L'espressionismo ricuperò le tendenze spiritualistiche e primitivistiche espresse nell'ultimo Ottocento,
A CURA DI D. PICCHIOTTI
movimento artistico sorto pressoché contemporaneamente in Francia e in Germania intorno al 1905 e così definito dal critico W.R. Worringer sulla rivista "Der Sturm".
Le premesse e le caratteristiche
L'espressionismo ricuperò le tendenze spiritualistiche e primitivistiche espresse nell'ultimo Ottocento, specialmente dalla pittura di Vincent van Gog, indice
Le premesse e le caratteristiche
Le influenze dell'espressionismo
L'espressionismo in architettura
movimento artistico sorto pressoché contemporaneamente in Francia e in Germania intorno al 1905 e così definito dal critico W.R. Worringer sulla rivista "Der Sturm".
Le premesse e le caratteristiche
L'espressionismo ricuperò le tendenze spiritualistiche e primitivistiche espresse nell'ultimo Ottocento, specialmente dalla pittura di Vincent van Gog, Paul Gauguin, Edvard Munch, James Ensor, Henri Toulouse-Lautrec; all'esperienza puramente visiva e sensoria della realtà, propria dell'impressionismo, l'espressionismo contrappose quella d'una realtà spirituale che si proietta sull'immagine pittorica piegandola, e talora deformandola, alla propria soggettività (alla propria "espressione"). Alla base di tale polemica antimpressionista c'era la contestazione della società borghese, giudicata inautentica e anticreativa, e l'anelito alla riconquista d'una verginità primitiva, affrancata da barriere sociali e razionali. Tecnicamente, la pittura espressionista si basava sulla semplificazione e sull'appiattimento intenzionalmente elementare delle forme, in nome d'un violento e talora esasperato cromatismo che diventava così il nucleo espressivo dell'immagine. Il gruppo Die Brücke in Germania e il fauvisme in Francia costituirono le due opposte e fondamentali polarità dell'espressionismo, quella nordica il primo, quella classica il secondo. Gravitante nell'orbita tedesca, ma con un'attitudine rinunciataria e spiccatamente introspettiva, è l'espressionismo austriaco di Egon Schiele, Alfred Kubin, Oskar Kokoschka (E. Schiele, L'abbraccio, 1917, Vienna, Österreichische Galerie).
Le influenze dell'espressionismo
Esauritosi come movimento, l'espressionismo permase, commisto ad altre componenti, come atteggiamento prepotentemente volitivo di fronte alla realtà. In Germania il Blaue Reiter ne sviluppò le premesse spiritualistiche in senso mistico-simbolico e la Nuova oggettività ne riprese in modo più esplicito la polemica sociale. In Francia, la scuola di Parigi realizzò per opera di artisti come Georges Rouault, Chaim Soutine, Maurice de Vlaminck e Marc Chagall , la fusione tra il fauvisme e Die Brücke (G. Rouault, Testa di Cristo, 1905, New York, collezione Walter P. Chrysler jr). Tale fusione venne raccolta in Italia dai movimenti della scuola Romana, dei Sei di Torino, di Corrente. Nel secondo dopoguerra l'esasperazione di un'attitudine espressionista di matrice nordica sfociò negli Stati Uniti nell'espressionismo astratto ( action painting) e si protese oltre, nella pop art, nel realismo critico, mentre i paralleli fenomeni europei (informale, neorealismo, nuova figurazione ) riproponevano la sintesi tra le due componenti classica e anticlassica.
L'espressionismo in architettura
Affermatosi soprattutto nel primo dopoguerra, l'espressionismo in architettura, in un momento storico di crisi e di delusioni, rappresentò, con la sua appassionata polemica sociale e antiborghese, una complessa fase di ricerca, destinata a sfociare nella sintesi tecnologica e formale attuata dal Bauhaus dopo il 1919. In Germania l'espressionismo trovò forma in un atteggiamento utopistico: i "progetti fantastici" (esposti nel 1919 alla mostra dell'Arbeistrat für Kunst, cui aderirono, tra gli altri, Bruno Taut, Eric Mendelsohn, Walter Gropius) elaboravano una ricerca informata a un profetico formalismo. I legami con lo Jugendstil (Peter Behrens, Joseph Maria Olbric) e con l'espressionismo pittorico sono evidenti nella tendenza alle forme "biomorfiche", a linee curve e dinamiche, che accentuino il valore di sintesi plastica dell'organismo architettonico (Mendelsohn, Einsteinturm a Potsdam, 1920-21; F. Höger, Chilehaus ad Amburgo, 1923), nell'intensificazione dei valori cromatici e luminosi e, in termini più generali, nella programmatica ricerca di una sintesi di tutte le arti nell'architettura. Tra gli altri rappresentanti, oltre ai citati, dell'espressionismo architettonico, sono da ricordare Hans Poelzig, Max Berg, Otto Bartning e per la "seconda generazione", che su un piano storico ben diverso riprende spunti della prima, Hans Scharoun Edvard Munch, James Ensor, Henri Toulouse-Lautrec; all'esperienza puramente visiva e sensoria della realtà, propria dell'impressionismo, l'espressionismo contrappose quella d'una realtà spirituale che si proietta sull'immagine pittorica piegandola, e talora deformandola, alla propria soggettività (alla propria "espressione"). Alla base di tale polemica antimpressionista c'era la contestazione della società borghese, giudicata inautentica e anticreativa, e l'anelito alla riconquista d'una verginità primitiva, affrancata da barriere sociali e razionali. Tecnicamente, la pittura espressionista si basava sulla semplificazione e sull'appiattimento intenzionalmente elementare delle forme, in nome d'un violento e talora esasperato cromatismo che diventava così il nucleo espressivo dell'immagine. Il gruppo Die Brücke in Germania e il fauvisme in Francia costituirono le due opposte e fondamentali polarità dell'espressionismo, quella nordica il primo, quella classica il secondo. Gravitante nell'orbita tedesca, ma con un'attitudine rinunciataria e spiccatamente introspettiva, è l'espressionismo austriaco di Egon Schiele, Alfred Kubin, Oskar Kokoschka (E. Schiele, L'abbraccio, 1917, Vienna, Österreichische Galerie).
Le influenze dell'espressionismo
Esauritosi come movimento, l'espressionismo permase, commisto ad altre componenti, come atteggiamento prepotentemente volitivo di fronte alla realtà. In Germania il Blaue Reiter ne sviluppò le premesse spiritualistiche in senso mistico-simbolico e la Nuova oggettività ne riprese in modo più esplicito la polemica sociale. In Francia, la scuola di Parigi realizzò per opera di artisti come Georges Rouault, Chaim Soutine, Maurice de Vlaminck e Marc Chagall , la fusione tra il fauvisme e Die Brücke (G. Rouault, Testa di Cristo, 1905, New York, collezione Walter P. Chrysler jr). Tale fusione venne raccolta in Italia dai movimenti della scuola Romana, dei Sei di Torino, di Corrente. Nel secondo dopoguerra l'esasperazione di un'attitudine espressionista di matrice nordica sfociò negli Stati Uniti nell'espressionismo astratto ( action painting) e si protese oltre, nella pop art, nel realismo critico, mentre i paralleli fenomeni europei (informale, neorealismo, nuova figurazione ) riproponevano la sintesi tra le due componenti classica e anticlassica.
L'espressionismo in architettura
Affermatosi soprattutto nel primo dopoguerra, l'espressionismo in architettura, in un momento storico di crisi e di delusioni, rappresentò, con la sua appassionata polemica sociale e antiborghese, una complessa fase di ricerca, destinata a sfociare nella sintesi tecnologica e formale attuata dal Bauhaus dopo il 1919. In Germania l'espressionismo trovò forma in un atteggiamento utopistico: i "progetti fantastici" (esposti nel 1919 alla mostra dell'Arbeistrat für Kunst, cui aderirono, tra gli altri, Bruno Taut, Eric Mendelsohn, Walter Gropius) elaboravano una ricerca informata a un profetico formalismo. I legami con lo Jugendstil (Peter Behrens, Joseph Maria Olbric) e con l'espressionismo pittorico sono evidenti nella tendenza alle forme "biomorfiche", a linee curve e dinamiche, che accentuino il valore di sintesi plastica dell'organismo architettonico (Mendelsohn, Einsteinturm a Potsdam, 1920-21; F. Höger, Chilehaus ad Amburgo, 1923), nell'intensificazione dei valori cromatici e luminosi e, in termini più generali, nella programmatica ricerca di una sintesi di tutte le arti nell'architettura. Tra gli altri rappresentanti, oltre ai citati, dell'espressionismo architettonico, sono da ricordare Hans Poelzig, Max Berg, Otto Bartning e per la "seconda generazione", che su un piano storico ben diverso riprende spunti della prima, Hans Scharoun
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