L'omosessualità nell'Antica Grecia
A cura DI D. PICCHIOTTI
L'omosessualità nell'Antica Grecia era, così come per l'eterosessualità greca, per le classi colte, una ricerca del bello e quindi indipendente dal sesso di chi veniva amato, questo tenendo presente che comunque si trattava di una società fortemente maschilista, di cui conosciamo principalmente il punto di vista maschile.
Zefiro, mentre rapisce Giacinto, copula fra le sue gambe. Vaso attico a figure rosse da Tarquinia, circa 480 a.C. Boston Museum of Fine Arts.
L'idea che i rapporti sessuali con i giovani maschi potessero sollevare preoccupazioni può sembrare strano in una società come quella Greca – che ben tollerava l'omosessualità – nel caso non si consideri che essi non vedevano una sessualità come alternativa all'altra: si poteva amare benissimo uomini e donne indistintamente, in quanto i greci nell'amore cercavano il bello indipendentemente dal sesso di chi amavano; pertanto, amare donne o ragazzi era solo una faccia diversa della stessa medaglia.
Quel che destava preoccupazione, semmai, era lasciarsi andare ai sensi – senza far preferenze, una donna come un ragazzo: questo era considerato un amore volgare, effettuato solo per soddisfare le pulsioni tramite l'atto sessuale – i greci definivano infatti virtuoso chi sapeva resistere alle tentazioni, come Socrate con Alcibiade nel Simposio.
Amare i ragazzi era una pratica permessa dalle leggi, celebrata nei riti e dalla letteratura; diventavano oggetto di scherno però i ragazzi che si concedevano troppo facilmente, o gli effeminati; il rapporto tra uomini nell'antica Grecia sollevava problemi morali di grande complessità, specialmente nell'amore perfetto, quello tra un adulto (attivo) e un giovane (passivo) che non avesse ancora completato la propria formazione: esso era parte dell'educazione (paideia), all'amore in questo specifico caso.
Mentre l'amore tra due giovanissimi era cosa ordinaria – a prescindere dai ruoli – il rapporto tra uomini adulti poteva a volte venir elogiato per la tenacia con cui era mantenuto (ma anche fatto scherno da alcuni, come Aristofane nelle sue commedie, poiché la passività era estremamente malvista in un adulto); questi tipi di rapporto non provocavano comunque grandi dibattiti sulla morale, alimentati solo dai rapporti con grande differenza d'età.
Questi, quando ben eseguiti, erano i rapporti d'amore perfetto; ma per ben praticare questo tipo di amore si doveva sottostare a precise, strettissime regole: l'amante doveva mostrare il proprio ardore per poi moderarlo, servire l'amato e concedergli regali. L'amato, invece, dovrà evitare di concedersi facilmente, ricompensare l'amante per servigi e regali e – soprattutto – concedersi senza superficialità, mettendo alla prova l'amante.
Il rapporto tra adulto e ragazzo è estremamente diverso dai rapporti con le donne: è per prima cosa aperto, nel duplice senso di poter essere svolto ovunque (il rapporto matrimoniale prevedeva invece una separazione dell'uomo dalla donna in sfere d'influenza maschili o femminili) e che il risultato del proprio corteggiamento è imprevedibile: il ragazzo ha il pieno diritto di rifiutare le proposte dell'amante; la donna era invece sottoposta alla direzione dell'uomo. Altra problematica era l'età del ragazzo: alla sua prima barba, non sarebbe più stato conveniente per lui lasciarsi andare a certi amori, così come l'adulto sarebbe stato oggetto di critiche: gli stoici erano criticati per estendere questi rapporti fino ai 28 anni, ad esempio.
Non erano esenti da critiche neanche gli amori con ragazzi troppo giovani: la tenera età non permetteva di conoscere il vero valore dell'amato.
L'attenzione data all'età ha poi contribuito a rendere il corpo dell'adolescente sinonimo di perfezione, giovane e delicato di forme, specialmente se in lui la virilità non è ancora presente ma se ne intravedono i futuri tratti. Quando il ragazzo non sarà più in età d'amori, si dovrà convertire il rapporto d'amore in amicizia (questa, a differenza dell'amore, duratura perché non legata alla bellezza e annulla le distanze tra uomo e ragazzo), meglio se quest'ultima si instaura già durante il rapporto.
Altre differenze col rapporto matrimoniale si trovano poi nella presenza dell'eros: nella vita matrimoniale esso può anche non sussistere; nel rapporto tra uomo e ragazzo, esso è motore del tutto, complice la libertà del ragazzo di rifiutare le attenzioni.
L'onore di un ragazzo [modifica]
Achilles und Patroclus
Dall'Eroticos di Demostene ricaviamo molte informazioni sulle pressioni cui era sottoposto il giovane nei rapporti tra uomo e ragazzo: il giovane amato, essendo tale per la propria nobile natura, non deve mai e poi mai comportarsi in maniera tale da essere coperto d'infamia.
La sua onorabilità va preservata non per salvaguardare le possibilità di sposarsi (come avvenne per le ragazze del medioevo) quanto perché, se non la mantenesse, potrebbe mettere a rischio il suo futuro status nella città – pertanto il giovane ha l'obbligo di preservare la propria virtù, e di impegnarsi a preservare quella dei giovani una volta divenuto adulto – l'adolescenza è per lui un test, in cui si verifica la sua virtù: quando sarà diciottenne sarà sottoposto alla dokimasia (esame con cui si veniva abilitati a ricoprire cariche pubbliche) e la sua condotta morale durante l'adolescenza sarà presa in esame.
Il giovane diventa tanto più onorabile quanto più assume una buona postura, parla bene, frequenta gente virtuosa (punti saldi dell'educazione greca); ma soprattutto, quanto più si comporta bene in amore. L'autore non reputa degno solo chi non si concede mai, ma chi lo fa nel giusto.
Se però il testo dà diverse indicazioni sui comportamenti da tenere nel rapporto, non né dà alcuna a riguardo del rapporto fisico in sé, a parte ricordare che egli deve rifiutare favori sessuali che portino al disonore, senza dire quali essi siano; possiamo ragionevolmente supporre che fossero le pratiche sessuali con cui un giovane finisce per diventare semplice oggetto nelle mani dell'amante.
L'oggetto del piacere [modifica]
Il motivo per cui il giovane perdeva la propria onorabilità nel concedersi come oggetto all'amante è da ricercarsi nel parallelismo tra rapporto sessuale e rapporto sociale: se infatti il ruolo attivo veniva glorificato in quanto espressione di superiorità sul partner, ne consegue che l'inevitabile passività di un partner doveva portare a disistima.
Se con gli schiavi e con le donne non era un problema – i primi erano considerati oggetti, non solo nella pratica sessuale, mentre le donne concedendosi come sottomesse non venivano biasimate: questo era il loro ruolo per natura, e sottomettersi era anzi considerato degno di stima in quanto rispettavano lo status che la natura gli aveva imposto – con un ragazzo, cioè un uomo libero che in futuro avrebbe partecipato al governo della polis, il problema si poneva. La sua eventuale accettazione della passività – e pertanto inferiorità – avrebbe comportato, una volta divenuto adulto e sottoposto a dokimasia, gravi problemi: nella massima forma di accettazione dell'inferiorità, cioè la prostituzione (veniva chiamata tale sia concedersi per denaro, sia per favori) al giovane sarebbe stato precluso ogni incarico pubblico.
È questa la chiave per comprendere i diversi atteggiamenti dei greci sul rapporto uomo-ragazzo: esso era glorificato in quanto il ragazzo era espressione della massima bellezza, e al tempo stesso considerato contro natura da alcuni in quanto femminilizzava (rendeva quindi inferiore) un uomo libero.
Il problema di considerare il ragazzo oggetto di piacere era evidenziato anche dalle espressioni che i greci utilizzavano per chiedere questi favori: "faresti la cosa?" (diaprettesthai to pragma?); si esclude l'idea che il ragazzo possa provare piacere nell'atto sessuale con l'uomo: il motivo per cui egli vi si deve concedere, è da ricercarsi nella stima che esso nutre per l'adulto. Il ragazzo si concede perché un uomo virtuoso e degno di lode che lo ami merita di essere ricompensato col favore sessuale; se questo vuol dire ovviamente che è disprezzabile il ragazzo che prova piacere nell'atto con un uomo, non vuol dire che egli debba concedersi con freddezza, anzi: deve essere felice di star dando piacere ad un uomo virtuoso.R icerche Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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