismo e degli stili astratti: da ciò derivò la rinascita dell’arte figurativa e descrittiva nota come neoespressionismo. Visionari e provocatori, i neoespressionisti diedero vita a opere caratterizzate da forme distorte e violenti cromatismi: tra i più noti, ricordiamo i tedeschi Anselm Kiefer, Georg Baselitz e A.R. Penck (pseudonimo di Ralph Winkler); gli italiani Sandro Chia, Francesco Clemente e Enzo Cucchi; e gli americani Julian Schnabel e David Salle.
Prima che il neoespressionismo riportasse l’attenzione del pubblico e della critica internazionale sulla pittura figurativa, una serie di pittori realisti indipendenti aveva già intrapreso originali ricerche incentrate sulla rappresentazione del reale quotidiano e della figura umana. I ritratti deformati e tormentati di Francis Bacon, i paesaggi urbani e gli ambienti domestici di David Hockney e il realismo risoluto di Lucian Freud testimoniano la forza della tradizione figurativa nell’arte britannica. Negli Stati Uniti, gli studi di nudo di Philip Pearlstein, essenziali e rigorosi, costituirono un modello per molti giovani pittori realisti.
SCULTURA
Anteprima della sezione
Analogamente a quanto avveniva nella pittura, anche nel campo della scultura all’inizio del Novecento fu molto importante l’influenza dell’arte primitiva e antica, come dimostrano le opere di Constantin Brancusi, Amedeo Modigliani e Henry Moore. Brancusi promosse una decisa semplificazione della forma: nel Neonato del 1920 (Museum of Modern Art, New York), una forma ovoidale evoca contemporaneamente un uovo e una testa di bambino. Suo grande merito fu inoltre il porre l’accento sull’intrinseca bellezza dei materiali utilizzati (legno, pietra o metallo).
La scultura di Modigliani, al pari della sua pittura, si presenta come una personalissima rielaborazione di influssi, oltre che di Brancusi e dell’arte africana, anche del cubismo, di Cézanne, della linea Art Nouveau, nonché dell’arte greca antica. Le sue teste scolpite nella pietra conobbero una fortuna soprattutto postuma.
La cura nella scelta dei materiali caratterizza anche l’opera di Moore, nella quale il gioco dei pieni e dei vuoti concorre a creare forme eleganti ispirate al mondo organico. In tutta la sua carriera, segnata dal continuo riferimento alla scultura precolombiana, l’artista predilesse il tema della figura femminile, rivisitato in numerose varianti.

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