martedì 12 febbraio 2008

La Musica è superiore alle altre Arti ?

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Non so cosa dire sull’argomento che mi proponete – la superiorità della musica sulla poesia – poiché il mio apprezzamento della musica è incorporeo e inesprimibile, laddove posso scrivere facilmente e con una buona conoscenza della poesia. Ma è davvero necessario stabilire una scala di grandezza fra due grandi arti, quando ciascuna ha la sua propria grandezza e può a modo suo toccare gli estremi dell’Ananda estetico ? La musica, senza dubbio, va più vicino all’infinito e all’essenza delle cose, poiché essa si affida interamente al veicolo etereo, shabda, (l’architettura, a tratti, può fare qualcosa di simile, all’altro estremo, persino nel suo imprigionamento nella materia); ma la pittura e la scultura si prendono la loro rivincita liberando la forma visibile nell’estasi, mentre la poesia , sebbene non possa fare con il suono ciò che fa la musica, può tuttavia produrre un’armonia polifonica, una rivelazione di suono che dà le ali alla creazione per mezzo della parola e le permette di librarsi e fa aleggiare nell’aria vivide suggestioni di forma e di colore – il che le dà in maniera molto sottile il potere di tutte le arti. Chi può decidere tra tali qualità o essere giudice di queste divinità ?
  Ho paura di dovervi deludere. Non ho intenzione di sottoporre le divinità a un esame competitivo e dare a una il posto più alto e alle altre quello più basso. Che idea ! Ciascuna ha il suo posto sulla vetta e che necessità c’è, quindi, di metterle in conflitto tra di loro ? È una sorta di giudizio di Paride quello che volete chiedermi ? Bene, ma cosa ne è stato di Paride e di Troia ? Volete che io dia la corona o la mela alla musica e faccia adirare le divinità della pittura, della scultura, dell’architettura, dell’ornamento, cioè tutte le Nove Muse ?
Il vostro giudizio di merito  – riguardo al potere di attrazione universale – è sbagliato. Non so se corrisponde al vero, in primo luogo. Alcuni tipi di suono definito musica affascinano chiunque, ma davvero la grande musica ha un fascino universale ? E – parlando di arti –più gente va al teatro o legge racconti di quanta non ne vada all’opera o a un concerto. Cosa dire dunque della superiore universalità della musica, persino nel significato più comune di universalità ? Le “Barrack Room Ballads”  di Rudyard Kipling esercitano un fascino universale maggiore di quello di Milton o Keats – per non dire di scrittori come Blake o Francis Thompson; una banda sul molo in un luogo di villeggiatura estivo sarà gradita a più gente di una grande  esecuzione musicale dell’orchestra diretta da Sir Thomas Beecham. In un mondo di dei potrebbe essere vero che le cose più alte esercitino il fascino più universale, ma qui, in un mondo di uomini e animali…di solito sono le cose inferiori che esercitano un fascino più diffuso se non del tutto universale. D’altro canto, il sistema opposto che voi suggerite (rovesciando le cose – il fascino meno universale e più difficile è proprio dell’arte più alta) avrebbe anch’esso i suoi rischi. A questo punto dovremmo riconoscere che pittori astratti e cubisti abbiano raggiunto le più alte vette dell’arte, eguagliati soltanto dai poeti modernisti molto in voga, dei quali è stato detto che le loro opere non sono per nulla lette o comprese dal pubblico, ma sono lette e comprese solo dal poeta stesso e sono lette senza essere capite dai suoi amici e ammiratori personali.
 Quando parlate di fascino diretto, forse parlate di qualcosa di vero. La tecnica non c’entra – sebbene per un apprezzamento o un giudizio competente e completo si debba conoscere la tecnica, non soltanto in musica e pittura, per le quali è più difficile, ma anche per la poesia e l’architettura. Si tratta di qualcos’altro, non il genere di giudizio di cui state parlando. Forse è vero che la musica è in relazione con l’intuizione diretta e il sentimento, senza quasi nessuna necessità di usare la mente pensante con le sue concezioni fortemente limitanti, come un mediatore che si auto–impone, mentre la pittura e la scultura ne hanno bisogno e la poesia ancora di più. Da questo punto di vista la musica verrebbe al primo posto, seguirebbe l’architettura, poi la scultura e la pittura e l’ultima sarebbe la poesia. Sono consapevole del fatto che Houseman postula il non–sense come l’essenza della pura poesia e considera il suo fascino del tutto diretto – non sull’anima, ma su un  qualche punto all’altezza dello stomaco. Ma allora non c’è quasi nessuna vera poesia in questo mondo e il poco che c’è si confonde con una almeno omeopatica dose di significato intellettuale. Ma se ammettessi la sua tesi sull’eccellenza da attribuirsi all’impatto immediato, mi avventurerei in acque pericolose. Poiché anche la pittura moderna,  diventata o cubista o astratta, sostiene di essersi liberata dalla rappresentazione mentale e di avere applicato nell’arte il metodo della musica, essa non dipinge gli oggetti ma la verità che sta dietro gli oggetti – per mezzo dell’uso della pura linea, del colore e della forma geometrica, che è la base di tutte le forme, o per mezzo di figure che non sono rappresentazioni ma significati. Ad esempio un pittore moderno che voglia farvi un ritratto dipingerà in cima un orologio circondato da tre triangoli; sotto di essi un caos di rombi e in basso due ampolle di legno per rappresentare i vostri piedi; e scriverà sotto questo straordinario disegno “Ritratto di N.”. Forse la vostra anima avrà un sobbalzo in risposta a tale diretto fascino e riconoscerà subito la verità dietro l’oggetto, dietro il vostro sé fisico scomparso – voi riconoscerete il vostro essere psichico o il vostro Atman o per lo meno il vostro essere interiore fisico o vitale. Ma forse potrebbe non essere così. La poesia sembra anche andare nella stessa direzione, usando gli stessi mezzi – spostandosi dalla mente alla profondità della vita o, come potrebbe dire il profano, raggiungendo la verità e la bellezza tramite il brutto e l’incomprensibile. Da ciò forse dedurrete che il tentativo della pittura e della poesia, cosa che soltanto la musica può fare facilmente e direttamente senza queste acrobazie, è futile perché contrario alla loro natura – il che prova la vostra tesi che la musica è l’arte più elevata, perché il suo fascino sull’anima e sui sentimenti è più diretto. Forse – o forse no; come dicono i Jainiti: syâd vâ na syâd vâ.
Ho scritto così tanto, vedete, per dire nulla – o almeno per sottrarmi al vostro tentativo di mettermi in un dilemma imbarazzante.
 …O dovremmo metterla in questo modo: “Ognuna della grandi arti ha il suo proprio fascino e la sua propria maniera di affascinare e ognuna, a modo suo, è superiore a tutte le altre” ? Sì, dovremmo vedere così le cose.
 (traduzione di M. Furru e G. Elia)
Mère

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